“L'UE deve agire a nome dei milioni di galline e altri animali trattati in questo modo crudele”

Humane Society International


HSI 

ROMA—Un gruppo internazionale di scienziati ha inviato una ha inviato una lettera a sostegno dell’appello dei cittadini europei per porre fine all’uso delle gabbie per gli animali allevati in tutta l’UE. Tra gli scienziati, l’etologa e conservazionista Jane Goodall, PhD, DBE, Messaggero di Pace delle Nazioni Unite e fondatrice del Jane Goodall Institute. La lettera chiede alla Commissione europea di eliminare gradualmente l’uso di tutte le gabbie negli allevamenti.

Più di 140 scienziati, tra cui anche 12 italiani, hanno inviato una lettera all’UE a sostegno dell’iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age, che ha ottenuto 1,4 milioni di firme, sollecitando l’UE a porre fine all’uso delle gabbie per gli animali negli allevamenti.

La dottoressa Jane Goodall, etologa e conservazionista, convinta sostenitrice della fine dell’uso delle gabbie negli allevamenti animali, ha commentato: “La maggior parte delle persone oggi comprende che gli uccelli sono esseri senzienti. Abbiamo osservato galline salvate da allevamenti intensivi – ognuna aveva una personalità distinta, tutte mostravano emozioni come il piacere e la paura. Un numero crescente di ricerche scientifiche lo sostiene, e non c’è dubbio che la vita racchiusa in una piccola gabbia causi grandi sofferenze. L’UE deve agire a nome dei milioni di galline e altri animali trattati in questo modo crudele”.

Nonostante il trattato UE riconosca gli animali come esseri senzienti, oltre 300 milioni di maiali, galline, conigli, anatre e quaglie sono confinati in gabbie in tutta Europa. La maggior parte delle gabbie sono anguste e negano agli animali lo spazio per muoversi liberamente. La ricerca scientifica mostra che le gabbie hanno gravi svantaggi intrinseci per il benessere degli animali, che la lettera dettaglia. L’abbandono dell’allevamento in gabbia porterebbe un cambiamento storico nel nostro sistema alimentare e di allevamento incidendo positivamente sulla vita di centinaia di milioni di animali all’anno.

Le associazioni italiane che fanno parte della Coalizione End The Cage hanno dichiarato: “Siamo orgogliosi di avere la dottoressa Jane Goodall e tutti gli altri scienziati ad appoggiare la fine dell’uso delle gabbie negli allevamenti animali. La campagna End the Cage Age ha il sostegno di oltre 170 organizzazioni europee, decine di membri del Parlamento europeo, il Comitato europeo delle Regioni e 1,4 milioni di cittadini dell’UE. Gli animali in gabbia vivono vite miserabili, ed è semplicemente inaccettabile. La Commissione europea deve impegnarsi in una legislazione che metta fine all’era delle gabbie per sempre”.

Note per i redattori:

  1. Le 21 associazioni italiane che fanno parte della coalizione End the Cage Age sono: Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe – Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, Lumen.
  2. L’etologa e conservazionista e antropologa Dr Jane Goodall, PHD, DBE, Fondatrice – Il Jane Goodall Institute e Messaggero di Pace delle Nazioni Unite, è considerata la principale autorità mondiale sugli scimpanzé. Ha lavorato molto sulla conservazione e sul benessere degli animali e ha fondato l’organizzazione globale per la conservazione e la fauna selvatica The Jane Goodall Institute.
  3. La lettera degli scienziati è indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen; al vicepresidente Frans Timmermans, responsabile dello European Green Deal; alla commissaria Stella Kyriakides, responsabile della salute e della sicurezza alimentare, e al commissario Janusz Wojciechowski, responsabile dell’agricoltura e dello sviluppo rurale.
  4. Dal 2018, Compassion in World Farming guida una coalizione di 170 organizzazioni di tutta Europa per sostenere l’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age”. Nel periodo di un anno concesso per la raccolta delle firme, l’Iniziativa ha ricevuto 1,4 milioni di firme verificate dai cittadini di tutti gli Stati membri dell’UE. Il 2 ottobre 2020 le firme sono state presentate alla Commissione europea, che presto deciderà la sua risposta.

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Senza la tutela degli animali non può concretizzarsi una reale protezione dell’ambiente e una vera transizione ecologica

Humane Society International


ROMA—Inserire la tutela degli animali come esseri senzienti nella Costituzione, per garantire davvero che la protezione dell’ambiente sia completa di tutte le forme di vita presenti in natura: è la richiesta contenuta in una lettera indirizzata al nuovo presidente del Consiglio, Mario Draghi, al ministro Cingolani, alla presidenza e ai capigruppo della prima commissione Affari Costituzionali del Senato, da Animal Law Italia insieme con HSI/Europe – Italia, OIPA Italia Onlus, LAV Onlus, ENPA Onlus, Save the Dogs and Other Animals, Essere Animali OdV, Legambiente Onlus, LNDC Animal Protection, Animal Equality Italia Onlus, CIWF Italia Onlus.

Il tema peraltro è già all’ordine del giorno della prima Commissione del Senato, chiamata a esaminare alcune proposte di legge costituzionale in materia di tutela ambientale, motivo per il quale dopo l’impegno assunto da Draghi durante le repliche sulla fiducia al Senato a inserire lo sviluppo sostenibile nella Costituzione, quale fondamentale strumento per preservare il Pianeta per le future generazioni, nell’ottica di un ridisegnato rapporto dell’uomo con l’ambiente e l’ecosistema, le associazioni chiedono che si dia spazio alla richiesta di inserire nella carta costituzionale anche la tutela degli animali in quanto “esseri senzienti”.

Fino a oggi, infatti, nella legislazione italiana gli animali sono considerati ancora come “res”, oggetti, secondo l’antica concezione del diritto romano, quindi privi di quelle tutele specifiche che riguardano gli esseri senzienti, nonostante sia ormai acclarato che essi provino sentimenti a tutti gli effetti e, nel caso di animali da compagnia, siano parte integrante delle famiglie che li accolgono.

