Un commissario europeo per il benessere animale

Humane Society International


Aumsama, iStock.com

ROMA—Per tutelare gli animali, il loro benessere, i loro elementari diritti è necessario che questi temi abbiano maggior rilievo in Europa, nelle istituzioni comunitarie che sulla materia prendono le decisioni più importanti. Lo scopo della campagna #EUforAnimals, cui aderiscono oltre trenta associazioni europee – tra cui le italiane Animal Equality Italia, Animal law, Enpa, Humane Society International/Europe – Italia, Lav, Leidaa, Oipa,  la Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente – e oltre un centinaio di parlamentari europei di tutti i gruppi, è quello di inserire esplicitamente il “benessere degli animali” tra le mansioni del commissario competente, che è e deve essere il commissario alla Salute (non il titolare dell’Agricoltura). In questo modo non solo la tutela degli animali sarà rafforzata, ma il responsabile politico sarà sollecitato ad assumere un atteggiamento più propositivo e progressivo, con un chiaro mandato e risorse adeguate.

A tale scopo – spiegano le associazioni promotrici – invitiamo tutti i nostri sostenitori e simpatizzanti, e chiunque voglia che gli animali siano rispettati e tutelati, a sottoscrivere sulla pagina https://www.euforanimals.eu/it la petizione “Chiediamo un commissario europeo per il benessere animale”. Basta compilare i pochi campi obbligatori, eventualmente indicando l’organizzazione tramite la quale si aderisce alla campagna, per far sentire più chiara e più forte, nel prossimo futuro, la voce degli animali nell’Unione europea. Gli europarlamentari italiani sono invitati a comunicare il loro sostegno a una delle organizzazioni promotrici. 

FINE

Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia; mpluda@hsi.org; 3714120885

Con il solstizio d'estate inizia il consumo di carne di cane a Yulin

Humane Society International


Vshine 68 dogs saved from Yulin arrive at HSI partner shelter in northeast China

ROMA/PECHINO—Alla vigilia del solstizio d’estate, periodo in cui inizia il consumo di cane di carne, alcuni attivisti cinesi della regione del Guangxi hanno intercettato, appena fuori dalla città di Yulin, un camion pieno di cani. Il veicolo trasportava 68 animali terrorizzati ed esausti, diretti ai macelli di Yulin, dopo aver già sopportato un lungo viaggio in autostrada senza cibo né acqua. Gli attivisti avevano esortato le autorità di Yulin a istituire più posti di blocco per fermare i camion in arrivo e confiscare i cani, ma in assenza di un’azione ufficiale hanno preso in mano la situazione e hanno fermato l’autocarro da soli.

I 68 cani sono stati stipati ed ammassati in gabbie di metallo arrugginito nel caldo soffocante. Ansimanti e traumatizzati, riuscivano a malapena a muoversi. Molti di loro erano in cattive condizioni di salute fisica, con infezioni agli occhi. Molti altri hanno invece mostrato dei comportamenti tipici degli animali domestici, rivelandone la loro provenienza quali pet rubati alle loro case e famiglie.

Foto da Yulin, giugno 2021 (creare account per il download)

Liang Jia, un attivista del Guangxi, ha dichiarato: “È stato frustrante vedere i camion pieni di cani arrivare a Yulin quando le autorità avrebbero dovuto fermarli e confiscare i cani. Così abbiamo deciso di salvarli da soli, aspettato e intervenendo sull’autostrada. Quando è arrivato un camion, gli abbiamo intimato di fermarsi e abbiamo convinto l’autista del camion a consegnare i cani perchè erano chiaramente animali domestici rubati, per i quali non aveva i documenti richiesti per legge. I cani ci hanno dato la zampa, proprio come farebbe un cane di casa, e avevano denti sani, il che significa che qualcuno si prendeva cura di loro prima di essere stati prelevati illegalmente. Le autorità di Yulin hanno la responsabilità di proteggere la salute pubblica, anche se non si preoccupano degli animali come facciamo noi. Questi poveri cani sembrano provati e per fortuna ora riceveranno cure veterinarie, ma chissà quali malattie avrebbero potuto portare al mercato.”

I cani sono stati trasferiti in una struttura temporanea per riposare, recuperare le forze e ricevere le cure veterinarie necessarie, prima di intraprendere il viaggio verso un rifugio supportato da Humane Society International (HSI).

Il dottor Peter Li, specialista in politica cinese di Humane Society International, sostenitore dei salvataggi di cani dal commercio di carne in Cina, ha dichiarato: “Questi attivisti sono il simbolo di una nuova generazione in Cina, che si oppone fermamente al commercio di cani e gatti per la loro carne e sono pronti ad agire per fermarlo in posti come Yulin. La verità è che la maggior parte dei cinesi, compresi i residenti di Yulin, non mangia carne di cane. La sofferenza di questi animali a Yulin è ovviamente una tragedia, ma dobbiamo dire basta a questo brutale commercio sempre e in tutta la Cina, non solo per pochi giorni a giugno ed in un’unica città. HSI agisce durante tutto l’anno ed in tutto il paese per mettere fine al commercio di cani e gatti. Dopo un calvario terrificante, questi 68 cani sono fortunatamente al sicuro, ma per altre migliaia di cani a Yulin e per milioni di animali in tutto il paese, la crudeltà continua. Attraverso il furto di cani, il trasporto illegale tra province e la macellazione crudele, il commercio non solo sottopone gli animali a sofferenze indicibili, ma espone la salute pubblica al rischio di diffusione della rabbia e altre malattie zoonotiche. Queste dovrebbero essere ragioni sufficienti affinché le autorità cinesi pongano fine a questo commercio una volta per tutte”.

Dati sul commercio della carne di cane in Cina:

  1. La maggior parte delle persone in Cina non mangia abitualmente i cani. Infatti, la carne di cane viene consumata solo raramente dal 20% dei cinesi. Un sondaggio del 2017 (condotto da enti no-profit cinesi registrati e personale di ricerca del governo municipale di Yulin) ha rivelato inoltre, che anche a Yulin il 72% degli abitanti non mangia regolarmente carne di cane, nonostante gli sforzi dei commercianti di carne di cane per promuoverla. A livello nazionale, un sondaggio del 2016 condotto dalla società di sondaggi cinese Horizon e commissionato dalla China Animal Welfare Association in collaborazione con Humane Society International e Avaaz, ha rivelato che la maggior parte dei cittadini cinesi (il 64%) vuole che il festival di Yulin venga fermato. Inoltre, più della metà (il 51,7%) ritiene che il commercio di carne di cane dovrebbe essere completamente vietato e la maggioranza (il 69,5%) non ha mai consumato carne di cane.
  2. Nel 2020 il Ministero per l’agricoltura e gli affari rurali cinese ha dichiarato ufficialmente che i cani sono da considerarsi animali da compagnia e non “bestiame” destinato al consumo. L’annuncio è arrivato con la pubblicazione da parte del ministero dell’“Elenco delle Risorse Genetiche di Bestiame e Pollame” (Directory of Genetic Resources of Livestock and Poultry). Nello stesso anno, due grandi città della Cina – Shenzhen e Zhuhai – hanno vietato il consumo di carne di cane e gatto, una decisione sostenuta secondo i sondaggi da quasi il 75% dei cittadini cinesi (sondaggio condotto nell’aprile 2020 sul portale online ifeng.com che ha intervistato 378 milioni di cinesi).
  3. Quando nel 2010 il festival a Yulin si è tenuto per la prima volta, 15.000 cani sono stati uccisi durante i giorni principali dell’evento. Le pressioni cinesi e internazionali hanno portato questa cifra a ridursi fino a circa 3.000 cani. Tuttavia, molte centinaia di animali vengono ancora uccisi ogni giorno nelle settimane che precedono il festival.
  4. Si stima che ogni anno circa 30 milioni di cani vengano uccisi in tutta l’Asia per la loro carne, circa 10-20 milioni solo in Cina.

