Humane Society International/Europe: “L’UE deve vietare le importazioni e le vendite di pellicce per proteggere gli animali e l’ambiente.”

Humane Society International / Europa


Fur farm
Claire Bass/HSI

ROMA—L’impatto ambientale della produzione di pellicce di visone, volpe e cane procione supera di gran lunga quello di altri materiali utilizzati nella moda, tra cui il cotone e persino il poliestere e l’acrilico, usati per la produzione di pellicce finte. Questo è quanto emerge da un nuovo rapporto realizzato dalla società di consulenza Foodsteps, commissionato da Humane Society International/UK e revisionato dal rinomato esperto di sostenibilità Isaac Emery. Il rapporto dimostra che la narrazione dell’industria della pellicceria, che presenta la pelliccia some “il materiale più ecologico disponibile” è ingannevole e un’operazione di greenwashing nei confronti di consumatori e rivenditori.

Secondo lo studio, la pelliccia ha le più alte emissioni di gas serra per chilogrammo rispetto ad altri materiali, tra cui anidride carbonica, metano e ossido di azoto. L’impronta carbonica di un chilogrammo di pelliccia di visone è 31 volte superiore a quella del cotone e 25 volte a quella del poliestere. Per quanto riguarda il consumo idrico, le tre pellicce animali sono le peggiori tra tutti i materiali studiati: 104 volte più alte dell’acrilico, 91 volte più del poliestere e cinque volte più del cotone. Anche gli accessori in pelliccia, come i bordi sui cappucci delle giacche e i pon-pon su cappelli e scarpe, hanno un prezzo ecologico più alto rispetto alle loro controparti in acrilico. Ad esempio, lo studio stima che un pon-pon in pelliccia di cane procione su un cappello, abbia un’impronta carbonica quasi 20 volte superiore dell’acrilico.

Ogni anno, circa 100 milioni di animali vengono utilizzati per la produzione di pellicce in tutto il mondo. Solo in Europa sono stati allevati e uccisi circa 10 milioni di visoni, volpi e cani procione. Il rapporto di HSI mostra che un divieto di allevamento di animali da pelliccia in tutta Europa farebbe risparmiare quasi 300.000 tonnellate di CO2 equivalenti, pari alle emissioni annuali di anidride carbonica di circa 44.000 cittadini dell’UE. Si risparmierebbero inoltre circa 3.700 tonnellate di inquinamento idrico e 11.800 tonnellate di emissioni atmosferiche. Inoltre, le grandi quantità di escrementi prodotti dagli animali negli allevamenti sono dannose per l’ambiente. La produzione di pelliccia richiede enormi quantità di acqua, sale e l’uso di sostanze chimiche come il cromo e la formaldeide – elencati come cancerogeni tossici – per evitare la decomposizione naturale della pelle e della pelliccia.

La Dottoressa Joanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali di Humane Society International/Europe, afferma: “Questo nuovo studio accende i riflettori sulle affermazioni dell’industria della pellicceria in merito alla sua compatibilità ambientale, sbugiardandole. Presentare la pelliccia animale come più sostenibile rispetto a quella sintetica è greenwashing e i consumatori non devono farsi ingannare. Considerato il suo impatto ambientale, l’industria della pellicceria è un grande inquinatore, che la cui impronta ecologica è superiore a quella della produzione di materiali come il cotone e l’acrilico. La pelliccia di visone, ad esempio, ha un’impronta carbonica che supera di 7 volte quella della carne bovina e di 34 volte quella avicola. Questa industria minaccia l’ambiente e sottopone gli animali a condizioni di vita e di morte raccapriccianti. L’UE deve rispondere al milione e mezzo di firme di cittadine e cittadine UE, raccolte tramite l’Iniziativa dei Cittadini Europei #FurFreeEurope.”

Si stima che tra il 2% e l’8% delle emissioni di gas serra a livello globale siano riconducibili all’industria della moda, che è inoltre un importante inquinatore di acqua. Limitare l’impronta ambientale della settore moda è quindi fondamentale per rispettare gli impegni internazionali sul cambiamento climatico. HSI/Europe ritiene che questo nuovo rapporto fornisca prove inconfutabili sulla necessità di eliminare l’impronta ambientale sproporzionata del commercio globale di pellicce, anche vietando l’importazione e la vendita di pellicce nell’UE.

Principali risultati del rapporto:

  • L’impronta carbonica di 1 kg di pelliccia di visone (309,91 kg di CO2-eq) è 31 volte superiore a quella del cotone, 26 volte a quella dell’acrilico e 25 volte a quella del poliestere. Anche la pelliccia di cane procione e la pelliccia di volpe hanno un’impronta carbonica elevata, circa 23 volte peggiore di quella del cotone e 18 volte peggiore di quella del poliestere.
  • La pelliccia di visone produce emissioni atmosferiche 271 volte superiori a quelle dell’acrilico, 215 volte superiori a quelle del cotone e 150 volte superiori a quelle del poliestere. La pelliccia di volpe e di cane procione produce emissioni atmosferiche circa 104 volte superiori a quelle dell’acrilico, 83 volte a quelle del cotone e 57 volte a quelle del poliestere.
  • Per ogni chilogrammo di pelliccia prodotto sono necessari quasi 30.000 litri di acqua. Il consumo idrico medio delle tre tipologie di pelliccia (visone, volpe, cane procione) è 104 volte superiore a quello dell’acrilico, 91 volte a quello del poliestere e 5 volte a quello del cotone.
  • La produzione di tutti e tre i tipi di pelliccia ha un impatto devastante sull’inquinamento idrico; la pelliccia di visone produce quasi 400 volte l’inquinamento idrico per chilogrammo del poliestere, e in media tutte e tre le pellicce sono 100 volte più inquinanti del cotone e 75 volte più dell’acrilico.

Humane Society International (HSI) ritiene che, con l’aumento di materiali innovativi di nuova generazione, a base biologica, tra cui la pelliccia sintetica realizzata con materie prime di origine vegetale, i materiali privi di animali diventeranno sempre più ecologici. L’Institute for Faux Fur di Parigi ha lanciato una tabella di marcia, delineando modi innovativi di produrre pellicce sintetiche, chiamata SMARTFUR, basata sui principi dell’economia circolare. Nel settembre 2019, Stella McCartney ha stretto una partnership con DuPont per lanciare KOBA® Fur Free Fur, la prima pelliccia sintetica al mondo completamente riciclabile, realizzata con materie prime di origine vegetale e poliestere riciclato. Successivamente, i fondatori Ashwariya Lahariya e Martin Stübler hanno lanciato BioFluff, il primo prodotto di pelliccia a base vegetale al mondo.

Il rapporto di HSI si basa sui dati pubblicati dal gruppo francese di moda Kering – diventato fur-free – nei propri bilanci “Environmental Profit & Loss”, per incoraggiare un maggiore avvicinamento alla sostenibilità nel settore della moda.

Il rapporto esamina l’impatto dei materiali lungo tutta la catena di approvvigionamento, compresa la produzione di materie prime, la lavorazione, la produzione, l’assemblaggio e tutte le operazioni necessarie fino alla vendita al dettaglio. Sebbene questa analisi del ciclo di vita dell’industria della moda non consideri lo smaltimento a fine vita, HSI/Europe sottolinea che tutti gli indumenti possono finire in discarica, e gli articoli con pelliccia animale non fanno eccezione.