Non può, quindi, concretizzarsi una reale protezione dell’ambiente e una vera transizione ecologica, tema cardine del discorso del presidente Draghi, senza una svolta seria e completa nella tutela costituzionale degli animali che sono “anche” parte integrante di quell’ambiente da proteggere: ogni anno si estinguono innumerevoli specie animali; la pandemia ha dimostrato come un rapporto squilibrato con il mondo animale sia pericoloso anche per l’essere umano. Inoltre, l’articolo 13 del Trattato di Lisbona richiama gli Stati membri dell’Unione Europea a tutelare gli animali in quanto esseri senzienti, e ciò è già realtà in Paesi quali Germania, Austria e Svizzera. E vi sono altri esempi internazionali, come l’articolo 51 della Costituzione indiana che indica, quale dovere di ogni cittadino, proteggere e provare compassione verso le creature viventi.

“Pertanto, auspichiamo che Governo e Parlamento, condividendo uno sguardo costantemente rivolto al futuro – conclude la lettera – sapranno cogliere l’opportunità storica che si profila per dare rilievo costituzionale ad una tematica che interessa tutti gli italiani che, grazie alla stretta relazione con cani, gatti e altri animali da compagnia, hanno profondamente rinnovato la loro relazione con gli animali. Ricordiamo che oltre un milione di cittadini, in prima persona, presta la propria attività di volontariato in questo ambito”.

Oggetto: Impegno Presidente Draghi/Appello per l’inserimento della tutela degli animali nella Costituzione/Richiesta approvazione Ddl in I Commissione Affari Costituzionali Senato

I sottoscritti, rappresentanti delle principali realtà attive nella protezione degli animali, nell’augurare buon lavoro al Presidente del Consiglio Mario Draghi ed al nuovo Governo in vista dell’importante impegno volto a contribuire alla ricostruzione dell’Italia, sono fiduciosi che finalmente la tutela dell’ambiente e la transizione ecologica siano adeguatamente perseguite essendo state inserite tra le priorità dell’esecutivo, come chiaramente ribadito dal Presidente Draghi nel discorso programmatico al Senato e nella replica agli interventi sulla fiducia.

In particolare, apprezziamo l’impegno a inserire lo sviluppo sostenibile nella Costituzione, quale fondamentale strumento per preservare il Pianeta per le future generazioni, nell’ottica di un ridisegnato rapporto dell’uomo con l’ambiente e l’ecosistema.

Nell’accogliere con estremo favore tale volontà, ci appelliamo a Governo e Parlamento affinché, nello spirito di alcuni dei Disegni di Legge all’esame della I Commissione Affari costituzionali del Senato, sia enunciata anche la tutela degli animali nella nostra Carta costituzionale, come già accade in quelle di altri Paesi particolarmente attenti alla tutela dei diritti di tutti, quali la Germania e la Svizzera.

In particolare, riteniamo sia giunto il momento che gli animali siano riconosciuti nella Costituzione come esseri senzienti, recependo l’accresciuta sensibilità della popolazione nei confronti del benessere animale. Ricordiamo anche che in virtù dell’art. 13 del Trattato di Lisbona, peraltro, l’Unione e gli Stati membri sono già richiamati a tutelare gli animali in quanto esseri senzienti.

Pertanto, auspichiamo che Governo e Parlamento condividendo uno sguardo costantemente rivolto al futuro sapranno cogliere l’opportunità storica che si profila per dare rilievo costituzionale ad una tematica che interessa tutti gli italiani che, grazie alla stretta relazione con cani, gatti e altri animali da compagnia, hanno profondamente rinnovato la loro relazione con gli animali e che vede oltre un milione di cittadini che, in prima persona, prestano la propria attività di volontariato in questo ambito.

Fiduciosi nella Vostra attenzione e sensibilità verso la presente richiesta, inviamo i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.

Avv. Alessandro Ricciuti — Animal Law Italia

Martina Pluda — HSI/Europe – Italia

Massimo Comparotto — OIPA Italia Onlus

Gianluca Felicetti — LAV Onlus

Carla Rocchi — ENPA Onlus

Sara Turetta — Save the Dogs and Other Animals

Simone Montuschi — Essere Animali OdV

Antonino Morabito — Legambiente Onlus

Piera Rosati — LNDC Animal Protection

Alice Trombetta — Animal Equality Italia Onlus

Federica Di Leonardo — CIWF Italia Onlus

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

adidas diventa la 1500ª azienda di abbigliamento a aderire al programma Fur Free Retailer

Humane Society International


ROMA—Oggi, il gigante dell’abbigliamento sportivo adidas ha annunciato il proprio impegno verso un futuro senza pellicce, nonché l’adesione al programma globale Fur Free Retailer. Sebbene al momento adidas non venda prodotti con pelliccia animale, il suo dichiarato impegno viene accolto favorevolmente dalle organizzazioni animaliste.

Humane Society International, che si batte a livello globale per porre fine al crudele commercio di pellicce, si unisce alla Fur Free Alliance nel dare il benvenuto ad adidas, la 1500ª azienda di abbigliamento a unirsi al programma Fur Free Retailer.

Frank Henke, Senior Vice President per la Sostenibilità di adidas, afferma: “adidas sta rivisitando in ottica sostenibile tutti gli aspetti della sua gamma di prodotti, così come delle rispettive operazioni commerciali. Già dal 2018 utilizziamo esclusivamente cotone sostenibile; dal 2024 utilizzeremo solo poliestere riciclato e quest’anno presenteremo la prima scarpa da corsa interamente riciclabile. Allo stesso tempo, anche i prodotti vegani con le iconiche tre strisce sono sempre di più: dall’anno scorso, per esempio, le amatissime classiche sneaker Stan Smith e Superstar sono disponibili in versione vegana. La rinuncia definitiva alle pellicce sottolinea il nostro impegno nella ricerca di innovazioni nel campo dei materiali sostenibili e nella crescente implementazione degli stessi“.

Marchi come adidas sanno che i consumatori vogliono prodotti sostenibili e di qualità. Siamo quindi entusiasti che la politica fur-free di adidas sia stata consolidata dall’adesione al programma Fur Free Retailer. La pelliccia è dannosa per gli animali, per il pianeta e per i brand, ed è per questo che ci stiamo impegnando per un futuro senza pellicce“, dice Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International.

