Purtroppo, rende noto Humane Society International/Europe, l’emendamento sui trofei di caccia è stato giudicato inammissibile

Humane Society International / Italia


Chiara Muzzini/Fondazione Cave Canem

ROMA—Contrasto dei combattimenti tra animali, in particolare tra cani, e divieto di importazione di trofei di caccia di specie animali minacciate di estinzione: questi i punti principali dei tre emendamenti alla Legge di bilancio 2025 sostenuti da Humane Society International/Europe a prima firma dell’On. Michela Vittoria Brambilla, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali; dell’On. Sergio Costa, Vicepresidente della Camera e dello stesso Intergruppo, e dell’On. Susanna Cherchi, membro dell’Intergruppo.

Solo gli emendamenti 82.0180 e 119.03, contenenti disposizioni volte alla “formazione dei Carabinieri” e al “contrasto dei combattimenti tra animali”, sono stati giudicati ammissibili e saranno presi in esame dal Parlamento. I due emendamenti, rispettivamente a firma dei deputati Cherchi, Carmina, Costa, Dell’Olio, Donno e Torto e dei deputati Brambilla, Costa, Longi, Evi e Dalla Chiesa, prendono spunto dal progetto IO NON COMBATTO, ideato da Humane Society International/Europe e Fondazione Cave Canem Onlus con l’obiettivo di contrastare il fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani, già vietati in Italia dall’articolo 544 quinquies del codice penale.

Entrambi propongono, nello specifico, lo stanziamento di € 150.000 per la formazione specialistica del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, e di € 350.000 per coprire i costi di custodia e di riabilitazione psicofisica degli animali sequestrati o confiscati a seguito del loro coinvolgimento nelle suddette attività criminali, nonché affetti da problematiche comportamentali.

Quello del combattimento tra animali, in particolare tra cani, è un fenomeno che risulta spesso associato al traffico di stupefacenti e al gioco d’azzardo, che incide in maniera profondamente negativa sul benessere psicofisico delle specie e delle razze coinvolte—in particolare, gli American Pit Bull Terrier—e che può coinvolgere anche cittadini minorenni, portandoli a sviluppare insensibilità verso la sofferenza degli animali, entusiasmo per la violenza e mancanza di rispetto per la legge.

“La formazione specialistica dei Carabinieri forestali e la riabilitazione psicofisica degli animali sequestrati o confiscati sono due pilastri della politica di contrasto all’odioso reato di organizzazione di combattimenti tra animali, in particolare tra cani. Il terzo è l’aumento delle pene, con estensione della punibilità ai semplici spettatori, previsto dal testo della pdl AC30, di cui sono prima firmataria e relatrice. Mi auguro che sia tenuta nella dovuta considerazione l’esigenza di fermare un’attività non solo pericolosissima e letale per gli animali, vittime innocenti, ma indissolubilmente legata agli stessi gruppi criminali che si arricchiscono con il traffico di droga e il gioco illegale. Quelli che ci proponiamo di finanziare con l’emendamento sono investimenti indispensabili per salvare gli animali e metter fine a queste barbare competizioni, indegne di un Paese civile”, ha dichiarato l’On. Michela Vittoria Brambilla.

Anche l’emendamento 82.0202, giudicato inammissibile per “estraneità di materia”, avrebbe previsto lo stanziamento di fondi da destinare alla formazione e all’addestramento delle Forze di polizia, finalizzati in questo caso “al contrasto del commercio illegale e al controllo del commercio internazionale e della detenzione di specie di fauna e flora minacciate di estinzione”. Tale emendamento, a firma dei deputati Costa, Cherchi, Caramiello, Carmina, Dell’Olio, Donno, Torto, Fontana, L’Abbate, Morfino e Santillo, avrebbe inoltre previsto l’introduzione di un “divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia” di specie minacciate di estinzione, accanto a specifiche pene da comminare ai trasgressori.

“Siamo contrariati dalla decisione di inammissibilità sull’emendamento che introduceva il divieto di importazione dei trofei di caccia di specie a rischio estinzione. Purtroppo questo non ci sorprende, visto l’atteggiamento di gran parte della maggioranza verso la tutela degli animali in generale e sul tema in particolare. La nostra battaglia sul tema proseguirà, proveremo a ripresentare l’emendamento alla prima occasione utile. Chiediamo che i partiti di Governo siano disposti ad ascoltarci, anche rispetto alle altre proposte per la tutela degli animali presentate alla Legge di bilancio”, ha dichiarato l’On. Sergio Costa.

Fra il 2013 e il 2022, l’Unione Europea ha importato trofei di caccia provenienti da oltre 27.000 animali appartenenti a specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), posizionandosi come il secondo importatore mondiale dopo gli Stati Uniti d’America. L’Italia, nello stesso periodo, ha importato 492 trofei, appartenenti a specie come l’elefante africano, l’orso polare, il rinoceronte nero, il leone e il leopardo.

Con la campagna #NotInMyWorld, HSI/Europe mira a sensibilizzare Governi e aziende sul tema. La pratica della caccia al trofeo non contribuisce né al sostentamento delle comunità locali, cui viene destinata solo un’infinitesima parte delle entrate, né alla conservazione degli ambienti naturali: al contrario, mette a rischio interi ecosistemi, in cui l’equilibrio fra erbivori e carnivori è fondamentale. L’ecoturismo è un’alternativa più sostenibile e più redditizia, capace di generare risorse e posti di lavoro per sostenere la conservazione e l’occupazione locale.

“Abbiamo accolto con grande favore la presentazione, anche a questa Legge di bilancio, di questi emendamenti, da parte di un largo numero di deputati e deputate di differenti partiti, anche di maggioranza”, ha concluso Alessandro Fazzi, Consulente rapporti istituzionali di Humane Society International/Europe. “Per quanto riguarda il fenomeno dei combattimenti tra cani, legato ad altre pratiche criminali come il traffico di stupefacenti e il gioco d’azzardo, esso ha effetti devastanti sia sugli animali coinvolti sia sul tessuto sociale, soprattutto per le giovani generazioni. L’approvazione degli emendamenti che prevedono fondi specifici volti al suo contrasto rappresenterebbe un passo concreto verso la protezione degli animali. Purtroppo, invece, il Presidente della V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati ha giudicato inammissibile l’emendamento relativo all’importazione ed esportazione di trofei di caccia di specie animali a rischio estinzione. Siamo delusi, poiché il divieto di importazione ed esportazione dei trofei di caccia di specie minacciate avrebbe rappresentato un segnale forte e necessario per porre fine a pratiche che mettono a rischio l’equilibrio degli ecosistemi e vanificano gli sforzi per la conservazione”.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe: escuri@hsi.org

Il proprietario, il signor Cuong, avvierà un’attività di fornitura di bombole di gas con il supporto di Humane Society International

Humane Society International


Nhan Tran/AP Images for HSI

DONG NAI, Viet Nam—Una struttura che fungeva da macello e da ristorante di carne di cane nel distretto di Trang Bom, nella provincia vietnamita di Dong Nai, ha chiuso dopo vent’anni, come parte del programma Models for Change dell’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International.

Lanciato in Vietnam nel 2022, il programma aiuta le persone a effettuare la transizione al di fuori dal crudele e pericoloso commercio di carne di cane e gatto, riducendo al contempo la crudeltà verso gli animali e la trasmissione della rabbia, in collaborazione con il Dipartimento per gli Animali Allevati, la Salute Animale e la Pesca di Dong Nai. Il proprietario quarantenne, il signor Dao Van Cuong, ha in programma di avviare un’attività di vendita di vernici e successivamente anche di fornire bombole di gas per uso domestico agli abitanti della comunità locale, con un contributo economico per l’avvio dell’attività da parte di HSI.

