Humane Society International e Animal Friends Manado Indonesia hanno salvato 25 cani e 3 gatti in occasione dell’attesa chiusura della rete di macelli di Tomohon

Humane Society International / Europa


ATTENZIONE: Nel testo sono contenute descrizioni della macellazione degli animali che potrebbero urtare la vostra sensibilità

HSI

GIACARTA, Indonesia―Il famigerato “Tomohon Extreme Market” nella provincia di Sulawesi Settentrionale, in Indonesia, ha ufficialmente vietato il commercio di carne di cane e gatto grazie ad un accordo storico che eviterà la morte a bastonate e lanciafiamme di migliaia di animali destinati al consumo umano. Venticinque cani e tre gatti trovati vivi nei macelli che rifornivano il mercato sono stati salvati da Humane Society International (HSI), come parte dell’accordo, e sono stati portati in un rifugio vicino per ricevere immediate attenzioni veterinarie e ristabilirsi prima di trovare una casa per sempre.

Gli ultimi sei commercianti di cani e gatti hanno firmato un accordo storico per chiudere definitivamente e porre fine a tutto il commercio, la macellazione e la vendita di cani e gatti. L’accordo interromperà anche l’ampia rete di approvvigionamento di ladri e trafficanti di cani e gatti coinvolti nel trasporto a lunga distanza di questi animali che si estende per tutta l’isola di Sulawesi.

Il sindaco di Tomohon, Caroll Senduk, ha anche promulgato una legge che vieta ogni futuro commercio di carne di cane e gatto nel mercato, riconoscendo il grave rischio di trasmissione della rabbia e ponendo fine a una delle pratiche più scioccanti e brutali di questo mercato.

Il commercio di carne di cane è diffuso sull’isola di Sulawesi; diverse indagini suggeriscono che più di 130.000 cani vengano macellati nei suoi mercati ogni anno, tra cui il “Tomohon Extreme Market”, dove vengono venduti cani e gatti vivi e macellati insieme a pitoni, pipistrelli e ratti, considerato il più famigerato di tutti. È stato persino elencato su diversi siti web turistici come “meta spaventosa imperdibile”, fino a quando l’inserzione è stata rimossa a seguito delle proteste guidate dalla coalizione Dog Meat Free Indonesia. Filmati sconvolgenti, girati al mercato da HSI, nel marzo di quest’anno, mostrano cani rintanati e ansimanti nelle gabbie, poi tirati fuori per il collo per essere bastonati a morte e file di carcasse di cani e gatti bruciate con il lanciafiamme in esposizione presso i banchetti del mercato. Come membro fondatore della coalizione Dog Meat Free Indonesia, HSI ha denunciato il crudele commercio di Sulawesi Settentrionale per gli ultimi sei anni e ha rilasciato il primo reportage approfondito nel 2017, mostrando cani ancora vivi colpiti sulla testa e bruciati con il lanciafiamme.

Lola Webber, Responsabile HSI per le campagne contro il commercio di carne di cane, ha dichiarato: “La rimozione della carne di cane e gatto dal ‘Tomohon Extreme Market’ e la chiusura permanente dei macelli che uccidevano centinaia di questi animali ogni settimana, hanno un impatto di vasta portata che metterà fine agli affari di tutta la vasta rete di trafficanti, ladri di cani e macellai. Il Nord di Sulawesi è un epicentro del crudele e pericoloso commercio di carne di cane e gatto in Indonesia; la crudeltà è efferata e i rischi per la salute pubblica derivanti dalla macellazione e dal consumo di carne contaminata sono senza pari. È una grande vittoria per il benessere animale e la sicurezza pubblica. Al mercato di Tomohon, cani e gatti non saranno più bastonati e bruciati con il lanciafiamme e speriamo che altri mercati ne seguano l’esempio.”

Oltre a ridurre direttamente l’offerta di carne di cane e gatto in questa città hotspot, HSI confida che questo divieto aumenti l’attenzione del Governo indonesiano sull’enorme rischio per la salute pubblica rappresentato dal commercio di carne di cane e gatto a livello nazionale. Il traffico di cani tra provincie e verso città densamente popolate facilita la diffusione del letale virus della rabbia. Studi scientifici provano che la macellazione, la lavorazione e il consumo di cani contribuiscono alla trasmissione della rabbia ed espongono le persone al rischio di contagio. Infatti, cani positivi alla rabbia sono stati trovati in vendita nei mercati di tutto il Nord Sulawesi, compreso al “Tomohon Extreme Market”. La rabbia è diffusa in molte parti dell’Indonesia ed è endemica in ventinove provincie di trentasette, comprese tutte e sei le province di Sulawesi. Non sorprende quindi che la Provincia del Nord Sulawesi abbia alcuni dei tassi più elevati di decessi umani attribuiti alla rabbia.

Il Professor Louis Nel, Direttore Esecutivo della Global Alliance for Rabies Control, ha dichiarato: “La cattura, il trasporto e l’uccisione di cani per il consumo, minano i piani di controllo ed eradicazione della rabbia poiché aumentano significativamente il rischio di esposizione a cani infetti da parte dell’uomo. La minaccia per la salute pubblica rappresentata dalla rabbia può essere eliminata tramite programmi di vaccinazione di massa per cani, rigorosi controlli sulla loro movimentazione e la riduzione del contatto con cani infetti – tutte misure che vengono di fatto compromesse dal commercio illegale di carne di cane.”

In occasione del divieto si è tenuta una cerimonia presso il municipio della città e uno striscione è stato eretto all’ingresso del “Tomohon Extreme Market”. Il sindaco Caroll Senduk ha affermato: “Sono molto orgoglioso che il mercato di Tomohon sia il primo a introdurre un accordo rivoluzionario tra commercianti e difensori del benessere animale per l’eliminazione della carne di cane e gatto. Oltre a porre fine alle pubbliche dimostrazioni di crudeltà, questo è un passo importante per proteggere le nostre comunità dalla minaccia della rabbia e di altre malattie.”

Elvianus Pongoh, che ha commerciato e macellato cani e gatti per il mercato per oltre 25 anni, concorda sul fatto che sia giunto il momento di porre fine a questa attività. Ha detto: “Nel corso degli anni, ho probabilmente macellato migliaia di cani per il mercato di Tomohon. Cercavo di non pensarci troppo, ma ogni tanto vedevo la paura nei loro occhi o vedevo la loro coda agitarsi speranzosa mentre mi avvicinavo e mi faceva sentire male. So che questo divieto è la cosa migliore per gli animali e anche per proteggere le comunità e le nostre famiglie. Se l’Indonesia sta andando verso un divieto totale di questo commercio, allora noi a Tomohon abbiamo contribuito, in piccola parte, a scriverne la storia.”

I cani e i gatti salvati da HSI e dal proprio partner Animal Friends Manado Indonesia (AFMI) si stanno ora riprendendo presso il vicino rifugio di AFMI, l’unico per animali da compagnia che opera nella provincia. I cani e i gatti gravemente traumatizzati e disidratati hanno ricevuto cure veterinarie d’urgenza e finché non troveranno una nuova sistemazione definitiva, saranno accolti e accuditi amorevolmente assieme agli altri ospiti del santuario.

Frank Delano di AFMI ha detto: “Siamo entusiasti di dare il benvenuto a nuovi compagni nel nostro rifugio. Qui non dovranno più temere il dolore e l’abuso. Con amore e pazienza, le loro ferite fisiche e mentali guariranno dal trauma che hanno vissuto per mano dei commercianti di carne di cane. Camion con centinaia di cani e gatti terrorizzati hanno percorso la strada di fronte al nostro rifugio, in direzione del mercato di Tomohon praticamente ogni giorno. Erano scene davvero tristi da testimoniare ma ora siamo felici di non vederle mai più.”

Foto e video del salvataggio degli ultimi cani e a gatti (creare account per il download)

Foto e video del commercio di cani e gatti al “Tomohon Extreme Market”, maggio 2023 (creare account per il download):

È possibile sostenere il recupero degli animali salvati futuri interventi di HSI con una donazione al seguente link

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia:  mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International / Europa


Acceptphoto/Alamy

BRUXELLES/ROMA—Il Consiglio dei Ministri del Governo federale belga ha approvato il 14 luglio una proposta legislativa per l’introduzione di un divieto di importazione di trofei di caccia ottenuti da specie animali in via di estinzione, presentata da Zakia Khattabi, Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo sostenibile e del Green Deal.

Il progetto di legge del ministro fa seguito al voto unanime del Parlamento federale del Belgio, che nel marzo 2022 ha appoggiato una risoluzione che chiedeva al Governo di porre un freno al rilascio di permessi di importazione di trofei per un’ampia lista di specie minacciate e in pericolo. Tra queste l’ippopotamo, il rinoceronte bianco meridionale, l’elefante della savana africana, il leone, l’orso polare e la pecora argali che ancora oggi vengono uccisi per divertimento dai cacciatori di trofei. La tutela applicata dalla risoluzione si estende anche a tutte le specie elencate nell’Allegato A, insieme ad alcune specie dell’Allegato B, del Regolamento (UE) 338/97 sulla protezione delle specie di flora e fauna selvatiche.