Aderendo al programma Fur Free Retailer, adidas promette di impegnarsi per un futuro senza pellicce. Il fatto che adidas continui a espandere la propria gamma di prodotti vegani ci rende particolarmente felici. Adottare un numero sempre crescente di alternative animal-friendly è la strategia migliore per prevenire la sofferenza degli animali a lungo termine“, sostiene Thomas Pietsch, esperto in materia di FOUR PAWS.

È con entusiasmo che diamo il benvenuto ad adidas in qualità di 1500ª brand che si unisce al nostro programma Fur Free Retailer. Impegnarsi ad adottare una politica fur-free non è solo indice di sensibilità, ma anche di lungimiranza. I consumatori di oggi sostengono i brand che si mostrano attenti al benessere animale e ambientale: scegliendo di utilizzare materiali sostenibili, adidas si afferma come leader del settore“, spiega Brigit Oele, Program Manager della Fur Free Alliance.

L’impegno di adidas rappresenta un traguardo importante per il Fur Free Retailer, un programma attivo in oltre 25 paesi in tutto il mondo che si basa sulla capacità dei grandi brand di moda – tra cui Prada, Gucci, Zara e H&M – di suscitare una reazione a catena in materia di politiche fur-free.

Il fenomeno del fur-free si sta diffondendo in tutto il mondo, procedendo di pari passo al crescente interesse per il benessere animale. Negli ultimi anni, più di una decina di Paesi europei ha introdotto il divieto alla produzione di pellicce, tra cui Norvegia, Belgio e Paesi Bassi; mentre negli Stati Uniti la California ne ha vietato la vendita.

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Il programma Fur Free Retailer è l’iniziativa leader a livello mondiale che mette in contatto le imprese fur-free e i consumatori alla ricerca di prodotti etici. Attivo in oltre 25 paesi, il programma Fur Free Retailer è un’iniziativa internazionale della Fur Free Alliance, una coalizione globale di oltre 50 organizzazioni per la protezione animale che lavora per porre fine all’allevamento e all’uccisione degli animali per la produzione di pellicce.

Humane Society International pubblica un rapporto scientifico sulla diffusione del Covid-19 tra gli allevamenti di visoni in Europa, “Potenziali mutazioni: a rischio l’efficacia del vaccino” Migliaia di mail al ministro della Salute Speranza

Humane Society International


Jo-Anne McArthur/We Animals

ROMAUn milione di firme per dire stop agli allevamenti di animali da pelliccia: è l’obiettivo della petizione globale lanciata da Humane Society International (HSI), assieme al network Fur Free Alliance, che ha raccolto circa 15mila sottoscrizioni nei primi 10 giorni. “Ci sono ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e non da ultimo di benessere animale per chiudere gli allevamenti. Tra queste – dichiara Martina Pluda, Direttrice HSI per l’Italia – la seria possibilità che si produca una nuova variante del virus, che potrebbe compromettere l’efficacia del vaccino”.

La campagna, a cui si può aderire online dal sito, ha suscitato la mobilitazione della community che dopo aver firmato la petizione globale ha inviato oltre 3mila mail al Ministro della Salute in questi primi giorni.

A sostegno dell’appello il White Paper scientifico in materia di “Allevamento di animali da pelliccia, Covid-19 e il rischio di malattie zoonotiche”, recentemente pubblicato da HSI e contenente le evidenze scientifiche che dimostrano come il Coronavirus possa saltare avanti e indietro tra visone e uomo, producendo mutazioni che potrebbero mettere a rischio l’efficacia dei vaccini fin qui rilasciati e in fase di distribuzione.

Ad oggi, il virus è stato rilevato nel visone in quasi 400 allevamenti, di almeno 9 Stati Membri come Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Lituania, Grecia, Spagna, Francia e anche in Italia dove sono stati abbattuti 26,000 visoni. Il SARS-CoV-2 è stato rilevato anche in 16 allevamenti negli Stati Uniti e in uno in Canada.

L’allevamento di animali da pelliccia rappresenta, pertanto, un grave rischio per la salute umana. Questo è il motivo principale per cui la Danimarca, un paese che alleva 17 milioni di visoni per una popolazione che non arriva a 6 milioni di persone, ha compiuto la scelta radicale di abbattere la sua intera mandria. Per lo stesso motivo i Paesi Bassi si sono adoperati per la chiusura anticipata della loro industria, che era comunque destinata ad una progressiva dismissione entro il 2024.

Inoltre, i focolai di Covid-19 negli allevamenti di visoni hanno attirato l’attenzione pubblica sul fatto che la pelliccia viene prodotta confinando animali selvatici in maniera intensiva, in piccole gabbie metalliche addossate le une alle altre. Le specie dotate di pelliccia più comunemente allevate, ovvero i visoni e le volpi, sono predatori carnivori, fortemente attivi e curiosi, con una vita sociale complessa. A differenza della maggior parte degli altri animali considerati d’allevamento, volpi e visoni sono animali solitari, che allo stato selvatico coprono lunghe distanze. La smisurata energia di questi animali è confinata in gabbie e nidi artificiali che in genere hanno una dimensione di 90x30x45cm. Lo stress derivato dal confinamento e dalla convivenza forzata li porta spesso a combattimenti, ferimenti, casi di cannibalismo e morte. Non solo questi animali selvatici in cattività sono molto stressati e quindi immunodepressi, ma sono ammassati in prossimità delle secrezioni respiratorie e degli escrementi degli altri individui. Ciò ha permesso al SARS-CoV-2 di diffondersi praticamente senza freni.

Anche le immagini più recenti immortalate negli allevamenti di animali da pelliccia europei, che presumibilmente rispettano gli standard di benessere dell’industria della pelliccia, rivelano animali che mostrano comportamenti stereotipati, automutilazione, cannibalismo, ferite non trattate. La conclusione che si può trarre è che gli standard volontari dell’industria della pelliccia non solo sono inadeguati, ma possono anche essere considerati come ‘humane washing’.