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

“Utilizzare la pelle e la pelliccia di animali selvatici per l'industria della moda è immorale"

Humane Society International


RT-Images/iStock.com 

ROMA–Israele è diventato il primo paese al mondo a vietare la vendita di pellicce per l’industria della moda. Il divieto entrerà in vigore tra sei mesi. Humane Society International, che si batte a livello globale per porre fine alla crudeltà causata dalla produzione di pellicce, spera che il divieto di Israele ispiri altri paesi a fare lo stesso, come ad esempio il Regno Unito che sta attualmente considerando un simile divieto.

Il divieto di Israele prevede alcune eccezioni: si può fare uso di pellicce “per la ricerca scientifica, l’educazione o l’istruzione, e per motivi religiosi o per tradizione”. Questo permetterebbe, ad esempio, la vendita di shtreimel, i cappelli di pelliccia tradizionalmente indossati dagli uomini ortodossi durante lo Shabbat e le feste. Un’esenzione simile esiste nello stato americano della California, dove la vendita di pellicce è stata vietata nel 2019.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International (HSI), ha detto: “La decisione presa da Israele, primo paese al mondo a vietare la vendita di pellicce, segna un momento storico per la protezione degli animali. Anche con l’esenzione per gli abiti tradizionali, senza la quale questo divieto difficilmente sarebbe passato, Israele invia un chiaro messaggio che le pellicce sono immorali, inutili e anacronistiche. Attendo con ansia il giorno in cui anche l’Italia si metterà al passo coi tempi e vieterà non solo il crudele allevamento di animali da pelliccia ma anche la vendita di pellicce, risparmiando la vita a milioni di animali che soffrono in modo indicibile.”

P.J Smith, Head of Fashion policy della Humane Society of the United States (HSUS), ha aggiunto: “Vietando la vendita di pellicce, Israele sta mettendo in chiaro che la crudeltà sugli animali non ha posto nella società di oggi. West Hollywood lo ha fatto nel 2011, aprendo la strada alla California nel 2019 e ora interi paesi stanno approvando leggi simili. Questo è un grande giorno per gli animali.”

La Ministra per l’ambiente Gila Gamliel, che ha introdotto il divieto, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’industria della pelliccia causa la morte di centinaia di milioni di animali in tutto il mondo e infligge crudeltà e sofferenze indescrivibili. Usare la pelle e la pelliccia degli animali selvatici per l’industria della moda è immorale e certamente innecessario. I cappotti di pelliccia animale non possono coprire la brutalità dell’industria che li produce. La firma di questi regolamenti renderà il mercato della moda israeliano più rispettoso dell’ambiente e molto più gentile verso gli animali.”

Jane Halevy, fondatrice dell’International Anti-Fur Coalition (IAFC) e promotrice di questo divieto per oltre un decennio, ha detto: “La IAFC ha promosso una proposta di legge per vietare la vendita di pellicce in Israele dal 2009. Applaudiamo il governo israeliano per aver finalmente fatto questo passo storico verso l’esclusione delle pellicce dal mondo della moda. Tutti gli animali soffrono orribilmente per mano di questa industria crudele e anacronistica. Niente è più forte di un’idea il cui tempo è ormai giunto. Uccidere gli animali per la produzione di pellicce dovrebbe diventare illegale ovunque, è ora che i governi di tutto il mondo vietino la vendita di pellicce”.

L’allevamento di animali da pelliccia è stato proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Paesi Bassi, Norvegia, Lussemburgo, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito. Più recentemente il parlamento estone ha votato a favore di un divieto sull’allevamento di animali da pelliccia e l’Ungheria ha vietato l’allevamento di visoni e volpi, mentre in Francia si sta discutendo un divieto di allevare visoni e l’Iralnda si è impegnata a presentare una legislazione in merito entro quest’anno.

L’opinione pubblica in merito all’uso della pelliccia è cambiata rapidamente negli ultimi anni e sempre più stilisti, tra cui Gucci, Prada, Chanel, Burberry, Versace e Armani, hanno adottato politiche aziendali fur-free.

Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, dopo divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood. Nel 2020, i legislatori delle Hawaii e del Rhode Island hanno introdotto proposte di divieto alla vendita di pellicce, così come altre città del Minnesota e del Massachusetts.

Foto e video dell’ultima investigazione di HSI in Finlandia (2019):

https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=FinlandFurFarm1019

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Giornata storica per la lotta per un'Europa senza gabbie, ora la Commissione Europea deve agire

Humane Society International


HSI

ROMA—La fine dell’era delle gabbie nell’Unione Europea da ieri è più vicina. Il Parlamento Europeo ha infatti esortato la Commissione Europea a vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti entro il 2027, approvando una risoluzione sull’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” con una maggioranza schiacciante: 558 membri del Parlamento Europeo (MEP) a favore, 37 contro e 85 astensioni. La risoluzione esorta la Commissione a rivedere l’obsoleta direttiva europea sugli animali d’allevamento per eliminare gradualmente i crudeli sistemi di allevamento in gabbia. Questo eviterà che più di 300 milioni di animali – come galline, maiali e conigli – siano ancora tenuti in gabbie anguste ogni anno.

La risoluzione approvata ieri sottolinea anche che tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE – compresi quelli importati – devono essere conformi ai futuri standard senza gabbie. Inoltre, la risoluzione ha rimarcato la necessità di fornire adeguati incentivi e programmi finanziari per sostenere gli allevatori nella transizione verso sistemi senza gabbie.

Le 21 associazioni italiane (Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe – Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, LUMEN APS) che hanno sostenuto l’iniziativa dei cittadini europei hanno dichiarato: “I cittadini dell’UE stanno aspettando da anni di vedere un divieto delle gabbie. Pertanto, siamo lieti che il Parlamento Europeo abbia preso una posizione ferma contro le gabbie e abbia ascoltato gli 1,4 milioni di cittadini europei che hanno sostenuto “End the Cage Age”. Ora la palla è nel campo della Commissione. Ci aspettiamo di vedere il passaggio dalle parole all’azione, con un calendario ambizioso che ponga fine all’uso di questi strumenti di tortura obsoleti, le gabbie”.