La Dottoressa Swabe aggiunge: “Tutti i materiali hanno in qualche misura un’impronta carbonica ma il nuovo rapporto di HSI dimostra che la produzione di pellicce animali ha un impatto ambientale molto più significativo. Giacche bordate di pelliccia, cappelli con pon-pon e altri articoli di moda usa e getta hanno la stessa probabilità di finire in discarica della pelliccia sintetica. La verità è che l’allevamento intensivo di milioni di animali e la lavorazione delle loro pelli con sostanze chimiche non possono mai essere definiti naturali o sostenibili.”

Approfondimento sull’eliminazione delle pellicce:

  • La maggior parte dei principali stilisti del mondo ha introdotto politiche fur-free, tra cui tutti i sei marchi del gruppo Kering – Saint Laurent, Brioni, Gucci, Alexander McQueen, Balenciaga e Bottega Veneta – oltre a nomi come Valentino, Prada, Armani, Versace, Michael Kors, Jimmy Choo, DKNY, Burberry e Chanel.
  • L’Iniziativa dei Cittadini Europei #FurFreeEurope, sostenuta da ben 1,5 milioni di firme, dimostra l’ampio sostegno dei cittadini dell’Unione Europea che esortano la Commissione Europea a vietare l’allevamento di animali da pelliccia e la vendita di prodotti di pellicceria nel mercato europeo.
  • L’allevamento di animali da pelliccia è già vietato in molti Paesi dell’UE, tra cui Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Ceca, Croazia, Estonia, Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Serbia, Slovacchia e Slovenia. Lituania, Polonia e Romania stanno attualmente valutando la possibilità di introdurre simili divieti.
  • Negli Stati Uniti, lo Stato della California ha vietato la vendita di pellicce nel 2019. In totale, 13 città statunitensi hanno vietato la vendita di pellicce, mentre Israele è diventato il primo Paese al mondo a vietare la vendita di pellicce nel 2021.
  • I visoni di oltre 480 allevamenti in 12 Paesi, tra cui Italia, Polonia, Svezia e Danimarca, sono stati trovati infetti da SARS-CoV-2. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto il potenziale di trasmissione e diffusione zoonotica negli allevamenti di animali da pelliccia. Nell’ottobre 2022, un focolaio di influenza aviaria ad alta patogenicità (H5N1) in un allevamento di visoni n Spagna ha indotto autorevoli virologi a definirlo “un campanello di allarme” per porre immediatamente fine a questa pratica.

FINE

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Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org; 3338608589
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Un divieto provvisorio vieta la caccia al trofeo di elefanti africani in Sudafrica

Humane Society International / Europa


Simon Eeman/Alamy Stock

CITTÀ DEL CAPO—Humane Society International ha appreso dell’uccisione di un elefante maschio, durante una tragica battuta di caccia al trofeo, tenutasi il 3 settembre 2023, in una riserva nella provincia di Limpopo, in Sudafrica. L’elefante ha sofferto terribilmente a causa degli otto colpi da arma da fuoco che lo hanno lasciato ferito e agonizzante a lungo, prima di morire.

Questo tragico episodio rappresenta una violazione dei permessi di caccia e del divieto provvisorio pronunciato dell’Alta Corte del Sudafrica, emesso dopo l’azione legale condotta con successo da Humane Society International/Africa (HSI/Africa) contro il Dipartimento delle Foreste, della Pesca e dell’Ambiente, nel 2022. L’ordine del tribunale vieta esplicitamente l’assegnazione di permessi per la caccia al trofeo di elefanti africani, leopardi e rinoceronti neri in Sudafrica.

L’elefante è stato ucciso nella Maseke Game Reserve, situata all’interno della Balule Nature Reserve, durante una battuta di caccia alla quale hanno partecipato il cliente, una guida venatoria, un rappresentante della riserva e un fuciliere di riserva. Secondo una lettera pubblicata dalla Balule Nature Reserve, il cliente ha sparato il primo colpo, ferendo l’elefante. Il rappresentante della riserva e la guida hanno sparato invano altri colpi per abbatterlo. L’elefante ferito ha cercato di fuggire nella vicina Grietjie Game Reserve, una riserva di ecoturismo, dove la caccia al trofeo è vietata. L’animale ferito è stato seguito a piedi e da un elicottero nella Maseke Game Reserve, dove è stato infine ucciso con altri colpi. Secondo quanto riferito, l’elefante è stato colpito da otto pallottole prima di morire, agonizzante per le ferite riportate.

Tony Gerrans, Direttore Esecutivo di Humane Society International/Africa, afferma: “Siamo inorriditi da questa tragedia. La Corte Suprema ha ordinato lo stop alla caccia di elefanti. La conclusione della lettera secondo cui questa battuta è avvenuta illegalmente è sbagliata. Inoltre, nessun animale dovrebbe mai provare il dolore e la sofferenza di questo elefante. La pratica della caccia al trofeo non è solo profondamente disumana, ma rappresenta anche una grave minaccia per la nostra biodiversità e danneggia la reputazione globale del Sudafrica come destinazione turistica sostenibile e responsabile. Ferire, cacciare e uccidere qualsiasi animale in questo modo è inaccettabile”.

La Balule Nature Reserve fa parte delle Riserve Naturali Private Associate (APNR), un gruppo di riserve naturali di proprietà privata confinanti con il Parco Nazionale Kruger. Gli animali possono muoversi liberamente attraverso i confini delle riserve vicine. All’interno dell’APNR ci sono alcune riserve in cui è consentita la caccia al trofeo e altre dove invece è proibita. Questo significa che gli animali protetti di una riserva, o addirittura del Parco Nazionale Kruger, potrebbero essere uccisi dai cacciatori di trofei di un’altra riserva.

Sarah Veatch, Director of Wildlife Policy di Humane Society International, dichiara: “Questo incidente desta grave preoccupazione anche al di fuori del Sudafrica: richiama l’attenzione sulla dilagante malagestione, sulla mancanza di sorveglianza e sulla natura crudele del business della caccia al trofeo a livello globale. Questo episodio ricorda la tragedia del leone Cecil in Zimbabwe, che ha sofferto per oltre dieci ore, per le ferite causategli da una freccia, prima di essere ucciso da un cacciatore di trofei. Ciò accade molto più spesso di questi due casi. Le violazioni dei permessi e i casi documentati di sofferenza, come quelli di questo elefante e di Cecil, sono manifestazioni di una cultura molto diffusa, che ignora e disprezza gli animali e le leggi del settore”.

“Questo incidente dimostra ancora una volta quanto sia disumano cacciare animali senzienti solo per vantarsi e per esporre parti del loro corpo come trofei su una parete. Troppi animali in pericolo e minacciati di estinzione continuano a soffrire e a morire all’interno delle cosiddette “riserve naturali” per questo sanguinario sport”, prosegue Tony Gerrans. “HSI/Africa ha contestato permissivismo del Governo nei confronti di questa orribile attività e chiediamo a tutti gli attori del settore di attenersi all’ordinanza dell’Alta Corte sudafricana che non permette di autorizzare la caccia di elefanti, leopardi e rinoceronti neri fino a quando non ci sarà un pronunciamento diverso”.

Foto da scaricare (creare account per il download)

Nota dell’editore: Queste foto ritraggono elefanti che si trovano in un’altra località del Sudafrica, la Makalali Game Reserve. Queste immagini non sono state scattate nella Maseke Game Reserve o nella Balule Nature Reserve e non si tratta dell’elefante a cui è stato sparato.