Il deputato Kris Verduyckt (Vooruit, Socialisti fiamminghi), promotore della proposta legislativa per vietare le importazioni di trofei di caccia nel 2020 e proponente della suddetta risoluzione, ha dichiarato: “Sono contento che questo duro lavoro stia dando i suoi frutti. Il Ministro Khattabi sta traducendo la mia proposta in un disegno di legge e l’intero Consiglio dei Ministri la approva. È ora di iniziare a proteggere davvero le specie in via di estinzione. I cacciatori di trofei preferiscono uccidere gli animali più grandi e forti, la cui perdita contribuisce alla frammentazione e al declino delle popolazioni animali”.

Humane Society International/Europe (HSI/Europe), che da tempo si batte contro l’importazione di trofei di caccia ottenuti da specie in via di estinzione, ha lodato la decisione del Governo belga. Ruud Tombrock, Direttore Esecutivo di HSI/Europe, ha dichiarato: “Accogliamo con favore che la risoluzione unanime del Parlamento sia stata tradotta in azione legislativa e attendiamo di poter apprenderne nel dettaglio i contenuti una volta pubblicata. Il Belgio sta facendo da apripista ad altri Paesi europei che, forti delle richieste dei loro cittadini, si stanno attivando per consegnare l’importazione di trofei di caccia alla storia. Il prossimo passo necessario è l’introduzione di un divieto a livello europeo, che rifletta ancora una volta la volontà dei cittadini di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea”.

Negli ultimi 16 mesi HSI/Europe ha lavorato con Membri del Parlamento belga per garantire che la risoluzione unanime fosse tradotta in legge e approvata. Deputati di diversi partiti politici hanno interloquito con il Ministro dell’Ambiente Khattabi e una recente risposta a un’interrogazione parlamentare del deputato Jan Briers (CD&V, cristiano-democratici fiamminghi) ha rivelato che il Ministero ha smesso di rilasciare permessi per l’importazione di trofei animali solo da metà marzo 2023, un ritardo che ha indignato molti di loro.

L’approvazione, storica, del Governo belga alla proposta di legge che vieta le importazioni di trofei di caccia, fa eco alle opinioni fortemente condivise dalla popolazione. Un sondaggio di Ipsos del 2020, commissionato da HSI/Europe, ha dimostrato che il 91% degli intervistati si oppone alla caccia al trofeo e l’88% è favorevole al divieto di importare qualsiasi tipo di trofeo di caccia.

Questo sentimento non è limitato al Belgio, bensì condiviso in tutto il continente europeo. Un sondaggio paneuropeo del 2023, condotto da Savanta ComRes in tutti i 27 Stati Membri dell’UE per conto di HSI/Europe, ha evidenziato il rifiuto da parte del pubblico per la caccia al trofeo. L’83% degli intervistati si è opposto fermamente a questa pratica, mentre solo il 6% si è dichiarato favorevole. La stragrande maggioranza si aspetta l’adozione di misure forti contro la caccia al trofeo, con una forte percentuale (74%) che si schiera a favore di un divieto di importazione a livello nazionale e un sostegno simile per un divieto a livello europeo (73%). I risultati del sondaggio sottolineano una profonda e crescente preoccupazione dell’opinione pubblica europea, evidenziando l’urgenza e l’importanza della conservazione della fauna selvatica e della protezione delle specie minacciate.

Con l’approvazione di questa proposta legislativa, il Belgio ha fatto eco all’urgente appello dei cittadini europei, unendosi alla schiera di altri Stati Membri come i Paesi Bassi, la Francia e la Finlandia, che hanno attuato varie tipologie di divieti e restrizioni sull’importazione di trofei di caccia. La mobilitazione contro la caccia al trofeo sta accelerando in tutto il continente europeo, con nazioni come il Regno Unito, la Germania, l’Italia e la Polonia attualmente coinvolte in discussioni per introdurre divieti.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe, afferma: “È giunto il momento anche per il Governo italiano di ascoltare la voce dei cittadini e seguire l’esempio di altri Stati Membri dell’UE, come il Belgio, che hanno preso le distanze dall’uccisione, oggettificazione e importazione di animali a rischio e in via di estinzione. Una proposta di legge per vietare l’importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie protette è già stata presentata alla Camera dei Deputati, sia nella scorsa che nell’attuale legislatura. È necessario che gli iter parlamentari di discussione e approvazione vengano velocizzati in modo che l’Italia prenda al più presto le distanze da questa pratica crudele ed anacronistica, seguendo oltretutto la strada tracciata dal Parlamento Europeo che in una risoluzione adottata a maggioranza nel 2022 ha chiesto di vietare le importazioni di trofei nell’UE.  È ora per l’Italia di schierarsi dalla parte della fauna selvatica e agire con responsabilità per tutelarla!”

Approfondimento sulla caccia al trofeo:

  • Nel maggio 2016 i Paesi Bassi hanno introdotto un divieto di importazione di trofei di caccia per oltre 200 specie in base all’allegato A del Regolamento (UE) 338/97 relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio e di specie minacciate di estinzione. Il divieto di importazione si applica anche alle seguenti specie dell’Allegato B: rinoceronte bianco, ippopotamo, elefante africano, muflone (pecora selvatica del Caucaso), leone e orso polare. In totale sono 200 le specie animali interessate dal divieto.
  • Nel 2015 la Francia ha vietato l’importazione di trofei di leone. Nel 2023 è stato presentato un progetto di legge che mira a “bloccare il rilascio di permessi di importazione per i trofei di caccia di alcune specie a rischio”.
  • L’importazione di trofei di caccia in Finlandia è limitata dal giugno 2023. La nuova legge sulla conservazione della natura include una disposizione che vieta l’importazione di singoli animali o di loro parti per le specie più minacciate a livello mondiale dal commercio internazionale e provenienti da Paesi al di fuori dell’UE.
  • Nel Regno Unito, nel marzo 2023, i legislatori britannici della House of Commons hanno approvato un divieto di importazione di trofei di caccia per 6.000 specie a rischio, che lo rende uno dei più severi al mondo. Il testo è ora in discussione alla Camera dei Lord.
  • In Germania il Ministro dell’Ambiente Steffi Lemke (Verdi) ha annunciato l’intenzione di limitare l’importazione di trofei di caccia di specie animali protette. La Germania ha posto fine alla propria adesione al Consiglio internazionale per la conservazione della selvaggina e della fauna selvatica (CIC) nel 2022.
  • In Italia, nel 2022, è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge volta a vietare l’importazione, l’esportazione e la riesportazione, da e verso l’Italia, di trofei di caccia ottenuti da animali protetti dalla CITES. Dopo la caduta del Governo e le elezioni, nel 2023 la stessa proposta di legge è stata nuovamente presentata in Parlamento.
  • In Polonia, un disegno di legge promosso dal Vicepresidente del Sejm, uno dei due rami del Parlamento polacco, ha raggiunto la fase di discussione in commissione questo mese e ulteriori progressi sono previsti ad agosto 2023.
  • La caccia al trofeo di specie in pericolo rappresenta una grave minaccia per gli sforzi di conservazione e per il patrimonio naturale mondiale. I cacciatori di trofei mirano ad uccidere gli animali più grandi e forti, la cui perdita provoca il declino della popolazione. Le specie colpite, come gli elefanti africani, i leoni, i rinoceronti e i leopardi, sono già a rischio di estinzione e svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento di ecosistemi e biodiversità sani. La perdita di questi animali non solo altera i delicati equilibri ecologici, ma erode anche il significato culturale e storico. Molte specie svolgono ruoli importanti nei loro ecosistemi e la loro eliminazione può avere effetti a cascata su altri animali selvatici, sulla vegetazione e sulla salute generale dell’ecosistema.
  • L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia dopo gli Stati Uniti, come ha evidenziato un rapporto di Humane Society International/Europe del 2021. Si tratta di una media di 3.000 trofei importati nel periodo tra il 2014 e il 2018.
  • Le 10 specie più importate nell’UE come trofei sono: zebra di montagna di Hartmann (Equus zebra hartmannae) (3.119), babbuino Chacma (1.751), orso nero americano (Ursus americanus) (1.415), orso bruno (1.056), elefante africano (952), leone africano (Panthera leo) (889), leopardo africano (Panthera pardus) (839), ippopotamo (Hippopotamus amphibius) (794), caracal (Caracal caracal) (480) e lechwe rosso (Kobus leche) (415).
  •  L’UE è stata il maggior importatore di trofei di ghepardo (Acinonyx jubatus) con 297 trofei di ghepardo importati nell’UE durante il periodo in esame.
  • Il Belgio è il 13° importatore di trofei di caccia di specie protette a livello internazionale in Europa.
  • Poco prima del voto della risoluzione, l’anno scorso, Animal Rights Belgium, un’altra organizzazione che si batte contro l’importazione di trofei di caccia in Belgio, ha consegnato una petizione con 37.000 firme a sostegno del divieto al Ministro federale dell’Ambiente, Zakia Khattabi.