Il Parlamento Europeo ha anche chiesto alla Commissione di “presentare proposte per vietare l’alimentazione forzata crudele e inutile di anatre e oche per la produzione di foie gras”. I deputati hanno spinto la Commissione ad accelerare la revisione della legislazione UE sul benessere degli animali, chiedendo che sia completata entro il 2022 invece del 2023, come attualmente previsto. Questo può garantire che il divieto delle gabbie negli allevamenti animali sarà introdotto entro il mandato dell’attuale Commissione, che lascerà l’incarico nel 2024.

L’eurodeputata Eleonora Evi, co-presidente del gruppo di lavoro del Parlamento Europeo sull’allevamento senza gabbie, ha dichiarato ieri: “Oggi è una giornata storica per la lotta per un’Europa senza gabbie. Adottando, con un’ampia maggioranza una risoluzione che chiede l’eliminazione graduale dell’uso delle gabbie negli allevamenti animali dell’UE, il Parlamento Europeo ha portato l’UE un passo più vicino a porre finalmente fine alla crudele pratica dell’allevamento in gabbia, che ogni anno condanna oltre 300 milioni di animali a vivere in gabbia. Con questa risoluzione inviamo un messaggio inequivocabile alla Commissione europea, che ora deve presentare una proposta legislativa per porre fine all’era delle gabbie e permettere una transizione verso metodi di allevamento più umani, sostenibili e sani in tutta l’UE”.

Il Commissario per la salute, Stella Kyriakides, ha partecipato al dibattito sulla risoluzione e ha espresso il suo sostegno all’ICE “End the Cage Age”. Ha commentato che l’impegno della Commissione per migliorare il benessere degli animali “rimane un imperativo morale, sanitario ed economico”. 

La Commissione ha in programma di annunciare la sua risposta all’ICE “End the Cage Age” il 30 giugno di quest’anno, che dovrebbe risultare in una proposta di nuova legislazione. La proposta avrebbe bisogno dell’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE.

Note per i redattori

  1. La prima bozza della risoluzione è stata adottata il 21 maggio 2021 dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, con 39 voti a favore e 4 contrari. Nella sessione plenaria di ieri a Strasburgo sono stati adottati due emendamenti aggiuntivi, tra cui la richiesta di vietare l’alimentazione forzata.
  2. Per maggiori informazioni sull’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age”, visitare:

https://www.endthecageage.eu/

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia:  mpluda@hsi.org; 3714120885

“Non si può mettere in pericolo la nostra capacità di controllare e porre fine a questa, o a future pandemie da coronavirus”, dicono gli esperti

Humane Society International


Mink on a fur farm
Jo-Anne McArthur

ROMA—In vista della riunione del G7 che si terrà questo mese, ai governi di tutto il mondo è stato chiesto di agire per concordare una fine permanente, a livello globale, dell’allevamento di animali da pelliccia per prevenire future epidemie, come quella da SARS-CoV-2. In Italia, l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International si è rivolta al Primo ministro Mario Draghi, inoltrandogli anche una lettera firmata da 67 virologi, veterinari ed esperti di malattie infettive e salute animale e un rapporto dal titolo “L’allevamento di animali da pelliccia, il COVID-19 e i rischi di malattie zoonotiche”, con la richiesta di proteggere la salute pubblica, sostenendo un divieto globale di queste attività. HSI in Australia, Canada, Germania, India, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti hanno anche rivolto questo appello ai loro rispettivi governi, a seguito di più di 400 focolai di SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni in Olanda, Danimarca, Polonia, Lituania, Grecia, Spagna, Svezia, Francia, Italia, Lettonia, Stati Uniti e Canada.

Mentre alcuni governi, come quello dei Paesi Bassi e dell’Ungheria, hanno intrapreso azioni decisive per fermare l’allevamento di visoni nelle loro giurisdizioni, e 14 paesi a livello globale hanno vietato completamente l’allevamento di animali da pelliccia, decine di milioni di visoni, volpi e cani procioni – tutte specie suscettibili al Covid-19 – continuano ad essere allevati intensivamente negli allevamenti in Europa, Cina, Russia e Nord America. In Italia, l’allevamento di visoni è stato sospeso fino al 31 dicembre 2021 a causa dei focolai di virus riscontrati. Nel paese ci sono sei allevamenti con circa 60.000 visoni, 26.000 dei quali sono stati abbattuti lo scorso anno.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Il governo italiano ha fatto bene a sospendere l’allevamento di visoni all’inizio di quest’anno, ma per affrontare seriamente il rischio Covid rappresentato dall’allevamento di animali da pelliccia, l’Italia e il resto del mondo devono chiudere definitivamente questa industria crudele e pericolosa. Confinare e ammassare migliaia di animali, in piccole gabbie metalliche, in condizioni di scarso benessere, per la produzione di pellicce non solo causa terribili sofferenze, ma favorisce inoltre lo sviluppo di serbatoi di patogeni zoonotici. Se i leader del G7 non affronteranno questa questione, metteranno gli interessi commerciali dell’industria della moda e della pellicceria davanti alla salute pubblica. Ci appelliamo a loro affinché facciano la cosa giusta per i cittadini e per gli animali”.

Una ricerca condotta nei Paesi Bassi utilizzando il sequenziamento dell’intero genoma ha rivelato che almeno 66 persone che lavoravano negli allevamenti di visoni sono state infettate dal virus SARS-CoV-2 in rari, ma preoccupanti, casi di trasmissione della malattia da animale a uomo. Una ricerca danese ha inoltre dimostrato che l’infezione nei visoni può portare a mutazioni delle proteine spike che, se trasmesse alle popolazioni umane, potrebbero potenzialmente minare l’efficacia dei vaccini. Nel gennaio 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno pubblicato una valutazione del rischio in cui si afferma che in Europa il rischio di spillover del virus SARS-CoV-2, dagli allevamenti di animali da pelliccia agli esseri umani, è “alto”.

Secondo la lettera degli esperti: “È chiaro che gli allevamenti di animali da pelliccia hanno il potenziale di agire come serbatoi di SARS-CoV-2 … le condizioni di allevamento intensivo tipiche degli allevamenti di animali da pelliccia – animali ammassati insieme in modo innaturale, in condizioni di scarsa igiene, stress, soggetti a lesioni e bassa diversità genetica – sono ideali per la creazione e la diffusione di nuovi agenti patogeni. Gravi carenze nel benessere degli animali sono inerenti all’allevamento intensivo di animali da pelliccia, e il commercio crea il potenziale per milioni di animali di agire da ospiti immediati, intermedi o amplificatori di patogeni virali. Rischiare di mettere in pericolo la nostra capacità di controllare e porre fine a questa, o a future pandemie da coronavirus, per salvaguardare la produzione di pellicce, risulta imprudente. Sosteniamo quindi l’appello di Humane Society International per una fine globale permanente della riproduzione, dell’allevamento e dell’uccisione di animali per la produzione e la vendita di pellicce”.

La lettera completa può essere letta qui.

I filmati girati negli allevamenti di tutto il mondo, rivelano ripetutamente condizioni di scarso benessere. Gli schemi di certificazione adoperati dall’industria della pellicceria non migliorano significativamente il benessere degli animali e non riducono in modo soddisfacente il potenziale rischio di malattie.