La provincia di Dong Nai, situata nel sud del Vietnam, al confine con la città di Ho Chi Minh, ospita circa cinquecento ristoranti che servono carne di cane e di gatto. È anche una via di transito per i cani destinati ai macelli nel nord del paese. HSI ha iniziato a lavorare nella provincia su richiesta delle autorità locali e, fino a oggi, ha sostenuto attività educative per i bambini sul tema della rabbia, formato veterinari governativi nelle tecniche di sterilizzazione e castrazione e condotto workshop sulla prevenzione della rabbia in tutta Dong Nai.

Phuong Tham, Direttrice per il Vietnam di Humane Society International, ha dichiarato: “Qui nelle province di Dong Nai e Thai Nguyen siamo orgogliosi di aiutare il Governo a raggiungere l’obiettivo di azzerare il numero di morti umane per rabbia derivanti da interazioni con i cani entro il 2030, anche affrontando la questione del commercio di carne di cane. Il Vietnam non può sperare di eliminare la rabbia e raggiungere questo obiettivo senza affrontare il commercio di carne di cane. Speriamo che il nostro programma Models for Change in Vietnam diventi una componente fondamentale della strategia del paese per offrire mezzi di sostentamento alternativi ed economicamente sostenibili a chi, come il signor Cuong, dipende da questo commercio, e che il programma possa servire come complemento pratico alla riforma legislativa e normativa”.

Per oltre due decenni, il ristorante e il macello attualmente gestiti dal signor Cuong si sono fatti consegnare migliaia di cani da tutto il paese, che venivano uccisi e serviti per il consumo umano. In tutta la provincia, ci sono cani vivi che vengono consegnati a strutture come questa, stipati all’interno di gabbie a bordo di camion che viaggiano per ore dalla vicina provincia del Delta del Mekong. Molti cani provengono anche da commercianti locali che prelevano i cani in moto dai residenti che vendono i loro animali domestici o allevano cuccioli per il commercio di carne. Il signor Cuong ha preso in gestione l’attività nove anni fa, ma il senso di colpa e lo stress derivanti dall’uccisione dei cani hanno contribuito alla sua decisione di abbandonare definitivamente il commercio di carne di cane e di passare a un’attività economica alternativa.

Il signor Cuong ha dichiarato: “Per nove anni ho ucciso cani e polli, li ho macellati e serviti ai miei clienti. I soldi vanno bene, ma questo lavoro non mi rende per niente felice. Non voglio più uccidere questi animali, mi fa sentire male. Vendere vernici e bombole di gas ai residenti locali sarà un’attività molto più tranquilla. Non vedo l’ora di avviare un’impresa dove possa avere la coscienza a posto e non essere coinvolto nell’uccisione di cani. Non sarei riuscito a compiere questo passo senza il supporto del programma Models for Change di HSI e delle autorità di Dong Nai; quindi, sono grato per tutto il loro sostegno”.

Nell’ultimo giorno di attività del signor Cuong, HSI ha salvato gli ultimi sedici cani rimasti, che sono stati trovati tremanti nelle gabbie sul retro del ristorante. HSI li ha trasferiti in una struttura temporanea, dove stanno ricevendo cure veterinarie – compresa la sterilizzazione e le vaccinazioni contro la rabbia e il cimurro – e saranno valutati per eventuali adozioni locali. Molti di loro hanno il pelo pieno di nodi, disturbi alla pelle e infezioni agli occhi. È possibile sostenere le cure con un piccolo contributo.

Phuong Tham di HSI ha aggiunto: “Questi cani erano chiaramente terrorizzati quando li abbiamo trovati. Hanno passato un’odissea e sono stati a un passo dalla morte per il commercio di carne di cane, ma fortunatamente siamo riusciti a salvarli in tempo. Per questi cani, il commercio di carne è finito e nessun altro cane dovrà mai più soffrire e morire in questa struttura. Ma per i milioni di altri cani che continuano a soffrire in tutto il Vietnam, e per i milioni di cittadini la cui salute è messa a rischio dalla diffusione della rabbia e di altre malattie, continueremo a lavorare attivamente con l’obiettivo di porre fine a questo commercio crudele e pericoloso”.

Dopo il salvataggio, il team di HSI in Vietnam ha tenuto una tavola rotonda con i funzionari del Dipartimento della Salute Animale delle province di Dong Nai e Thai Nguyen, durante la quale i leader provinciali hanno concordato di proporre una direttiva ai rispettivi Consigli Popolari per garantire l’applicazione rigorosa delle leggi e delle normative sulla rabbia e sul trasporto e macellazione interprovinciale degli animali, rendendo più difficile il funzionamento dei commerci di carne di cane e gatto.

La rabbia uccide ogni anno più di settanta persone in Vietnam, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, con quasi tutti i casi causati da morsi di cane, inclusi casi verificati e dati provenienti dall’Istituto Nazionale di Igiene ed Epidemiologia del Vietnam che mostrano infezioni umane dopo l’uccisione, la macellazione o il consumo di cani. Organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, hanno fissato l’obiettivo di eliminare la rabbia trasmessa dai cani entro il 2030, identificando il Vietnam come una delle regioni chiave per il raggiungimento di questo traguardo. Intervenire sul commercio di carne di cane in Vietnam è fondamentale per eradicare la rabbia.

Nguyen Truong Giang, Direttore del Dipartimento di Produzione dei Mezzi di Sussistenza e Salute Animale della Provincia di Dong Nai, ha commentato: “Per affrontare la rabbia, dobbiamo intervenire su tutte le modalità con cui questa malattia si diffonde in Vietnam. È chiaro che il commercio di carne di cane contribuisce alla diffusione del virus, ed è per questo che siamo felici di lavorare con il programma Models for Change di HSI per aiutare i lavoratori del commercio di carne di cane e gatto a passare a mezzi di sussistenza migliori e più sicuri per sé stessi e per le loro comunità”.

NOTE

  • Il commercio di carne di cane in Vietnam è per lo più rifornito da cani rapiti dalle strade o rubati da case private. I commercianti usano frequentemente esche avvelenate, come polpette imbottite di cianuro, e catturano i cani con dolorose pistole taser e pinze.
  • I commercianti si recano anche di villaggio in villaggio per acquistare cani dalle comunità rurali che occasionalmente vendono animali “in eccesso” per guadagnare un reddito extra.
  • Per il trasporto a lunga distanza, i cani vengono stipati in piccole gabbie e trasportati per ore o addirittura giorni senza cibo né acqua; molti di loro subiscono lesioni e sopportano stanchezza, disidratazione, soffocamento, colpi di calore e persino la morte prima di arrivare al macello, al mercato o al ristorante.
  • La vendita e il consumo di carne di cane non sono illegali in Vietnam, ma il trasporto interprovinciale non regolamentato di cani è illegale dal 2009, e il furto di animali domestici è stato reso reato nel 2016. Sebbene diverse città, tra cui Hanoi e Hoi An, abbiano promesso di porre fine al commercio, l’applicazione delle leggi è rara e i camion continuano a trasportare centinaia di cani alla volta sulle autostrade nazionali.
  • La maggior parte delle persone in Vietnam non mangia carne di cane. Un sondaggio condotto da Nielsen tra agosto e settembre 2023 su commissione di HSI ha rilevato che circa un quarto della popolazione (il 24%) aveva consumato carne di cane (thịt chó) nell’ultimo anno, con il 64% e il 68% dei rispondenti rispettivamente favorevoli a un divieto sul consumo e sul commercio di tale prodotto. Alcuni consumatori, nonostante l’assenza di prove scientifiche, credono che la carne di cane abbia proprietà medicinali e che possa aumentare la virilità maschile.

Il programma Models for Change di HSI è approdato in Vietnam nel 2022 dopo aver operato con successo in Corea del Sud a partire dal 2015, dove HSI ha chiuso diciotto allevamenti per la produzione di carne di cane, salvando più di 2.500 cani e aiutando gli allevatori a passare a mezzi di sussistenza più sostenibili, come la coltivazione di peperoncini o prezzemolo.