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International risponde all'inchiesta e sottolinea il greenwashing operato dall’industria della caccia al trofeo, evidenziando anche l’opposizione di molti cacciatori a questa pratica crudele

Humane Society International / Europa


Polar bear cub trophy
HSI

ROME—Ieri, la testata giornalistica italiana Kodami, ha rilasciato un’indagine indipendente, svolta sotto copertura, presso la “Jagd & Hund,la più grande fiera della caccia d’Europa tenutasi a Dortmund, in Germania, dal 24 al 29 gennaio 2023. Le immagini raccolte offrono un altro scioccante sguardo dietro le quinte di un’industria attualmente sottoposta a intenso scrutinio politico in Europa, con divieti al commercio dei trofei di caccia al vaglio di diversi Stati Membri.

Humane Society International è in prima linea nella lotta globale per vietare il commercio di trofei di caccia di specie minacciate. Per anni, Humane Society of the United States (HSUS) ha svelato ciò che accade alla più grande fiera annuale di caccia ospitata dal Safari Club International negli Stati Uniti, smascherando l’ipocrisia della lobby della caccia al trofeo e i suoi tentativi di presentare come ecologica questa pratica e di esercitare pressione politica per allentare lo status di protezione di specie minacciate di estinzione.

L’investigazione di Kodami è un’ulteriore prova del fatto che la conservazione della fauna selvatica non è interesse dei cacciatori di trofei, al contrario di quanto essi dichiarino. Anche tra i cacciatori ci sono coloro che condannano la caccia al trofeo come inaccettabile nella società moderna. Numerose indagini condotte da HSI e HSUS hanno rivelato che:

  • L’immagine della caccia al trofeo come industria ben gestita e incentrata sulla conservazione è una farsa. Durante le fiere e le convention gli organizzatori e i cacciatori di trofei hanno sminuito o addirittura ignorato qualsiasi tipo di considerazione etica legata alla tutela e al benessere degli animali. Alla fiera di caccia della contea di Staffordshire nel 2022, nel Regno Unito, un investigatore di HSI ha chiesto se potesse bere alcolici durante una battuta di caccia in Africa. La risposta dell’organizzatore è stata: “Sì, non gliene frega un c***o di niente laggiù. Mi dica se vuole andare in giro con una birra e un sigaro e far esplodere le cose. Sono piuttosto rilassati”. Questo atteggiamento irresponsabile non è limitato a un caso isolato, bensì è stato riscontrato da diverse indagini. I cacciatori di trofei che partecipano alle fiere utilizzano strategie di vendita accattivanti come, per esempio, sconti elevati sul costo dell’animale per attrarre clienti. Molti offrono cacce in scatola (in cui l’animale viene allevato in cattività e abbattuto all’interno di un’area recintata, senza via di fuga) o cacce “facili” in cui garantiscono al cliente l’uccisione dell’animale.
  • Gli outfitter (operatori specializzati in viaggi di caccia) propongono offerte volte a massimizzare le vendite dei loro pacchetti, promettendo un’esperienza unica ed esaltante indipendentemente dalle capacità dei cacciatori e preparando i clienti inesperti in un solo giorno. Inoltre, affermano di poter “aggirare le regole” per offrire escamotage come sparare comodamente dal veicolo o in aree recintate. I bambini sono spesso presenti e raffigurati nel materiale promozionale per incoraggiare il coinvolgimento delle famiglie. Gli investigatori della HSUS hanno potuto constatare che la partecipazione di minori a queste convention, contribuisce a normalizzare l’uccisione di animali per piacere e la conservazione delle loro parti del corpo. Un visitatore ha raccontato agli investigatori che lui e i suoi figli hanno partecipato a una caccia in scatola, uccidendo il “loro” leone in 90 minuti.
  • Gli investigatori hanno scoperto che la comunità dei cacciatori non è unita nel sostenere la caccia al trofeo. Molti cacciatori ritengono che la caccia in scatola, l’uso di esche e la caccia da un veicolo violino l’etica della caccia leale. Altri invece non sono favorevoli alla caccia di animali considerati iconici, minacciati di estinzione o quando il consumo della loro carne non è l’obiettivo primario.

Il video investigativo di Kodami dimostra ulteriormente ciò che Humane Society International sottolinea da anni: l’industria della caccia al trofeo incentiva lo sfruttamento di specie già minacciate come leoni, leopardi ed elefanti, spingendole verso l’estinzione. Viene dimostrato, inoltre, che, nelle vendite delle battute di caccia, il valore della fauna selvatica è determinato dalla domanda dei consumatori, non dal suo valore intrinseco, dallo stato di conservazione o dal valore per le comunità locali. Le tariffe per i trofei possono raggiungere i $ 65.000 per i leoni selvatici e i $35.000 per i leopardi, mentre per gli elefanti si aggirano in genere intorno ai $ 40.000, a seconda delle dimensioni delle zanne. L’asta record per la caccia di un rinoceronte nero, uno dei mammiferi più a rischio del pianeta, è stata battuta alla convention del Safari Club International del 2014 per $ 400.000. Tuttavia, l’industria sceglie anche quali animali svalutare, fissando tariffe basse per i trofei – come per le anatre, le colombe e le faraone che “valgono” solo $ 5 -, offrendo forti sconti per i pacchetti di caccia (una caccia alla giraffa è stata offerta a $ 1.200 come “omaggio”) oppure offrendo gratuitamente le uccisioni di animali esca, come gli ippopotami (il cui numero è in calo), per attirare i veri target come leoni e leopardi.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di Humane Society International/Europe, dopo aver visionato il filmato diffuso ieri da Kodami, ha commentato: “I cacciatori di trofei non riescono a nascondere a lungo la loro passione per la carneficina o la totale mancanza di rispetto per gli animali quando si riuniscono tutti insieme in convegni e fiere come ‘Jagd & Hund’ in Germania, ‘Cinegética’ in Spagna e la convention del Safari Club International negli Stati Uniti. Indagini sotto copertura come quella di Kodami sono di vitale importanza per sfatare i falsi miti del loro impegno per la conservazione e per lo sviluppo delle comunità locali con i quali da anni la lobby della caccia si giustifica di fronte alla politica e alla società. Queste false rappresentazioni dell’industria hanno finora garantito a outifitters e cacciatori esenzioni per la caccia e per il commercio di animali selvatici minacciati a cui hanno sparato per divertimento, laddove altrimenti sarebbe stato proibito. Non possiamo permettere che questo continui. La politica deve porre fine al massacro della fauna selvatica”.

APPROFONDIMENTO:

  • L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia, con 14.912 trofei di caccia di 73 diverse specie di mammiferi elencate dalla CITES importati tra il 2014 e il 2018, come leopardi, ippopotami, elefanti, leoni e persino specie come il rinoceronte nero, gravemente minacciato. L’Italia ha importato tra il 2014 e il 2020 legalmente ben 437 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti, elefanti, leoni, leopardi, orsi polari e moltissimi altri.
  • Le fiere di caccia svolgono un ruolo significativo nella promozione e nella vendita delle cacce rappresentate.
  • Gli Stati Uniti sono il primo importatore al mondo di trofei di caccia.
  • Sempre più aziende del settore dei trasporti stanno implementando policy contro il trasporto di trofei di caccia; qui un elenco di oltre 30 compagnie aeree, di trasporto e altre aziende del settore che lo hanno fatto.
  • HSI/Europe si batte per un divieto di importazione di trofei di caccia, attraverso la campagna #NotInMyWorld rivolta all’Unione Europea e agli Stati membri. La nostra petizione al Parlamento Europeo chiede un’azione urgente per garantire che i requisiti esistenti dei Regolamenti sul commercio della fauna selvatica e della Direttiva Habitat dell’UE in materia di trofei di caccia siano attuati correttamente, come indicato negli impegni della Strategia dell’UE per la Biodiversità.
  • In Italia è stata lanciata una petizione specifica per chiedere al Governo italiano di vietare l’importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia.
  • Ad oggi abbiamo compiuto progressi significativi:
  • Il 21 giugno 2023 l’Assemblea francese ha adottato a stragrande maggioranza (113 voti a favore, un voto contrario) un emendamento che aiuterà in modo significativo le autorità doganali a limitare l’importazione in Francia di trofei di caccia di alcune specie animali in via di estinzione. Questo voto coincide con una nuova proposta legislativa di divieto presentata il 23 maggio scorso.
  • Nel marzo 2023, i legislatori britannici della Camera dei Comuni hanno presentato una legge che vieterebbe l’importazione di trofei di caccia di oltre 6.000 specie regolamentate a livello internazionale, tra cui elefanti, rinoceronti e leopardi. Il disegno di legge è attualmente all’esame della Camera dei Lord.
  • L’anno scorso, in Italia, IEG Italian Exhibition Group SpA ha annunciato che non ospiterà più l’HIT Show (la più grande fiera venatoria italiana con 40.000 visitatori e centinaia di espositori internazionali ogni anno) citando esplicitamente ‘’incompatibilità dell’evento con i valori ambientali e la missione aziendale.
  • Nel 2022 la Finlandia ha vietato l’importazione di trofei di caccia di specie protette non provenienti dall’UE elencate nell’Allegato A e di dodici specie protette dell’Allegato B del Regolamento UE sul commercio della fauna selvatica.
  • Nel 2022 il Parlamento federale belga ha chiesto all’unanimità al governo di interrompere immediatamente il rilascio di permessi di importazione di trofei di specie protette da specifiche normative commerciali internazionali.
  • Nel 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all’importazione nell’UE di trofei di caccia di specie protette.
  • Nel 2016, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie e nel 2015 la Francia ha vietato l’importazione di trofei di leone.