ALCUNI DATI:  

  • Dall’aprile 2020, focolai di Covid-19 sono stati documentati in 427 allevamenti di visoni in 12 diversi paesi d’Europa e del Nord America, tra cui Canada (3 allevamenti), Danimarca (290 allevamenti), Francia (1 allevamento), Grecia (23 allevamenti), Italia (2 allevamenti), Lettonia (1 allevamento), Lituania (4 allevamenti), Olanda (69 allevamenti), Polonia (1 allevamento), Spagna (4 allevamenti), Svezia (13 allevamenti) e Stati Uniti (16 allevamenti).
  • Ogni anno, più di 100 milioni di animali, tra cui visoni, volpi, cani procioni, cincillà e conigli, vengono uccisi per la loro pelliccia in tutto il mondo. Questo equivale a tre animali uccisi al secondo per la loro pelliccia.
  • L’allevamento di animali da pelliccia è stato proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Paesi Bassi, Norvegia, Lussemburgo, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito. Più recentemente il parlamento estone ha votato a favore di un divieto sull’allevamento di animali da pelliccia e l’Ungheria ha vietato l’allevamento di visoni e volpi, mentre in Francia si sta discutendo un divieto di allevare visoni e l’Iralnda si è impegnata a presentare una legislazione in merito entro quest’anno.
  • Anche la Bulgaria, la Lituania, il Montenegro e l’Ucraina stanno attualmente considerando di vietare l’allevamento di animali da pelliccia. In Finlandia il partito di maggioranza della coalizione di governo ha recentemente annunciato il suo sostegno a un divieto degli allevamenti di pellicce.
  • Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, dopo divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood. Nel 2020, i legislatori delle Hawaii e del Rhode Island hanno introdotto proposte di divieto alla vendita di pellicce, così come altre città del Minnesota e del Massachusetts.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia; mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International plaude la decisione della maison italiana che si unisce ad un numero crescente di marchi fur-free

Humane Society International


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ROMA—L’iconica maison italiana Valentino è la più recente tra le grandi case di moda ad eliminare le pellicce dalle proprie collezioni. Inoltre, a fine 2021 chiuderà Valentino Polar, la propria sussidiaria di pellicce. L’azienda ha dichiarato che la sua nuova politica fur-free è parte degli sforzi per ridefinire e rinvigorire il marchio, che eliminerà gradualmente le pellicce entro la fine dell’anno.

Jacopo Venturini, CEO di Valentino ha dichiarato: “Il concetto fur-free è perfettamente allineato ai valori della nostra azienda. Stiamo avanzando velocemente nella ricerca di materiali differenti e in ottica di una maggiore attenzione all’ambiente per le collezioni dei prossimi anni.

Questo annuncio arriva in un momento storico particolare, che vede le attività degli allevamenti di visoni italiani sospese a causa dei rischi per la salute pubblica e solo due mesi dopo l’annuncio delle politiche fur-free di Alexander McQueen e Balenciaga. Valentino si unisce a un gruppo crescente di grandi designer che abbandonano l’uso delle pellicce, tra i quali Prada, Gucci, Armani, Versace, Michael Kors, Jimmy Choo, DKNY, Burberry e Chanel.

Humane Society International, che insieme alla Humane Society of the United States ha incontrato Valentino nel 2019 per confrontarsi sul tema e discutere della politica fur-free della maison, accoglie con favore l’annuncio:

Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International ha detto: “La decisione di Valentino di abbandonare le pellicce costituisce un duro colpo per il crudele commercio di pellicce. Come molti altri stilisti, Valentino ha riconosciuto che l’uso delle pellicce dà un’immagine anacronistica della moda e che gli schemi di certificazione proposti dell’industria della pellicceria sono solo un’operazione di facciata per coprire la realtà di un business che uccide cento milioni di animali all’anno. Compassione e sostenibilità sono il nuovo lusso in un mondo in cui indossare la pelliccia di volpi allevate in gabbia o di visoni uccisi in camere a gas è di cattivo gusto e crudele. Mentre rinnoviamo al governo italiano il nostro appello affinché vieti permanentemente l’allevamento di animali da pelliccia nel nostro paese, applaudiamo i grandi stilisti che stanno guidando la carica verso una moda senza pellicce”.

ALCUNI DATI:

  • L’allevamento di animali da pelliccia è vietato nel Regno Unito dal 2003, ed è proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come l’Austria, il Belgio, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Macedonia, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Lussemburgo, la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria. Più recentemente il governo irlandese si è impegnato a porre fine all’allevamento di animali da pelliccia e la Francia farà lo stesso entro il 2025.
  • Anche la Bulgaria, l’Estonia, la Lituania, il Montenegro, la Polonia e l’Ucraina stanno attualmente considerando di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia e in Finlandia il partito di maggioranza ha recentemente annunciato il suo sostegno ad un divieto.
  • Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, in seguito a divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Rodrigo Santoro, Pom Klementieff, Maggie Q e altre celebrità supportano la campagna di Humane Society International

Humane Society International


HSI Ralph

ROMA—Registi di Hollywood e star del cinema hanno unito le forze con Humane Society International (HSI) per produrre il toccante cortometraggio animato in stop-motion “Save Ralph”, con l’obbiettivo di fermare i test cosmetici sugli animali a livello globale. Anche se vietata in 40 paesi, questa pratica è ancora perfettamente legale nella maggior parte del mondo, e sta persino tornando in auge in Europa, sottoponendo migliaia di animali a sofferenze e morte inutili.

Taika Waititi, Ricky Gervais, Zac Efron, Olivia Munn, Pom Klementieff, Tricia Helfer e altri si sono uniti per aiutare HSI a cambiare questa situazione, prestando le loro voci per il corto “Save Ralph”, che mira a far luce sulla sofferenza inflitta agli animali e a coinvolgere il pubblico e i decisori politici nella missione di HSI per porvi fine. Lo scrittore e regista Spencer Susser (“Hesher”, “The Greatest Showman”), il produttore Jeff Vespa (“Voices of Parkland”) e la società di produzione AllDayEveryDay hanno collaborato con lo studio Arch Model, del modellista Andy Gent, alla produzione per dare vita a Ralph. Il film è stato lanciato anche in portoghese, spagnolo, francese e vietnamita, con la partecipazione di Rodrigo Santoro, Denis Villeneuve, Rosario Dawson, H’Hen Nie e Diem My 9x che danno voce ai personaggi nelle rispettive lingue, e con il messaggio di sostegno di Maggie Q.

Per vedere il cortometraggio sottotitolato: www.youtube.com/watch?v=NkRrJxKXavQ
Per accedere ad altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

Troy Seidle, Vicepresidente di Humane Society International per la ricerca senza animali, ha dichiarato: “Save Ralph è un campanello d’allarme per i cittadini e i legislatori europei che credono che i test cosmetici sugli animali appartengano al passato dell’Unione Europea. Non è così. Gli è semplicemente stato dato un nuovo nome: ‘valutazione delle sostanze chimiche’, ma per gli animali è la stessa sofferenza. Le decisioni di eseguire nuovi test sugli animali non vengono dalle aziende, infatti alcune delle principali marche di cosmetici e ingredienti sono furiose e contrarie a questi test. La richiesta proviene dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche che sta usando la legge europea sulle sostanze chimiche per aggirare lo storico divieto dell’UE sui test cosmetici sugli animali. I regolatori richiedono nuovi test di avvelenamento chimico, che distruggono la vita di migliaia di animali, per ingredienti cosmetici che sono stati usati in modo sicuro per anni. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi approcci affidabili e senza animali per garantire la sicurezza dei prodotti, perciò non ci sono scuse per far soffrire animali come Ralph, in qualsiasi tipo di test cosmetico.”