A questo link è possibile visionare foto e video. Si prega di inviare una mail a escuri@hsi.org per il download.

FINE

Contatti stampa: Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe: escuri@hsi.org

Humane Society International / South Korea


HSI

SEUL, Corea del Sud—È stato pubblicato ieri il tanto atteso “piano base” del Governo della Corea del Sud per porre gradualmente fine al commercio di carne di cane. Gli attivisti di Humane Society International/Korea hanno accolto la notizia come un “importante traguardo in questo storico percorso” e hanno esortato altri paesi dell’Asia a seguire l’esempio. Tuttavia, secondo HSI/Korea, sono necessarie ulteriori azioni per prevenire le terribili sofferenze dei cani.

Sangkyung Lee, responsabile della campagna di HSI/Korea per porre fine al commercio della carne di cane, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “La pubblicazione del piano del governo per la graduale dismissione dell’industria della carne di cane in Corea del Sud rappresenta un importante traguardo in questo storico percorso che vi porrà fine una volta per tutte. Speriamo che altri paesi asiatici, dove il commercio della carne di cane persiste nonostante l’opposizione pubblica, seguano l’esempio della Corea del Sud, affinché la nostra legge speciale e il piano base possano fungere da catalizzatori per simili prese di posizione etiche in tutto il mondo. HSI/Korea è pronta a fornire ulteriori consigli al Governo sul benessere dei cani e a salvarli quando possibile, affinché le vittime di questa brutale industria abbiano la possibilità di una vita felice”.

Riguardo al piano di sostegno finanziario per gli allevatori di cani destinati alla produzione di carne, la referente di HSI/Korea ha commentato: “Siamo delusi che il piano base del governo preveda aiuti finanziari per gli allevamenti di cani sulla base del numero di animali allevati. Sebbene siano stati fissati limiti in base alla capacità dichiarata degli impianti di smaltimento dei rifiuti, questo approccio rischia di portare a un improvviso aumento del numero di cani allevati al solo scopo di ottenere più indennizzi, alimentando le nascite di cuccioli destinati a soffrire. Questo approccio va nella direzione opposta rispetto allo scopo della legge speciale e rischia di esporre ancora più cani a crudeltà, rendendo la gestione da parte del Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Alimentari e degli Affari Rurali di questi animali ancora più difficoltosa. Esortiamo il Ministero a rivalutare la decisione e a optare invece per un importo fisso o un pacchetto di aiuti basato sul piano di transizione di ciascun allevatore”.

Riguardo alla gestione dei cani durante e dopo il periodo di transizione, Lee ha aggiunto: “Sono chiaramente necessarie discussioni urgenti sulle azioni prioritarie da intraprendere per arrestare la nascita di cuccioli negli allevamenti durante la fase di transizione. Il Governo nazionale deve impegnarsi attivamente con le amministrazioni locali e le organizzazioni di tutela degli animali, come HSI/Korea, per garantire che gli allevatori separino immediatamente gli esemplari di sesso maschile e femminile negli allevamenti per fermare le attività riproduttive. Non c’è alcun motivo per far nascere altri cuccioli innocenti in questa crudele industria proprio ora che l’obiettivo è quello di porvi fine”.

Note:

  • Con oltre 6 milioni di cani domestici che vivono nelle case dei coreani, la domanda di carne di cane è ai minimi storici. Stando a un sondaggio condotto da Nielsen Korea nel 2023, l’86% degli abitanti della Corea del Sud non è intenzionato a consumare carne di cane in futuro e il 57% è favorevole all’introduzione di un divieto.
  • Dal 2015, HSI/Korea ha aiutato 18 allevatori di cani in tutta la Corea del Sud a passare alla coltivazione di vegetali come peperoncino e prezzemolo, o alla consegna dell’acqua e ad altre attività economiche nell’ambito del programma Models for Change.
  • La Corea del Sud si unisce a un numero crescente di paesi in tutta l’Asia che hanno vietato il commercio di carne di cane (con diversi gradi di applicazione), tra cui Hong Kong, Taiwan, le Filippine, l’India, la Thailandia e Singapore, oltre alle città di Shenzhen e Zhuhai nella Cina continentale, la provincia di Siem Reap in Cambogia e più di 60 città, distretti e province dell’Indonesia.

A questo link è possibile visionare le foto e i video raccolti da HSI/Korea a testimonianza della chiusura degli allevamenti di cani per la produzione di carne. Si prega di contattare escuri@hsi.org per scaricare gli asset desiderati.

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Contatti stampa:

  • Eva-Maria Heinen, Senior Manager Media & Communications, HSI/Europe. emheinen@hsi.org +39 3338608589
  • Elisabetta Scuri, Media & Communications Manager Italy, HSI/Europe. escuri@hsi.org

Dopo essere state salvate dal traffico illegale, sono state reintrodotte nel loro habitat grazie alle organizzazioni che si occupano della conservazione e della tutela della fauna selvatica

Humane Society International / Europa


ARCAS

PETEN, Guatemala―All’apertura dei box adibiti al trasporto, la giungla della Riserva della Biosfera Maya, in Guatemala, si è nuovamente riempita di piume multicolore. Diciannove esemplari di ara scarlatta (Ara macao cyanoptera), specie emblematica dell’America centrale, sono stati reintrodotti nel loro habitat naturale dopo essere stati tratti in salvo dal traffico illegale di fauna selvatica.

A questo link è possibile scaricare le foto della liberazione; qui si possono scaricare i video.

Anche se l’ara scarlatta è attualmente classificata come “a rischio minimo di estinzione” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, diversi paesi dell’America centrale e meridionale l’hanno inclusa nell’elenco delle specie in grave pericolo. I ricercatori stimano che in Guatemala rimangano tra i 150 e i 200 esemplari di ara scarlatta, dove sono classificati come minacciati. La sottospecie settentrionale è considerata in pericolo di estinzione in Messico, Belize, Costa Rica e Panama; è classificata come a rischio in Honduras, ed è protetta dalla cattura in Nicaragua. La perdita di habitat nella foresta pluviale e le catture legate al commercio illegale di animali domestici esotici rappresentano le principali minacce per questa specie. Strappati dai loro nidi in natura, questi pappagalli possono essere venduti per centinaia di dollari in diversi paesi di tutto il mondo, inclusi gli Stati Uniti, dove il Fish & Wildlife Service li annovera fra le specie minacciate.

Il rilascio di questi uccelli tanto colorati, quanto minacciati, è stato il risultato di un lavoro congiunto di organizzazioni non governative e senza scopo di lucro, Asociación Rescate y Conservación de Vida Silvestre (conosciuta come ARCAS) e Humane Society International/Latin America, con il supporto della Fondazione Luis Von Ahn e di Defensores de la Naturaleza, così come del Consiglio Nazionale delle Aree Protette, noto come CONAP.

Tutti gli esemplari liberati erano vittime del traffico illegale di fauna selvatica. Mentre la maggior parte di loro è nata presso il centro di recupero per animali selvatici di ARCAS da genitori salvati dal commercio illegale, due esemplari sono stati confiscati direttamente dalle autorità. Fernando Martinez, Direttore di ARCAS Petén, spiega: I due pappagalli confiscati erano tenuti in scatole e destinati al commercio illegale di animali domestici. Essendo arrivati al centro di recupero ancora giovani, hanno avuto l’opportunità di unirsi al resto del gruppo e tornare nell’habitat da cui erano stati prelevati”.

“Attraverso il nostro processo di riabilitazione, tutti e diciannove i giovani uccelli hanno acquisito le abilità necessarie per vivere in libertà e contribuire all’espansione della popolazione di are selvatiche nella Riserva della Biosfera Maya”.

