Il programma lanciato da Humane Society International e dalle associazioni veterinarie in 38 paesi europei, inclusa l’Italia

Humane Society International


Beata Zawrzel/HSUS

Aggiornamento: il programma è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024.

BRUXELLES—I rifugiati ucraini fuggiti dalla guerra con i propri animali domestici potranno accedere a cure veterinarie gratuite in 38 paesi europei, grazie al programma “Vets for Ukrainian” Pets. Lanciato dall’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International (HSI) e dai suoi partner “Vets for Ukrainian Pets” rimborserà i costi delle prestazioni dei veterinari partecipanti fino a 250 euro ad animale, per cani, gatti, cavalli o altri animali da compagnia per cure essenziali e trattamenti farmacologici, per la profilassi antirabbica e altre vaccinazioni, nonché per l’applicazione del microchip e per le visite mediche necessarie per permettere un passaggio sicuro attraverso l’UE.

Il programma “Vets for Ukrainian Pets” è interamente finanziato da HSI, con il generoso supporto di Mars, Incorporated, ed è realizzato in cooperazione con la Federazione dei Veterinari d’Europa (FVE) e la Federazione delle Associazioni Veterinarie per gli Animali da Compagnia (FECAVA). I rimborsi saranno disponibili per tutti i membri FECAVA in Europa, come ad esempio nel Regno Unito, in Germania, Italia, Romania e Polonia, nonché in Ucraina.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, afferma: “In quella che è diventata la più grande crisi umanitaria dal Secondo Dopoguerra in Europa, milioni di ucraini stanno fuggendo dal proprio paese e dalla guerra. Insieme ad alcuni beni, molti hanno al seguito i propri animali da compagnia, amati membri della famiglia. Il trauma della guerra e lo stress generato dalla fuga possono rendere gli animali vulnerabili a diverse malattie. Per questo motivo il programma HSI “Vets for Ukrainian Pets” mira a offrire accesso alle cure veterinarie per gli animali domestici dei rifugiati. Fornirà una rete di sicurezza per quelle famiglie che fuggono con i loro amati animali in modo che in nessun momento siano costrette a lasciarli indietro”.

Pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione Europea ha raccomandato agli Stati membri di allentare i requisiti per l’ingresso di animali domestici dall’Ucraina. Da allora almeno 13 Stati membri dell’UE hanno temporaneamente revocato o modificato le restrizioni riguardanti l’importazione degli animali da compagnia, comprese le misure di prevenzione e contenimento della rabbia. Tuttavia, non esiste una politica standardizzata in tutta l’UE per quanto riguarda l’ingresso di animali domestici dall’Ucraina. Sebbene ad alcuni valichi di frontiera vengano forniti vaccinazioni e microchip, non tutti gli animali ricevono tali servizi e pertanto non soddisfano i requisiti nazionali per l’ingresso.

Rens van Dobbenburgh, Presidente della FVE, dichiara: “Siamo grati di poter dar vita a questo progetto insieme alla nostra affiliata FECAVA e con il prezioso supporto di Humane Society International. Questo programma rappresenta una risposta efficace per dare assistenza sanitaria gratuita agli animali domestici, garantendo a coloro che arrivano con i loro amati animali le attenzioni di cui hanno bisogno. Sia che si tratti di cure di emergenza, trattamenti a lungo termine per condizioni croniche o controlli sanitari di routine”.

Danny Holmes, Presidente della FECAVA, afferma: “Siamo lieti di collaborare con Humane Society International e la FVE per offrire supporto in tutta Europa agli animali d’affezione dei rifugiati ucraini. La realizzazione di un programma di così ampia portata, in così poco tempo, è una testimonianza della dedizione delle organizzazioni veterinarie e di quelle per il benessere degli animali”.

Il programma “Vets for Ukrainian Pets” sarà operativo fino al 30 giugno 2023 e accessibile a tutte le cliniche veterinarie private e corporate d’Europa, autorizzate a presentare domanda su apply.vetsforukraine.com/. HSI auspica un forte coinvolgimento dei veterinari ucraini e invita tutti i veterinari europei a partecipare e aiutare, fornendo sconti o servizi gratuiti laddove altri finanziamenti o contributi di beneficenza non siano sufficienti a coprire le spese veterinarie.

Informazioni aggiuntive

 TramiteVets for Ukrainian Pets” verranno coperti fino a 250 euro ad animale, con un limite di cinque animali per veterinario, per le seguenti prestazioni per animali da compagnia ed equini di rifugiati ucraini:

  • Registrazione e regolarizzazione—Eventuali spese per conformare un animale domestico ai requisiti europei nel caso in cui non siano coperte dalle autorità nazionali. Ciò può includere la vaccinazione antirabbica e la titolazione degli anticorpi per la rabbia, il trattamento antiparassitario, l’impianto o la registrazione di microchip e il rilascio della documentazione ufficiale.
  • Cure preventive standard—I costi delle vaccinazioni di base e dei trattamenti antiparassitari per garantire la salute generale dell’animale, con particolare attenzione alla prevenzione di malattie infettive.
  • Farmaci (fornitura fino a quattro mesi)—I costi di qualsiasi farmaco precedentemente prescritto da un veterinario o per il trattamento di una condizione acuta di nuova insorgenza. Ciò può riguardare animali che necessitano di trattamenti per malattie croniche, le cui famiglie non hanno con sé o hanno esaurito i farmaci.
  • Trattamento per condizioni acute—Spese per il trattamento di condizioni acute nei casi in cui si prospetta una diagnosi positiva. Si considera, ad esempio, il trattamento di ferite, infiammazioni o la somministrazione di antidolorifici.

Ogni veterinario praticante, registrato in Europa, può fare domanda d’adesione al programma e può presentare fino a cinque richieste di rimborso tramite il sito web apply.vetsforukraine.com/. In casi eccezionali, in cui fosse necessario fornire assistenza a un numero maggiore di animali, il veterinario può contattare HSI all’indirizzo VetsUkrainePets@hsi.org.

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Contatti:

Il Parlamento federale belga ha approvato all'unanimità una risoluzione che chiede al governo di sospendere immediatamente l'autorizzazione di permessi di importazione di trofei di specie protette da normative commerciali internazionali

Humane Society International


Vanessa Mignon

BRUXELLES—Oggi il Parlamento belga ha compiuto un passo significativo contro l’importazione e il commercio di trofei di animali, votando all’unanimità una risoluzione che esorta il governo a sospendere immediatamente l’autorizzazione all’importazione di trofei di alcune specie minacciate e in via di estinzione. Tra queste ci sono il rinoceronte, l’elefante africano, il leone, l’orso polare e la pecora argali, che sono elencate nell’allegato A del regolamento dell’UE sul commercio di piante e animali. La delibera comprende anche alcune specie animali elencate nell’allegato B del medesimo regolamento.