Nel film, il coniglio portavoce della campagna HSI, Ralph, doppiato da Taika Waititi, viene intervistato e seguito nella sua routine quotidiana come “cavia” in un laboratorio di tossicologia. La campagna #SaveRalph di HSI affronta l’inquietante questione della sperimentazione animale in un modo originale e inaspettato, presentando la storia di un coniglio, per far luce sulla situazione di innumerevoli conigli e altri animali che in questo momento soffrono nei laboratori, in Europa e nel mondo. Coinvolge gli spettatori per aiutare a vietare definitivamente i test cosmetici sugli animali.

Il direttore di “Save Ralph”, Spencer Susser ha detto: “Gli animali nei laboratori, sottoposti ai test cosmetici, non hanno scelta ed è nostra responsabilità fare qualcosa al riguardo. Quando si è presentata l’opportunità di creare una nuova campagna per Humane Society International, ho sentito che lo stop-motion era il modo perfetto per trasmettere il messaggio. Quando vedi l’orribile realtà del modo in cui vengono trattati gli animali, non puoi fare a meno di guardare altrove. Quello che speravo di fare con questo film era creare qualcosa che trasmettesse un messaggio senza essere troppo pesante. Spero che il pubblico si innamori di Ralph e voglia lottare per lui e per gli altri animali come lui, in modo da poter bandire i test sugli animali una volta per tutte.”

Secondo il modellista e scenografo Andy Gent: “La bellezza dell’animazione è che si può dare vita a storie molto complesse, in modo positivo ed educativo. Con il nostro mondo in miniatura, fatto di modelli e pupazzi, e usando il cinema in stop-motion speriamo di portare l’attenzione sulla necessità di fermare i test cosmetici sugli animali. Siamo tutti molto appassionati a quello che facciamo e mi piacerebbe pensare che il progetto per salvare Ralph avrà un grande impatto.”

Taika Waititi, su Twitter prima del lancio: “C’è una cosa fantastica in arrivo. Se non lo guardi e lo ami allora odi gli animali e non possiamo più essere amici. #SaveRalph.”

Ricky Gervais ha commentato: “I test sugli animali mi fanno arrabbiare. Non c’è nessuna giustificazione per spruzzare sostanze chimiche negli occhi dei conigli o alimentare a forza i topi solo per fare rossetti e shampoo. La scienza si è evoluta nell’offrire soluzioni senza animali per porre fine a questa terribile crudeltà. È ora che l’umanità si metta al passo con i tempi.”

Tricia Helfer ha detto: “Sono un’amante degli animali da molti anni, quindi sono onorata di prestare la mia voce all’importante e commovente campagna di HSI per porre fine alla crudeltà dei test cosmetici sugli animali. Anche se abbiamo fatto progressi in alcuni paesi, a livello globale ci sono ancora migliaia di animali innocenti come Ralph che vengono fatti soffrire ogni giorno. Ora è il momento di cambiare le cose.”

A livello globale, la campagna è focalizzata su sedici paesi considerati prioritari, tra cui Brasile, Canada, Cile, Messico, Sudafrica e dieci nazioni del sud-est asiatico, mentre le organizzazioni partner di HSI, Humane Society of the United States e Humane Society Legislative Fund, si concentrano sulla legislazione negli Stati Uniti. “Save Ralph” accenderà i riflettori su tutti questi paesi, spingendoli verso il futuro senza crudeltà che il pubblico e i consumatori si aspettano.

Alcuni dati:

  • L’Unione europea ha vietato tutti i test cosmetici sugli animali nel 2013, ma oggi questo celebre precedente è minato dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che chiede alle aziende di eseguire nuovi test sugli animali per le sostanze chimiche utilizzate esclusivamente nei cosmetici. Fare clic qui per saperne di più.
  • In alcune parti del mondo, i conigli come Ralph vengono immobilizzati per poter testare cosmetici e vari ingredienti sui loro occhi e sulla loro schiena rasata. Ai porcellini d’India e ai topi questo viene fatto sulla pelle nuda o sulle orecchie. A nessuno di questi animali viene dato dell’antidolorifico ed al termine tutti vengono uccisi.
  • I test cosmetici sugli animali sono già vietati in quaranta paesi. HSI e i suoi partner sono stati determinanti nell’assicurare i divieti in India, Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Guatemala, Australia e dieci stati in Brasile. Tali test sono vietati anche in Turchia, Israele, Norvegia, Islanda, Svizzera e negli stati americani di California, Illinois, Nevada e Virginia. Cinque altri stati americani – New Jersey, Maryland, Rhode Island, Hawaii e New York – stanno attualmente considerando proposte di legge per porre fine ai test cosmetici sugli animali e una legge federale chiamata Humane Cosmetics Act dovrebbe essere reintrodotta al Congresso quest’anno.
  • Più di 2.000 marchi di bellezza “cruelty-free” sono disponibili in tutto il mondo, tra cui Lush, Garnier, Dove, Herbal Essences e H&M. Queste aziende producono prodotti usando ingredienti storicamente sicuri e strumenti moderni e senza animali per valutarne la sicurezza. Non esiste ancora una guida globale ma HSI riconosce come risorse utili LeapingBunny.org, BeautyWithoutBunnies, Logical Harmony, ChooseCrueltyFree e Te Protejo.
  • HSI avverte che anche i cosmetici cruelty-free sono in pericolo se la legislazione sulla sicurezza chimica continua a richiedere nuovi test sugli animali per gli ingredienti chimici usati esclusivamente nei cosmetici. Per questo motivo la campagna #SaveRalph ha come priorità l’ottenimento e la difesa di divieti.
  • Oltre a perseguire misure legislative, HSI e i suoi partner stanno collaborando per sviluppare un programma di formazione sulla valutazione della sicurezza che non prevede l’uso di animali, per sostenere le aziende più piccole e le autorità governative nella transizione ai metodi all’avanguardia disponibili e migliori nel garantire la sicurezza umana rispetto ai test sugli animali.

Immagini di “Save Ralph” (creare un account per il download).

Cortometraggio sottotitolato in italiano su YouTube.

Altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia—mpluda@hsi.org; 3714120885

Scampati alla macellazione e all’eutanasia, hanno ora la possibilità di vivere

Humane Society International


Dog on a dog meat farm
Jean Chung

SEOUL—Diversi gruppi di attivisti coreani per la protezione degli animali hanno unito le forze per salvare 50 cani dall’eutanasia, dopo che l’allevamento nella città di Yongin dal quale provenivano era stato chiuso dalle autorità. I cani trovati dai soccorritori erano rinchiusi in gabbie metalliche prive di acqua e cibo adeguato, abbandonati dai quattro allevatori che hanno lasciato la proprietà. Ciò è avvenuto a seguito di un ordine di demolizione da parte dei funzionari locali poiché l’allevamento operava in violazione della legge nazionale sulla protezione degli animali. Humane Society International/Corea, LIFE, KoreanK9Rescue e Yongin Animal Care Association sono intervenuti e hanno lavorato insieme alle autorità locali per salvare i cani e demolire le strutture.