Andrea Borel, Direttrice Esecutiva di HSI/Latin America, ha aggiunto: “Il traffico illegale di fauna selvatica in Guatemala rappresenta una grave minaccia per le specie in pericolo come le are, perché i trafficanti prelevano i pulli dai loro nidi per venderli come animali domestici. Una simile operazione attribuisce un prezzo a queste specie, portando a un declino insostenibile della popolazione. Oltre alle ulteriori minacce derivanti dalla perdita di habitat, questa attività illegale causa sofferenza e stress agli uccelli che vengono sottratti alla natura e contrabbandati per lunghe distanze per essere venduti sul mercato nero come animali domestici. È per questo che, dal 2007, HSI/Latin America lavora con il nostro partner locale, ARCAS, per la protezione e la conservazione della fauna selvatica in Guatemala”.

La reintroduzione delle are nel loro habitat naturale è stata facilitata dai membri delle organizzazioni non governative sopra elencate, sotto la supervisione del CONAP. Gli uccelli rilasciati saranno monitorati per quindici giorni per tracciare i loro progressi.

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La produzione cinese di pellicce è diminuita di quasi il 90% nell’ultimo decennio, ma milioni di animali continuano a soffrire confinati negli allevamenti nonostante i rischi che pongono alla salute pubblica

Humane Society International / Europa


Investigation

PECHINO/ROMA—I filmati allarmanti provenienti dagli allevamenti di animali da pelliccia nel nord della Cina mostrano volpi, cani procione e visoni esibire comportamenti ripetitivi e stereotipati associati ad un deterioramento mentale e animali tenuti in condizioni intensive, anche in prossimità di pollame, nonostante il potenziale per la diffusione di malattie zoonotiche. L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International ha pubblicato i filmati e rinnovato il suo appello per una fine globale al commercio delle pellicce.

Gli investigatori hanno visitato cinque allevamenti di animali da pelliccia nel dicembre 2023 nelle regioni settentrionali di Hebei e Liaoning, rilevando un ampio uso di antibiotici e la commercializzazione di carcasse di cani procione destinate al consumo umano.

Le statistiche ufficiali dell’Associazione cinese dell’Industria della Pelliccia e della Pelle, indicano una diminuzione del 50% nella produzione di pellicce nel Paese, tra il 2022 e il 2023 e un calo di quasi il 90% nel periodo dal 2014 al 2023. Dati in linea con la diminuzione globale della produzione di pellicce. Gli investigatori hanno notato la chiusura di un significativo numero di allevamenti di piccole e medie dimensioni precedentemente attivi nella zona, dovuta alle scarse vendite. Nonostante rimanga il principale paese produttore di pellicce al mondo, la Cina non può ignorare il cambiamento globale che ha investito consumatori e designer, sempre meno inclini ad utilizzare le pellicce, sia per motivi di benessere animale, sia per motivi ambientali.

L’investigatore cinese Xiao Chen ha dichiarato: “Gli allevamenti di animali da pelliccia che abbiamo visitato rappresentano la tipica realtà di questo tipo di allevamenti in tutta la Cina. Qui gli animali sono tristemente confinati in gabbie strette e spoglie e molti di loro manifestano stereotipie comportamentali a causa di problemi psicologici. Questi animali, naturalmente curiosi ed energici, sono ridotti ad una triste esistenza in gabbie metalliche, senza alcuna possibilità di movimento o stimolo. Non riesco a immaginare quanto siano frustrati e annoiati. Questo per produrre qualcosa di così inutile come la pelliccia. Mi vergogno di essere un essere umano quando visito questi allevamenti di animali da pelliccia; vedo la crudeltà e l’indifferenza di cui siamo capaci”.

Ognuno degli allevamenti di animali da pelliccia visitati teneva tra i 2.000 e i 4.000 animali in piccole gabbie in batteria, così vicine tra loro che in alcuni casi i visoni o i cani procione potevano toccare gli animali nelle gabbie vicine attraverso i divisori di filo metallico, aumentando il rischio di trasmissione di malattie. Nonostante le centinaia di casi di COVID-19 e di influenza aviaria confermati negli allevamenti di animali da pelliccia a livello globale dal 2020, i proprietari degli allevamenti hanno confermato agli investigatori di non sterilizzare abitualmente le strutture per motivi economici. Sebbene nessun allevatore abbia richiesto agli investigatori di rispettare i protocolli sanitari per prevenire la trasmissione di malattie prima di accedere alle strutture, gli investigatori hanno preso le loro precauzioni.

Nelle aree dedicate alla preparazione del cibo, in diversi allevamenti, sono state rinvenute ingenti quantità di pesce, carne e fegato di pollo congelati, uova e latte in polvere macinati fino a ottenere una pasta e somministrati agli animali. L’alimentazione di carne di pollo cruda agli animali in questi allevamenti non solo contribuisce all’impronta di carbonio dell’allevamento di animali da pelliccia, ma rappresenta anche, secondo esperti dell’Unione Europea, un rischio per la biosicurezza.

Il Professor Alastair Macmillan, veterinario specializzato in microbiologia, che ha visionato le registrazioni, ha dichiarato: “In qualità di esperto in microbiologia veterinaria, sono profondamente preoccupato per l’apparente mancanza di biosicurezza e per il potenziale di trasmissione dell’influenza aviaria dovuto alla libera movimentazione di polli e anatre tra le gabbie di cani procione. Questo rappresenta una via di trasmissione diretta tramite contatto o contaminazione fecale. Negli allevamenti europei di animali da pelliccia sono già stati documentati casi di influenza aviaria, e una così stretta vicinanza tra le specie aumenta notevolmente il rischio di trasmissione dall’avifauna ai mammiferi. L’elevata densità di cani procione potrebbe altresì agevolare l’adattamento del virus agli ospiti mammiferi e la selezione di ceppi virali capaci di trasmettersi tra mammiferi. Anche la vendita di carcasse di cani procione e di carne cotta destinata al consumo umano solleva preoccupazioni riguardo alla possibile trasmissione di malattie zoonotiche.”

L’indagine ha rivelato che il metodo di uccisione più diffuso negli allevamenti di animali da pelliccia è quello dell’elettroshock, sebbene alcuni allevatori uccidano i visoni sbattendoli contro una barra metallica o con un bastone. Nella regione sono presenti diversi mercati dove le carcasse degli animali provenienti dagli allevamenti di animali da pelliccia vengono vendute a circa 2-3 yuan/kg. Un ristorante locale visitato dagli investigatori offriva ai clienti locali carne di cane procione bollita, fritta e marinata per circa 20 yuan, confermando inoltre di cucinare 42 cani procione al giorno.

Il dottor Peter Li, esperto di politica cinese di Humane Society International ha dichiarato: “Sebbene questa indagine abbia avuto luogo in Cina, la sofferenza degli animali insita nel commercio di pellicce è osservabile anche negli allevamenti in Europa e Nord America. Animali con disturbi psichici, ammassi di sterco animale, gabbie spoglie e un preoccupante rischio di malattie zoonotiche sono in netto contrasto con l’immagine glamour che l’industria della pellicceria cerca di promuovere. Una triste realtà. La Cina esporta pellicce in paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’intera Europa, rendendo tali nazioni complici di questa crudeltà. In risposta al rifiuto per le pellicce da parte di molti designer e consumatori, la produzione di pellicce in Cina è drasticamente diminuita negli ultimi anni. Ma la fine di questa industria crudele, dannosa per l’ambiente e pericolosa per la salute, non arriverà mai abbastanza presto”.

Foto e video dell’indagine (creare account per il download)

FINE

Contatto: Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org; 3338608589

Note

Nel 2023 la Cina ha prodotto 10 milioni di pellicce di volpe, visone e cane procione, con una diminuzione di oltre il 50% rispetto ai 22 milioni di pellicce prodotte nel 2022 e un calo dell’88% rispetto a un decennio fa. Nel 2014, la Cina ha prodotto 87 milioni di pellicce: 60 milioni di pellicce di visone, 14 milioni di pellicce di cane procione e 13 milioni di pellicce di volpe.