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Cani traumatizzati, in piedi nel sangue dei loro simili attendevano il loro terribile destino, altri, già senza vita, giacevano sul pavimento

Humane Society International / Europa


Vshine

PECHINO—Un gruppo di attivisti cinesi ha salvato 19 cani da un macello illegale alla periferia di Yulin, a una settimana dall’inizio del famigerato “festival” annuale della carne di cane della città, durante il quale migliaia di cani e gatti saranno uccisi e mangiati.

Le immagini scioccanti raccolte durante l’intervento mostrano le scene cruente viste dagli attivisti: cani traumatizzati, in piedi nel sangue dei loro simili attendevano il loro terribile destino, altri, già senza vita, giacevano sul pavimento; tutto attorno mucchi di pellicce di cani scuoiati e carcasse bruciate con la fiamma ossidrica, pronte per essere consegnate ai mercati di Yulin.

I cani erano gravemente disidratati e malnutriti, con il pelo sudicio e uno di loro ha anche perso un occhio. Si tratta di cani di piccola taglia, delle tipiche razze considerate da compagnia in Cina, e un golden retriever. Tutti hanno dimostrato un disperato bisogno di affetto ai soccorritori, indicando che si possa potenzialmente trattare di animali d’affezione rubati. La maggior parte dei cani e dei gatti che cadono vittime del commercio della loro carne in Cina sono infatti animali domestici e randagi presi dai giardini e dalle strade, spesso mediante l’uso di veleno e trappole a cappio. Vengono stipati in gabbie metalliche e trasportati per ore, o addirittura giorni, attraverso il Paese, prima di raggiungere il macello dove li aspetterà la morte, solitamente per mezzo di bastonate.

Gli attivisti cinesi dell’organizzazione VShine sono partner ufficiali di Humane Society International che lavora in tutta l’Asia per porre fine al commercio di carne di cane e gatto.

Teng, uno degli attivisti cinesi, ha raccontato a HSI: “Questo è stato uno dei macelli per cani più sporchi e insanguinati che abbiamo mai visto. I cani erano appena arrivati con un camion quella mattina. Ci ha devastato non essere arrivati in tempo per salvare cinque cani che erano già stati uccisi. I cani ancora vivi sembravano traumatizzati dal massacro a cui avevano appena assistito e l’odore di sangue e carne era insopportabile. La maggior parte dei cani ci ha accolti con eccitazione, battendo con le zampe le sbarre delle gabbie per attirare l’attenzione, mentre altri erano davvero traumatizzati e rassegnati. Ora sono tutti al sicuro e stanno ricevendo cure veterinarie, cibo, acqua e l’amore di cui hanno disperatamente bisogno per riprendersi da questa spaventosa esperienza. Erano a un passo dall’essere uccisi per i mercati di Yulin”.

Il Dott. Peter Li, specialista di politica cinese di Humane Society International, ha dichiarato: “Il brutale massacro di cani e gatti per il commercio di Yulin è moralmente indifendibile e le immagini strazianti di questo salvataggio dimostrano perché. Questi poveri animali hanno dovuto sopportare la cattura, il trasporto estenuante e la brutale uccisione di altri cani. Siamo molto grati agli attivisti cinesi per aver preso posizione contro questo commercio incredibilmente crudele. La maggior parte della popolazione cinese non appoggia questa crudeltà e i sondaggi mostrano che anche a Yulin la maggior parte delle persone non si oppone a un divieto. È ora di porre fine a questa miseria”.

Tre dei cani sono stati affidati a un gruppo locale del Guangxi, mentre gli altri 16 sono stati trasferiti, con il supporto di HSI, al rifugio veterinario di VShine nel nord della Cina.

Un nuovo sondaggio (Suzhou Zhongyan Science and Technology Inc.), pubblicato all’inizio di giugno 2023, rivela che solo una piccola parte dei residenti di Yulin (il 19,3%) si oppone a un divieto sul commercio di carne di cane, mentre il 70% afferma che un divieto non avrebbe alcun impatto o non avrebbe un impatto significativo sulla propria vita. Un numero significativamente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto che porterebbe Yulin sulle orme di città come Shenzhen che ha vietato la carne di cane e gatto nel 2020. Nonostante la reputazione di Yulin quale hotspot della carne di cane e gatto, i risultati del sondaggio rivelano che la maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) mangia carne di cane o gatto solo molto occasionalmente e il 18% dei residenti non la consuma affatto.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che il commercio di cani diffonde malattie letali come la rabbia e il colera. Yulin è da tempo una delle città cinesi con i tassi più alti di casi di rabbia negli esseri umani e il commercio locale mina l’obiettivo del governo cinese di debellare la rabbia entro il 2025. La vendita e la manipolazione di carne di cani malati e morenti a Yulin e altrove è anche una grave violazione della legge cinese sulla sicurezza alimentare. Ciononostante il commercio è consentito con relativamente poche sanzioni legali.

Dati sul commercio di carne di cane a Yulin e in Cina:

  • Il “Festival del litchi e della carne di cane di Yulin” non è un evento tradizionale. È stato lanciato nel 2010 dai commercianti di carne di cane, per promuoverne il consumo e la vendita. Prima del 2010, a Yulin, non esistevano vendite commerciali di carne di cane o gatto.
  • Alla sua prima edizione nel 2010, si stima siano stati 15.000 i cani uccisi, una cifra che si è ridotta a 3.000 per la pressione contraria esercitata a livello nazionale e internazionale. Tuttavia, nelle settimane che precedono il festival, centinaia di animali vengono uccisi ogni giorno.
  • Un sondaggio del 2016 ha dimostrato che il 69,5% delle persone in Cina non ha mai mangiato carne di cane.
  • Si stima che in Asia vengano uccisi 30 milioni di cani all’anno, di cui circa 10-20 milioni solo in Cina.
  • La carne di cane è vietata a Hong Kong, Singapore, Taiwan, in Thailandia, nelle Filippine, nonché nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia. I sondaggi d’opinione in Corea del Sud rivelano che la maggioranza dei cittadini (l’87,5%) non consuma carne di cane o non intende farlo in futuro. Sia il presidente Yoon Suk-yeol che la first lady Kim Keon-hee si sono espressi a favore della fine di questa pratica.

Foto e video del salvataggio (creare account per il download)

È possibile sostenere il recupero dei 19 cani salvati a Yulin e futuri interventi di HSI con una donazione al seguente link:

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Le associazioni rappresentanti della coalizione italiana End the Cage Age hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute, On. Gemmato, e il Consigliere del Ministro all’Agricoltura, On. Rossi, per la consegna della petizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti

Humane Society International / Europa


Essere Animali

ROMA—“Abbiamo portato all’attenzione del Governo la voce di 110.233 cittadine e cittadini italiani. Ci aspettiamo che l’Italia faccia la sua parte per la transizione ad un’Europa senza gabbie.” Questo il commento delle associazioni italiane per la tutela degli animali e dell’ambiente che lunedì 12 giugno hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute On.le Marcello Gemmato e l’On.le Angelo Rossi, Consigliere del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Lollobrigida, per consegnare le firme raccolte per la petizione #ItaliaControLeGabbie, lanciata a marzo dello scorso anno.