Kris Verduyckt (Vooruit, socialisti fiamminghi), Melissa Depraetere (Vooruit, socialisti fiamminghi) e Mélissa Hanus (PS, socialisti francofoni), che avevano originariamente presentato una proposta legislativa per vietare l’importazione di trofei di caccia nel 2020, hanno esultato per il risultato grazie ai loro sforzi. Verduyckt ha dichiarato: “Concretamente ciò significa che, in base a questa decisione, il Ministro Zakia Khattabi [Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo Sostenibile e del Green Deal del Belgio] ora può fermare il rilascio di licenze di importazione. I suoi colleghi di partito hanno già dichiarato in Commissione Energia, Clima e Ambiente che ciò accadrà presto. Spero che altri paesi ora seguano l’esempio e presto sia approvato un divieto totale a livello europeo”.

Humane Society International – Europe elogia il Parlamento federale belga per i suoi sforzi volti a proteggere la biodiversità e le specie minacciate e in via di estinzione. Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, ha dichiarato: “La caccia al trofeo non ha posto nella società moderna. Con questa decisione del Parlamento belga, compiamo un passo in avanti verso la fine di questa forma di caccia inutile e crudele di specie sull’orlo dell’estinzione, che non devono essere uccise per diventare un trofeo. Vorremmo ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti in questi sforzi critici, in particolare il principale sostenitore di tale iniziativa, il parlamentare Kris Verduyckt”.

La risoluzione è in linea con l’opinione pubblica in Belgio. Il paese ha alcuni dei più alti livelli di opposizione alla caccia ai trofei tra gli Stati membri dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio di Ipsos commissionato da HSI/Europe, il 91% dei belgi si oppone alla caccia ai trofei e l’88% sostiene il divieto di importare qualsiasi tipo di trofeo di caccia.

Il Belgio non è il primo paese ad agire per fermare il suo coinvolgimento in questa pratica anacronistica e crudele, che mette in pericolo la sopravvivenza di molte specie selvatiche. Alcuni paesi vicini si sono già impegnati per fermare l’importazione di trofei di caccia:

  • I Paesi Bassi hanno vietato i trofei di oltre 200 specie nel 2016.
  • La Francia ha vietato l’importazione di trofei di leoni nel 2015.
  • Nel marzo 2022, l’Associazione parlamentare spagnola per la difesa dei diritti degli animali ha ospitato un gruppo di esperti al Congresso dei Deputati, dal titolo “Vietiamo l’importazione di trofei di caccia di specie minacciate”, in cui è stata presentata una mozione per vietare l’importazione di trofei di specie protette.
  • Gli Onorevoli Vittorio Ferraresi e Francesca Flati (M5S) hanno presentato alla Camera dei Deputati italiana la prima proposta di legge per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette.
  • I membri del parlamento finlandese hanno presentato una mozione contenente una proposta di divieto.
  • La Svizzera e il Regno Unito si sono impegnati a fermare le importazioni di trofei di caccia di specie protette. La politica proposta nel Regno Unito, laddove approvata, risulterebbe il divieto più severo rispetto all’importazione di trofei di caccia.

Alcune di queste iniziative seguono la pubblicazione nel 2021 del rapporto di HSI/Europe, I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione europea nella caccia al trofeo a livello mondial, che evidenzia il contributo dell’Unione Europea nell’ambito dell’industria della caccia al trofeo come secondo importatore mondiale di trofei dopo gli Stati Uniti. Dal 2014 al 2018, l’UE ha importato quasi 15.000 trofei di caccia – otto al giorno – di 73 specie protette a livello internazionale. In questi cinque anni, il numero di trofei importati nell’UE è aumentato del 40%.

Nel 2019 e nel 2020, nonostante l’impatto del COVID-19, i cacciatori di trofei europei sono comunque riusciti a viaggiare e importare oltre 5.700 trofei di specie elencate dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

La caccia ai trofei, un “passatempo” coloniale che celebra l’uccisione di animali selvatici per puro vanto, è incompatibile con gli obiettivi per la tutela della biodiversità della Commissione Europea e con l’opinione pubblica dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio commissionato da HSI/Europe e condotto nel 2021 in cinque Stati membri dell’UE da Savanta ComRes, oltre l’80% degli intervistati si oppone alla caccia ai trofei.

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Contatti:

Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 3714120885

Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com

HSI ringrazia la Croce Rossa rumena per la cooperazione senza precedenti che permetterà di aiutare persone e animali afflitti dalla guerra

Humane Society International


Dumitru Dragos/HSI

TRIESTE/BUCAREST— È stato stipulato un accordo senza precedenti tra la Croce Rossa rumena e l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International, per portare in Ucraina alimenti per animali domestici e forniture veterinarie, per fronteggiare l’inasprimento della situazione in cui versano gli animali.

In Ucraina, centinaia di rifugi per animali, cliniche veterinarie e centri di soccorso, nonché migliaia di famiglie con animali domestici, stanno incorrendo in crescenti difficoltà per trovare cibo e per fornire assistenza veterinaria agli animali feriti o malati. Si tratta di una condizione che rischia di diventare sempre più critica con l’esaurimento delle forniture. Per far fronte a questa situazione e rispondere ai numerosi appelli da parte delle persone in Ucraina che non riescono più a prendersi cura degli animali afflitti dalla guerra, la Croce Rossa rumena trasporterà, assieme gli aiuti umanitari, anche aiuti salvavita per gli animali. È la prima volta che ciò accade. Humane Society International ha donato una prima tonnellata di cibo per animali che la Croce Rossa rumena distribuirà a chi ne ha bisogno.

Raluca Morar, Direttrice esecutiva della Croce Rossa per il distretto di Sibiu, dichiara: “In tempi come questi, noi della Croce Rossa sappiamo che la nostra risorsa più preziosa è la gentilezza e la compassione. I nostri convogli umanitari consegneranno non solo i rifornimenti alle persone in disperato bisogno, ma anche la speranza che soccorso è in arrivo. In tempi come questi, non solo le persone ma anche gli animali hanno bisogno di aiuto. Siamo felici e onorati di avere al nostro fianco Humane Society International, permettendoci di far arrivare in Ucraina con i nostri convogli anche alimenti per animali, tanto necessari al momento. La prima tonnellata di cibo secco per animali domestici ha raggiunto il nostro punto di carico a Sibiu e sarà consegnata in Ucraina nei prossimi giorni.”