Uno studio condotto dagli esperti nella valutazione delle impronte carboniche di Foodsteps, commissionato da Humane Society International e rivisto dal famoso esperto di sostenibilità Dr Isaac Emery, ha rilevato che l’impatto ambientale della produzione di pellicce di visone, volpe e cane procione supera in modo significativo quello di altri materiali utilizzati nella moda, tra cui il cotone e persino il poliestere e l’acrilico usati per realizzare pellicce finte. Una componente significativa dell’impronta di carbonio della pelliccia è la grande quantità di prodotti animali usati per alimentare gli animali carnivori negli allevamenti.

“È un momento storico che non pensavo avrei testimoniato nel corso della mia vita” afferma JungAh Chae, direttrice di Humane Society International/Corea

Humane Society International / Europa


Jean Chung

SEUL—Oggi, con un voto dell’Assemblea Nazionale della Corea del Sud, è stato messo al bando il business della carne di cane. Un evento definito “storico” dagli attivisti di Humane Society International/Corea. Nel Paese, fino a un milione di cani vengono allevati e uccisi ogni anno per il consumo umano. Il divieto, che entrerà in vigore tra sei mesi con un periodo di transizione di tre anni, renderà illegali l’allevamento, l’uccisione e la vendita di cani e carne di cane per il consumo umano a partire dal 2027, con sanzioni fino a tre anni di reclusione o una multa fino a 30 milioni di won sudcoreani (KRW).*

Questa notizia giunge in un contesto di forte sostegno pubblico e politico. Attualmente si registrano oltre sei milioni di cani domestici nelle case coreane e la domanda di carne di cane è ai minimi storici. Un sondaggio d’opinione realizzato da Nielsen Korea del 2023 ha rivelato che l’86% dei sudcoreani non intende mangiare carne di cane in futuro e il 57% è a favore di un divieto.

JungAh Chae, Direttrice di Humane Society International/Corea, che ha strenuamente promosso l’introduzione di un divieto, ha accolto favorevolmente la notizia dichiarando: “Si sta scrivendo una pagina di storia. Non avrei mai pensato di testimoniare nel corso della mia vita l’introduzione di un divieto all’atroce industria della carne di cane in Corea del Sud. Questa vittoria storica per gli animali è la testimonianza della passione e della determinazione del movimento animalista. Abbiamo raggiunto un punto di svolta: la maggior parte dei cittadini coreani si rifiuta di mangiare cani e vuole vedere questa sofferenza relegata nel passato. Oggi i nostri legislatori hanno agito con decisione per rendere tutto ciò realtà. Anche se il mio cuore si spezza per i milioni di cani per i quali questo cambio di passo è giunto troppo tardi, sono felicissima che la Corea del Sud possa finalmente chiudere questo capitolo miserabile della propria storia e abbracciare un futuro amico dei cani.”

Le misure adottate prevedono anche la possibilità per allevatori di cani, operatori di macelli e proprietari di ristoranti di presentare domanda di risarcimento e, qualora accolta, di ricevere supporto governativo per la transizione o la chiusura di queste attività, similarmente al programma “Models for Change” di HSI/Corea. Dal 2015, Humane Society International ha infatti aiutato 18 allevatori di cani, in tutta la Corea del Sud, a passare a fonti di reddito alternative come la coltivazione di ortaggi (peperoncini e prezzemolo) o la fornitura di acqua.

HSI/Corea esorta il Governo a utilizzare il periodo di transizione di tre anni per collaborare con organizzazioni per la protezione degli animali, compresa HSI/Corea, per salvare il maggior numero possibile di cani, in uno sforzo coordinato, promosso dallo Stato.

Kitty Block e Jeff Flocken, rispettivamente Amministratrice Delegata e Presidente di Humane Society International, affermano congiuntamente: “Questa è davvero una giornata storica per la nostra campagna e gli sforzi per porre fine agli orrori dell’industria della carne di cane in Corea del Sud – una che speravamo di vedere da molto tempo. Avendo visitato numerosi allevamenti di cani da carne, conosciamo bene le sofferenze e le privazioni che questi poveri animali devono subire per un business che è finalmente costretto a chiudere la serranda. Questo divieto segna la fine dell’allevamento e della vendita di carne di cane in Corea del Sud e siamo pronti a contribuire con la nostra esperienza fino a quando ogni gabbia sarà vuota.”

La Corea del Sud si unisce a una crescente lista di paesi e territori dell’Asia che hanno vietato (con diversa applicazione) il commercio di carne di cane, tra cui Hong Kong, Taiwan, le Filippine, l’India, la Thailandia e Singapore, oltre alle città di Shenzhen e Zhuhai nella Cina continentale, la provincia di Siem Reap in Cambogia e 45 città, reggenze e province dell’Indonesia.

Foto e video del programma di chiusura degli allevamenti di cani da carne di HSI/Corea in azione (creare account per il download).

*La normativa prevede una pena fino a 2 anni di reclusione o una multa fino a 20 milioni di KRW per l’allevamento e la vendita di cani a scopo alimentare e fino a 3 anni di reclusione o una multa fino a 30 milioni di KRW per l’uccisione di cani per il consumo umano.

FINE

Contatto: Martina Pluda, direttrice per l’Italia, mpluda@hsi.org; 3714120885SE

Il proprietario ha deciso di abbandonare l’attività per dedicarsi alla gestione di un negozio di alimentari; gli animali superstiti sono stati portati in un rifugio per essere curati e in seguito adottati localmente

Humane Society International / Europa


Chau Doan/AP Images for HSI

THAI NGUYEN, Vietnam—Venti gatti e gattini, alcuni non ancora svezzati, che stavano per essere affogati in un macello di Thai Nguyen, in Vietnam, hanno avuto una seconda possibilità di vita dopo che il proprietario ha chiesto aiuto alla squadra locale di Humane Society International per chiudere definitivamente la sua attività. Il trentasettenne Pham Quoc Doanh ha gestito il suo ristorante e macello di carne di gatto per cinque anni, annegando fino a 300 gatti al mese da servire ai clienti come piatto chiamato “thịt mèo” (carne di gatto) e “tiểu hổ” o “piccola tigre”. Il rammarico per l’uccisione degli animali, e in particolare la consapevolezza che molti erano animali domestici rubati, lo ha portato a decidere di uscire definitivamente dal commercio.

La chiusura dell’attività del signor Doanh e il salvataggio dei gatti fanno parte del programma “Models for Change” di Humane Society International (HSI), lanciato l’anno scorso in Vietnam dopo aver operato con successo in Corea del Sud dal 2015. Il programma ha finora chiuso due macelli/ristoranti per cani e un macello/ristorante per gatti a Thai Nguyen.

Il signor Doanh ha dichiarato: “Da un po’ di tempo sento il sincero desiderio di abbandonare il crudele business della carne di gatto e passare a qualcos’altro il prima possibile. Se penso a tutte le migliaia di gatti che ho macellato e servito qui nel corso degli anni, è sconvolgente. Il furto di gatti è così comune in Vietnam che so che molti dei gatti venduti qui erano gli amati compagni familiari di qualcuno, e mi dispiace molto per questo. Mi rende felice sapere che, grazie a HSI, mia moglie ed io possiamo lasciarci alle spalle il commercio di carne di gatto e ricominciare da capo, continuando a servire la comunità locale senza più far parte di questo commercio brutale e alimentato dalla criminalità. Voglio che il commercio di carne di cane e di gatto sia vietato in Vietnam”.

Grazie a una sovvenzione una tantum fornita da HSI, il signor Doanh sta avviando un negozio di alimentari. Come parte dell’accordo, ha consegnato a HSI i restanti venti gatti e gattini del suo mattatoio, in modo che potessero essere salvati e dati in adozione a livello locale. I soccorritori di HSI hanno messo in salvo i gatti traumatizzati l’ultimo giorno di attività del macello e hanno assistito all’abbattimento dell’insegna “carne di gatto” del ristorante, simbolo della sua uscita dal commercio di carne di gatto.