FINE

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  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org;  3338608589
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L’obbiettivo delle autorità è combattere la diffusione della rabbia e la crudeltà verso gli animali

Humane Society International


Khalisya Anjani/Dog Meat Free Indonesia

GIACARTA—L’attrice hollywoodiana Kim Basinger, il comico Ricky Gervais e l’attore britannico Peter Egan si sono uniti agli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia (DMFI) per celebrare la notizia che la capitale dell’Indonesia, Giacarta, ha vietato il commercio di carne di cane e gatto. Le star hanno inviato un video messaggio dopo che il Dipartimento per la Sicurezza Alimentare e l’Agricoltura ha confermato che Giacarta è diventata la ventunesima giurisdizione in Indonesia a vietare il commercio di carne di cane e gatto. La decisione arriva in risposta a un’intensa campagna di DMFI, che ha denunciato la grave crudeltà sugli animali e i rischi per la salute umana derivanti da malattie zoonotiche come la rabbia.

In tutta l’Indonesia, più di un milione di cani e innumerevoli gatti vengono uccisi ogni anno per la loro carne. La maggior parte di loro sono animali randagi o d’affezione rubati e trafficati illegalmente verso i centri dove c’è maggiore richiesta. Molti muoiono durante il viaggio a causa di colpi di calore, della disidratazione o delle ferite riportate durante la cattura e il trasporto. Quelli che sopravvivono vengono portati in macelli improvvisati dove vengono uccisi a bastonate di fronte agli altri cani. Le indagini di DMFI indicano che a Giacarta circa 9.520 cani al mese, o 340 cani al giorno, vengono uccisi per il consumo umano.

Lola Webber, Direttrice delle campagne per porre fine alla carne di cane di Humane Society International, membro di DMFI, ha affermato: “Il divieto al commercio di carne di cane e gatto nella capitale indonesiana Giacarta è estremamente significativo, non solo per le migliaia di animali uccisi ogni anno in questa città, ma anche perché riconosce che questo business crudele ha il potenziale di diffondere la rabbia. Lo status di città senza rabbia di Giacarta è messo a rischio ogni giorno dal perdurare del commercio di carne di cane, che ogni giorno porta in città animali di cui non si conosce lo stato di salute. Ci auguriamo che il Governo indonesiano faccia il passo successivo, vietando definitivamente questo terribile commercio, in modo che nessun altro cane o gatto debba più subire questa crudeltà in futuro”.

Il divieto è stato annunciato ufficialmente dal Dipartimento per la Sicurezza Alimentare e l’Agricoltura di Giacarta. Ibu Ir. Suharini Eliawati M.Si, capo del Dipartimento, ha dichiarato: “I progressi attuali consistono nella formazione di un regolamento alimentare per vietare il commercio di carne di cane e l’emissione di una direttiva del Governatore. Il piano prevede anche di educare le persone a non consumare carne di cane e a essere proprietari responsabili degli animali”.

Un rappresentante della Polizia di Giacarta ha dichiarato: “Siamo molto favorevoli e pronti ad aiutare a familiarizzare venditori e bancarelle che ancora vendono carne di cane con questa direttiva. Questo deve essere fatto in modo che i commercianti abbiano il tempo di trovare un lavoro alternativo”.

La notizia è stata accolta favorevolmente da alcune celebrità come l’attrice Kim Basinger, il comico Ricky Gervais e l’attore britannico Peter Egan, che attraverso dei videomessaggi hanno ringraziato le autorità di Giacarta.

Kim Basinger ha detto: “Grazie al governatore Heru per aver compiuto questo passo coraggioso e potente per vietare il crudele e pericoloso commercio di carne di cane a Giacarta. Le sue azioni inviano un messaggio molto chiaro: i cani non sono cibo. Queste leggi che vietano la carne di cane avranno un forte impatto, proteggendo sia gli animali che le persone. I cani sono un vero dono per tutti noi, sono nostri leali compagni e devono essere protetti dal commercio incredibilmente crudele della loro carne”.

Ricky Gervais ha affermato: “Vorrei aggiungere la mia voce a quella di milioni di altre persone che chiedono di vietare il commercio di carne di cane in Indonesia. Il messaggio è chiaro: i cani non sono cibo”.

Peter Egan ha dichiarato: “Grazie al governatore Heru per la leadership e compassione dimostrata nel prendere provvedimenti per vietare il commercio di carne di cane a Giacarta. Le sue azioni proteggeranno gli animali e salvaguarderanno la salute e il benessere delle comunità. Mi unisco a milioni di altre persone che chiedono di vietare il commercio di carne di cane in tutta l’Indonesia per proteggere decine di migliaia di cani da crudeltà inimmaginabili e anche per celebrare la grande compassione e la bellezza naturale e culturale dell’Indonesia.”

Karin Franken, Coordinatrice nazionale della coalizione DMFI, ha accolto con favore la notizia: “A nome della coalizione Dog Meat Free Indonesia e dei milioni di cittadini indonesiani che hanno a cuore cani e gatti, vorrei esprimere il nostro più profondo apprezzamento per l’adozione di queste misure volte a salvaguardare la salute e il benessere di persone e animali. Il divieto di Giacarta è un esempio da seguire per altre giurisdizioni e contribuirà a sensibilizzare l’opinione pubblica sui gravi rischi e sulle sofferenze animali legate a questo commercio.”

Il divieto è stato pubblicato dal Servizio di Sicurezza Alimentare, Marittima e della Pesca di Giacarta con la Lettera d’appello numero 4493/-1823.55 che limita il traffico di animali che trasmettono la rabbia e di prodotti animali non alimentari, per motivi di tutela della salute pubblica. Il provvedimento riguarda la cosiddetta Area speciale della città di Giacarta, l’area metropolitana più popolosa dell’Indonesia, che comprende la capitale, cinque città satellite e tre reggenze complete, tra cui parti delle province occidentali di Giava e Banten.

ALCUNI DATI:

  • Un sondaggio Nielsen del gennaio 2021, commissionato da DMFI, ha rivelato che il 93% degli indonesiani è favorevole a un divieto nazionale e solo il 4,5% ha mai consumato carne di cane.
  • Il commercio di carne di cane è ora vietato in 21 città e reggenze dell’Indonesia: Karanganyar, Sukoharjo, Semarang, Blora, Brebes, Purbalingga, Mojokerto, Temanggung, Jepara e Magelang; Salatiga, Malang, Semarang, Magelang, Blitar, Mojokerto, Medan, Surabaya e Giacarta.
  • Oltre alle 21 località indonesiane, in tutta l’Asia il commercio, la macellazione, la vendita e il consumo di cani sono vietati o terminati anche a Taiwan, Hong Kong, nelle Filippine, in Tailandia e in due grandi città della Cina continentale. In Corea del Sud una task force istituita dal governo sta attualmente valutando un divieto. Il presidente Yoon Suk-yeol ha dichiarato che non si opporrebbe a un divieto sulla carne di cane, a patto che ci sia un consenso sociale, e la first lady Kim Keon-hee ha parlato pubblicamente del suo desiderio di porre fine al consumo di carne di cane.
  • Dog Meat Free Indonesia è una coalizione di organizzazioni nazionali e internazionali per la protezione degli animali che comprende Jakarta Animal Aid Network, Animal Friends Jogja, Humane Society International, Animals Asia e FOUR PAWS. La coalizione denuncia la brutalità di questo business e si batte per la sua messa al bando a causa della crudeltà che infligge agli animali e dei rischi per la salute pubblica.

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia : mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International


Homeless Animal Protection Society

ROMA—Humane Society International (HSI) ha inviato una squadra di soccorso in Turchia per aiutare migliaia di cani, gatti e altri animali colpiti dal devastante terremoto di magnitudo 7,8.