Andreea Roseti, Direttrice per la Romania di Humane Society International, afferma: “Con il prosieguo di questo conflitto, le persone e gli animali in Ucraina stanno soffrendo l’uno accanto all’altro, in particolare nei rifugi e nelle dove lasciare indietro gli animali è stata una decisione straziante. Siamo grati che la Croce Rossa rumena abbia riconosciuto che la condizione degli animali in guerra è inestricabilmente legata alla condizione delle persone che vivono con loro e si preoccupano così profondamente del loro benessere. Abbiamo donato una tonnellata di forniture d’emergenza per animali domestici, la prima di molte che verranno, che la Croce Rossa distribuirà in Ucraina per scongiurare un peggioramento della situazione. C’è un gran numero di cani e gatti che vagano per le strade e che sono stati separati dalle loro famiglie; sono disorientati, traumatizzati e hanno bisogno di aiuto. La tragedia della guerra non fa differenza tra chi ha due gambe o quattro zampe. Insieme alla Croce Rossa daremo un supporto alle persone in Ucraina che chiedono disperatamente aiuto per mantenere in vita i loro amici animali.”

HSI sta rispondendo alla crisi anche in Germania, Polonia e Italia per aiutare gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali. Supportata da una generosa donazione di Mars Incorporated, HSI sta fornendo cibo e articoli per animali domestici, nonché cure veterinarie ai compagni animali degli ucraini che arrivano ai centri di accoglienza per rifugiati. Le persone assistite esprimono il loro sollievo per aver potuto salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. In Italia, HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi, nonché con la Caritas Trieste per aiutare le persone che vengono accolte con i loro animali.

Una delle persone aiutate da HSI in Italia è Iryna, fuggita da Odessa con il suo gatto Ludvig. Informati del loro arrivo dalla Caritas, HSI ha subito portato cibo e forniture per animali, tra cui un tiragraffi che Ludvig sembrava apprezzare particolarmente. Anche le famiglie di Svetlana, Tatjana, Kate, Ina, Alina, Nastia e Tatjana, assieme ai loro cani Niki e Busa e alla loro gatta Marta sono fuggiti da Kharkiv e Kiev; il loro lungo viaggio verso Trieste è durato 15 giorni. Ora sono ospitati dalla Caritas e HSI ha fornito cibo e provviste per i tre animali.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, racconta: “Fuggire per arrivare ad una meta sicura comporta spesso viaggi interminabili che causano enorme stress a persone e animali. La mancanza di riferimenti, come la propria cuccia, casa o parte del proprio nucleo familiare, può spaventare e disorientare cani e gatti ed è quindi importante che i centri di accoglienza permettano alle persone di tenere con sé i propri animali. Siamo grati alla Caritas Trieste per la sensibilità dimostrata e per tenerci sempre aggiornati sugli arrivi di animali da aiutare. Donare un tiragraffi o una copertina pulita, significa offrire un momento di sollievo a persona e animali, in un momento particolarmente difficile.”

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutte quelle vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione: Dona ora!

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·    Croce Rossa rumena e HSI: Link

·    HSI assiste i rifugiati ucraini e i loro animali domestici: Link

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Contatti:

  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

È allarme sul probabile peggioramento della situazione per persone e animali

Humane Society International


Charlotte Bröcker

TRIESTE/BERLINO/BRUXELLES— L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International (HSI), supportata da una generosa donazione da parte di Mars Incorporated, sta aiutando gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali domestici, fornendo finanziamenti di emergenza ad associazioni, offrendo forniture di cibo e articoli per animali domestici, riparo e cure veterinarie. L’organizzazione riferisce del sollievo espresso dai rifugiati che sono riusciti a salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. Mentre HSI e i gruppi locali con cui collabora stanno fornendo un’ancora di salvezza agli animali scampati a situazioni drammatiche, l’organizzazione avverte che le condizioni in Ucraina peggioreranno poiché far arrivare gli aiuti a persone e animali diventerà sempre più problematico.

In Italia, HSI sta operando da Trieste, sul confine con la Slovenia, uno dei principali punti di entrata e uscita del Paese, dal quale stanno partendo molte operazioni di soccorso e dove si stima arriveranno molti rifugiati. La squadra sta raccogliendo centinaia di chili di cibo e articoli per cani e gatti che verranno portati ai confini con la Polonia e l’Ungheria per aiutare le persone e i loro animali da compagnia. HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi

In Germania, HSI sta lavorando con il gruppo per la protezione degli animali Berliner Tiertafel. Presso una stazione di soccorso dedicata a Berlino, sta fornendo pacchetti di assistenza e cure veterinarie agli animali che arrivano con i rifugiati.

Sylvie Kremerskothen Gleason, Direttrice HSI per la Germania, che a Berlino ha distribuito forniture per animali domestici ai rifugiati, afferma: “L’invasione russa dell’Ucraina è una devastante crisi umanitaria in cui sono coinvolti anche gli amati cani, gatti e altri animali di coloro che fuggono dal paese. Lasciare i propri animali domestici a morire di fame o essere feriti durante il conflitto è per molti una decisione impensabile. I rifugiati che stiamo aiutando a Berlino ci hanno raccontato quanto la leale compagnia dei loro animali sia stata importante per loro e le loro famiglie durante il faticoso viaggio verso una meta sicura. Soprattutto per i bambini, gli animali domestici sono un’enorme fonte di conforto di fronte al trauma della guerra. Questi rifugiati sono spaventati ed esausti; essere in grado di aiutarli a prendersi cura dei loro animali significa sollevarli da una preoccupazione in un momento particolarmente difficile in cui hanno bisogno di aiuto”.

Una delle persone aiutate da HSI e Berliner Tiertafel in Germania è Marianna, 31 anni, fuggita da Kiev con i suoi due bambini di 6 e 12 anni, sua madre e i loro due cani Erik e Liza. Liza soffre di epilessia e durante la fuga ha avuto un attacco epilettico. Grazie a HSI ha ricevuto le cure veterinarie necessarie. Anche un’altra rifugiata, Karyna, si è rivolta a HSI e Berliner Tiertafel per chiedere aiuto. Il suo gatto, Bonifacio, era in affido temporaneo presso di lei da un rifugio locale a Kiev quando è iniziata la guerra e non ha voluto lasciarlo indietro. Karyna dice che ci sono ancora circa 60 altri gatti rimasti al rifugio. Bonifacio ha subito diverse lesioni, tra cui un trauma all’anca e una lesione cerebrale a causa di una caduta che ha portato all’epilessia. Dopo aver visto un veterinario, Karyna è ora sollevata dal fatto che il suo gatto abbia ricevuto le cure di cui aveva bisogno.