Da sempre Humane Society International sostiene la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia per proteggere il benessere degli animali, l’ambiente e la salute umana, anche attraverso operazioni di lobby nei confronti di governi, brand moda e big player del retail. Ma anche sensibilizzando i cittadini ad un acquisto più consapevole: ad esempio attraverso la shopping guide pubblicata online, che permette di distinguere pelli e pellicce sintetiche da quelle vere, informando sul modo in cui vengono prodotte, normalmente attraverso procedure dolorose e crudeli nei confronti degli animali.

Nel frattempo si allunga la lista dei luxury brand che hanno aderito all’appello per una moda cruelty free, da Giorgio Armani a Gucci, da Bottega Veneta a Versace, Chanel, Miu Miu, Prada, oltre a templi dello shopping come Macy’s, Bloomingdales e Nordstrom. La fashion industry si sta muovendo in direzione animal-free, studiando pelli a base di ananas, funghi o sottoprodotti dell’industria del vino, pellicce sintetiche realizzate a partire dal mais e piumini sostenibili e biodegradabili.

Il White Paper rilasciato da HSI individua alcuni interventi fondamentali per arginare i fattori di rischio derivanti dagli allevamenti, in attesa della chiusura definitiva: divieto di riproduzione e trasporto degli animali allevati per la pelliccia dentro e fuori dai confini nazionali, screening regolari, sostegno economico agli allevatori per convertire l’attività e restrizioni preventive per scoraggiarne di nuove. “L’ordinanza emessa dal Ministro della Salute il 21 novembre 2020, per sospendere temporaneamente le attività degli allevamenti di visoni in Italia, scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto fin qui? Per affrontare seriamente il problema è necessario che il Ministro della Salute renda tale sospensione permanente. È ora di rendersi conto che il rischio che la persistenza degli allevamenti di animali da pelliccia rappresenta per la società supera i limitati benefici economici che offre alla piccola minoranza coinvolta in questa pratica disumana”, conclude Pluda.

Ufficio Stampa PS Comunicazione

Sara Chiarello, Francesca Puliti 392 9475467

info@pscomunicazione.it

Humane Society International chiede a Svezia – e Italia – di vietare permanentemente l'allevamento di animali da pelliccia per proteggere persone e animali

Humane Society International


ROMA—Oggi il governo svedese ha annunciato che sospenderà l’allevamento di visoni destinati alla produzione di pellicce per tutto il 2021, per prevenire un’ulteriore diffusione del virus SARS-CoV-2 che finora è stato rilevato in 13 allevamenti di visoni svedesi. In Svezia si trovano circa 40 allevamenti di visoni e nel 2020 questo settore ha prodotto circa 500.000 pelli di visone.

Humane Society International, attiva a livello globale per porre fine al commercio di pellicce, accoglie con favore la notizia ma incoraggia la Svezia a porre fine definitivamente all’allevamento di animali da pelliccia, nell’interesse degli animali e della salute pubblica. Secondo le dichiarazioni rilasciate dal governo svedese, i riproduttori non saranno infatti abbattuti.

La Svezia non è l’unico paese a sospendere temporaneamente l’allevamento di animali da pelliccia: a novembre 2020, il Ministro della Salute italiano, Roberto Speranza, ha emesso un’ordinanza per sospendere l’allevamento di visoni fino al 28 febbraio 2021. Poiché questa scadenza è ormai prossima, HSI chiede anche all’Italia di rendere tale sospensione permanente, emanando un divieto definitivo.

A gennaio, HSI ha pubblicato un white paper scientifico che evidenzia il legame tra l’allevamento di animali da pelliccia, lo scarso benessere degli animali e le malattie zoonotiche infettive.

Joanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali per HSI/Europe, ha dichiarato: “Mentre accogliamo favorevolmente la decisione del governo svedese di sospendere l’allevamento di visoni, lo incoraggiamo a porre fine in modo permanente a questa industria crudele e pericolosa. Il confinamento di milioni di animali in piccole gabbie metalliche per la produzione di pellicce causa terribili sofferenze e, come hanno concluso diversi scienziati, può rappresentare un rischio reale per la salute pubblica, quale potenziale serbatoio del virus SARS-CoV-2. Le autorità svedesi hanno anche riconosciuto che le misure di biosicurezza adottate finora si sono rivelate insufficienti. La Svezia ha fatto un passo importante, ma ora deve dare la priorità alla salute pubblica e al benessere animale. Chiediamo inoltre a tutti gli Stati Membri che ancora permettono l’allevamento di animali da pelliccia di vietarli”.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI, ha dichiarato: Se a marzo il governo italiano consentirà la ripresa delle attività degli allevamenti di visoni in Italia, metterà gli interessi commerciali di questa industria prima della salute pubblica. Questo è inaccettabile. Il fatto che gli allevamenti di animali da pelliccia tengano un numero elevato di animali in situazioni di scarsissimo benessere, in cui la malattia può facilmente diffondersi, presenta le condizioni ideali per renderli delle vere e proprie fabbriche di virus e tutto questo per un prodotto frivolo, di cui nessuno ha bisogno. L’unico provvedimento utile e necessario per tutelare gli animali e le persone è il definitivo divieto d’allevamento di animali da pelliccia. Incoraggiamo l’Italia a seguire l’esempio di molti altri paesi europei”.

DATI:

  • Si stima che 53 milioni di visoni vengano allevati per la loro pelliccia in più di 20 paesi in tutto il mondo. I primi tre per numero di animali allevati sono in Europa (dati del 2018): Danimarca (17,6 milioni di visoni), Polonia (5 milioni di visoni) e Paesi Bassi (4,5 milioni di visoni). Nel 2019 la Cina ha allevato 11,6 milioni di visoni, dato in calo rispetto ai 20,6 milioni di visoni del 2018.
  • Otto Stati Membri dell’UE hanno ufficialmente identificato visoni positivi al virus negli allevamenti: Danimarca (290 strutture), Francia (1 struttura), Grecia (21 strutture), Italia (1 struttura), Lituania (2 strutture), Paesi Bassi (70 strutture), Spagna (3 strutture), Svezia (13 strutture). Sono stati confermati casi anche negli Stati Uniti e in Canada.
  • L’allevamento di pellicce è vietato nel Regno Unito dal 2003, ed è proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come l’Austria, il Belgio, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Macedonia, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Lussemburgo, la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria. Più recentemente il governo irlandese si è impegnato a porre fine all’allevamento di animali da pelliccia e la Francia farà lo stesso entro il 2025.
  • Anche la Bulgaria, l’Estonia, la Lituania, il Montenegro, la Polonia e l’Ucraina stanno attualmente considerando di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia e in Finlandia il partito di maggioranza ha recentemente annunciato il suo sostegno ad un divieto.
  • Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, in seguito a divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood.