Quang Nguyen, Responsabile del programma vietnamita di Humane Society International per gli animali da compagnia ha dichiarato: “Siamo entusiasti della prima chiusura di una attività di commercio di carne di gatto che abbiamo operato in Vietnam e speriamo che sia la prima di molte altre, dato che sempre più persone come il signor Doanh si allontanano da questo commercio crudele. Sebbene la maggior parte dei vietnamiti non mangi carne di gatto, persiste la credenza che il consumo possa curare la sfortuna, e l’entità delle sofferenze è sorprendente. Questi venti gatti e gattini fortunati sono sfuggiti a un destino terribile e troveranno una casa amorevole, ma il nostro lavoro continua per vedere implementato, a livello nazionale, un divieto al commercio di carne di gatto, attività che porta dolore e angoscia a così tante persone”.

Si stima che in Vietnam vengano uccisi il consumo umano circa un milione di gatti all’anno, tutti animali domestici rubati o randagi strappati dalle strade. I commercianti usano esche alimentari per attirare i gatti in trappole a molla fatte in casa. I sondaggi mostrano che ben l’87% delle persone ha subito il furto di un animale domestico o ha un conoscente a cui è stato rubato. In Vietnam, il furto di animali domestici sta diventando un problema sociale crescente., con una popolazione sempre più amante degli animali e proprietaria di animali domestici, frustrata dalla mancanza di forze dell’ordine che proteggano i loro animali da ladri e commercianti senza scrupoli. Oltre al furto di animali domestici, sono stati segnalati anche camion carichi di gatti vivi e macellati che attraversano il confine con la Cina. I gatti (e i cani) vengono spesso trasportati per distanze incredibili attraverso il Vietnam, persino nella stiva degli autobus passeggeri, spesso viaggiando per più di 24 ore senza pause, cibo o acqua, in condizioni soffocanti; molti muoiono durante il viaggio.

Un recente sondaggio d’opinione realizzato da Nielsen* (ottobre 2023) e commissionato da HSI, rivela che la carne di gatto è consumata da una relativa minoranza della popolazione vietnamita (21%), mentre la maggioranza (71%) è favorevole a un divieto al consumo e al commercio di carne di gatto. I motivi principali per cui non si consuma carne di cane e gatto sono la convinzione che si tratti di animali da compagnia e l’avversione per la crudeltà sugli animali.

Tutti i gatti salvati dal macello del signor Doanh sono stati portati in un rifugio realizzato ad hoc presso l’Università di Scienze Agrarie e Forestali di Thai Nguyen, dove sono stati vaccinati contro la rabbia e riceveranno cure veterinaria prima di essere resi disponibili per l’adozione localmente.

Fatti relativi al commercio di carne di gatto

  • I piatti a base di carne di gatto sono particolarmente diffusi nella capitale Hanoi e nella provincia settentrionale di Thai Binh.
  • Nel 2018, nove casse frigo contenenti quasi una tonnellata di gatti congelati è stata intercettata tra la provincia di Dong Nai, nel sud, e quella di Thai Binh, nel nord.
  • Nel 1998, il Primo Ministro ha emanato una direttiva che vietava la caccia, la macellazione e il consumo di gatti nel tentativo di incoraggiare il possesso di gatti come animali da compagnia, anche per tenere sotto controllo la popolazione di ratti. Tuttavia, non è stata intrapresa alcuna azione per combattere il commercio e la direttiva è stata abrogata nel 2020.

Video e foto dell’operazione di chiusura del mattatoio possono essere scaricate QUI

*Il sondaggio online di Nielsen sui cittadini vietnamiti è stato condotto nel settembre 2023 su un campione di 800 persone di età compresa tra i 25 e i 60 anni.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

 

Humane Society International/Europe e Fondazione CAVE CANEM presentano la brochure pensata per le scuole medie: “invitiamo gli istituti scolastici a portarla in classe!”

Humane Society International / Europa


Chiara Muzzini/Fondazione CAVE CANEM 

ROMA—Si è tenuto ieri pomeriggio il laboratorio IO NON COMBATTO, destinato agli alunni delle scuole medie per affrontare assieme a loro i temi interconnessi dei combattimenti tra cani, della legalità e della sensibilità nei confronti degli animali, organizzato da Humane Society International/Europe e Fondazione CAVE CANEM ONLUS, presso la Biblioteca Aldo Fabrizi del quartiere San Basilio di Roma.

In Italia, la legge punisce chi organizza e dirige i combattimenti; alleva, addestra e fa partecipare gli animali; scommette sul risultato dei combattimenti; promuove o riprende queste attività; e chi le compie con persone armate o minori. La presenza di bambini o ragazzi è particolarmente grave perché può sviluppare insensibilità verso la sofferenza degli animali, entusiasmo per la violenza e mancanza di rispetto per la legge. Questo può portare alla devianza e alla delinquenza, che, secondo gli psicologi dell’età evolutiva, può svilupparsi nella fascia di età compresa fra i 10 e i 14 per i soggetti esposti a determinati comportamenti violenti, fino a diventarne assuefatti.

Per accompagnare il confronto con i ragazzi è intervenuta la Dottoressa Roberta Costagliola, psicologa specializzata nello sviluppo dell’età evolutiva. Ha dichiarato: “Il tema del combattimento tra cani è sì un argomento molto delicato ma che va assolutamente affrontato con i giovani di oggi, troppo spesso portati a vivere situazioni di vita devianti, in ambito sociale e relazionale, spesso sprovvisti degli strumenti giusti per fronteggiarle e fuggirle. Quindi si finisce per emulare i comportamenti dei “più forti” ma che risultano scorretti, lesivi, per loro e per gli altri, finendo inevitabilmente nel buio circuito della devianza minorile da cui risulta sempre più difficile uscirne. Con questo laboratorio abbiamo provato a lavorare sulle emozioni di giovani ragazzi davanti alla proiezione di video racconti con protagonisti i cani, con l’intenzione di sollecitare reazioni ed emozioni, dando a loro un nome. Un lavoro autoriflessivo gestito in piccoli gruppi con la possibilità di condivisione e collaborazione, ma anche un lavoro sull’empatia nei confronti dei cani, spostando il focus sulle vittime per far capire loro cosa realmente si prova ad essere dalla parte dei “più deboli”.”

In questo contesto è stata presentata anche una brochure dedicata agli alunni, che oltre a spiegare, con un linguaggio consono all’età dei lettori, cosa sono i combattimenti tra cani, interroga i ragazzi sul ruolo dei cani e degli animali nella società, del loro rapporto con essi e del contributo che possono dare per diffondere una cultura di rispetto e compassione verso gli animali. Gli animali come esseri senzienti, il significato di legalità, gli effetti crudeli sul corpo e sulla psiche dei combattenti i temi affrontati per sottolineare il messaggio centrale della brochure: “diventare un bullo, trasgredire, emulare comportamenti criminali non è mai cool!”

Federica Faiella, Presidente della Fondazione CAVE CANEM e Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe dichiarano: “I combattimenti tra animali sono una pratica criminosa ed estremamente crudele che non risparmia nessuno. In primis i cani costretti a combattere, allenarsi e riprodursi per alimentare questi circuiti. In secondo luogo, bambini e ragazzi esposti a questa barbarie e quindi al rischio di emulare comportamenti criminali ed entrare in una spirale di delinquenza e violenza. Invitiamo gli istituti scolastici di tutta Italia a portare il tema e la brochure nelle classi per sensibilizzare e far riflettere i ragazzi. Siamo disponibili a presentare il nostro progetto nelle scuole che lo richiederanno e ringraziamo la Biblioteca Aldo Fabrizi che per prima ci ha voluto accogliere.”