Anche la squadra di HSI a Berlino, come in Italia, sta raccogliendo grandi quantità di cibo e articoli per animali domestici da distribuire al confine con l’Ucraina per raggiungere chi è in difficoltà. In Ucraina, HSI sta anche collaborando l’organizzazione UAnimals, con sede a Kiev, per fornire i fondi necessari per sostenere le operazioni di soccorso, le cliniche veterinarie e gli zoo che si prendono cura di centinaia di animali.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, afferma: “Siamo profondamente preoccupati per le persone e gli animali in Ucraina per i quali il rischio di essere feriti, anche mortalmente, durante gli sconti aumenta a causa della crescente difficoltà di potersi approvvigionare in sicurezza. La nostra prima spedizione di fondi d’emergenza raggiungerà molti rifugi, operazioni di soccorso e famiglie che lottano per la sopravvivenza. Ma con ogni giorno di conflitto aumentano le difficoltà. Un numero significativo di cani ora vaga per le strade e cerca riparo in edifici abbandonati o bombardati perché i rifugi sono stati danneggiati o non hanno avuto altra scelta che liberare gli animali. Ci sono anche animali negli allevamenti e negli zoo che non è possibile evacuare. Quindi, oltre alla tragedia umana provocata da questa invasione, ci troviamo di fronte alla possibilità di una vera e propria crisi per il benessere degli animali”.

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutti quelli vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

Humane Society International e Fondazione CAVE CANEM partner del progetto IO NON COMBATTO: “Fenomeno sommerso collegato a criminalità organizzata, traffico di stupefacenti e di armi” – dal 1° marzo al 5 aprile una serie di incontri online a iscrizione gratuita rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, forze dell’ordine, operatori di canili rifugio

Humane Society International


Chiara Muzzini/HSI and FCC

ROMA – Sei incontri online con alcuni tra i maggiori esperti italiani e internazionali per inquadrare il fenomeno dei combattimenti clandestini tra animali, imparare a intercettarne i segnali sul territorio, intervenire e riabilitare gli animali maltrattati sia dal punto di vista fisico che psicologico: si apre il 1° marzo un programma di formazione per la prevenzione e il contrasto dei combattimenti clandestini, promosso dalla sede italiana di Humane Society International (HSI) e Fondazione CAVE CANEM (FCC) nell’ambito del progetto IO NON COMBATTO.

Gli incontri – online fino al 5 aprile, fruibili gratuitamente in streaming in italiano con traduzione simultanea per i relatori stranieri – si rivolgono a medici veterinari, operatori e volontari di canili rifugio, educatori cinofili, Forze dell’Ordine, studenti di medicina veterinaria e giurisprudenza con l’obiettivo di stroncare una pratica illegale e crudele, tutt’altro che sconfitta nel nostro Paese. Il fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, infatti, prospera nel sommerso e si collega a criminalità organizzata, traffico internazionale di stupefacenti e di armi, comprese quelle da fuoco, pedo-pornografia e scommesse illegali attorno alle quali ruotano cospicue somme di denaro. I protagonisti dello “show”, però, non vincono mai: vivono nel terrore e spesso muoiono a causa delle ferite riportate. Non va meglio ai cosiddetti “sparring partners”, animali come cani, gatti, cinghiali, uccelli domestici e cani stessi, usati per l’addestramento e l’allenamento brutale dei combattenti.

Il progetto IO NON COMBATTO, nato sul finire del 2021, si pone l’obiettivo di offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e formazione di personale specializzato. Il percorso formativo in sei incontri di due sessioni ciascuno esplora diversi aspetti del fenomeno: dall’inquadramento in ambito internazionale, a quello normativo e giuridico in ambito italiano, dai protocolli operativi da applicare in caso di sequestri giudiziari ai percorsi di recupero e inserimento in contesti familiari degli animali coinvolti, fino al collegamento con la devianza minorile e al fenomeno del link.

Tra i docenti del corso formativo: Janette Reever, Program Manager Animal Crimes and Investigations per Humane Society International, considerata una delle maggiori esperte statunitensi sui combattimenti tra cani e dei loro legami internazionali, con oltre 6.500 agenti delle Forze dell’Ordine formati alle spalle e 23 anni di esperienza sul campo e nelle aule di tribunale; Mirko Zuccari, Dog Trainer Manager della Fondazione CAVE CANEM ed educatore cinofilo specializzato in recupero sociale di cani maltrattati o psicologicamente traumatizzati, nonché consulente tecnico d’ufficio in occasione di sequestri giudiziari; Alessandro Fazzi, consulente tecnico giuridico del Senato oltre che di organizzazioni di tutela dei diritti animali tra cui HSI e FCC; Orlando Paciello, Professore di Patologia generale e anatomia patologica  dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Enrico Moriconi, medico veterinario e  Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte; Manuela Michelazzi, Direttore Sanitario del Parco Canile e Gattile del Comune di Milano; Giada Alessandroni avvocatessa e criminologa, socia della Società Italiana di Criminologia;  Paolo Zucca, Dirigente Veterinario e Lead Partner del Progetto Biocrime; Fiammetta Trisi, Dirigente del Centro per la Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise; Mike Harris, ex-agente del Federal Bureau of Investigation (FBI) che ha partecipato ad uno dei casi più importanti degli Stati Uniti che ha visto 367 cani coinvolti.

“I primi mesi del progetto hanno visto il salvataggio di sei cani coinvolti in questo criminoso circuito, confermando la necessità di fornire agli addetti ai lavori strumenti, conoscenze e competenze in materia di prevenzione dei combattimenti tra animali – affermano Martina Pluda Direttrice per l’Italia di HSI e Federica Faiella Vicepresidente FCC. “Siamo molto soddisfatte del piano formativo che andremo a proporre non solo per lo spessore dei docenti coinvolti ma anche per il taglio con risvolto più che operativo che verrà dato alle lezioni”.

La formazione è gratuita, le iscrizioni ai singoli incontri o al programma completo, riservate alle categorie professionali deputate alla repressione dal fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, sono attive online alla pagina: https://www.iononcombatto.it/  

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Contatti: 

Ufficio Stampa Chiarello Puliti & Partners 

Sara Chiarello, Francesca Puliti: 392 9475467; press@chiarellopulitipartners.com 

Gli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia, assieme a Humane Society International, applaudono le autorità che hanno dato un giro di vite ai trafficanti di migliaia di cani da carne

Humane Society International


Yoma Times Suryadi/AP Images for HSI

JAVA, IndonesiaHa avuto luogo il primo raid su larga scala della polizia indonesiana in un macello illegale di cani da carne: un uomo sospettato di essere un commerciante di carne di cane sull’isola di Java è stato arrestato e il carico del suo camion con 53 cani intercettato. La polizia di Sukoharjo si è infiltrata in un’operazione di traffico di cani a Java per arrivare al commerciante e macellaio, presumibilmente al centro di queste attività per più di 20 anni. Si sospetta che abbia coordinato le spedizioni verso il macello di centinaia di cani ogni mese, e ucciso in media 30 cani al giorno. Gli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia (DMFI), che si batte per un divieto nazionale sul commercio di carne di cane e di gatto, erano sulla scena per aiutare a salvare i cani trovati vivi. Tra di loro gli operatori di Humane Society International. L’operazione ha avuto luogo nelle prime ore del mattino del 24 novembre, quando il camion carico di 53 cani terrorizzati è arrivato al macello. Gli attivisti della DMFI hanno trovato i cani legati in sacchi di iuta, le loro bocche strette con spago, filo di ferro e fascette. La maggior parte dei cani erano emaciati e avevano meno di un anno di età, uno di loro era morto durante l’estenuante viaggio.