L’incontro è stato l’occasione per avviare un confronto sulla principale richiesta della petizione, ovvero quella di sostenere, in tutte le sedi europee, le istanze dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age – che la Commissione europea ha accolto – inserendole all’interno della proposta di revisione della normativa europea sul benessere animale che verrà presentata entro la fine dell’anno.

Il Sottosegretario Gemmato ha dichiarato alle associazioni che “di fronte alla richiesta di 110.000 cittadini il Governo deve rispondere” ed entrambi i rappresentanti del Governo, riconoscendo la crescente importanza del benessere animale per i cittadini e per le produzioni del Made in Italy, hanno sottolineato l’importanza di un tavolo di confronto sul tema che coinvolga tutte le parti interessate. Entrambi i rappresentanti del Governo si sono poi impegnati a incontrare nuovamente le associazioni per continuare il confronto.

“L’incontro di lunedì è stato il primo passo per portare la questione dell’eliminazione delle gabbie negli allevamenti all’attenzione del Governo italiano – hanno commentato le associazioni dopo l’incontro – ci auguriamo che questo sia un segnale di apertura del dialogo su questo tema cruciale, sentito da tanti cittadini. Abbiamo espresso al Sottosegretario Gemmato e all’On. Rossi la piena disponibilità e opportunità di fare parte del tavolo di confronto con le parti, che possa seguire le diverse fasi della proposta di legislazione europea per l’eliminazione progressiva delle gabbie, che hanno entrambi menzionato.”

“È fondamentale che il Governo italiano prenda posizione contro le gabbie, per ridurre la sofferenza di milioni di animali ma anche per iniziare a traghettare la zootecnia italiana verso un futuro più etico e più sostenibile. Un Made in Italy che sia considerato ‘eccellenza’ non può che partire dall’abolizione delle gabbie. La nostra battaglia contro l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti, per ridurre la sofferenza di milioni di animali, si accompagna anche all’esigenza concreta delle aziende italiane di avanzare sul tema del benessere animale. È quindi strategico che il Governo supporti la zootecnia italiana a compiere la transizione cage-free, appoggiando la fine dell’era delle gabbie e mettendo sin da subito in campo politiche economiche mirate e significative,” concludono le associazioni.

NOTE

  • La Coalizione italiana End the Cage Age è formata da 22 associazioni (Amici della Terra, Animal Aid, Animal Equality Italia, ALI – Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, HSI/Europe, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia, LAV, Legambiente, LEIDAA, LNDC Animal Protection, LUMEN, OIPA, Partito animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus) la coalizione trae il proprio nome dall’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End The Cage Age, che ha raccolto oltre 1 milione e 400 mila firme certificate in tutta Europa, ed è stata la prima ICE su un tema legato agli animali allevati a scopo alimentare ad avere successo, nonché la terza in assoluto per numero di firme nella storia dell’UE. Un risultato straordinario, che mostra in modo inequivocabile la sempre maggiore sensibilità dei cittadini verso le condizioni di vita degli animali allevati. Ed è proprio riconoscendo la voce forte e chiara dei cittadini che la Commissione Europea lo scorso 30 giugno ha dichiarato di accogliere le istanze dell’ICE End the Cage Age, impegnandosi pubblicamente a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente le gabbie.
  • La delegazione della Coalizione italiana End the Cage Age che ha incontrato i rappresentanti del Governo era formata (in ordine alfabetico) da: Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, LNDC Animal Protection, HSI/Europe e LAV.
  • La petizione firmata da 110.233 persone nell’ultimo anno non è l’unico segno della posizione dei cittadini e cittadine italiani contro le gabbie. In un recente sondaggio condotto da YouGov per l’associazione Essere Animali, una netta maggioranza (quasi il 65%) considera inaccettabile l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, in tutti i prodotti o come minimo nei prodotti DOP.
  • Tra i sondaggi in cui la maggioranza delle persone ha risposto affermando di considerare il metodo allevamento importante al momento dell’acquisto, ve ne è uno recente condotto dal settore zootecnico stesso     .
  • In Europa, ogni anno, oltre 300 milioni di animali vengono ancora allevati in gabbia per tutta o parte della loro vita, oltre 40 milioni nella sola Italia. Sono galline, conigli, scrofe, quaglie, vitelli, anatre e oche. Nelle gabbie non c’è benessere animale, la vita degli animali coinvolti è fatta solo da privazioni e sofferenza. Le problematiche dell’allevamento in gabbia sono riconosciute anche dalla comunità scientifica, come confermano i recenti pareri dell’EFSA, che raccomandano di allevare gli animali in sistemi alternativi alle gabbie.

Foto e video (creare account per il download)

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  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
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Humane Society International / Europa


David Paul Morris HSUS

PARIGI—L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha incluso, per la prima volta, il benessere degli animali nelle sue Linee guida per le imprese multinazionali sulla condotta aziendale responsabile, esortando le aziende a sostenere il benessere degli animali nelle loro politiche e pratiche. Queste linee guida, considerate un punto di riferimento globale per le pratiche commerciali etiche, potrebbero avere implicazioni positive di vasta portata per gli animali nei 38 Paesi membri dell’OCSE, che collettivamente rappresentano circa tre quarti del commercio globale.

Questa iniziativa mira ad accelerare l’adozione di pratiche commerciali rispettose del benessere degli animali da parte delle multinazionali – indipendentemente dalle dimensioni, dalla proprietà o dal settore – che operano o fanno affari con i Paesi membri dell’OCSE. Nell’ambito dell’attenzione che l’OCSE dedica da tempo al benessere degli animali nelle sue Linee guida per i test sulle sostanze chimiche, questo può avere un impatto su miliardi di animali negli allevamenti, nei laboratori, nelle aziende collegate agli animali da compagnia e in natura.

Le rinnovate linee guida dell’OCSE abbracciano la definizione di benessere animale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, riconoscendo di fatto la senzienza degli animali. Sebbene tali linee guida non siano legalmente vincolanti per l’industria, i 38 governi firmatari dell’OCSE sono obbligati a istituire un meccanismo di reclamo. La possibilità di cambiamenti concreti è rafforzata dal fatto che il testo include disposizioni che consentono alla società civile di esprimere le proprie preoccupazioni attraverso tale meccanismo di reclamo e di coinvolgere direttamente le aziende, riconoscendo la loro responsabilità rispetto alla loro negligenza nei confronti del benessere degli animali lungo tutta la catena del valore.

Jeffrey Flocken, presidente di Humane Society International, afferma: “Se confrontiamo le innovative linee guida dell’OCSE con la triste realtà che miliardi di animali subiscono per il profitto delle aziende, la necessità di un’azione immediata diventa fin troppo evidente. Milioni di animali nei laboratori sono costretti a inalare dosi massicce di sostanze chimiche senza alcun sollievo dal dolore, le scrofe  negli allevamenti intensivi sono confinate in strette gabbie metalliche che le privano dei movimenti di base e milioni di animali negli allevamenti di animali da pelliccia sopportano un’esistenza monotona in minuscole gabbie prive di qualsiasi stimolo. Affinché gli standard globali dell’OCSE abbiano un impatto reale su questi animali, devono servire come un grido d’allarme per le aziende e i governi affinché agiscano per sradicare queste pratiche disumane”.

Marian Ingrams, direttore di OECD Watch, una rete globale di organizzazioni non governative che ha guidato l’advocacy della società civile per l’aggiornamento delle Linee guida dell’OCSE, afferma: “La significativa inclusione del benessere degli animali rappresenta uno dei miglioramenti più positivi e significativi, insieme all’inclusione di un linguaggio forte sul cambiamento climatico, che siamo stati in grado di ottenere nelle Linee guida aggiornate dell’OCSE, e che era atteso da tempo. Siamo entusiasti di aver collaborato con Humane Society International e altri alleati per ottenere questo importante successo per gli animali, le persone e il pianeta”.

Le ultime linee guida dell’OCSE riflettono una tendenza più ampia, che vede un numero maggiore di investitori, aziende e istituzioni dare attivamente priorità al benessere degli animali. Negli ultimi anni, molte istituzioni finanziarie hanno adeguato le proprie politiche ambientali, sociali e di governance e le procedure interne per includere il benessere degli animali. L’elenco comprende grandi istituzioni come l’International Finance Corporation (IFC), Rabobank e Standard Chartered. Nel 2011, circa 50 aziende si sono impegnate a porre fine all’acquisto e alla produzione di uova da galline in gabbia. Oggi, oltre 2.000 aziende in tutto il mondo hanno aderito a questo impegno. L’inclusione del benessere degli animali da parte dell’OCSE è uno dei tanti segnali che indicano l’importanza del benessere degli animali nei principi di base per una buona condotta aziendale.

Foto (creare account per il download) degli animali colpiti inclusi dalle nuove linee guida e utilizzati per l’alimentazione, l’intrattenimento, le pellicce, le sperimentazioni e il commercio legale di animali da compagnia.