Infine, le classi partecipanti hanno anche potuto conoscere Zoe, cagnolina salvata da un circuito di combattimenti salernitano e accolta da Humane Society International/Europe e Fondazione CAVE CANEM ONLUS presso il rifugio Valle Grande di Roma, dove ha intrapreso e concluso con successo un percorso di recupero psico-fisico, condotto dal team di educatori cinofili specializzati di Mirko Zuccari, Dog Trainer Manager della Fondazione CAVE CANEM. Con la presenza di Zoe il tema trattato non è rimasto solo astratto ma ha assunto il volto di un individuo concreto e reale. La vittima non è più un cane qualunque ma quel cane e la sua non è solo la storia di una vittima, bensì una di riscatto, di dignità restituita.

Foto dell’evento (creare account per il download)

Sul sito del progetto IO NON COMBATTO  è presente e scaricabile anche una guida al cittadino per riconoscere i segnali e denunciare la presenza di combattimenti tra cani.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International


HSI

ROMA—Il  vettore di riferimento italiano ITA Airways, annuncia con orgoglio l’adesione alla campagna dell’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali Humane Society International/Europe #NotInMyWorld e adotta una nuova policy aziendale che vieta il trasporto di trofei di caccia su tutti i voli della Compagnia, sia come cargo, sia come bagaglio al seguito dei passeggeri.  Si tratta di un’importante testimonianza dell’impegno dell’azienda per la conservazione della fauna selvatica, nonché di un contributo significativo per porre fine alla caccia al trofeo e per coltivare pratiche aziendali che riconoscono la responsabilità della comunità mondiale per la protezione della biodiversità.

Centinaia di migliaia di animali in tutto il mondo, inclusi quelli appartenenti a specie minacciate e in via di estinzione, vengono uccisi dai cacciatori di trofei per divertimento e vanto, contribuendo al declino delle loro popolazioni, a indebolire gli sforzi per la loro conservazione e alla diffusione di pratiche eticamente discutibili. A differenza della caccia di sussistenza, la motivazione principale di chi pratica questa attività è quella di uccidere animali considerati rari o particolarmente ambiti per le loro caratteristiche fisiche (criniera folta, zanne lunghe, dimensione, ecc.) per competizione e divertimento e trasformarli in oggetti da esporre come trofei, a testimonianza del successo ottenuto durante la caccia. Considerando che un numero significativo di cacciatori di trofei prenota viaggi venatori all’estero con l’intenzione di portarsi a casa questi macabri souvenir, il settore dei trasporti svolge un ruolo chiave nel facilitare questa industria eticamente discutibile e dannosa.

A livello nazionale, l’impegno di ITA Airways assume particolare rilevanza poiché l’Italia è tra i principali importatori in Europa. Tra il 2014 e il 2021, infatti sono stati importati 442 trofei di caccia provenienti da mammiferi protetti dalla Convezione sul commercio internazionale di specie della fauna e della flora in via di estinzione , tra cui ippopotami, rinoceronti, elefanti e leoni. Questi dati rivelano il coinvolgimento attivo del Paese nell’industria della caccia al trofeo, nonostante, secondo un sondaggio, l’86% degli italiani si opponga a questa pratica e il 74% sia a favore di un divieto di importazione dei trofei di caccia a livello legislativo.

Con l’adesione alla campagna, ITA Airways ha adottato una serie di misure tra cui:

  • Aggiunta dei trofei di caccia alla lista degli oggetti vietati:
  • ITA Airways ha ampliato la lista di oggetti vietati per il trasporto sia nei bagagli dei passeggeri, sia come cargo, includendo espressamente i trofei di caccia. Questa chiara proibizione garantisce che tali oggetti non siano accettati a bordo dei voli di ITA Airways.
  • Pubblicazione online della policy: La policy in materia di trofei di caccia è stata pubblicata sul sito web ufficiale di ITA Airways, offrendo trasparenza e accessibilità alle nuove direttive. Questo passo riflette l’impegno dell’azienda per una comunicazione aperta e responsabile.
  • Aggiornamento dei manuali operativi per le procedure di cargo e quelle di terra: ITA Airways ha rivisto e aggiornato i propri manuali operativi, assicurandosi che le nuove disposizioni in materia di trofei di caccia siano pienamente integrate nelle procedure di cargo e nelle operazioni di terra.
  • Diffusione della policy a personale, hub e fornitori: Le nuove misure sono state diffuse a tutti i livelli dell’azienda, compreso il personale di volo e di terra, nonché i fornitori e gli hub in cui la compagnia aerea opera. Questa diffusione garantisce la piena comprensione e adesione alle nuove disposizioni in materia di trofei di caccia.

Giovanna Di Vito, Chief Program Office, ESG & Customer Operations di ITA Airways sottolinea: “Il nostro convinto sostegno alla campagna di Humane Society International/Europe per fermare le importazioni di trofei di caccia in Italia e in Europa, riflette l’impegno costante di ITA Airways a favore del pianeta, del nostro Paese, delle comunità. La nuova policy della Compagnia, che formalizza il divieto di trasporto dei trofei di caccia sui propri voli, è un’azione concreta, il nostro contributo alla tutela della fauna selvatica e alla promozione di tale tutela. Riteniamo infatti che le aziende abbiano un ruolo fondamentale nel sostenere e diffondere le pratiche etiche che rappresentano un progresso effettivo verso un futuro più responsabile e sostenibile.”

Martina Pluda, Direttrice di Humane Society International/Europe in Italia, afferma: “L’adesione alla nostra campagna e la nuova policy aziendale di ITA Airways rappresentano un contributo altamente significativo all’obiettivo di porre fine alla crudele pratica della caccia al trofeo. Anche le aziende, infatti, svolgono un ruolo importante nell’azione collettiva necessaria per proteggere la fauna selvatica minacciata a livello globale. Con la campagna #NotInMyWorld di Humane Society International/Europe, continuiamo a rafforzare il nostro impegno per la salvaguardia delle specie in via di estinzione affinché divieti di importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia provenienti da animali protetti vengano introdotti in Italia e in Europa.”

Oltre a ITA Airways, sono sempre di più le compagnie aeree, gli operatori di cargo e le aziende del settore dei trasporti in tutto il mondo che hanno adottato politiche aziendali contro il trasporto di trofei di caccia. Consultare hsi.org/trophy-free-transport per una panoramica di tutte le aziende di trasporto impegnate.

Le informazioni sulla policy di ITA Airways sono disponibili

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Per informazioni alla stampa:

  • Contatto HSI/Europe: Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org; 3338608589
  • Contatto ITA Airways: Pietro Caldaroni, Head of Communication and Institutional Relations; media@ita-airways.com

Grazie al programma "Models for Change" di Humane Society International il proprietario ha deciso di uscire dal commercio e avviare una nuova attività

Humane Society International / Europa


Chau Doan | AP Images for HSI

THAI NGUYEN, Vietnam—cani, tra cui 19 cuccioli di pochi giorni, sono stati salvati da un macello di carne di cane a Thai Nguyen, in Vietnam, dopo che il proprietario si è convinto a chiudere definitivamente il commercio e cambiare attività. Il signor Hung ha comprato, venduto e macellato circa 20.000 cani per il commercio di carne negli ultimi sette anni, ma ha dichiarato che l’uccisione degli animali pesava molto sulla sua coscienza e si è sentito sollevato quando l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International gli ha offerto una via d’uscita nell’ambito del suo programma “Models for Change”. Il signor Hung adesso aprirà un negozio di prodotti agricoli per la comunità locale.

La squadra di HSI è arrivata da Vietnam, Indonesia e India per prelevare i 44 cani dalla struttura del signor Hung e trasportarli in un rifugio presso l’Università di Scienze Agrarie e Forestali di Thai Nguyen, dove sono stati vaccinati contro la rabbia: i cani riceveranno cure veterinarie e riabilitative prima di essere resi disponibili per l’adozione sul territorio.

Circa 5 milioni di cani vengono uccisi ogni anno per il commercio della loro carne in Vietnam: la maggior parte di loro sono animali domestici rubati o randagi adescati sulle strade con esche avvelenate, o catturati con pistole taser, tenaglie o corde, oppure importati da Paesi limitrofi come la Cambogia. Tuttavia, la maggior parte dei cani del signor Hung gli erano stati venduti da famiglie rurali che allevavano cuccioli per integrare il loro reddito principale.