Lola Webber di Humane Society International, è stata una delle prime ad arrivare sulla scena. “Il mio cuore – racconta – batteva forte mentre ci avvicinavamo al camion, perché potevo sentire i lamenti dei cani e poi li ho visti tutti legati nei sacchi, i loro morbidi musi chiusi a forza. Erano traumatizzati e spaventati. Molti di loro portavano ancora il collare a testimonianza del fatto che sono stati portati via dalle loro famiglie, probabilmente rubati o presi dalla strada. Hanno sopportato il viaggio più orribile e terrificante, gettati nel retro di un camion per essere portati in questo mattatoio dove sarebbero stati colpiti alla testa prima che venisse tagliata loro la gola. Pensare alla paura che devono aver sopportato è semplicemente devastante. Siamo arrivati sul posto appena in tempo perché l’uccisione avviene di solito nelle prime ore del mattino. Siamo immensamente grati alle autorità per aver agito.  Per quelli di noi che si sono battuti a lungo per porre fine a questo commercio crudele, è stato un enorme privilegio poter salvare questi animali”.

Questo è solo il secondo grande arresto da parte della polizia in Indonesia e gli attivisti della DMFI sperano che possa segnare un punto di svolta nella campagna per un divieto sul commercio di carne di cane a livello nazionale. Nonostante l’impegno preso del governo nazionale, ad oggi solo l’azione dei governi regionali ha portato ad iniziative concrete contro questa pratica. Regioni e città come Karanganyar, Salatiga e Sukoharjo hanno approvato divieti espliciti nelle loro giurisdizioni, e DMFI spera che un altro arresto e un eventuale processo mandino un forte segnale agli altri commercianti di cani sul fatto che le loro attività sono illegali e saranno punite. Il mese scorso un commerciante di cani catturato dalla polizia del distretto di Kulon Progo è stato condannato a 10 mesi di prigione e a una multa di 10.000 dollari (150 milioni di IDR) dopo che le autorità lo hanno intercettato mentre trasportava illegalmente 78 cani per la macellazione e il consumo umano.

Tarjono Sapto Nugroho, capo dell’investigazione criminale della polizia di Sukoharjo dichiara: “Riceviamo molte denunce sulle operazioni illegali dei commercianti di carne di cane. La gente non vuole ospitare questo commercio o la macellazione nelle proprie comunità. I cani sono amici, non cibo, il commercio è già illegale ed è strettamente proibito dalla legge islamica. Il consumo di carne di cane è considerato cultura da alcuni, ma le culture si evolvono e anche noi dobbiamo farlo. Così abbiamo iniziato questa intercettazione e confisca per proteggere le nostre comunità e per sostenere gli sforzi del governo dello Javan centrale per sradicare la cultura e il commercio del consumo di carne di cane”.

La coalizione Dog Meat Free Indonesia ha condotto numerose indagini dal 2016, esponendo la brutale realtà del commercio di cani destinati al consumo umano. Ogni mese, decine di migliaia di questi cani vengono trasportati attraverso l’Indonesia, spesso attraversando i confini provinciali, mettendo a rischio le misure antirabbiche. Molti cani muoiono durante questo viaggio per colpi di calore, disidratazione o ferite inflitte durante la cattura e il trasporto.  I 53 cani salvati dal macello hanno immediatamente ricevuto attenzioni veterinarie dal team della DMFI e sono stati trasferiti in un rifugio temporaneo, dove riceveranno cure amorevoli per riportarli in salute. Le possibilità di poterli riunire con le loro famiglie sono probabilmente scarse, ma DMFI farà appelli locali. Il piano è che alcuni dei cani vengano adottati localmente tra l’appassionata comunità cinofila dell’Indonesia, altri saranno trasportati in aereo al rifugio temporaneo di Humane Society International in Canada, da dove l’organizzazione spera di trovare loro nuove famiglie adottive. Per sostenere il lavoro di HSI nei confronti di questi cani e di tutti gli animali in difficoltà è possibile donare su [hsi-europe.org/emergenzaindonesia]hsi-europe.org/emergenzaindonesia.

sondaggi mostrano costantemente che la stragrande maggioranza degli indonesiani non mangia i cani. Infatti, solo il 4,5% della popolazione lo fa e il 93% degli indonesiani a favore di un divieto a livello nazionale. Sul posto, la polizia ha confermato che il commerciante intercettato sarà perseguito per aver violato l’articolo 89 della Legge 41/2014 della Repubblica di Indonesia sulla zootecnia e la salute degli animali, che prevede pene tra i due e i cinque anni di reclusione, e/o una multa di almeno 150.000.000 Rupiah ($USD 10.500). La polizia si è anche impegnata ad ampliare le indagini su altre persone coinvolte in operazioni illegali che coinvolgono il commercio e la macellazione di cani.

Fatti relativi al commercio di carne di cane:

  • Ci sono sufficienti evidenze scientifiche che collegano in maniera diretta il commercio di carne di cane alla trasmissione della rabbia in molte parti dell’Asia dove opera il commercio di carne di cane, compresa l’Indonesia.
  • Il furto di cani per il commercio della carne è un problema serio in Indonesia. Dog Meat Free Indonesia ha intervistato molti residenti che hanno descritto le terribili esperienze vissute come furti a mano armata dei loro animali domestici durante la notte. Nonostante l’evidente violazione della legge, i furti sono raramente presi sul serio dalle forze dell’ordine, così i ladri rimangono spesso impuniti.
  • In tutta l’Asia, l’opposizione al commercio di carne di cane e di gatto sta aumentando, con un numero sempre crescente di paesi e territori (Taiwan, Hong Kong, Filippine, Thailandia e due grandi città della Cina continentale) che ne vietano il commercio e la macellazione, la vendita e il consumo. A settembre, il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha suggerito che potrebbe essere il momento di considerare un divieto sulla carne di cane, e a novembre è stato annunciato che il suo gabinetto si riunirà per discuterne ulteriormente.
  • La coalizione Dog Meat Free Indonesia comprende Humane Society International, Animals Asia, FOUR PAWS, Animal Friends Jogja e Jakarta Animal Aid Network. La sue campagna ha ricevuto il sostegno di superstar globali e indonesiane, tra cui una lettera al presidente Joko Widodo nel 2018 che chiede un’azione per porre fine ai commerci di carne di cane e gatto del paese firmata da Simon Cowell, Sophia Latjuba, Yeslin Wang, Nadia Mulya, Lawrence Enzela, Cameron Diaz, Chelsea Islan, Ellen DeGeneres e Pierce Brosnan.