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Contatto:

L’appello di Humane Society International: Il massacro di cani e gatti a Yulin deve finire

Humane Society International / Europa


AP Images for HSI

—Con l’avvicinarsi del solstizio d’estate, il 21 giugno, quando nella città di Yulin, nel sud della Cina, inizia la macellazione di migliaia di cani e gatti destinati al consumo umano, un nuovo sondaggio mostra che solo una minoranza  dei residenti di Yulin (il 19,3%) si oppone a un divieto di questo brutale commercio, mentre il 70% afferma che un divieto non avrebbe alcun impatto significativo sulla propria vita. Un numero considerevolmente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto quando è stato chiesto loro se Yulin dovesse seguire le orme di città della Cina continentale come Shenzhen, che ha implementato un divieto sulla carne di cane e gatto nel 2020.

Il sondaggio, condotto dalla società di sondaggi cinese Suzhou Zhongyan Science and Technology Inc, è stato commissionato da Vshine, il partner cinese di Humane Society International (HSI) che si batte a livello globale per porre fine al commercio di carne di cane in Asia. HSI e Vshine sperano che i risultati del sondaggio dimostrino al governo di Yulin che c’è un ampio sostegno per l’adozione di misure esecutive volte a eliminare il commercio di carne di cane e di gatto, un business che seppur marginale viene mantenuto in vita da una piccola ma vocale minoranza di commercianti.

Nonostante la reputazione di Yulin quale hotspot per la carne di cane e di gatto, i risultati del sondaggio rivelano che la maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) consuma carne di cane o di gatto solo molto occasionalmente e il 18% dei residenti non la consuma affatto.

Riassunto dei risultati del sondaggio:

  • La maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) consuma carne di cane o di gatto solo occasionalmente (una o più volte all’anno). Sono relativamente pochi (il 24%) quelli che la mangiano regolarmente (almeno una volta alla settimana o al mese).
  • Il 18% degli abitanti di Yulin non mangia né carne di cane né di gatto.
  • Un numero significativamente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto di commercio di carne di cane e gatto a Yulin (il 16,3% è d’accordo con un divieto, il 22,3% non è contrario a un divieto, il 42,1% non ha un’opinione su un divieto), rispetto a coloro che si oppongono a un divieto (il 19,3%).
  • Solo il 19,3% dei residenti di Yulin non è d’accordo con il divieto di vendita di carne di cane e gatto.
  • Il 70,3% dei residenti afferma che un divieto sul commercio di carne di cane e gatto a Yulin, non avrebbe alcun impatto (il 17,3%) o un impatto significativo (il 53%) sulla vita loro o delle loro famiglie.
  • Solo il 21,3% afferma che il divieto avrebbe un impatto negativo.
  • Il 67% di coloro che mangiano carne di cane la consuma in ristoranti o luoghi diversi dalla propria casa, a conferma del fatto che la carne di cane non è un alimento domestico.

Peter Li, specialista di politica cinese della Humane Society International, ha dichiarato: “Il brutale massacro di cani e gatti a Yulin è eticamente indifendibile ed è fonte di notevole discordia a livello nazionale. I risultati del sondaggio dimostrano che la maggior parte degli abitanti di Yulin non si oppone a un’azione governativa per eliminare il commercio di carne di cane e di gatto o ritiene che tale azione non avrebbe un impatto significativo sulla loro vita. Ci auguriamo che le autorità di Yulin si sentano incoraggiate da questo sondaggio a utilizzare le leggi esistenti per reprimere il festival della carne di cane di Yulin, in linea con le azioni di città come Shenzhen e Zhuhai, che hanno vietato il commercio di carne di cane e gatto, e in conformità con la politica nazionale che non riconosce cani e gatti come animali destinati al consumo umano. Per troppo tempo, Yulin è stata tenuta in ostaggio da una piccola, ma vocale minoranza di commercianti di carne di cane e di gatto che chiaramente non rappresentano la maggioranza dei residenti di Yulin. Gli hotspot per il consumo di cani e gatti nel sud della Cina non solo causano sofferenze a decine di milioni di cani e gatti, ma mettono anche a rischio gli sforzi di controllo antirabbico della Cina, consentendo il trasporto non tracciato di numeri elevati di cani e gatti attraverso il Paese. È ora di porre fine a questa miseria”.

Migliaia di cani e gatti vengono brutalmente macellati per il consumo umano a Yulin, in occasione del solstizio d’estate, ma questo evento è rappresentativo solamente di una frazione del commercio che avviene tutto l’anno in Cina. La maggior parte di questi animali sono animali rubati e randagi presi per strada. Nel corso degli anni, le autorità di Yulin hanno tentato diversi interventi di repressione del commercio, tra cui blocchi stradali per fermare i camion che entravano in città carichi di cani e gatti vivi. Nel 2020 le città di Shenzhen e Zhuhai hanno attuato divieti sul consumo di carne di cane e gatto e il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali cinese ha rilasciato una dichiarazione ufficiale secondo cui i cani sono animali da compagnia e non “bestiame” destinato al consumo umano. Nonostante questi progressi, le autorità di Yulin non hanno attuato misure efficaci per vietare il commercio, anche se l’approvvigionamento di cani e gatti si basa principalmente su attività criminali.

Alcuni dati:

  • Il cosiddetto Festival del litchi e della carne di cane di Yulin non è un evento tradizionale. È stato lanciato nel 2010 dai commercianti nel tentativo di incoraggiare il consumo di carne di cane e aumentarne le vendite. Prima del 2010, a Yulin non veniva venduta carne di cane o di gatto.
  • Un sondaggio del 2016 ha rilevato che il 69,5% delle persone in Cina non ha mai mangiato carne di cane.
  • Il periodo estivo vede un aumento del consumo di carne di cane anche in Corea del Sud, dove la zuppa di carne di cane o “bosintang” viene spesso consumata dai cittadini più anziani per sconfiggere il caldo. I sondaggi mostrano che la maggioranza dei sudcoreani (l’87,5%) non consuma carne di cane o non intende farlo in futuro. Sia il presidente Yoon Suk-yeol che la first lady Kim Keon-hee si sono espressi a favore di porre fine a questa pratica.
  • La carne di cane è vietata a Hong Kong, a Taiwan, in Thailandia, a Singapore e nelle Filippine, oltre che nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia. Si stima che circa 30 milioni di cani all’anno vengano ancora uccisi per la loro carne in tutta l’Asia.

Foto e video di Yulin (creare account per il download)

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

L’obbiettivo delle autorità è combattere la diffusione della rabbia e la crudeltà verso gli animali

Humane Society International


Khalisya Anjani/Dog Meat Free Indonesia

GIACARTA—L’attrice hollywoodiana Kim Basinger, il comico Ricky Gervais e l’attore britannico Peter Egan si sono uniti agli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia (DMFI) per celebrare la notizia che la capitale dell’Indonesia, Giacarta, ha vietato il commercio di carne di cane e gatto. Le star hanno inviato un video messaggio dopo che il Dipartimento per la Sicurezza Alimentare e l’Agricoltura ha confermato che Giacarta è diventata la ventunesima giurisdizione in Indonesia a vietare il commercio di carne di cane e gatto. La decisione arriva in risposta a un’intensa campagna di DMFI, che ha denunciato la grave crudeltà sugli animali e i rischi per la salute umana derivanti da malattie zoonotiche come la rabbia.

In tutta l’Indonesia, più di un milione di cani e innumerevoli gatti vengono uccisi ogni anno per la loro carne. La maggior parte di loro sono animali randagi o d’affezione rubati e trafficati illegalmente verso i centri dove c’è maggiore richiesta. Molti muoiono durante il viaggio a causa di colpi di calore, della disidratazione o delle ferite riportate durante la cattura e il trasporto. Quelli che sopravvivono vengono portati in macelli improvvisati dove vengono uccisi a bastonate di fronte agli altri cani. Le indagini di DMFI indicano che a Giacarta circa 9.520 cani al mese, o 340 cani al giorno, vengono uccisi per il consumo umano.

Lola Webber, Direttrice delle campagne per porre fine alla carne di cane di Humane Society International, membro di DMFI, ha affermato: “Il divieto al commercio di carne di cane e gatto nella capitale indonesiana Giacarta è estremamente significativo, non solo per le migliaia di animali uccisi ogni anno in questa città, ma anche perché riconosce che questo business crudele ha il potenziale di diffondere la rabbia. Lo status di città senza rabbia di Giacarta è messo a rischio ogni giorno dal perdurare del commercio di carne di cane, che ogni giorno porta in città animali di cui non si conosce lo stato di salute. Ci auguriamo che il Governo indonesiano faccia il passo successivo, vietando definitivamente questo terribile commercio, in modo che nessun altro cane o gatto debba più subire questa crudeltà in futuro”.