Oltre alle misere condizioni di vita in gabbia, alcuni dei cani erano tenuti accanto alla zona adibita alla macellazione e perciò visibilmente traumatizzati. Tutti i cani – Jindo e mastini, razze spesso promosse come “da carne” dall’industria – e Tiny Tim, il piccolo terrier da compagnia di uno degli allevatori, stanno ora ricevendo tutte le cure veterinarie e le vaccinazioni necessarie per essere trasportati nei rifugi temporanei di Humane Society International negli Stati Uniti e in Canada e successivamente essere dati in adozione.

Nara Kim, campaigner di HSI/Corea, ha dichiarato: “Questi cani avevano bisogno del nostro aiuto perché sarebbero stati soppressi dalle autorità, prive di un piano di salvataggio. Sapevamo di dover agire in fretta ed è stato meraviglioso che HSI, LIFE, KK9K e YACA abbiano lavorato in squadra per liberare i cani. Questi sforzi dimostrano quanto sia forte il desiderio di porre fine all’industria della carne di cane in Corea del Sud. I cani erano in uno stato pietoso, magri e spaventati, tenuti in condizioni terribili. È stato scioccante vedere anche l’area di macellazione, le attrezzature per l’elettrocuzione e i coltelli abbandonati. Sono inorridita al pensiero di quanti cani abbiano perso la vita lì. Fermare l’industria della carne di cane significa porre fine a questa sofferenza.”

Molti dei cani soffrivano di malnutrizione e dolorose malattie della pelle e avevano le zampe infiammate a causa della mancanza di lettiera nelle gabbie. Altri presentavano dolorose ferite non curate alla testa e alle orecchie. Diversi animali, invece, sono stati trovati tremanti sul fondo delle gabbie, estremamente spaventati dalle persone.

In-Seob Sim, presidente di LIFE, ha detto: “Sono passati 30 anni da quando la legge sulla protezione degli animali è entrata in vigore in Corea ma ancora tanti animali non sono protetti adeguatamente. I funzionari del governo dovrebbero attuare delle politiche per vietare la macellazione dei cani a fini alimentari. Dovremmo risparmiare questa miseria alle future generazioni di cani.”

Secondo Hyun Yu Kim, fondatore di KoreanK9Rescue: “È importante che a tutti questi cani venga data la possibilità di una nuova vita. Là fuori ci sono però ancora moltissimi cani allevati per la loro carne che stanno soffrendo. Chiediamo un’azione urgente da parte del governo per introdurre leggi che vietino il commercio di carne di cane e proteggano cani come questi.”

Miyeon Ki, della Yongin Animal Care Association, ha dichiarato: “È stata una missione incredibile. Questi 50 cani sono sfuggiti prima alla brutale macellazione per la loro carne, poi alla morte per eutanasia e ora hanno trovato una possibilità di vivere. Penso che lo sforzo per salvare delle vite in situazioni difficili si concretizzi solo grazie alla speranza delle persone coinvolte.”

Yang-Jin Cho, della Divisione per la Protezione degli Animali, della città di Yongin ha commentato: “I funzionari della città si sentivano davvero male per questi cani e speravano che si potesse concretizzare l’opportunità di dare loro la via d’uscita migliore. Quindi siamo davvero felici che queste associazioni siano state in grado di aiutare e dare ai cani un futuro”.

Ad oggi Humane Society International ha chiuso 17 allevamenti di carne di cane nel paese. Inoltre, l’organizzazione sta portando avanti una campagna legislativa per vietare il commercio di carne di cane in Corea del Sud. Un recente sondaggio commissionato da HSI/Corea e condotto da Nielsen* ha evidenziato un crescente sostegno per un divieto: quasi il 60% si è dimostrato a favore, mentre l’84% dei sudcoreani ha dichiarato di non mangiare carne di cane.

Alcuni dati:

  • Si stima che fino a due milioni di cani vengono allevati ogni anno in Corea del Sud.
  • La maggior parte dei sudcoreani non consuma carne di cane e una porzione sempre maggiore della popolazione i cani sono considerati animali da compagnia.
  • La carne di cane è più popolare durante i Bok Nal, i “giorni del cane” a luglio e agosto, perché ritenuta curativa durante i mesi estivi caldi e umidi.
  • Le recenti azioni delle autorità per frenare l’industria della carne di cane includono la chiusura, nel novembre 2018, del macello di cani Taepyeong (il più grande del paese) da parte del Consiglio Comunale di Seongnam, seguita nel luglio 2019 dalla chiusura del mercato di Gupo a Busan. A ottobre 2019 il sindaco di Seoul ha dichiarato la città “libera dalla macellazione dei cani”.
  • Le operazioni per la chiusura di questo allevamento sono state condotte nel rispetto delle norme di sicurezza legate al Covid-19. La squadra di HSI è stata in quarantena per 14 giorni, in un hotel autorizzato. Dopo la chiusura di un allevamento, l’organizzazione effettua un test veterinario per escludere la presenza del virus H3N2 (influenza canina) e somministrare i vaccini contro la rabbia, il DHPP, il coronavirus canino, il cimurro e il parvovirus. I cani vengono poi messi in quarantena per almeno 30 giorni prima di ricevere l’idoneità per il trasporto all’estero.

Foto e video del salvataggio (creare un account per il download).

Petizione italiana per fermare il commercio di carne di cane in Asia.

*Sondaggio online condotto nel periodo tra agosto e settembre 2020. Totale del campione: 1.000 persone in sei principali città della Corea del Sud (Busan, Daegu, Incheon, Gwangju, Daejeon, Ulsan) ponderate e rappresentative degli adulti sudcoreani di età superiore ai 18 anni.

FINE

Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

Wojciechowski assicura "il pieno sostegno della Commissione europea per attuare questa trasformazione"

Humane Society International


Aumsama, iStock.com

ROMA—Oggi, il Parlamento Europeo ha tenuto un’audizione pubblica di tre ore sull’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “End the Cage Age”, che è stata accolta calorosamente dai tre commissari europei presenti durante il dibattito. Molti europarlamentari sono intervenuti e, nel complesso, l’ICE ha ricevuto un sostegno schiacciante.

L’iniziativa End the Cage Age chiede all’UE di eliminare gradualmente l’uso delle gabbie negli allevamenti. L’audizione pubblica di oggi è stata una pietra miliare per l’Iniziativa, in vista della risposta ufficiale della Commissione Europea, attesa nei prossimi mesi.

“L’UE sostiene di essere leader nel benessere degli animali, eppure ogni anno condanna più di 300 milioni di animali d’allevamento a una vita misera in gabbie anguste. Questa pratica medievale è crudele e completamente inutile, dato che i sistemi senza gabbie non solo esistono, ma sono anche in uso in alcune parti dell’UE, hanno detto le 21 organizzazioni italiane che hanno aderito all’iniziativa, Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe—Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC—Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, Lumen.