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

La morte di Mopane ricorda tristemente quella di Cecil

Humane Society International


Chris Upton/Alamy Stock Photo

ROMA—Un possente leone di nome Mopane sarebbe stato ucciso da un cacciatore americano fuori dal Parco Nazionale di Hwange, nello Zimbabwe, la scorsa settimana. La morte di Mopane ha suscitato proteste internazionali; i dettagli emersi sulla sua uccisione sarebbero simili a quelli del leone Cecil, ucciso nel 2015 nella stessa zona. Con la sua imponente criniera, Mopane era ben noto alle guide turistiche locali e ai turisti internazionali che visitavano la zona per ammirare la sua bellezza.

Proprio come il tredicenne Cecil, adescato con una carcassa di elefante, fonti riferiscono che Mopane, maschio di circa 12 anni, è stato probabilmente attirato fuori dal Parco Nazionale di Hwange con un’esca e ucciso nello stesso posto, su un terreno adiacente al Parco. Come Cecil che guidava un branco di leoni, Mopane era noto per aver formato una coalizione con un altro leone maschio di nome Sidhule. Insieme formavano un branco con due femmine adulte e sei leoni di circa 16-18 mesi. La gente del posto temeva che Sidhule e Mopane sarebbero stati presi di mira dai cacciatori di trofei e hanno avviato una petizione per proteggerli. Sfortunatamente, Sidhule è caduto vittima di un cacciatore di trofei ed è stato ucciso nel 2019, esattamente due anni fa questo mese.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe afferma: “La depravazione che sta alla base della caccia ai trofei è evidente. Ma la terribile verità è che anche in Italia il governo facilita la caccia ai trofei di specie minacciate e in via di estinzione attraverso la mancata implementazione di divieti di importazione, esportazione e riesportazione di quei trofei, permettendo di continuare questo spargimento di sangue. Esortiamo quindi l’Italia ad agire in tal senso, a protezione di tutte le specie che vengono cacciate per divertimento all’estero e trasportate da e verso il nostro paese per raccapriccianti esibizioni. Ci stiamo lavorando concretamente su tutti i livelli e abbiamo lanciato una petizione #NotInMyWorld.“

Purtroppo, le uccisioni di Cecil e di Mopane non sono anomalie. Tra il 2009 e il 2018, 7.667 trofei di leoni sono stati commerciati a livello internazionale, anche negli Stati Uniti e nell’Unione Europea.

Informazioni aggiuntive:

  • Si stima che in Africa rimangano allo stato brado 000 leoni adolescenti.
  • I leoni sono specie infanticide. L’infanticidio si verifica quando i maschi adulti si impossessano di un nuovo territorio e uccidono i cuccioli che ci vivono per aumentare le opportunità di accoppiamento con le femmine-madri del nuovo
  • La rimozione dei leoni provocata dall’uomo, come la caccia ai trofei, disgrega il gruppo sociale e provoca l’infanticidio.
  • Mentre gli Stati Uniti sono il più grande importatore di trofei di caccia, l’UE ha superato gli Stati Uniti come il più grande importatore di trofei di leoni tra il 2016 e il 2018 secondo un nuovo rapporto di HSI/Europe.
  • A livello UE, l’Italia è il primo importatore di trofei di ippopotamo e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica

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Contatti:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com
  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 371.4120885

Giornata storica frutto del lavoro di 170 ONG di tutta Europa di cui 21 italiane

Humane Society International


HSI

ROMA/BRUXELLESOggi, in una giornata storica per la protezione degli animali, la Commissione UE si è impegnata a eliminare gradualmente le gabbie negli allevamenti di animali in tutta l’UE entro il 2027. 

La Commissione prevede di vietare le gabbie per galline, scrofe, vitelli, conigli, anatre, oche e altri animali – oltre 300 milioni ogni anno in UE – con un’eliminazione graduale ma totale entro il 2027. La Commissaria europea per la salute Stella Kyriakides e la Vicepresidente della Commissione Věra Jourová lo hanno annunciato durante una conferenza stampa sulla risposta della Commissione all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “End the Cage Age”. L’ICE, che è la prima iniziativa di successo per gli animali d’allevamento, è stata firmata da ben 1,4 milioni di cittadini europei. 

La Commissione ha annunciato che intende “presentare una proposta legislativa entro la fine del 2023 per eliminare gradualmente e vietare definitivamente l’uso delle gabbie per tutte le specie e categorie di animali menzionate nell’iniziativa”. Affronterà anche la questione dei prodotti importati da paesi extra UE, impegnandosi a studiare “l’introduzione di regole o standard per i prodotti importati che siano equivalenti a quelli dell’UE”. Entro la fine del prossimo anno, la Commissione valuterà i dettagli della proposta legislativa che sarà presentata nel 2023 e che avrà bisogno dell’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE.

Le associazioni italiane che hanno promosso l’Iniziativa – Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe – Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, Lumen- hanno dichiarato: Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato! Oggi la Commissione europea ha preso una decisione storica per migliorare le condizioni degli animali negli allevamenti europei. I cittadini hanno chiesto un cambiamento e la Commissione ha recepito il messaggio forte e chiaro, prendendo un impegno inequivocabile e visionario per eliminare gradualmente le gabbie.”

“Questo rappresenta il cambiamento più grande nel sistema di sfruttamento degli animali per numero di animali coinvolti. L’annuncio di oggi rappresenta uno storico passo verso l’abolizione delle gabbie per 300 milioni di animali e pone un’importante pietra per il superamento dello sfruttamento degli animali a scopo alimentare. Resteremo concentrati sulle istituzioni europee fino a quando non realizzeranno questo progetto e saremo vigili per impedire che altri interessi ne moderino l’ambizione.”

“L’allevamento intensivo è la più grande crudeltà nei confronti di miliardi di animali – esseri senzienti – confinati in questi luoghi in tutto il mondo. Porre fine all’uso delle gabbie è un passo importante verso la fine dell’allevamento intensivo”.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age è stata lanciata l’11 settembre 2018 e si è chiusa esattamente un anno dopo, avendo ottenuto oltre 1,6 milioni di firme. Dopo il periodo di convalida delle firme, l’ICE ha superato facilmente la soglia richiesta di 1 milione di firme, con un totale di 1.397.113 firme validate in tutta Europa. Ha anche superato la soglia minima di firme in 18 stati membri dell’UE, sui sette richiesti. Questo rende l’ICE End the Cage Age:

  • la sesta ICE ad avere successo tra le 75 iniziative registrate negli ultimi dieci anni,
  • la terza con il più alto numero di firme,
  • la prima ICE di successo sul benessere degli animali d’allevamento.