I commercianti di solito vanno di villaggio in villaggio in moto o in camion per raccogliere i cuccioli dalle comunità rurali. I cuccioli vengono stipati in piccole gabbie e portati in strutture come quella del signor Hung per essere ingrassati forzatamente; molti di loro soffrono di disidratazione, soffocamento, colpi di calore o perdono la vita durante il viaggio.

Prima della chiusura, i commercianti consegnavano circa 50 cuccioli ogni uno o due mesi alla struttura del signor Hung, dove venivano tenuti in gabbie sporche, senza ricevere cure veterinarie, per essere ingrassati durante un periodo di diverse settimane o mesi fino a raggiungere il peso adeguato alla macellazione ed essere venduti come “thịt chó” (carne di cane).

Le ricerche di HSI in altre parti del Vietnam hanno portato alla luce la crudele pratica dell’alimentazione forzata, praticata tramite l’inserimento di un tubo in gola in modo che il riso arrivasse direttamente nello stomaco dei cani. Pur affermando di non averla mai praticata, il signor Hung era a conoscenza di questa pratica. Oltre a vendere i cani ai macelli e ai ristoranti locali, uccideva uno o due cani al giorno, colpendoli con un coltello alla giugulare o al cuore, in piena vista degli altri cani. Un ciclo di sofferenza e brutalità che ha finito per esasperare lo stesso Hung.

“Guardavo i loro occhi imploranti – dichiara – e vedevo le loro code scodinzolare nervosamente mentre mi avvicinavo, e ogni volta diventava più difficile farlo. Arrivavano da me come cuccioli felici e pieni di vita, ma presto diventavano traumatizzati e spaventati. Alla fine, mi si è spezzato il cuore. I cani sono così leali e amichevoli che venderli o ucciderli mi sembrava un tradimento: pesava molto sulla mia coscienza. Quando ho saputo che il programma “Models for Change” di Humane Society International aveva aiutato un altro commerciante di Thai Nguyen a chiudere il suo macello e ristorante di carne di cane l’anno scorso, mi sono sentito sollevato nel sapere che c’era un modo per ricominciare la mia vita senza dover uccidere animali per vivere. Sono entusiasta della mia nuova attività e di sapere che tutti i miei cani avranno la vita felice che meritano, con famiglie che si prenderanno cura di loro”.

Oltre ad affrontare l’estrema crudeltà insita nel commercio di cani per il consumo umano, il programma di HSI contribuisce anche a contrastare la diffusione del mortale virus della rabbia in Vietnam. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la rabbia uccide ogni anno più di 70 persone in Vietnam: la maggior parte dei casi è causata dal morso di un cane, mentre altri casi accertati sono legati alla macellazione e al consumo di cani. Un’alta incidenza di cani positivi alla rabbia è stata documentata nei macelli della capitale, Hanoi. Che si tratti di traffico da Paesi vicini, cattura e trasporto a centinaia di chilometri attraverso il Vietnam o vendita per la macellazione da parte di famiglie locali, il commercio di carne di cane comporta il movimento e la macellazione in massa di cani di cui non si conoscono eventuali malattie o lo stato di vaccinazione, mettendo a repentaglio gli sforzi per controllare la diffusione della rabbia.

“Il commercio di carne di cane è un’attività crudele e pericolosa in Vietnam, che mette a rischio la salute della nazione per profitto, in violazione delle leggi esistenti”, sottolinea Phuong Tham, Direttore di Humane Society International per il Vietnam. “Hung è il secondo commerciante del Vietnam a partecipare al nostro programma “Models for Change”: l’auspicio è anche di sensibilizzare le autorità a impegnarsi in una strategia per fornire ai lavoratori del settore mezzi di sussistenza alternativi ed economicamente validi, sostenendo al contempo gli sforzi del Governo per eliminare la rabbia. Sebbene la carne di cane sia ancora diffusa in alcune zone del Paese, si registra una sempre maggiore opposizione a questa pratica tra la crescente popolazione di amanti degli animali domestici in Vietnam, frustrata dalla mancanza di azioni contro i ladri e i commercianti di cani senza scrupoli, che rubano gli amati compagni di vita delle persone. Con l’evoluzione del ruolo dei cani nella società, deve cambiare anche la legislazione per proteggerli dalla crudeltà e dallo sfruttamento”.

Il programma “Models for Change” di HSI è stato avviato in Vietnam l’anno scorso, dopo aver operato con successo dal 2015 in Corea del Sud, dove l’associazione ha chiuso 18 allevamenti di cani da carne e ha contribuito a creare un sostegno pubblico e politico per un divieto a livello nazionale. HSI ha portato il suo programma “Models for Change” in Vietnam l’anno scorso con la chiusura di un macello e di un ristorante per cani di proprietà di un vicino di casa del signor Hung. La chiusura ha spinto il signor Hung a contattare l’Università di Scienze Agrarie e Forestali di Thai Nguyen per un aiuto nel reinserimento dei suoi cani, che a sua volta ha chiesto ad HSI di fornire competenze e risorse per sostenere il salvataggio e formare veterinari locali per contribuire al successo a lungo termine del centro di recupero.

Il commercia della carne di cane:

  • Il Vietnam è la patria del commercio di carne di cane e di gatto più prolifico del Sud-est asiatico, con una macellazione stimata di circa cinque milioni di cani e un milione di gatti all’anno. Alcuni consumatori credono, nonostante l’assenza di prove scientifiche, che la carne di cane abbia proprietà medicinali e possa aumentare la virilità maschile.
  • Le ricerche di HSI suggeriscono che la carne di cane è consumata da circa il 40% della popolazione, ma non è una prelibatezza costosa: a Thai Nguyen costa dai 150.000 ai 200.000 VND ($6-$8) al piatto.
  • Mentre la vendita e il consumo di carne di cane non sono illegali in Vietnam, sia la movimentazione trans-provinciale non regolamentata di cani che il furto di animali domestici sono reati. I funzionari di diverse città, tra cui Hanoi e Hoi An, si sono impegnati a porre fine al commercio, ma la legge viene raramente applicata.
  • I furti di animali domestici e l’arresto dei ladri sono spesso riportati dai media vietnamiti e i proprietari devastati spesso ricomprano i loro amati compagni se hanno la fortuna di ritrovarli dopo la cattura.
  • Il legame tra la trasmissione della rabbia e il commercio di carne di cane in Vietnam è stato chiaramente identificato dall’OMS[1]. I dati dell’Istituto Nazionale di Igiene ed Epidemiologia del Vietnam mostrano che una percentuale significativa di pazienti viene infettata dal virus dopo aver ucciso, macellato o mangiato cani, o dopo essere stata morsa. Nel 2018 e nel 2019, le autorità di Hanoi e Ho Chi Minh City hanno rispettivamente invitato i cittadini a non consumare carne di cane per ridurre il rischio di trasmissione della malattia.
  • Nel luglio 2023, il Comitato del Popolo della Provincia di Dong Nai e HSI hanno firmato un accordo triennale, unico nel suo genere, per collaborare nella lotta al commercio di carne di cane e di gatto, attuando un programma di vaccinazione antirabbica, scoraggiando il consumo di carne di cane e di gatto attraverso campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, sostenendo le attività delle Forze dell’Ordine contro il traffico di cani e gatti, promuovendo il benessere degli animali da compagnia e aiutando i lavoratori dell’industria della carne di cane e di gatto a passare a mezzi di sussistenza alternativi.

Foto e video delle operazioni di chiusura del mattatoio per cani

Per sostenere il lavoro di HSI in Asia e nel mondo

FINE

Contatto: Martina Pluda, direttrice per l’Italia, mpluda@hsi.org; 3714120885

[1] Hampson, K., 2009. Mission Report: Vietnam. WHO

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