Il divieto è stato annunciato ufficialmente dal Dipartimento per la Sicurezza Alimentare e l’Agricoltura di Giacarta. Ibu Ir. Suharini Eliawati M.Si, capo del Dipartimento, ha dichiarato: “I progressi attuali consistono nella formazione di un regolamento alimentare per vietare il commercio di carne di cane e l’emissione di una direttiva del Governatore. Il piano prevede anche di educare le persone a non consumare carne di cane e a essere proprietari responsabili degli animali”.

Un rappresentante della Polizia di Giacarta ha dichiarato: “Siamo molto favorevoli e pronti ad aiutare a familiarizzare venditori e bancarelle che ancora vendono carne di cane con questa direttiva. Questo deve essere fatto in modo che i commercianti abbiano il tempo di trovare un lavoro alternativo”.

La notizia è stata accolta favorevolmente da alcune celebrità come l’attrice Kim Basinger, il comico Ricky Gervais e l’attore britannico Peter Egan, che attraverso dei videomessaggi hanno ringraziato le autorità di Giacarta.

Kim Basinger ha detto: “Grazie al governatore Heru per aver compiuto questo passo coraggioso e potente per vietare il crudele e pericoloso commercio di carne di cane a Giacarta. Le sue azioni inviano un messaggio molto chiaro: i cani non sono cibo. Queste leggi che vietano la carne di cane avranno un forte impatto, proteggendo sia gli animali che le persone. I cani sono un vero dono per tutti noi, sono nostri leali compagni e devono essere protetti dal commercio incredibilmente crudele della loro carne”.

Ricky Gervais ha affermato: “Vorrei aggiungere la mia voce a quella di milioni di altre persone che chiedono di vietare il commercio di carne di cane in Indonesia. Il messaggio è chiaro: i cani non sono cibo”.

Peter Egan ha dichiarato: “Grazie al governatore Heru per la leadership e compassione dimostrata nel prendere provvedimenti per vietare il commercio di carne di cane a Giacarta. Le sue azioni proteggeranno gli animali e salvaguarderanno la salute e il benessere delle comunità. Mi unisco a milioni di altre persone che chiedono di vietare il commercio di carne di cane in tutta l’Indonesia per proteggere decine di migliaia di cani da crudeltà inimmaginabili e anche per celebrare la grande compassione e la bellezza naturale e culturale dell’Indonesia.”

Karin Franken, Coordinatrice nazionale della coalizione DMFI, ha accolto con favore la notizia: “A nome della coalizione Dog Meat Free Indonesia e dei milioni di cittadini indonesiani che hanno a cuore cani e gatti, vorrei esprimere il nostro più profondo apprezzamento per l’adozione di queste misure volte a salvaguardare la salute e il benessere di persone e animali. Il divieto di Giacarta è un esempio da seguire per altre giurisdizioni e contribuirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sui gravi rischi e sulle sofferenze animali legate a questo commercio.”

Il divieto è stato pubblicato dal Servizio di Sicurezza Alimentare, Marittima e della Pesca di Giacarta con la Lettera d’appello numero 4493/-1823.55 che limita il traffico di animali che trasmettono la rabbia e di prodotti animali non alimentari, per motivi di tutela della salute pubblica. Il provvedimento riguarda la cosiddetta Area speciale della città di Giacarta, l’area metropolitana più popolosa dell’Indonesia, che comprende la capitale, cinque città satellite e tre reggenze complete, tra cui parti delle province occidentali di Giava e Banten.

ALCUNI DATI:

  • Un sondaggio Nielsen del gennaio 2021, commissionato da DMFI, ha rivelato che il 93% degli indonesiani è favorevole a un divieto nazionale e solo il 4,5% ha mai consumato carne di cane.
  • Il commercio di carne di cane è ora vietato in 21 città e reggenze dell’Indonesia: Karanganyar, Sukoharjo, Semarang, Blora, Brebes, Purbalingga, Mojokerto, Temanggung, Jepara e Magelang; Salatiga, Malang, Semarang, Magelang, Blitar, Mojokerto, Medan, Surabaya e Giacarta.
  • Oltre alle 21 località indonesiane, in tutta l’Asia il commercio, la macellazione, la vendita e il consumo di cani sono vietati o terminati anche a Taiwan, Hong Kong, nelle Filippine, in Tailandia e in due grandi città della Cina continentale. In Corea del Sud una task force istituita dal governo sta attualmente valutando un divieto. Il presidente Yoon Suk-yeol ha dichiarato che non si opporrebbe a un divieto sulla carne di cane, a patto che ci sia un consenso sociale, e la first lady Kim Keon-hee ha parlato pubblicamente del suo desiderio di porre fine al consumo di carne di cane.
  • Dog Meat Free Indonesia è una coalizione di organizzazioni nazionali e internazionali per la protezione degli animali che comprende Jakarta Animal Aid Network, Animal Friends Jogja, Humane Society International, Animals Asia e FOUR PAWS. La coalizione denuncia la brutalità di questo business e si batte per la sua messa al bando a causa della crudeltà che infligge agli animali e dei rischi per la salute pubblica.

Foto e video (creare account per il download):

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia : mpluda@hsi.org; 3714120885

In vendita cacce non autorizzate al leone allevato in cattività, centinaia di battute a rinoceronti, leopardi, elefanti; riscontrate potenziali violazioni di legge e dell’etica venatoria; trovati prodotti realizzati con pelli e artigli

Humane Society International


HSUS

ROMA—Una scioccante indagine sotto copertura pubblicata da Humane Society of the United States (HSUS) e da Humane Society International (HSI) ha messo in luce l’ipocrisia con cui l’industria della caccia al trofeo promuove l’uccisione di specie in pericolo. La convention del Safari Club International (SCI), tenutasi a Nashville, Tennessee, USA, dal 22 al 25 febbraio, ha ospitato oltre 850 espositori provenienti da più di 140 Paesi che vendevano cacce al trofeo e prodotti realizzati con pelli e artigli di animali. L’evento ha portato al SCI circa 6 milioni di dollari, fondi che servono a promuovere le sue attività di lobbying a livello globale volte a far decadere le leggi e i regolamenti che proteggono le specie vulnerabili dalla caccia al trofeo, compreso l’Endangered Species Act americano.

L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia dopo gli Stati Uniti; i cacciatori di trofei europei possono importare legalmente i loro sanguinosi souvenir. Nell’ambito della campagna europea #NotInMyWorld, Humane Society International/Europe chiede ai governi degli Stati Membri dell’UE, compreso quello italiano, l’immediato divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione di trofei di caccia, ottenuti da specie protette a livello internazionale.

Questa convention annuale è uno dei più importanti eventi di vendita di viaggi di caccia al trofeo al mondo. Sono state offerte cacce al trofeo in almeno 65 Paesi, la maggior parte delle quali in Sudafrica, Canada, Namibia, Zimbabwe e Nuova Zelanda. Quasi 100 aziende hanno offerto battute di caccia all’elefante, almeno 115 al leopardo, 98 al leone e alla giraffa, 89 all’ippopotamo e 39 al rinoceronte. Sui siti web degli espositori erano offerti anche animali in pericolo di estinzione, come l’elefante africano di foresta e il rinoceronte nero, oltre ad animali in cattività come l’orice scimitarra, una specie classificata come estinta in natura e allevata quasi esclusivamente per la caccia al trofeo.

L’indagine ha rivelato che le battute di caccia venivano vendute a partire da 2.500 dollari fino ad arrivare alla cifra di 143.000 dollari, con la possibilità di “aggiungere” altri animali oltre agli obiettivi principali. La maggior parte delle battute di caccia ai carnivori africani erano pubblicizzate con “esche incluse”, una pratica che utilizza carcasse di altri animali, come impala e zebre, o altri oggetti per attirare le specie bersaglio, violando l’etica della caccia leale e causando problemi di conservazione, in quanto attira gli animali dalle aree protette alle zone di caccia.

Tra i risultati più rivelatori dell’indagine c’è una conversazione registrata con un espositore che ha incoraggiato l’investigatore a programmare una caccia al rinoceronte bianco prima che sia troppo tardi, poiché la specie è sull’orlo dell’estinzione. Ha dichiarato: “Il rinoceronte è quello che verrà escluso presto dall’importazione negli Stati Uniti a causa della diminuzione del numero di esemplari… e se vuoi qualcosa di africano, devi prendere il rinoceronte il prima possibile”.