Da ieri e per le prossime settimane, l’Unità di soccorso animali di HSI, che viene mobilitata in caso di catastrofi, è in Turchia per assistere i gruppi locali nelle operazioni di primo soccorso degli animali feriti, nell’allestimento di ospedali veterinari da campo come, per esempio, ad Antakya, per ampliare la capacità di intervento nell’area e per distribuire cibo, acqua e forniture veterinarie di prima necessità. La squadra è composta da personale formato proveniente da Europa, Stati Uniti, Messico, Costa Rica, Colombia e India.

HSI ha inoltre fornito fondi emergenziali al gruppo di soccorso locale Yuk Hayvanlarani Koruma Ve Kurtama Dernegi (Working Animals Rescue Foundation), consentendogli di inviare veterinari e veicoli d’intervento per portare forniture veterinarie e soccorso agli animali e alle persone che ne hanno più bisogno.

L’intervento di HSI viene guidato da Kelly Donithan, Direttrice dell’Unità di emergenza di HSI ed esperta soccorritrice, già attiva per portare aiuto agli animali colpiti dai passati disastri in Australia e Africa, a Beirut e nei Paesi vicini all’Ucraina. Nei giorni scorsi, Donithan è stata in costante contatto con i gruppi locali che stimano che centinaia di animali abbiano probabilmente perso la vita, in aggiunta alle decine di migliaia di persone tragicamente uccise dal terremoto. Migliaia di cani e gatti, equini e animali da allevamento hanno attualmente disperato bisogno di aiuto.

Donithan afferma: “Il terremoto ha portato devastazione e la tragica perdita di vite umane e animali. La squadra di emergenza di Humane Society International sta accorrendo per aiutare i gruppi locali. Alcuni animali vengono ancora estratti vivi dalle macerie, ma non sappiamo per quanto tempo ancora potranno reggere quelli invece sepolti. Inoltre, migliaia di cani e gatti salvati hanno urgente bisogno di cure veterinarie per far fronte a ferite, shock, disidratazione e malnutrizione. Diversi rifugi per animali nella zona colpita sono stati distrutti e HSI aiuterà anche a trasferire in sicurezza i loro animali, oltre a distribuire cibo, acqua e forniture veterinarie vitali laddove sono più necessarie. È straziante vedere persone e animali che subiscono l’impatto fisico e psicologico di un disastro di questa portata e noi vogliamo aiutare in ogni modo possibile”.

HSI interviene in caso di disastri in tutto il mondo per assistere gli animali e le comunità in difficoltà. In passato è intervenuta per fornire cure d’emergenza agli animali colpiti da eruzioni vulcaniche in Guatemala, terremoti mortali in Nepal, Ecuador e Messico, uragani, inondazioni improvvise e cicloni in India, Haiti e Mozambico, incendi boschivi in Australia e Cile, oltre ad aver aiutato i rifugiati e i loro animali domestici in fuga dalla guerra in Ucraina.

È possibile donare al fondo per le emergenze di HSI per permetterci di fornire aiuti vitali e finanziare gli interventi delle nostre squadre in situazioni emergenziali come questa:

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Contatto:

“La cittadinanza può contribuire a denunciare e arginare, nell’ottica di una totale eradicazione, il fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani.”

Humane Society International


Jay Kim

ROMA—È stata pubblicata oggi da Humane Society International/Europe e Fondazione CAVE CANEM ONLUS, promotrici del progetto IO NON COMBATTO, una guida al cittadino per riconoscere i segnali e denunciare la presenza di combattimenti tra cani. Tramite questo progetto, le due organizzazioni promotrici si stanno impegnando per contribuire a fornire gli strumenti necessari al contrasto del fenomeno dei combattimenti tra cani alle Forze di Polizia e a figure professionali chiave, quali medici veterinari ed educatori cinofili, nonché per educare la popolazione a riconoscerlo e adeguatamente denunciarlo: proprio alle cittadine e ai cittadini è rivolta la guida. 

Federica Faiella, Vicepresidente della Fondazione CAVE CANEM e Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe spiegano: “La cittadinanza può contribuire a denunciare e arginare, nell’ottica di una totale eradicazione, il fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani. Per farlo, è però necessario che acquisisca conoscenza dei segnali che ne indicano la presenza e delle corrette modalità di acquisizione delle fonti probatorie, agendo sempre nel pieno rispetto delle modalità e dei ruoli stabiliti dalle norme vigenti, senza pensare di sostituirsi alla Polizia Giudiziaria e agli organi inquirenti, ma cercando di fornire loro tutti gli strumenti per un intervento efficiente ed efficace. Per questo motivo abbiamo voluto mettere a disposizione questa guida, gratuitamente scaricabile dal sito www.iononcombatto.it.”

I lettori avranno la possibilità, prima di tutto, di documentarsi sui combattimenti fra animali quale fenomeno sommerso, di portata nazionale e internazionale che coinvolge diverse specie animali, tra cui i cani, collegato a criminalità organizzata, traffico internazionale di stupefacenti e di armi, comprese quelle da fuoco, pedo-pornografia e scommesse illegali attorno alle quali ruotano cospicue somme di denaro. In Italia è un reato punito dall’art. 544-quinquies del Codice penale. 

La guida vuole anche fornire precise indicazioni sulle attività legate ai combattimenti tra animali, causa di gravi danni fisici e psicologici ai cani addestrati per combattere. A subire immense crudeltà sono anche i cosiddetti “sparring partners”, ovvero altri cani usati per l’addestramento brutale dei combattenti, nonché le fattrici, obbligate a riprodursi per portare avanti le linee genetiche “vincenti”. 

Una sezione è dedicata alle attrezzature, agli strumenti e agli altri segni che possono indicare la presenza in un determinato luogo di combattimenti tra cani o attività propedeutiche agli stessi quali l’allenamento e l’allevamento. Nella guida HSI/Europe e Fondazione CAVE CANEM segnalano ad esempio: 

  • La detenzione a catena; 
  • La presenza di cicatrici;
  • Vitamine, medicinali e farmaci veterinari; 
  • Tapis roulant, “spingpoles”, “jenny mills” o “cat mills”; 
  • Bastoni “apribocca”; 
  • Gabbie di contenimento per l’accoppiamento. 

“I combattimenti tra cani sono una pratica criminosa e sanguinaria, ancora diffusa in Italia, nonostante sia illegale da molti anni e fortemente contestata dall’opinione pubblica. Prima di sporgere una denuncia, può essere utile avere maggiore chiarezza sulle tipologie e razze di cani più frequentemente utilizzate, sui diversi ruoli che i cani ricoprono e quali sono gli oggetti o le situazioni che possono indicare la presenza di combattimenti o altre attività ad essi collegate. Invitiamo chiunque sia testimone di attività criminose in danno agli animali di non rendersi complice, di non guardare dall’altra parte, ma di denunciare!” – concludono Federica Faiella e Martina Pluda.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885 

158 specie di rane di vetro e 95 specie di squali e pesci chitarra ricevono una nuova protezione, mentre il commercio internazionale di parti di ippopotamo per scopi commerciali continuerà.

Humane Society International


Glass frog
GCF Collection/Alamy

PANAMA—Si è conclusa la XIX riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione, nota come CITES. Nelle ultime due settimane a Panama, i delegati dei 184 Paesi membri hanno esaminato 42 proposte, alcune finalizzate ad aumentare, altre, purtroppo, a diminuire la protezione di 356 specie di animali selvatici.