FINE

Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International


Jo-Anne McArthur/We Animals

Essere Animali, Humane Society International e LAV chiedono la chiusura immediata degli allevamenti di animali considerati da pelliccia in Italia, nell’interesse del benessere degli animali e della salute pubblica.

Con una lettera aperta rivolta al Ministro della Salute Roberto Speranza, le sopracitate associazioni sottolineano la necessità di implementare l’unica soluzione adeguata a fermare la diffusione e la mutazione del virus, nonché evitare la compromissione dell’efficacia di futuri vaccini, rinnovando pertanto l’appello a vietare la riproduzione, l’allevamento, e l’uccisione di animali per fini legati alla produzione di pellicce, attività crudele e non essenziale.

In data 28 febbraio 2021 terminerà la sospensione delle attività dei sette allevamenti ancora attivi in Italia, indetta con un’ordinanza del Ministro della Salute il 21 novembre 2020. Le associazioni esortano il Ministro a rendere tale sospensione permanente, emanando un divieto definitivo come hanno già fatto molti Stati Membri dell’UE o grandi paesi produttori, come l’Olanda, dove sono avvenuti contagi fra i visoni e fra visoni ed esseri umani, che non hanno esitato a fermare questo tipo di allevamenti.

Covid e visoni: Ministro vieti gli allevamenti, è l’unica soluzione adeguata

Lettera aperta a firma delle Associazioni:

Essere Animali, Humane Society International, LAV

Onorevole Ministro Speranza,

Con questa lettera le associazioni firmatarie si rivolgono a Lei per sottolineare nuovamente l’urgente bisogno di prendere l’unico provvedimento utile a fermare e prevenire la diffusione di potenziali serbatoi di SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19, radicata nel confinamento e nello sfruttamento sistematico degli animali considerati da pelliccia nel nostro Paese: il divieto immediato alla riproduzione, all’allevamento e all’uccisione di animali per la produzione di pellicce e la chiusura delle sette strutture ancora operative in Italia.

Gli animali presenti negli allevamenti soffrono di stress cronico e di scarso benessere, il che può compromettere la risposta del sistema immunitario. Il visone, in particolare, è suscettibile a malattie respiratorie e il SARS-CoV-2 si è diffuso praticamente senza freni in questa specie selvatica allevata in maniera intensiva, in piccole gabbie metalliche addossate le une alle altre, in contrasto con i suoi bisogni etologici ed il benessere animale. L’allevamento industriale di visoni e altre specie considerate da pelliccia è una pratica profondamente disumana, nonché assolutamente non essenziale.

L’allevamento di animali considerati da pelliccia rappresenta, pertanto, un grave rischio per la salute umana. In Europa si moltiplicano i casi di allevamenti di visoni presso i quali sono stati rilevati casi di positività, sia degli animali sia degli addetti, al SARS-CoV-2. Sono orma quasi 400 i focolai accertati negli allevamenti europei di visoni, in almeno nove Stati Membri. Alcuni presentano ceppi virali mutati che potrebbero mettere a repentaglio l’efficacia di un vaccino – rischio segnalato anche dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Questo è il motivo principale per cui la Danimarca, paese tra i maggiori produttori di pellicce, ha preso la decisione di abbattere tutti i milioni di visoni presenti nel Paese, dopo che un quarto dei suoi 1.147 allevamenti è stato colpito. Per la stessa ragione i Paesi Bassi si sono adoperati per la chiusura anticipata dell’industria olandese, già destinata ad una progressiva dismissione entro il 2024. Anche l’Ungheria, pur non avendo strutture produttrici, ha imposto un divieto per evitare che allevatori provenienti da altre nazioni possano spostare le loro attività nel territorio magiaro.

Come diffuso dalla LAV ad ottobre 2020, casi positivi sono stati rilevati e confermati già ad agosto 2020 anche in un allevamento di visoni in Italia. Sebbene questa scoperta fosse rilevante per il coordinamento degli sforzi per arginare l’attuale pandemia da coronavirus, questa è stata accolta con l’inerzia più totale da parte delle istituzioni. La situazione è grave, anche in considerazione delle violazioni delle norme sanitarie dettate dal Suo Ministero, come mostrato dalle investigazioni apparse nei mezzi di informazioni nel mese di novembre 2020. Le stesse investigazioni, così come molte altre pubblicate negli ultimi anni e da ultimo quelle rilasciate a dicembre 2020 da Essere Animali in merito all’abbattimento di 26.000 visoni in Lombardia, attirando l’attenzione pubblica su un’industria che non è mai stata e non potrà mai essere etica e compatibile con il benessere animale.

L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’UE, che ancora consente l’allevamento dei visoni. La scelta di non adottare misure efficaci per sradicare i potenziali serbatoi di SARS-CoV-2, è da ritenersi irresponsabile e irragionevole considerata la scoperta che questo coronavirus può saltare avanti e indietro tra visone e uomo. Il sequenziamento del genoma virale ha dimostrato che l’infezione nel visone può portare a pericolose mutazioni delle proteine spike che, se trasmesse all’essere umano, potrebbero minacciare l’efficacia dei vaccini necessari. Come evidenziato dal rapporto “L’allevamento di animali da pelliccia, il COVID-19 e i rischi di malattie zoonotiche” pubblicato a gennaio 2021 dalla Humane Society International, se l’infezione da SARS-CoV-2 si riversasse nei mustelidi selvatici, questi avrebbero il potenziale per diventare un serbatoio permanente di infezione per l’uomo e altre specie animali.