“Un certo numero di Stati membri pionieri e di imprese hanno aperto la strada all’abbandono delle gabbie. Ora è il momento che il resto dell’UE si metta al passo con le ambizioni del Green Deal Europeo e della strategia Farm to Fork, chiediamo alla Commissione europea di mettere in atto una graduale eliminazione delle gabbie negli allevamenti, attraverso una revisione della direttiva del 1998 sulla protezione degli animali d’allevamento”.

Norbert Lins, presidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (gruppo del Partito popolare europeo, Germania) ha concluso durante l’audizione che “la maggior parte degli oratori ha accolto con favore questa iniziativa” e ha osservato che “la palla è ora nel campo della Commissione”.

Prima dell’audizione, lo scorso 13 aprile, i cittadini dell’UE e le organizzazioni non governative (ONG) si sono riuniti in un twitterstorm, incoraggiando gli eurodeputati a sostenere l’ICE durante l’audizione pubblica. Un totale di 35.000 tweet sono stati inviati, raggiungendo un numero potenziale di oltre 3,7 milioni di visualizzazioni, rendendo innegabile il sostegno pubblico all’ICE.

All’audizione sono intervenuti anche Věra Jourovà, vicepresidente della Commissione europea responsabile per i valori e la trasparenza, Stella Kyriakides, commissario per la salute e la sicurezza alimentare, Janusz Wojciechowski, commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, oltre a rappresentanti del Comitato delle regioni, del Comitato economico e sociale europeo e decine di membri del Parlamento Europeo.

La ICE End the Cage Age è stata lanciata l’11 settembre 2018 e si è chiusa esattamente un anno dopo. Con 1,4 milioni di firme verificate dai cittadini di tutta l’UE, è diventata la prima ICE di successo nel benessere degli animali da allevamento.

Dichiarazioni:

Bo Algers, professore emerito dell’Università svedese di scienze agricole, ha detto: “La legge dell’UE per gli animali d’allevamento è incredibilmente obsoleta. Dal 1998, quando l’UE ha adottato la sua direttiva sulla protezione degli animali d’allevamento, la ricerca sul benessere animale è decuplicata. Oggi, abbiamo una comprensione molto migliore di come i fattori fisici, fisiologici e psicologici siano legati al benessere degli animali. Un’ampia gamma di bisogni etologici specifici delle specie non sono, o non possono essere, forniti in una gabbia, arricchita o meno. È ormai chiaro che le gabbie, a causa delle loro intrinseche restrizioni fisiche e comportamentali, non possono fornire un buon benessere, non importa quanto sia buona la gestione”.

L’eurodeputata Eleonora Evi, vicepresidente dell’intergruppo per il benessere degli animali e co-presidente del suo gruppo di lavoro “cage-free”, ha dichiarato: “L’audizione pubblica di oggi ha segnato un altro passo fondamentale verso l’obiettivo di un’Europa senza gabbie. Insieme a molti eurodeputati che la pensano come noi, abbiamo dato voce agli oltre 300 milioni di animali che ogni anno, solo nell’UE, passano tutta la loro vita, o una parte significativa, imprigionati nelle gabbie. L’enorme sostegno ricevuto da questa iniziativa dei cittadini europei in tutta Europa non può essere ignorato dalla Commissione europea, che deve presentare al più presto una proposta legislativa per porre fine all’inutile crudeltà dell’allevamento in gabbia, avvicinando le pratiche agricole dell’UE alle aspettative dei nostri cittadini e allineandole maggiormente alla natura e alla protezione della salute pubblica”.

La deputata Anja Hazekamp, presidente dell’intergruppo per il benessere degli animali e co-presidente del suo gruppo di lavoro senza gabbie, ha detto: “Centinaia di milioni di animali in Europa sono rinchiusi in gabbie per scopi di allevamento. Questi animali non hanno la possibilità di esercitare i loro comportamenti naturali e le condizioni in cui sono tenuti sono così terribili che la loro vita diventa solo un’agonia. Le gabbie sono crudeli, ma anche antiquate e inutili. È una pietra miliare che più di 1,4 milioni di cittadini si siano uniti per questi animali per mettere fine all’ “era delle gabbie”. Ora ci aspettiamo che la Commissione europea e gli Stati membri dimostrino di prendere sul serio il loro appello e che prendono sul serio l’Iniziativa dei cittadini europei come strumento democratico. Una proposta legislativa per vietare l’uso delle gabbie in agricoltura deve essere presentata senza indugio”.

Věra Jourovà, vicepresidente della Commissione europea responsabile per i valori e la trasparenza, ha dichiarato durante l’audizione: “L’Iniziativa si batte per una causa che è di grande attualità nell’attuale dibattito pubblico per migliorare il benessere degli animali d’allevamento e per investire in un’agricoltura sostenibile. Si tratta di obiettivi validi, che la Commissione ha abbracciato nelle sue ambizioni politiche di progettare sistemi alimentari equi, sani e rispettosi dell’ambiente e che hanno trovato la loro strada nella strategia Farm to Fork adottata nel maggio dello scorso anno”.

Stella Kyriakides, commissario per la salute e la sicurezza alimentare, ha dichiarato durante l’audizione: “Stiamo facendo dei passi verso un’azione tangibile perché, come ho ripetutamente dichiarato, il benessere e la salute degli animali sono molto in alto nella nostra agenda. Ha aggiunto: “Siamo molto consapevoli del fatto che dobbiamo fare di più e dobbiamo sforzarci di fare meglio. E siamo assolutamente determinati a farlo. L’iniziativa dei cittadini europei è un promemoria tempestivo di questo. È anche un esempio caloroso di democrazia al suo meglio”.

Janusz Wojciechowski, commissario per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha detto durante l’audizione che i sussidi agricoli dell’UE e il Recovery Fund “possono anche essere utilizzati in parte per eliminare gradualmente l’allevamento in gabbia e implementare metodi alternativi”, e ha aggiunto “avete il pieno sostegno della Commissione europea per attuare questa trasformazione”.

Note:

  1. Per ulteriori informazioni su End the Cage Age ECI, visitare https://www.endthecageage.eu/.
  2. L’audizione è stata organizzata dalla commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI) del Parlamento Europeo in associazione con la commissione per le petizioni (PETI).
  3. Il programma dell’audizione può essere trovato qui.
  4. La registrazione dell’audizione può essere consultata qui.

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

A livello mondiale, i mercati di animali selvatici e gli allevamenti di animali da pelliccia rappresentano l’ambiente ideale per la prossima pandemia e devono essere vietati, afferma Humane Society International

Humane Society International


Mink on a fur farm
Jo-Anne McArthur 

ROMA—L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato il suo report “WHO-convened Global Study of the Origins of SARS-CoV-2”, a seguito della missione congiunta in Cina, e ha identificato l’allevamento di animali da pelliccia, assieme al commercio di animali selvatici, come settori di interesse nella ricerca delle origini della pandemia da coronavirus. Lo studio congiunto OMS-Cina suggerisce che gli animali selvatici, allevati in modo intensivo per il consumo umano e per le pellicce, potrebbero essere divenuti infetti negli allevamenti per poi essere trasportati presso un “mercato umido”, dove ha avuto inizio l’epidemia.