In particolare, a seguito delle decisioni assunte durante la XIX riunione, 345 specie animali selvatiche godranno di una nuova o maggiore protezione dal commercio internazionale: squali, pesci chitarra, razze, rane di vetro, lucertole, tartarughe e uccelli sono tra gli ordini e le specie di animali che hanno tratto beneficio da quanto concordato durante l’incontro. Le Parti hanno anche deciso di ridurre di 610 il numero di trofei di caccia di leopardo e di pelli per uso personale che possono essere esportati da alcuni paesi africani. Nello specifico, su richiesta di Kenya, Malawi ed Etiopia, la quota annuale di esportazione di leopardi dell’Etiopia è stata ridotta da 500 a 20 e il Kenya e il Malawi sono stati completamente rimossi dalle assegnazioni di quote di esportazione di questi felini. Fortunatamente, inoltre, le nazioni partecipanti hanno rifiutato di adottare alcune pericolose proposte che avrebbero, di fatto, aperto il commercio internazionale di corni di rinoceronte bianco meridionale e di avorio di elefante africano.

Una delle più grandi delusioni è stata, invece, l’incapacità delle Parti di aumentare la protezione degli ippopotami, con l’obiettivo ultimo di porre fine al commercio internazionale legale di loro parti, innanzitutto i denti d’avorio, a fini commerciali. L’Unione Europea, che ha espresso i suoi 27 voti contrari a questa proposta, ha dunque ignorato le richieste di aiuto da parte delle nazioni nei cui territori ricadono gli habitat dell’ippopotamo, lasciando aperta questa strada, attivamente utilizzata dai trafficanti di animali selvatici.

“95 specie di squali e pesci chitarra hanno ricevuto una nuova protezione nell’Appendice II della CITES”, ha dichiarato Rebecca Regnery, Senior director of wildlife di Humane Society International (HSI). “Queste specie sono minacciate dalla pesca non sostenibile e non regolamentata, che alimenta il commercio internazionale della loro carne e delle loro pinne e che ha determinato un forte declino della popolazione. Con l’inserimento nell’Appendice II, le Parti della CITES possono autorizzare il commercio solo se lo stesso non risulta dannoso per la sopravvivenza della specie in natura, dando a queste specie la tutela di cui hanno bisogno per riprendersi dal sovrasfruttamento”.

“Le rane di vetro hanno ricevuto una nuova protezione nell’Appendice II della CITES”, ha invece dichiarato Grettel Delgadillo, Vicedirettrice di HSI/America Latina. “Le rane di vetro riceveranno, finalmente, la protezione di cui hanno bisogno, a fronte dell’orribile, crescente e spesso illegale commercio internazionale di animali domestici. Era fondamentale che tutte le 158 specie di rane di vetro fossero incluse nell’Appendice II, poiché è difficile distinguere le differenti specie di rane di vetro in commercio. L’inserimento nell’Appendice II consentirà a queste rane, molto ricercate e minacciate, di trovarsi finalmente al riparo dal commercio internazionale di animali selvatici”.

“Su richiesta di Kenya, Malawi ed Etiopia, le parti hanno concordato di ridurre significativamente, ovvero di 610 leopardi all’anno, le quote di questi Paesi per le esportazioni di trofei di caccia di leopardo e di loro pelli per uso personale, eliminando del tutto le quote di Kenya e Malawi”, ha commentato Sarah Veatch, Director of wildlife policy di HSI. “Questo è importante perché le popolazioni di leopardi sono diminuite del 30% nelle ultime tre generazioni nell’Africa sub-sahariana – contrariamente a quanto riportato dalle stime eccessive di molti Paesi che praticano la caccia – e mancano dati adeguati a comprendere realmente la portata della situazione di conservazione del leopardo. Quote eccessive di caccia al trofeo, basate su interessi venatori stranieri – e non su dati scientifici – rappresentano una pericolosa pressione sui leopardi, i quali sono anche minacciati dalla perdita di habitat e da altri fattori. Anche se plaudiamo al passo compiuto questa settimana dalla CITES per proteggere questi animali iconici, le Parti hanno ancora molto lavoro da fare per azzerare le quote di esportazione del leopardo per tutti i Paesi, unico modo per proteggere davvero questa bellissima specie dalla scomparsa”.

“Siamo molto delusi dal fatto che le Parti non abbiano adottato una proposta per fermare il tragico e legale commercio internazionale di avorio e di altre parti di ippopotamo per scopi commerciali”, ha affermato Sophie Nazeri, wildlife program coordinator di HSI. “L’ippopotamo comune è minacciato dal bracconaggio per i suoi denti d’avorio, i quali vengono spesso riciclati nel commercio legale di avorio di ippopotamo. Purtroppo, le Parti e, in particolare, l’Unione Europea, hanno ignorato le richieste di aiuto degli Stati di habitat dell’ippopotamo e hanno lasciato aperta questa pericolosa e crudele strada utilizzata dai trafficanti di animali selvatici. Humane Society International continuerà a lottare per la protezione di questa incredibile specie”.

I membri della CITES hanno aumentato o fornito nuova protezione a:

  • 95 specie di squali, tra le quali 54 specie di squali requiem, lo squalo martello tiburo e tre altre specie di squali martello, nonché 37 specie di pesci chitarra, commercializzati a livello internazionale per le loro pinne e la loro carne;
  • Sette specie di razze d’acqua dolce e l’Hypancistrus zebra, commercializzati a livello internazionale per i pesci d’acquario;
  • 160 specie di anfibi, tra le quali 158 specie di rane di vetro, l’Agalychnis lemur e il Laotriton laoensis, commercializzati a livello internazionale come animali domestici esotici;
  • 52 specie di tartarughe, tra cui la tartaruga matamata dell’Amazzonia (Chelus fimbriata), la tartaruga matamata dell’Orinoco (Chelus orinocensis), la testuggine alligatore, la testuggine azzannatrice, cinque specie di tartarughe geografiche a testa larga, la tartaruga rugosa rosso-coronata, la tartaruga scatola indocinese, nove specie di tartarughe dell’ordine dei Rinoclemmidini, le tartarughe della specie Claudius angustatus, 19 specie di tartarughe del fango (appartenenti al genere Kinosternon), la  la grande tartaruga di fango dell’America centrale (Staurotypus triporcatus), le tartarughe della specie Staurotypus salvinii, altre sei specie della famiglia Kinosternidae, tre specie di tartarughe dal guscio molle e la tartaruga dal guscio molle di Leith, commercializzate a livello internazionale come animali domestici esotici, per la loro carne e per altre parti del corpo destinate al consumo umano;
  • Due specie di uccelli, lo shama groppabianca (Copsychus malabaricus) e il bulbul testapaglia (Pycnonotus zeylanicus), commercializzati a livello internazionale per il commercio di uccelli canori;
  • Tre specie di oloturie, comunemente detti cetrioli di mare, commercializzati a livello internazionale per il consumo umano;
  • 25 specie di lucertole, tra cui il drago d’acqua cinese, il Cyrtodactylus jeyporensis, il geco dall’elmetto, 21 specie di lucertole cornute e lo scinco dalla lingua blu (Tiliqua adelaidensis), commercializzate a livello internazionale come animali domestici esotici.

Foto e video (creare account per il download):

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Contatto:

HSI esorta le Parti ad aumentare la protezione per ippopotami, rane di vetro, squali, leopardi, elefanti africani e rinoceronti bianchi

Humane Society International


Hippopotamus with Cattle Egret on back, in reeds at edge of River Nile at Murchison Falls National Park, Uganda

WASHINGTON—La XIX riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), si riunirà dal 14 al 25 novembre a Panama, dove i delegati dei 184 Paesi membri esamineranno 52 proposte per aumentare o diminuire le misure di protezione di 600 specie di animali e piante selvatiche. Tra le questioni principali sul tavolo, vi sono proposte di maggiore tutela per ippopotami, elefanti, rane di vetro e squali e la modifica delle quote annuali di esportazione dei trofei di caccia di leopardo.