Questa giornata storica è il frutto del lavoro di una coalizione di 170 ONG di tutta Europa di cui 21 italiane.

Note per i redattori:

1.               Per maggiori informazioni su End the Cage Age ECI, visitare:

https://www.endthecageage.eu/

2.               Per la comunicazione completa della Commissione Europea su End the Cage Age, visitare:

https://europa.eu/citizens-initiative/media/1085_en

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Contatto:

 Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

L’Italia importa centinaia di trofei di caccia compresi leoni africani, elefanti e rinoceronti neri

Humane Society International


Cathy Smith

ROMA—Un nuovo rapporto, pubblicato nella settimana che segna il sesto anniversario dell’uccisione del leone Cecil in Zimbabwe da parte di un cacciatore di trofei americano, rivela che l’Unione Europea è il secondo importatore di trofei di caccia al mondo, dopo gli Stati Uniti. “I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione Europea nella caccia al trofeo a livello mondiale” pubblicato da Humane Society International/Europe, mostra che, tra il 2014 e il 2018, i paesi dell’UE hanno importato quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale , una media di quasi 3.000 trofei ogni anno, tra cui leoni africani, elefanti africani e rinoceronti neri in pericolo di estinzione. Sono stati importati anche zebre, ghepardi, pecore Argali dell’Asia quasi minacciate d’estinzione e orsi polari classificati come vulnerabili. Germania, Spagna e Danimarca contribuiscono con il 52% di tutti i trofei importati. Nel quinquennio analizzato, l’UE ha importato trofei prelevati da 889 leoni africani, 229 dei quali uccisi in libertà come Cecil.

Durante questi cinque anni, l’Italia ha importato 322 trofei di caccia di 22 specie di mammiferi elencate nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), come leopardi africani (29), orsi polari (3), lupi grigi (2), ghepardi (1) e l’Addax in pericolo di estinzione. (1). In particolare, l’Italia è il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145) e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica. Inoltre, il nostro paese ha svolto un ruolo significativo a livello UE nel commercio di trofei di elefanti africani, essendo il quinto importatore UE di questa specie.

Sebbene l’attenzione dei media tende a concentrarsi su casi che coinvolgono cacciatori di trofei statunitensi, come l’uccisione di Cecil da parte del dentista Walter Palmer o il selfie con la giraffa morta di Rebecca Francis, il rapporto di HSI dimostra che spesso il ruolo dei cacciatori dell’UE in questo passatempo mortale viene sottovalutato. Gli europei, e anche gli italiani, si recano regolarmente all’estero per uccidere specie iconiche e portarne a casa parti del corpo da esporre.

L’analisi completa di HSI dei dati commerciali della CITES mostra che una media di 2.982 trofei vengono importati dall’UE ogni anno, un numero che equivale a più di 8 trofei ogni giorno. I numeri delle importazioni di trofei sono cresciuti costantemente di quasi il 40% tra il 2014 e il 2018, nonostante i sondaggi di opinione mostrino che la stragrande maggioranza dei cittadini dell’UE (oltre l’80%) si oppone alla caccia ai trofei e vuole porre fine alle importazioni di trofei. In particolare, per quanto riguarda l’Italia, secondo un sondaggio commissionata da HSI/Europe a Savanta ComRes, l’86% degli italiani intervistati si oppone alla caccia al trofeo di tutti gli animali selvatici. Inoltre, l’88% concorda sul fatto che agli italiani non debba essere consentito importare trofei di caccia da altri paesi e il 74% è favorevole a un divieto totale di esportazione ed importazione di trofei di animali morti da e per l’Italia.

Le statistiche sulle importazioni di trofei dell’UE per i singoli animali (2014-2018) includono:

  • 3,119 zebre di montagna di Hartmann;
  • 1,751 babbuini neri;
  • 1,415 orsi neri americani;
  • 1,056 orsi bruni, di cui 13 in Italia;
  • 952 elefanti africani, di cui 65 in Italia;
  • 889 leoni africani, di cui 22 in Italia (660 erano leoni allevati in cattività)
  • 839 leopardi africani, di cui 29 in Italia;
  • 794 ippopotami, di cui 145 in Italia;
  • 480 caracal;
  • 415 lichi rossi;
  • 297 ghepardo – l’UE è il più grande importatore di trofei di ghepardi al mondo, di cui 1 in Italia;
  • 65 orso polare, di cui 3 in Italia;
  • 6 trofei di rinoceronti neri in pericolo di estinzione, di cui 1 in Italia.

Mentre Germania, Spagna, Danimarca, Austria, Svezia, Francia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia sono i principali stati membri dell’UE importatori di trofei, l’Italia è stata uno dei cinque paesi ad aver importato almeno 1 trofeo di rinoceronte nero in pericolo critico di estinzione, contribuendo al 17% delle importazioni UE di questa specie. Namibia, Sud Africa, Canada, Russia, Argentina, Kirghizistan e Stati Uniti rappresentano i primi paesi esportatori verso l’UE.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, afferma: “I cacciatori di trofei dell’UE uccidono per divertimento molte migliaia di animali selvatici in tutto il mondo, comprese le specie in via di estinzione o minacciate, e l’Italia è una destinazione importante per i trofei. Oltre alla crudeltà, mentre il mondo sta affrontando una crisi della biodiversità, è irresponsabile consentire alle élite ricche di sparare alle specie in pericolo per puro piacere. Impallinare, imbalsamare, imballare, farsi consegnare ed esporre a casa gli animali uccisi e loro parti del corpo, è ciò che motiva questi cacciatori. Un divieto d’importazione dei trofei in più paesi dell’UE aiuterebbe efficacemente a fermare l’uccisione di questi animali. Chiediamo all’Italia di introdurre un divieto di importazione, esportazione e riesportazione di tutte le specie che vengono uccise per divertimento all’estero e trasportate da e verso il paese per essere tristemente esposte”.

La caccia ai trofei non ha alcuna rilevanza per la conservazione o per il sostegno alle comunità locali. I cacciatori pagano enormi somme di denaro per uccidere gli animali più forti e imponenti per divertimento, esibizionismo e vanto. Inseriscono i loro successi nei registri tenuti dalle organizzazioni di caccia ai trofei, come ad esempio il Safari Club International che attribuisce punti per l’uccisione degli animali più grandi. Gli studi dimostrano che in genere solo il 3% delle entrate ricavate dalla caccia ai trofei viene destinato alle comunità locali. L’ecoturismo per l’osservazione della fauna selvatica genera molto più reddito e posti di lavoro per sostenere la conservazione e l’occupazione locale.