In questi mercati i commercianti mettono in mostra, vendono e macellano una serie di specie animali domestiche e selvatiche, inclusi tassi, ratti dei bambù, serpenti, coccodrilli e procioni, accanto a conigli, maiali e galline. Molte delle specie osservate sono conosciute per la loro predisposizione all’infezione ai virus SARS, inclusi i visoni, i procioni e le volpi. Questi animali sono allevati a milioni negli allevamenti di pellicce della Cina.

Secondo quanto si legge nella sezione “Studi animali e ambientali” del report, la via di trasmissione indicata come probabile è attraverso un ospite intermedio. Una delle raccomandazioni specifiche contenute richiede “indagini per identificare i virus SARSr-CoVs negli animali allevati, selvatici o domestici, che possono esserne infettati, incluse le specie allevate per la produzione di alimenti come il tasso-furetto e lo zibetto, e quelli allevati per le pellicce come il visone e il cane procione in Cina, nell’Asia sudorientale e in altre regioni”.

Il report aggiunge anche che “il virus SARS-CoV-2 si adatta in modo relativamente rapido negli animali che possono esserne infettati (come i furetti). Il numero crescente di animali che presentano la possibilità di infezione include animali che sono allevati in densità sufficienti per permetterne una circolazione endemica”.

L’industria delle pellicce cinese è la più grande al mondo. Nel 2019 la Cina ha allevato 14 milioni di volpi, 13,5 milioni di cani procione e 11,6 milioni di visoni, destinati anche all’esportazione oltreoceano in paesi come l’Italia. Nel 2019, il valore delle pellicce grezze e conciate, nonché degli articoli di pellicceria importati è stato di 478 miliardi di dollari, di cui il 7,34% (35,1 miliardi di dollari) dalla Cina. L’Italia importa anche da Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Stati Uniti e Russia.

Il Dott. Peter Li, esperto in politica cinese di Humane Society international, ha affermato: “Il rapporto dell’OMS fornisce un forte avvertimento sui rischi devastanti per la salute pubblica derivanti dallo sfruttamento di animali selvatici in sistemi di allevamento intensivi, luoghi antigienici, sovraffollati e disumani, che siano ratti del bambù o tassi destinati al consumo umano, pangolini per la medicina tradizionale o cani procione e visoni per le pellicce. Mettere insieme milioni di animali in queste industrie abusanti crea un ambiente perfetto per lo sviluppo di pandemie e, se non vietiamo l’allevamento di pellicce e il commercio di animali selvatici, continueremo a giocare alla roulette russa con la sicurezza pubblica globale”.

Il report dell’OMS è stato pubblicato nel medesimo giorno di una lettera firmata da 25 leader mondiali, che esprime l’intenzione comune di lavorare verso un nuovo trattato internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie, che includa “responsabilità reciproca e condivisa, trasparenza e cooperazione”. La lettera riconosce inoltre la connessione tra la salute umana e quella degli animali. Gli Stati Uniti, la Cina e la Russia non hanno firmato la lettera ma il Direttore Generale dell’OMS ha affermato che tutti gli Stati Membri saranno rappresentati quando inizieranno i confronti per la stesura del trattato.

Il Dott. Peter Li ha dichiarato: “Abbiamo più volte chiesto un’azione coordinata a seguito della pandemia da Covid-19. Perciò accogliamo con favore la lettera dei leader mondiali e auspichiamo che altri si uniranno, anche dagli Stati Uniti e dalla Cina. Speriamo che il trattato fornisca ai paesi l’occasione per riflettere e discutere sulla fine delle industrie che ignorano il benessere animale e mettono a rischio la salute umana. La preparazione e la risposta sono importanti, ma se ci concentriamo solo sui sintomi, piuttosto che sulla causa del problema, continueremo a giocare d’azzardo con la salute pubblica e le economie mondiali”.

Il report dell’OMS e la lettera dei leader arrivano appena due settimane dopo la pubblicazione, da parte di Humane Society International, di nuove immagini raccolte in 13 allevamenti di animali da pelliccia in Cina, che mostrano animali tenuti a stretto contatto, in violazione di numerose regolamentazioni cinesi, incluse quelle sui controlli epidemiologici. Nonostante l’indagine di HSI abbia avuto luogo durante la pandemia di Covid-19, nessuno degli allevamenti ha seguito le misure minime di biosicurezza. Contrariamente a quanto stabilito dai regolamenti cinesi, mancavano stazioni di disinfezione all’entrata e all’uscita. Alla luce di almeno 422 focolai di Covid-19, in 289 allevamenti di visoni da pelliccia, in 11 diversi paesi in Europa e Nord America dall’aprile 2020, e considerato che anche i cani procione e le volpi possono contrarre il coronavirus, la mancanza di rispetto delle misure di sicurezza è estremamente preoccupante.

Scarica foto e I filmati

Nell’aprile 2020 Humane Society International ha pubblicato un appello urgente e un white paper scientifico, chiedendo un immediato divieto sul commercio, trasporto e consumo di animali selvatici, in particolare di mammiferi e uccelli la cui specie è nota per la possibilità di contrarre coronavirus, al fine di affrontare la minaccia che questi rappresentano alla salute pubblica, oltre che al benessere animale e alla conservazione delle specie.

Numerose epidemie di malattie infettive sono state legate al commercio di animali selvatici, inclusa la SARS nel 2003, che si ritiene sia stata trasmessa agli umani dagli zibetti venduti per la loro carne. Si stima che il 75% delle malattie infettive emergenti siano zoonotiche, ovvero si diffondano dagli animali non-umani agli umani.

La Cina ha introdotto un divieto sulla vendita di animali selvatici a fini alimentari nel febbraio 2020, ma gli animali selvatici ancora utilizzati per altri scopi, come la medicina tradizionale e la produzione di pellicce, sono esclusi da tale provvedimento (e anche riclassificati come animali da allevamento) nonostante il fatto che l’allevamento di specie selvatiche in condizioni di affollamento, malsane e stressanti, forniscano le circostanze ideali per la diffusione delle zoonosi.

DATI:

  • Undici paesi (inclusi nove Stati Membri dell’UE) hanno ufficialmente identificato animali positivi al virus negli allevamenti di visoni: Canada (2 strutture) Danimarca (290 strutture), Francia (1 struttura), Grecia (23 strutture), Italia (2 strutture), Lituania (2 strutture), Paesi Bassi (69 strutture), Polonia (1 struttura), Spagna (4 strutture), Stati Uniti (16 strutture), Svezia (13 strutture). Sono stati confermati casi anche negli Stati Uniti e in Canada.
  • Si stima che 53 milioni di visoni vengano allevati per la loro pelliccia in più di 20 paesi in tutto il mondo. I primi tre per numero di animali allevati sono in Europa (dati del 2018): Danimarca (17,6 milioni di visoni), Polonia (5 milioni di visoni) e Paesi Bassi (4,5 milioni di visoni).  Nel 2019 la Cina ha allevato 11,6 milioni di visoni, dato in calo rispetto ai 20,6 milioni di visoni del 2018.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

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