Alla luce dei rischi sanitari posti dall’allevamento di animali considerati da pelliccia e degli evidenti problemi relativi al benessere animale, Essere Animali, Humane Society International e LAV Le chiedono di vietare per legge, con effetto immediato, la riproduzione, l’allevamento e l’uccisione di animali per fini legati alla produzione di pellicce e chiudere le ultime sette strutture di questo tipo presenti in Italia.

Gianluca Felicetti, Presidente LAV

Simone Montuschi, Presidente Essere Animali

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International

Humane Society International pubblica un rapporto scientifico sulla diffusione del Covid-19 tra gli allevamenti di visoni in Europa e chiama in causa il Ministro Speranza, “Ci sono ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e di benessere animale per chiudere gli allevamenti. La sospensione temporanea indetta a novembre scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto?”

Humane Society International


Jo-Anne McArthur/We Animals

Urgente: divieto di riproduzione e trasporto, screening e sostegno economico per convertire l’attività

ROMA—Divieto di riproduzione e trasporto degli animali allevati per la pelliccia dentro e fuori dai confini nazionali, screening regolari, sostegno economico per convertire l’attività e restrizioni preventive per scoraggiarne di nuove: Humane Society International (HSI), l’unica organizzazione attiva a livello locale e internazionale per proteggere tutti gli animali – in natura, nei laboratori, negli allevamenti e in ambiente domestico – con campagne globali e attività sul campo in più di 50 paesi, pubblica un White Paper scientifico in materia di Allevamento di animali da pelliccia, il Covid-19 e il rischio di malattie zoonotiche e propone 6 misure provvisorie d’emergenza, necessarie per arginare il contagio in attesa dell’attuazione di un divieto d’allevamento definitivo. Chiamando in causa direttamente il Ministro per la Salute Roberto Speranza.

“Ci sono ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e non da ultimo di benessere animale per chiudere gli allevamenti. Tra queste – dichiara Martina Pluda, Direttrice HSI per l’Italia – la seria possibilità che si produca una nuova variante del virus, che potrebbe compromettere l’efficacia del vaccino. L’ordinanza emessa dal Ministro Speranza il 21 novembre 2020, per sospendere temporaneamente le attività degli allevamenti di visoni in Italia, scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto fin qui per arginare i fattori di rischio? Per affrontare seriamente il problema è necessario che il Ministro della Salute renda tale sospensione permanente”. A livello mondiale, assieme al network Fur Free Alliance, l’organizzazione sta lanciando proprio in questi giorni una petizione popolare per dire basta agli allevamenti di animali da pelliccia, tra cui visoni, volpi e cani procione, compilabile online.

Alla base della petizione non c’è soltanto una motivazione etica nei confronti degli animali, ma ragioni di salvaguardia ambientale e della salute umana, come si legge nel rapporto scientifico. “Da aprile 2020, quando è stato confermato il primo caso di Covid-19 nel visone americano in un allevamento nei Paesi Bassi, questa malattia zoonotica ha continuato a imperversare tra le mandrie di visoni allevati in vari Stati Membri dell’Unione Europea, così come negli Stati Uniti. In alcuni paesi ciò ha portato all’abbattimento preventivo di milioni di animali; mentre in altri le autorità governative hanno richiesto solamente l’attuazione di misure di biosicurezza per cercare di scongiurare un’ulteriore trasmissione”, si legge nel report. Ad oggi, il virus è stato rilevato nel visone in quasi 400 allevamenti, di almeno 9 Stati Membri come Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Lituania, Grecia, Spagna, Francia e anche in Italia dove sono stati abbattuti 26,000 visoni. Il SARS-CoV-2 è stato rilevato anche in 16 allevamenti negli Stati Uniti e in uno in Canada.

“La scelta di non adottare misure per sradicare i serbatoi potenziali di SARS-CoV-2 – prosegue l’analisi di HSI – è stata messa in discussione dalla scoperta che questo coronavirus può saltare avanti e indietro tra visone e uomo. Il sequenziamento del genoma virale ha dimostrato che l’infezione nel visone può portare a pericolose mutazioni delle proteine spike, le quali, se trasmesse alle popolazioni umane, potrebbero potenzialmente minacciare l’efficacia dei vaccini necessari per porre fine a questa pandemia globale da coronavirus”.

L’allevamento di animali da pelliccia rappresenta, pertanto, un grave rischio per la salute umana. Questo è il motivo principale per cui la Danimarca, un paese che alleva 17 milioni di visoni per una popolazione che non arriva a 6 milioni di persone, ha compiuto la scelta radicale di abbattere la sua intera mandria. Per lo stesso motivo i Paesi Bassi si sono adoperati per la chiusura anticipata della loro industria, che era comunque destinata ad una progressiva dismissione entro il 2024.

Inoltre, i focolai di Covid-19 negli allevamenti di visoni hanno attirato l’attenzione pubblica sul fatto che la pelliccia viene prodotta confinando animali selvatici in maniera intensiva, in piccole gabbie metalliche addossate le une alle altre. Le specie dotate di pelliccia più comunemente allevate, ovvero i visoni e le volpi, sono predatori carnivori, fortemente attivi e curiosi, con una vita sociale complessa. A differenza della maggior parte degli altri animali considerati d’allevamento, volpi e visoni sono animali solitari, che allo stato selvatico coprono lunghe distanze. La smisurata energia di questi animali è confinata in gabbie e nidi artificiali che in genere hanno una dimensione di 90x30x45cm. Lo stress derivato dal confinamento e dalla convivenza forzata li porta spesso a combattimenti, ferimenti, casi di cannibalismo e morte.

Non solo questi animali selvatici in cattività sono molto stressati e quindi immunodepressi, ma sono ammassati in prossimità delle secrezioni respiratorie e degli escrementi degli altri individui. Il visone, in particolare, è suscettibile a malattie respiratorie e ciò ha permesso al SARS-CoV-2 di diffondersi praticamente senza freni.

Anche le immagini più recenti immortalate negli allevamenti di animali da pelliccia europei, che presumibilmente rispettano gli standard di benessere dell’industria della pelliccia, rivelano animali che mostrano comportamenti stereotipati, automutilazione, cannibalismo, ferite non trattate. La conclusione che si può trarre è che gli standard volontari dell’industria della pelliccia non solo sono inadeguati, ma possono anche essere considerati come ‘humane washing’.