Esperti di Humane Society International (HSI) parteciperanno all’incontro per fare pressione sui Paesi membri, affinché sostengano le proposte che potrebbero contribuire a garantire che le specie non siano ulteriormente spinte verso l’estinzione dallo sfruttamento e dal commercio internazionale di loro parti del corpo e prodotti da esse derivanti. La delegazione HSI sarà disponibile per commenti durante i lavori.

Di seguito un elenco delle specie sulle quali vi sarà un maggiore focus durante la riunione, così come altre proposte che verranno discusse:

Ippopotami: Dieci nazioni africane propongono di includere l’ippopotamo nell’Appendice I della CITES, vietando di fatto il commercio internazionale di parti e prodotti derivanti da questa specie. Gli ippopotami sono minacciati dalla perdita e dalla frammentazione del loro habitat, dai bracconieri interessati alla loro carne, pelle e all’avorio e dai cacciatori di trofei. Si prevede che gli attuali livelli di sfruttamento legale e illegale porteranno a un declino della popolazione selvatica, indicando la necessità di adottare un livello di protezione più elevato per questa specie. All’inizio di quest’anno, HSI ha pubblicato un’indagine sotto copertura sulla vendita di parti di ippopotamo negli Stati Uniti.

Adam Peyman, Director of wildlife programs di HSI, ha dichiarato: “Gli ippopotami sono considerati una specie iconica dell’Africa, eppure l’entità del commercio internazionale delle loro parti del corpo e dei prodotti che ne derivano, come zanne, denti, pelli, teschi e trofei, è sconvolgente. Esortiamo le Parti della CITES ad adottare questa proposta per garantire la fine di questo commercio. La vendita di parti di animali, insieme ad altre minacce che gravano sugli ippopotami, li sta spingendo sull’orlo dell’estinzione”.

Rane di vetro: Quattordici nazioni dell’America centrale e meridionale propongono di includere la famiglia delle rane di vetro nell’Appendice II della CITES. Dodici membri di questa famiglia sono altamente minacciati, ma è quasi impossibile distinguerli da altre specie che risultano meno minacciate, sottolineando la necessità di adottare maggiore protezione per tutte le specie di rane di vetro. L’inserimento nell’Appendice II della Convenzione fornirebbe un monitoraggio cruciale e metterebbe in atto misure per garantire che il commercio sia legale.

Grettel Delgadillo, Vicedirettrice di HSI America Latina, ha dichiarato: “Le rane di vetro, con la loro pelle traslucida, sono una famiglia di specie sorprendente. Purtroppo, è proprio questa che interessa i commercianti senza scrupoli che contrabbandano rane vive dall’America centrale e meridionale per venderle come animali domestici. È fondamentale che le Parti della CITES adottino questa proposta per arginare il commercio illegale di questi animali rari e mettere in atto un monitoraggio seriod el commercio legale, per prevenire il traffico di animali esotici, venduti come domestici”

Squali: Ci sono tre proposte per inserire nell’Appendice II diverse famiglie di squali e specie simili. Le proposte riguardano l’inserimento nell’Appendice II di squali appartenenti alla famiglia dei Carcarinidi, squali martello e pesci chitarra (imparentati con gli squali). Tutte queste specie hanno un basso tasso riproduttivo e diverse specie di ciascuno di questi gruppi sono altamente minacciate. Le pinne sono i principali prodotti che vengono commerciati a seguito della pesca di tali specie. Poiché le pinne di queste specie sono praticamente indistinguibili da quelle di altre, è necessario che tutte vengano inserite nell’Appendice II, in modo che il loro commercio a livello internazionale possa essere monitorato e legale.

Rebecca Regnery, Senior director of wildlife di HSI, ha dichiarato: “Le popolazioni di diverse specie di squali e pesci chitarra hanno registrato un declino del 70-90%. È inconcepibile che il commercio di pinne di queste specie minacciate non venga monitorato per garantirne la legalità, soprattutto perché ogni anno vengono uccisi circa 100 milioni di squali per le loro pinne. Esortiamo le Parti della CITES ad adottare le proposte di inserire gli squali appartenenti alla famiglia dei Carcarinidi, i pesci martello e i pesci chitarra nell’Appendice II prima che sia troppo tardi”.

Quote di trofei di caccia di leopardo: Sebbene il leopardo sia minacciato di estinzione e la caccia al trofeo sia una delle principali minacce alla sua sopravvivenza, le Parti della CITES hanno stabilito quote di esportazione per 12 paesi, che consentono l’esportazione annuale di un massimo di 2.648 trofei o pelli di leopardo. Queste quote controverse non sono basate su dati scientifici.  Due paesi, il Kenya e il Malawi, chiedono l’eliminazione delle loro quote, mentre l’Etiopia chiede che la sua quota annuale venga ridotta da 500 a 20 leopardi. Tuttavia, questo lascia nel mirino i leopardi dei restanti nove paesi, tra cui Tanzania e Zimbabwe che hanno una quota oltraggiosa di 500 leopardi per nazione.

Proposte per i rinoceronti bianchi meridionali e gli elefanti africani: HSI esorta i Paesi membri a opporsi a una pericolosa proposta che ridurrebbe la protezione CITES per i rinoceronti bianchi meridionali in Namibia, gravemente minacciati dai bracconieri interessati al loro corno. Se adottata, la proposta allenterebbe il controllo sul commercio internazionale dei trofei di caccia di questa specie. Inoltre, HSI sostiene una proposta per aumentare la protezione CITES degli elefanti africani in Botswana, Namibia, Zimbabwe e Sudafrica, che aumenterebbe la regolamentazione del commercio internazionale di trofei di caccia. Visti i gravi e permanenti impatti della caccia al trofeo sulla sopravvivenza delle specie, è imperativo che i Paesi membri limitino il commercio mondiale dei trofei di caccia delle specie elencate nella Convenzione.

Sarah Veatch, Director of wildlife policy di HSI, ha dichiarato: “La CITES è il meccanismo di controllo internazionale per il commercio tra i Paesi membri, dei trofei di caccia di leopardi, elefanti, rinoceronti, leoni e moltissimi altri animali. Trattandosi di trofei “ambiti”, è indispensabile che i membri adottino un approccio precauzionale. Le quote basate su dati obsoleti, inaffidabili o su metodi imprecisi sono inaccettabili e devono essere invalidate. Le Parti della CITES hanno l’opportunità di dare a queste specie le protezioni e la supervisione necessarie per evitarne lo sfruttamento; le invitiamo ad agire prima di raggiungere un punto di non ritorno”.

I membri della delegazione di Humane Society International alla CITES sono:

  • Jeff Flocken, Presidente HSI
  • Rebecca Regnery, HSI senior director wildlife, Stati Uniti.
  • Madison Miketa, HSI wildlife scientist, Stati Uniti.
  • Sarah Veatch, HSI director, wildlife policy, Stati Uniti.
  • Sophie Nazeri, HSI wildlife program coordinator Stati Uniti.
  • Grettel Delgadillo, Vicedirettrice HSI/America Latina, Costa Rica
  • Lawrence Chlebek, biologo marino, HSI Australia
  • Mai Nguyen, wildlife program manager, HSI in Vietnam

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Contatto: Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com

 

Humane Society International esorta la Commissione Europea a sostenere le proposte per la tutela delle specie in vista della COP19 della CITES

Humane Society International


Hippo
Imagebroker/Alamy

STRASBURGO—Oggi il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione importante, nella quale sono formulate domande specifiche riguardanti gli obiettivi dell’Unione Europea, in vista della prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

Mentre il Parlamento rilascia, dunque, dichiarazioni chiare sulla necessità di affrontare la problematica legata al traffico di animali selvatici e di colmare le lacune giuridiche presenti nella legislazione europea in materia, e sulla volontà di porre fine alle importazioni di trofei di caccia di specie elencate nella CITES, Humane Society International/Europe teme che la Commissione Europea e gli Stati Membri non daranno ascolto alle richieste del Parlamento.