Martina Pluda di HSI in Italia afferma: “Uccidere gli animali più grandi o più forti, che svolgono un importante ruolo, mette a rischio la conservazione delle specie, sconvolge le strutture sociali di mandrie, branchi e gruppi e indebolisce i pool genetici delle popolazioni selvatiche che già vivono sotto continua e forte minaccia. L’argomento della conservazione è una farsa messa in circolazione da persone che sanno che è sgradevole semplicemente ammettere che provano piacere nelll’uccidere animali per divertimento e selfie. Con così tanto in gioco, e la stragrande maggioranza dei cittadini italiani contrari all’uccisione, è tempo che l’Italia adotti misure efficaci”.

Alcuni paesi europei hanno adottato un numero ancora limitato di misure per frenare le importazioni di trofei di caccia. Oltre al divieto della Francia di importare trofei di leoni nel 2015, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie nel 2016. Nel febbraio 2021 il primo ministro del Regno Unito ha espresso l’intenzione del suo governo di porre fine all’importazione di trofei e nel marzo di quest’anno il parlamento finlandese ha presentato una mozione che propone un divieto di importazione di trofei. Il rapporto di HSI/Europe rivela la misura impressionante in cui i paesi dell’UE favoriscono l’industria globale della caccia ai trofei. Questo dovrebbe ispirare gli Stati membri a introdurre divieti totali il più rapidamente possibile.

Link alla petizione italiana #NonNelMioMondo lanciata oggi da HSI/Europe per chiedere all’Italia di mettere fine alle crudeli esportazioni e importazioni dei trofei di caccia e all’uccisione di animali protetti: https://action.hsi-europe.org/bastacacciaaltrofeo

Foto e video (creare account per il download):
https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=TrophyHuntingReport0621

INVITO STAMPA
Il 30 giugno p.v., HSI/Europe ospiterà l’evento online ” Trophy Hunting: Conservation tool, or a threat to wildlife? (Caccia ai trofei: strumento di conservazione o una minaccia per la fauna selvatica?)”, in collaborazione con MEPs for Wildlife e altre ONG. Presentato dall’eurodeputata Manuela Ripa (Verdi/EFA, Germania), e con interventi della dott.ssa Audrey Delsink (biologa specializzata in elefanti africani di HSI), della dott.ssa Paula Kahumbu (CEO di WildlifeDirect), dell’avvocato ambientale Lenin Tinashe Chisaira, di Jorge Rodriguez (DG Environment) e del dott. David Scallan (European Federation for Hunting and Conservation), l’evento porrà la domanda se la caccia ai trofei eserciti una pressione insostenibile sulle specie in via di estinzione o, come affermato i suoi esponenti, contribuisca alla conservazione della fauna selvatica e alle popolazioni locali. Per partecipare, HSI invita a
registrarsi al seguente link: https://www.eventbrite.co.uk/e/trophy-hunting-conservation-tool-or-a-threat-to-wildlife-tickets-155634080725

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  • Eva-Maria Heinen, Communications & Press Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com
  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 3714120885

Note:

HSI/Europe ha ottenuto i dati per questo rapporto dal sito web WCMC-CITES Trade Database (https://trade.cites.org/) il 4 marzo 2021. Sono stati analizzati i dati commerciali per gli anni 2014-2018, filtrando per le specie di mammiferi (“Classe” = “Mammalia”) e utilizzando tabelle comparative, con le importazioni calcolate sulla base della quantità segnalata dall’importatore e le esportazioni calcolate sulla base della quantità segnalata dall’esportatore. Per stimare il numero totale di mammiferi commerciati come trofei, sono stati analizzati diversi termini: il termine “trofeo” per scopi “personali” e “trofeo di caccia” per tutte le specie, così come i termini specifici per ogni specie (come “corpi”, “pelli”, “tappeti”, ecc.) per lo scopo “trofeo di caccia”.

Un sondaggio di opinione rappresentativo condotto nel marzo 2021 e commissionato da HSI/Europe ha raccolto opinioni in Spagna, Italia, Danimarca, Germania e Polonia. I risultati rivelano che l’85% degli intervistati non supporta la caccia ai trofei di specie protette a livello internazionale. Una percentuale simile (81%) ritiene inoltre che le persone non dovrebbero essere autorizzate a importare trofei di animali morti da altri paesi. In Italia sono stati intervistati un totale di 2.168 adulti italiani.

Dal 2016, l’UE ha superato gli Stati Uniti come il più grande importatore al mondo di trofei di leoni allevati in cattività dopo che gli Stati Uniti hanno inserito il leone africano nel suo Endangered Species Act.

L’UE è anche un esportatore di trofei di caccia, comprese specie straniere e specie autoctone rigorosamente protette dalla direttiva Habitat dell’UE. I trofei più significativi esportati dall’UE provenivano dall’orso bruno, dalla pecora berbera, dal leopardo africano, dall’ippopotamo, dalla zebra di montagna di Hartmann, dal lupo grigio e dall’elefante africano. I primi cinque stati membri dell’UE che esportano trofei di mammiferi di specie UE e non UE sono stati Romania, Francia, Spagna, Danimarca e Croazia. Durante il periodo di analisi, l’UE ha esportato 246 trofei di orso bruno, 9 trofei di lince eurasiatica (Lynx lynx) e 35 trofei di lupo grigio. I principali paesi di origine per i trofei di orso bruno esportati dall’UE sono stati Romania, Svezia, Croazia, Germania e Slovenia, mentre i principali paesi di origine per i trofei di lince eurasiatica esportati dall’UE sono stati Svezia, Russia e Lettonia. Romania, Spagna, Bulgaria, Lettonia e Russia sono stati i principali paesi di origine dei trofei di lupo grigio esportati dall’UE.

Un momento storico nella lotta alla crudele industria delle pellicce dice Humane Society International

Humane Society International


Nathan Hobbs/iStock.com 

ROMA/MONTREAL—Canada Goose ha annunciato che porrà fine all’uso di tutte le pellicce nei suoi prodotti. Il marchio fermerà l’acquisto di pellicce entro la fine del 2021 e terminerà la produzione di capi con pelliccia entro la fine del 2022.

Rebecca Aldworth, direttrice esecutiva di Humane Society International/Canada, dichiara: “Applaudiamo Canada Goose per aver deciso di porre fine all’uso delle pellicce, una decisione compassionevole e al passo con i tempi. Questo è un momento storico nella lotta alla crudele industria delle pellicce. I parka con finiture in pelliccia di coyote, marchio di fabbrica Canada Goose, possono ora essere sostituiti da capi senza pelliccia che simboleggiano una moda sostenibile e cruelty-free, adatta al consumatore del ventunesimo secolo. Questo è un passo avanti importante per la protezione degli animali e testimonia il cambiamento delle abitudini dei consumatori. Non c’è dubbio, il futuro della moda è senza pelliccia”.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

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