Humane Society International sostiene inequivocabilmente la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia per proteggere il benessere degli animali, l’ambiente e la salute umana. Nel frattempo, l’organizzazione raccomanda di adottare le seguenti misure preventive d’emergenza:

  1. Fermare la riproduzione e la ripopolazione negli allevamenti di visoni in cui sono stati abbattuti gli animali;
  2. Vietare tutti i trasporti transfrontalieri di visoni vivi e il trasporto di visoni vivi tra gli allevamenti all’interno dei confini nazionali;
  3. Proibire l’esportazione e l’importazione di pelli grezze di visone;
  4. Attuare un programma obbligatorio e regolare di test per il Covid-19 (con sequenziamento obbligatorio del genoma) sui visoni e altre specie da pelliccia allevate come cani procione e volpi, compresa la registrazione obbligatoria di tutte le attività collegate all’allevamento, per i paesi in cui è ancora consentito l’allevamento di animali da pelliccia e fino a quando tutti gli allevamenti di visoni non avranno cessato l’attività;
  5. Fornire un sostegno economico proporzionato agli allevatori di animali da pelliccia esclusivamente per coprire i costi di smantellamento delle attività di allevamento di animali da pelliccia, di riqualificazione professionale e di assistenza per la transizione verso altre attività (senza animali coinvolti);
  6. Adottare restrizioni preventive per la riproduzione, il trasporto e l’import/export di cani procione e volpi vive, oltre che di pelli grezze di queste specie, al fine di eliminare anche qualsiasi rischio potenziale di trasmissione di malattie dovuto al commercio di queste specie.

“Per l’immediata protezione della salute pubblica è necessario intraprendere queste azioni. Tuttavia, nel lungo termine, il solo modo per proteggere definitivamente sia la salute dell’uomo sia il benessere degli animali è di porre fine in modo permanente all’allevamento di animali da pelliccia nei paesi in cui è ancora legalmente consentito. Rinnovo pertanto l’appello al Ministro della Salute Roberto Speranza ad agire responsabilmente. È ora di rendersi conto che il rischio che la persistenza degli allevamenti di animali da pelliccia rappresenta per la società supera i limitati benefici economici che offre alla piccola minoranza coinvolta in questa pratica disumana”, conclude Pluda.

Ufficio Stampa PS Comunicazione

Sara Chiarello, Francesca Puliti 392 9475467

info@pscomunicazione.it

Humane Society International


L’affollamento, la scarsa igiene, lo stress, ferite e le malattie, cure veterinarie quasi inesistenti e la mancanza di diversità genetica fanno sì che gli allevamenti di animali da pelliccia creino le condizioni ideali per la trasmissione di virus.

Dopo averne chiusi due nel corso dell’anno, Humane Society International contribuisce alla chiusura di un terzo allevamento, definito irregolare. Prosegue la campagna di donazioni per sostenere i salvataggi degli animali nel mondo, permettere cure e maggiori tutele

Humane Society International


Nara Kim/HSI

ROMA-Oltre 100 cani in uno scioccante stato di abbandono sono stati salvati da un allevamento illegale di cani a Gimpo, Corea del Sud. Il gruppo animale locale coreano LIFE, con l’assistenza di Humane Society International/Korea e di funzionari regionali, ha trovato barboncini, Jindos, Yorkshire terrier, Chihuahuahua, Shih Tzus, Pomerani, Spitz, Schnauzer e altri ancora, ingabbiati in condizioni deplorevoli in un allevamento pieno di rifiuti dove erano stati allevati e venduti sia per il commercio di animali domestici che di carne di cane.

Molti dei cani soffrivano di grave malnutrizione e di dolorose malattie della pelle dovute al fatto di vivere nelle proprie feci. Molti sono stati trovati rannicchiati accanto ai corpi senza vita dei loro compagni di gabbia morti di fame, mentre altri sembravano aver fatto ricorso al cannibalismo semplicemente per sopravvivere, le loro ciotole lasciate vuote dall’allevatore che diceva di non guadagnare abbastanza per sfamarli. Altri cani morti sono stati trovati conservati in un congelatore in disuso nella proprietà.

Il gruppo coreano LIFE ha negoziato con l’allevatore per chiudere definitivamente la sua struttura. Il terreno sarà riqualificato dalle autorità, ora che l’allevamento illegale di cani è stato chiuso. Humane Society International/Korea, che ha chiuso 17 allevamenti di carne di cane nel paese, ha fornito assistenza a LIFE il giorno del salvataggio e li sta aiutando anche fornendo rifugio e assistenza veterinaria d’emergenza a 40 dei cani. I restanti animali sono curati da LIFE.

Una volta che i cani in HSI/Corea saranno in grado di viaggiare, saranno trasportati in volo verso il Nord America per essere adottati da alcune famiglie. LIFE è grata alla Seoul Veterinary Medical Association, alla Gyeonggi Veterinary MedicalAssociation, alla Petdoc Korea, alla Harim Pet food e al Centro di addestramento ESAC per il loro generoso sostegno a questo salvataggio.

Nel corso del 2020, Humane Society International ha chiuso altri due allevamenti di cani da carne in Corea del Sud: la partecipazione a questa operazione porta a un totale di oltre 350 cani salvati da un destino di sofferenza. Per sostenere le fasi finali di questa operazione e permetterne altre in futuro HSI ha avviato una nuova campagna di donazioni online, disponibile alla pagina: https://donate.hsi-europe.org/page/72866/donate/1?ea.tracking.id=media

“Quando ho visitato per la prima volta l’allevamento di cani – dichiara Nara Kim, responsabile della campagna di HSI/Corea – è stato troppo scioccante per accettare quello che stavo vedendo. Ho salvato migliaia di cani da molti allevamenti di cani da carne in Corea del Sud, ma questo posto era un vero inferno”. Molti dei cani erano solo pelle e ossa, ed era difficile trovare cani dall’aspetto “normale” perché il loro corpo era così devastato dalla fame e dalle malattie della pelle. Avevo tanta paura che le loro fragili ossa potessero rompersi quando li tiravo fuori dalle gabbie, quindi sono stata davvero lenta e gentile. Quasi nessuno di loro aveva comunque l’energia per lottare. Siamo arrivati giusto in tempo per alcuni, non credo che sarebbero potuti sopravvivere un altro giorno. Sono così felice che LIFE ci abbia chiesto di partecipare a questo salvataggio, è stato un tale sollievo portare questi cani fuori da quell’orribile posto”.