A novembre, i rappresentanti dei Paesi firmatari della CITES si riuniranno a Panama per la XIX conferenza delle parti, ovvero la COP19. In questa occasione decideranno il livello di protezione internazionale di una serie di specie minacciate e in pericolo di estinzione, tra le quali ippopotami, elefanti africani, rane di vetro e squali appartenente alla famiglia dei Carcarinidi. In particolare modo, Humane Society International/Europe è profondamente preoccupata per la raccomandazione della Commissione Europea di non sostenere la proposta di 10 Stati africani di trasferire l’ippopotamo nell’Appendice I della CITES, una modifica che proibirebbe tutto il commercio internazionale di parti e prodotti di ippopotamo, costituendo un’ancora di salvezza per questa specie in pericolo. Inoltre, la Commissione ha raccomandato all’UE di astenersi dalla proposta di 14 altri Paesi di inserire le rane di vetro nell’Appendice II, che garantirebbe una protezione fondamentale oltre al monitoraggio del commercio di questi anfibi in pericolo.

Joanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali per Humane Society International/Europe, afferma: “Accogliamo con favore la decisione degli eurodeputati di adottare una risoluzione così forte prima della riunione della CITES COP19, riconoscendo la persistente minaccia posta alla fauna selvatica dal commercio internazionale. L’UE è molto influente nel processo decisionale della CITES, e spesso si trova nella posizione di poter portare avanti o bloccare decisioni. Diversi Stati hanno avanzato proposte per chiedere una maggior protezione di specie endemiche, la cui sopravvivenza è minacciata dall’eccessivo sfruttamento a fini commerciali. Il mancato sostengo potrebbe spingere l’ippopotamo, la rana di vetro e ad altre specie ulteriormente verso l’estinzione. È inconcepibile che l’UE non sostenga tali proposte, visti gli impegni presi nella sua stessa Strategia per la biodiversità, sbandierata a gran voce, di fare tutto il possibile per arrestare il declino della biodiversità.”

La risoluzione del Parlamento Europeo sottolinea il forte sostegno a diverse proposte e afferma l’importanza di rafforzare ulteriormente il ruolo dell’UE nella lotta globale contro il traffico di animali selvatici. Gli eurodeputati fanno eco all’appello di Humane Society International affinché la Commissione intervenga per colmare le lacune delle attuali normative europee sul commercio di animali selvatici, presentando una proposta legislativa che criminalizzi l’importazione, l’esportazione, la vendita, l’ottenimento o l’acquisizione di specie selvatiche prelevate, possedute, trasportate o vendute in violazione della legge del Paese di origine.

HSI accoglie con favore anche la richiesta del Parlamento Europeo di intraprendere un’azione urgente per proibire l’importazione di trofei di caccia di specie protette dalla CITES. L’UE è il secondo importatore mondiale di trofei di caccia dopo gli Stati Uniti. La legislazione dell’UE continua a consentire ai cacciatori di importare legalmente trofei di specie minacciate, molte delle quali sono protette a livello internazionale dalla CITES, la normativa sul commercio della fauna selvatica e la direttiva Habitat dell’UE.

Liam Slattery, responsabile europeo per la campagna di HSI/Europe sulla caccia al trofeo, ha dichiarato: “La richiesta del Parlamento Europeo di un’azione urgente per limitare l’importazione di trofei di caccia di specie elencate dalla CITES è sostenuta dalla maggioranza dell’opinione pubblica in tutti gli Stati Membri. I Paesi Bassi e la Francia hanno già messo al bando alcune tipologie di trofei; il Parlamento federale belga ha approvato all’unanimità una risoluzione che esorta il governo a sospendere l’autorizzazione all’importazione dei trofei di caccia; il Ministero dell’Ambiente tedesco ha espresso l’intenzione di limitarne l’importazione; altri Stati Membri stanno attivamente valutando proposte per limitare o vietare l’importazione di trofei. Ora la Commissione deve assumere la guida su questo tema, in linea con tali misure e con la strategia dell’UE per la biodiversità.”

Informazioni aggiuntive:

  • HSI esorta l’UE a sostenere la proposta di inserire l’ippopotamo nell’Appendice I. Le popolazioni di ippopotami selvatici sono in declino o il loro attuale stato di conservazione è sconosciuto nel 65% dei Paesi del loro habitat. L’avorio di ippopotamo è molto richiesto e quasi 80.000 prodotti derivanti dall’ippopotamo, per la maggior parte di origine selvatica, sono stati importati nell’ultimo decennio per il quale sono disponibili dati. Il bracconaggio e il traffico sono la minaccia primaria per gli ippopotami e il commercio illegale è spesso intrecciato con quello legale. Inoltre, si prevede che gli attuali livelli di prelievo, sia legale che illegale, provocheranno un futuro declino delle popolazioni di ippopotami selvatici. Questo evidenzia la necessità di ridurre il commercio internazionale di questa specie per motivi di conservazione e per il rischio di promuovere l’uccisione e il commercio illegale. L’UE contribuisce allo sfruttamento degli ippopotami: quasi 800 trofei di ippopotamo sono stati importati dagli Stati membri dell’UE tra il 2014 e il 2018.
  • HSI esorta l’UE a sostenere la proposta di inserire le rane di vetro nell’Appendice II. Metà delle specie di questa famiglia sono minacciate di estinzione, rendendo necessaria l’inclusione dell’intera famiglia nell’Appendice II. Poiché i maschi di molte di queste specie di rane difendono attivamente le uova, la rimozione dei maschi comporta la depredazione di intere covate, causando alti tassi di mortalità. Inoltre, le rane di vetro sono diventate sempre più popolari come animali domestici e gran parte del commercio avviene illegalmente. L’inserimento nell’Appendice II comporterebbe un necessario monitoraggio del commercio internazionale e contribuirebbe ad arginarne quello illegale.
  • HSI esorta l’UE a sostenere tutte le proposte per includere o aumentare la protezione delle specie di rettili e anfibi. Si tratta di 21 proposte che riguardano 239 specie, tra cui 53 specie di tartarughe. Tutte queste specie vulnerabili si trovano a fronteggiare minacce, compreso l’eccessivo commercio a livello internazionale. È allarmante che la Commissione Europea non raccomandi il sostegno alle proposte degli Stati interessati dal problema che chiedono l’assistenza dei Paesi importatori, compresi quelli dell’UE, per controllare il commercio e garantire che le popolazioni selvatiche non vengano decimate.
  • Tra il 2014 e il 2018, l’UE ha importato quasi 15.000 trofei di caccia—circa otto al giorno—di 73 specie protette a livello internazionale.
  • Il numero di trofei entrati nell’UE è aumentato del 40% in cinque anni, nonostante i sondaggi d’opinione indichino che la stragrande maggioranza dei cittadini dell’UE intervistati è chiaramente contraria alla caccia ai trofei e vorrebbe vedere la fine di questa brutale industria.