Gli espositori hanno anche parlato di “aggirare le regole” e di infrangere le politiche per concludere una vendita. Un venditore ha violato la policy della Convenzione contro la promozione della caccia al leone in cattività, una pratica crudele e insensata condannata dai governi sudafricano e statunitense e da molti altri. Ha detto all’investigatore: “Si possono cacciare… leoni allevati in cattività in Sudafrica, perché in questo modo non si ha un impatto sui leoni selvatici… ma loro… catturano i loro animali; sono più selvatici che mai”. Un altro ha detto all’investigatore di HSUS/HSI: “… abbiamo cacciatori che non possono proprio camminare… facciamo un piccolo strappo alle nostre regole e spariamo dal camion… non abbiamo problemi”. La caccia da un veicolo è illegale in molti luoghi perché viola l’etica della caccia leale e comporta numerosi rischi per la sicurezza.

Kitty Block, Presidente e Amministratrice delegata di Humane Society of the United States, ha dichiarato: “Nonostante la crescente indignazione da parte dell’opinione pubblica per la caccia al trofeo, la convention del Safari Club International continua a celebrare l’uccisione insensata di animali, per farne nient’altro che oggetti e trofei impagliati. Che sia chiaro: Questa è un’industria che mette a rischio la fauna selvatica più minacciata ed ecologicamente importante. In quanto uno dei maggiori mercati al mondo per i trofei di caccia ottenuti da specie in pericolo, il governo degli Stati Uniti ha la responsabilità di porre fine alle importazioni di questi trofei”.

Jeff Flocken, Presidente di Humane Society International, ha dichiarato: “Animali come elefanti, rinoceronti e leopardi svolgono ruoli cruciali nei rispettivi ecosistemi, con molte altre specie che dipendono dal delicato equilibrio che forniscono. Purtroppo, questi stessi animali sono anche molto ambiti dai cacciatori di trofei, che spesso prendono di mira gli individui più grandi di una specie, indebolendo il pool genetico e persino causando il crollo di piccole popolazioni. Nel mezzo di questa crisi della biodiversità, in cui oltre un milione di specie rischiano l’estinzione, la comunità globale deve impegnarsi a proteggere gli animali selvatici evitando pratiche crudeli come la caccia ai trofei”.

Al convegno sono stati offerti centinaia di articoli di lusso e customizzabili, tra cui set di valigie in pelle di elefante che vanno dai 10.000 ai 18.000 dollari e gioielli realizzati con artigli di leopardo. Sia gli elefanti che i leopardi africani sono coperti dall’US Endangered Species Act. Gli espositori hanno anche offerto cappotti di lince per 14.000 dollari e borse di zebra per 2.350 dollari. Diversi venditori hanno esposto o messo in vendita oggetti ricavati da specie in pericolo, in potenziale violazione della legge statunitense. In uno stand, ad esempio, un’azienda di tassidermia ha pubblicizzato i propri servizi esponendo corni di un rinoceronte nero, una specie a rischio di estinzione, nonostante la legge dello Stato del Tennessee proibisca l’uso commerciale delle specie in pericolo.

Tra i viaggi di caccia messi all’asta c’erano una caccia al leone, al leopardo e a diverse specie di ungulati in Zambia, del valore di 143.000 dollari; una caccia all’orso bruno, all’ariete di Dall, all’alce, all’orso nero e al caribù in Alaska, dal costo di 100.000 dollari; una caccia al rinoceronte bianco in Sudafrica per 100.000 dollari; una caccia in scatola (“canned hunting”) all’antilope bongo in Texas, valutata 41.870 dollari e una caccia all’orso polare venduta per 100.000 dollari.

Materiale stampa dell’investigazione:

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Contatto:

I cani saranno trasferiti negli Stati Uniti in cerca di adozione mentre l’allevatore Yang coltiverà cavoli e altri ortaggi

Humane Society International


 Jean Chung/HSI

SEUL―Nella provincia sudcoreana del Chungcheong, l’allevatore di carne di cane Yang (73), è il più recente ad aver aderito al programma Models for Change di Humane Society International/Korea, realizzato dall’organizzazione internazionale per la protezione degli animali, nell’ambito degli sforzi volti a porre fine all’industria della carne di cane nel Paese. Grazie alla collaborazione con HSI/Korea, il signor Yang sta terminando la sua attività da allevatore di cani e sta compiendo la transizione verso la coltivazione di cavoli e altri ortaggi. I quasi 200 cani e cuccioli del suo allevamento, inizialmente destinati al macello, saranno invece trasferiti negli Stati Uniti dove inizierà la ricerca di famiglie adottive.

La chiusura arriva in un momento di crescente sostegno pubblico e politico per porre fine all’industria della carne di cane. L’anno scorso, infatti, la First Lady Kim Keon-hee si è espressa pubblicamente a favore di un divieto. Inoltre, gli ultimi sondaggi dimostrano che la maggior parte dei sudcoreani (85%) non mangia carne di cane e il 56% è favorevole a un divieto. Nel dicembre 2021, il Governo ha formato una task force per presentare raccomandazioni sulla questione ma, a seguito di ripetuti ritardi, HSI/Korea sta sollecitando il Governo ad avviare un programma di dismissione ispirato a Models for Change.

Il signor Yang ha allevato cani destinati al consumo umano per 27 anni nella città di Asan-si. Ora è d’accordo sul fatto che la soluzione migliore per l’industria della carne di cane in Corea del Sud sia la dismissione e lui stesso vuole abbandonare questa attività. Il suo allevamento, a differenza di molti altri nel Paese, è legalmente registrato, ma egli ritiene che non abbia futuro.

Yang ha affermato: “Nei primi anni dell’industria, nessuno denunciava gli allevamenti di cani da carne per violazioni o disapprovava l’industria. Ma con il passare del tempo, sono apparsi gruppi animalisti come HSI/Korea; il mondo sta cambiando, così come il popolo coreano. Sono un membro dell’associazione degli allevatori di cani e so come sta andando la Dog Meat Task Force. Il risarcimento e il periodo di transizione sono i problemi attuali. Ma a prescindere dalle raccomandazioni della Task Force, avevo comunque intenzione di lasciare il settore tra qualche anno; quindi, quando ho parlato con HSI/Korea ho capito che era una buona occasione per mollare subito. Ho intenzione di continuare a coltivare cavoli e di condividere i miei raccolti con la popolazione locale. HSI salverà gli animali e io aiuterò la gente con i miei cavoli”.

Lanciato nel 2015, Models for Change vede HSI/Korea collaborare con gli allevatori che, come il signor Yang, vogliono uscire dal settore e aiutarli a passare a mezzi di sostentamento alternativi e umani.

Sangkyung Lee, responsabile della campagna End Dog Meat di HSI/Korea, ha dichiarato: “Molti dei cani di questo allevamento sono chiaramente traumatizzati dall’esperienza vissuta e avranno bisogno di amore e pazienza per iniziare a guarire. Allevatori come il signor Yang sono il simbolo del cambiamento in Corea del Sud, perché una nuova generazione di amanti degli animali come me non vuole che questa sofferenza continui. Spero che il Governo ci ascolti; il nostro programma Models for Change sta dimostrando che c’è un desiderio di cambiamento e una via per un futuro in cui i cani sono solo amici, non cibo”.

Questo è il diciottesimo allevamento di cani da carne chiuso definitivamente da HSI/Korea. Dall’inizio del programma oltre 2.700 cani sono stati salvati e hanno trovato famiglie adottive negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e, in piccola parte, in Corea del Sud.

Il signor Yang è felice che i cani del suo allevamento abbiano ora la possibilità di un nuovo futuro. Ha dichiarato: “Lavorando con HSI/Korea sono rimasto sorpreso e illuminato dal modo in cui il team interagisce con i cani. Anche con i vestiti ricoperti di escrementi di cane, continuavano a sorridere e a parlare gentilmente con i cani senza alcun dispiacere. Sono rimasto un po’ scioccato. Ho capito che HSI attribuisce agli animali un valore molto più alto di quello che facessi io, che ho avuto a che fare con i cani per quasi 30 anni. Sono felice che questi cani vadano in un buon posto e non mi fa piacere vederli morire. Mi dispiace per loro”.

Alcuni dati:

  • Si stima che fino a un milione di cani siano allevati e confinati, in condizioni spaventose, in migliaia di allevamenti in tutta la Corea del Sud, per essere uccisi e destinati al consumo umano.
  • I cani soffrono immensamente sia fisicamente che psicologicamente, trascorrendo la loro intera vita in piccole gabbie di filo metallico, senza cibo, acqua, stimoli, comfort, riparo o cure veterinarie adeguate. La morte avviene per elettrocuzione.
  • HSI/Korea è la sede di Seoul dell’organizzazione internazionale per la protezione degli animali Humane Society International che si batte in tutta l’Asia (Cina, Indonesia, Corea del Sud, India e Vietnam) per porre fine al commercio di carne di cane.

Foto e video della chiusura dell’allevamento e del salvataggio (creare account per il download).

Foto e video delle operazioni pre-salvataggio (creare account per il download).

Pagina di donazione per sostenere gli sforzi di HSI

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia : mpluda@hsi.org; 3714120885

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