FINE

Contatto:

Richiesto alle autorità di Yulin di vietare il festival della carne di cane per tutelare gli animali, il loro benessere e la salute pubblica

Humane Society International


Vshine

YULIN—Ad un mese dal solstizio d’estate, il periodo in cui si consuma la carne di cane, alcuni attivisti cinesi sono intervenuti per salvare la vita dell’ultimo cane trovato vivo in un negozio di carne di cane a Yulin, nella provincia di Guangxi. Il cane, chiamato Lucky dai suoi soccorritori, è stato trovato incatenato fuori dal negozio, vicino ad un cartello che indicava che fosse in vendita per la sua carne. L’Akita era l’ultimo cane della giornata a dover essere macellato prima che gli attivisti convincessero il proprietario del negozio a cederlo. Dai suoi comportamenti era evidente che un tempo era stato un cane da compagnia e che quindi, molto probabilmente, era stato rubato.

In considerazione delle misure anti COVID-19 cinesi, gli animalisti cinesi stanno sollecitando le autorità di Yulin a vietare il raduno annuale di giugno, in occasione del cosiddetto “Festival del litchi e della carne di cane”, in cui aumenta la macellazione di cani e gatti per il consumo umano. Lanciato nel 2010 dai commercianti di carne di cane per incrementare le vendite di un settore in calo, l’evento inizia il 21 giugno e attira migliaia di visitatori da tutta la provincia meridionale, che si riuniscono per mangiare stufato di cane e carne di cane croccante nei ristoranti e nelle bancarelle della città. Gli attivisti si appellano alle autorità locali affinché impediscano lo svolgimento di questo raduno per tutelare gli animali, il loro benessere e la salute pubblica.

Liang Jia, un attivista del Guangxi, ha dichiarato: “Le strade di Yulin sono relativamente tranquille in questo momento e, anche se si possono vedere alcuni negozi di carne di cane come al solito, non è nulla rispetto a come sarà a metà giugno. Mentre altrove in Cina le città sono in isolamento a causa del COVID-19, non ha senso che i commercianti di carne di cane di Yulin possano incoraggiare i visitatori a viaggiare attraverso la provincia e la città. Oltre alla spaventosa crudeltà che verrà inflitta a migliaia di cani e gatti uccisi a bastonate, si tratta di un evidente rischio per la salute pubblica. Le autorità di Yulin dovrebbero prendere sul serio la questione perché sarebbe estremamente imbarazzante se il festival della carne di cane di Yulin fosse responsabile per un contagio di massa”.

La maggior parte delle persone in Cina non mangia cani e anche a Yulin i sondaggi dimostrano che la maggior parte dei cittadini (il 72%) non li mangia regolarmente, nonostante gli sforzi dei commercianti di carne di cane per promuoverne il consumo. In tutto il Paese si registra una significativa opposizione al commercio di carne di cane, mentre cresce la sensibilità per il benessere degli animali. Nel 2020, il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali cinese ha rilasciato una dichiarazione ufficiale secondo cui i cani sono animali da compagnia e non “bestiame” per il consumo. Nello stesso anno, due grandi città della Cina continentale – Shenzhen e Zhuhai – hanno vietato il consumo di carne di cane e gatto, una decisione che, secondo i sondaggi, è stata sostenuta da quasi il 75% della popolazione cinese.

Il Dottor Peter Li, specialista in politica cinese di Humane Society International, sostenitore dei salvataggi di cani dal commercio di carne in Cina, ha dichiarato: “Lucky si è salvato per un pelo perché nel negozio era rimasta in vendita solo una carcassa facendo di lui il prossimo. Ma Lucky è solo uno tra milioni di cani che soffrono per mano dei commercianti di cani in tutta la Cina, e uno di migliaia che finiscono a Yulin per l’evento del solstizio d’estate. I suoi soccorritori dicono che era molto amichevole, abituato a camminare al guinzaglio e che è salito volentieri nell’auto degli attivisti; sembra chiaro che una volta era l’animale domestico di qualcuno, e in effetti molti dei cani uccisi per la carne sono animali rubati dai cortili, fuori dai negozi e persino dalle auto. Oltre alla brutalità di queste attività, le precauzioni per frenare la diffusione del COVID-19 aggiungono un’altra convincente ragione per mettere fine ai raduni in cui viene commerciata la carne di cane.”

Foto e video

FINE

Contatto: Martina Pluda, direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International


“Vets for Ukrainian Pets” coprirà il costo delle cure veterinarie per gli animali domestici dei rifugiati. Charlotte Brocker per HSI

Aggiornamento: il programma è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024.

I rifugiati ucraini che sono fuggiti dalla guerra con i loro animali domestici possono accedere a cure veterinarie gratuite nei paesi europei grazie a “Vets for Ukrainian Pets”. Scarica il volantino.

“Vets for Ukrainian Pets” coprirà il costo delle cure veterinarie di cani, gatti, cavalli o altri animali domestici, laddove le cure siano considerate necessarie da un veterinario professionista.

 

Che tipo di cure veterinarie sono coperte da “Vets for Ukrainian Pets”?

  • Registrazione e regolarizzazione—Eventuali spese per conformare un animale domestico ai requisiti europei nel caso in cui non siano coperte dalle autorità nazionali. Ciò può includere la vaccinazione antirabbica e la titolazione degli anticorpi per la rabbia, il trattamento antiparassitario, l’impianto o la registrazione di microchip e il rilascio della documentazione ufficiale.
  • Cure preventive standard—I costi delle vaccinazioni di base e dei trattamenti antiparassitari per garantire la salute generale dell’animale, con particolare attenzione alla prevenzione di malattie infettive.
  • Farmaci(fornitura fino a quattro mesi)—I costi di qualsiasi farmaco precedentemente prescritto da un veterinario o per il trattamento di una condizione acuta di nuova insorgenza. Ciò può riguardare animali che necessitano di trattamenti per malattie croniche, le cui famiglie non hanno con sé o hanno esaurito i farmaci.
  • Trattamento per condizioni acute—Spese per il trattamento di condizioni acute nei casi in cui si prospetta una diagnosi positiva. Si considera, ad esempio, il trattamento di ferite, infiammazioni o la somministrazione di antidolorifici.

Quali cliniche veterinarie partecipano a questa iniziativa?

Possono partecipare tutte le cliniche e i veterinari praticanti autorizzati in tutta Europa. Si prega di informarsi presso la clinica veterinaria più vicina.

Cosa succede se ho più di un animale che necessita di cure?

Il piano copre le spese veterinarie per un massimo di cinque animali domestici o cavalli. Qualora avessi più di cinque animali domestici bisognosi di cure veterinarie, ti preghiamo di discuterne con la clinica o con il veterinario curante.

Devo pagare alla clinica e poi chiedere il rimborso?

No, le cure veterinarie sono gratuite. Rimborseremo la clinica fino a 250 euro per ogni animale.

Cosa succede se l’iniziativa non riesce a coprire le cure di cui il mio animale domestico ha bisogno?

Quando altri finanziamenti o contributi a titolo di beneficenza non sono sufficienti a coprire l’intero costo, incoraggiamo i veterinari a fornire prestazioni scontate o a titolo gratuito.

Per quanto tempo sarà disponibile l’iniziativa “Vets for Ukrainian Pets”?

L’iniziativa sarà attiva fino al 31 dicembre 2022. Nel caso in cui le cure veterinarie dovessero protrarsi oltre tale data, si prega di contattare Humane Society International all’indirizzo VetsUkrainePets@hsi.org.

Dove posso trovare maggiori informazioni su “Vets for Ukrainian Pets”?

Visita il nostro sito web: apply.vetsforukraine.com/how-it-works/.

“Vets for Ukrainian Pets” è interamente finanziato da Humane Society International, con il generoso sostegno di Mars, Incorporated, e realizzato in collaborazione con la Federation of Veterinarians of Europe (FVE) e la Federation of European Companion Animal Veterinary Associations (FECAVA).



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