“Questo è un esempio davvero scioccante di un problema comune qui in Corea del Sud – dichiara In-Seob Sim, presidente di LIFE – dove i cani vengono allevati nelle peggiori condizioni per massimizzare i profitti. È tempo che la società sudcoreana imponga controlli sull’allevamento di cani da compagnia. Se non troviamo una soluzione, questo tipo di sofferenza animale continuerà. I coreani che sono sconvolti nel vedere la terribile sofferenza di questi cani, devono rendersi conto che è la richiesta della società di cuccioli e di carne di cane che guida questo tipo di crudeltà. Se riusciamo a cambiare il nostro comportamento, possiamo cambiare il destino di questi cani”.

L’agricoltore aveva occupato abusivamente i terreni del governo per più di 10 anni e ha persino chiesto un risarcimento quando il governo della città di Gimpo ha annunciato che il terreno era stato sequestrato per la riqualificazione. Nella speranza di ottenere un maggiore risarcimento, ha allevato più cani, anche se non poteva permettersi di nutrirli. I funzionari della provincia di Gyeonggi stanno ora indagando su di lui con l’obiettivo di accusarlo di crudeltà sugli animali e di altri illeciti.

Humane Society International, che riprende ed amplia l’esperienza di oltre 60 anni maturata da Humane Society of the United States, lavora in tutto il mondo per promuovere il rapporto uomo-animale, salvare e proteggere cani e gatti, migliorare il benessere degli animali da allevamento, salvaguardare la fauna selvatica, promuovere una ricerca senza animali, intervenire in caso di disastri naturali e combattere la crudeltà nei confronti degli animali in tutte le sue forme. Nel corso del 2020 la campagna europea Basta Animali in Lockdown, per prevenire lo sviluppo di future pandemie, ha ottenuto il supporto di migliaia di persone. Oltre 10mila gli animali salvati dal 2017 ad oggi grazie a numerose operazioni sul campo, ad esempio in occasione dei roghi che hanno coinvolto i koala in Australia tra 2019 e 2020 e a seguito della terribile esplosione che ha colpito Beirut lo scorso agosto. Dall’inizio dell’emergenza Covid HSI ha sostenuto diverse realtà impegnate sul territorio italiano, aiutando oltre 2500 cani e gatti randagi e nei rifugi, oltre a numerosi animali da fattoria e più di 50 famiglie con animali domestici in difficoltà a causa della pandemia. www.hsi.org

Ufficio Stampa PS Comunicazione: Sara Chiarello, Francesca Puliti: 392 9475467; info@pscomunicazione.it

Secondo un sondaggio diffuso in Italia oggi 9 dicembre, l’83% dei cittadini in Italia è d’accordo con la riallocazione dei fondi per l’agricoltura, da parte dell’UE, per supportare una transizione a sistemi di allevamento senza gabbie. A seguito dell’Iniziativa di successo dei Cittadini Europei End the Cage Age, il sondaggio rivela anche che l’84%*dei cittadini in Italia ritiene che l’allevamento in gabbia sia crudele nei confronti degli animali

Humane Society International


ROMA—La coalizione italiana End the Cage Age ha diffuso oggi i risultati di un nuovo sondaggio (condotto fra il settembre e l’ottobre 2020) che esplora le attitudini dei cittadini europei riguardo all’uso delle gabbie negli allevamenti nell’Unione Europea. Il Sondaggio, condotto da YouGov, è stato commissionato da Compassion in World Farming, Animal Equality, Vier Pfoten International, Humane Society International/Europe, WeMove Europe and World Animal Protection Netherlands.

Il sondaggio fornisce informazioni sulle opinioni dei cittadini in Italia sul modo in cui l’UE assicura il benessere degli animali negli allevamenti e alloca i fondi per l’agricoltura. Più nello specifico, secondo i risultati:

  • L’84% dei cittadini in Italia concorda o concorda decisamente sul fatto che l’uso delle gabbie negli allevamenti sia crudele nei confronti degli animali.
  • Il 56% è in disaccordo o in forte disaccordo con l’affermazione che l’UE stia facendo abbastanza per assicurare il benessere degli animali negli allevamenti
  • L’83% concorda o concorda decisamente che l’UE dovrebbe riallocare gli attuali fondi per l’agricoltura per supportare una transizione verso l’abbandono dei sistemi in gabbia per gli animali negli allevamenti e solo l’8% non concordava o non concordava decisamente.

Le associazioni della Coalizione italiana End the Cage Age hanno dichiarato: “Questo nuovo sondaggio fornisce nuove evidenze su qualcosa che sappiamo da anni: i cittadini italiani ci tengono alle condizioni in cui gli animali sono allevati; riconoscono inoltre chiaramente che l’UE sta fallendo nel tutelarli e che la transizione verso sistemi senza gabbie è la via da seguire”.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age è stata lanciata l’11 settembre 2018 e si è chiusa esattamente un anno dopo dopo aver raccolto 1.397.113 firme validate in tutta l’UE. L’iniziativa ha anche superato il numero minimo di firme in 18 Stati membri, ben oltre I 7 richiesti. Per questo End the Cage Age è:

  • La sesta ICE di successo su 75 registrate negli ultimi 8 anni
  • La terza per numero di firme raccolte
  • La prima di successo sul benessere degli animali

“I risultati di questo nuovo sondaggio aggiungono un altro forte argomento a sostegno di un  cambio immediato che i cittadini europei vogliono per gli animali negli allevamenti, aspetto che ha un impatto sulle condizioni di vita degli animali ma anche sulla sicurezza sanitaria. Il dibattito non è più se l’UE debba abbandonare l’uso delle gabbie, ma quando e come questo sarà fatto. Ci aspettiamo che le istituzioni europee facciano la cosa giusta, per i loro cittadini e per gli oltre 300 milioni di animali che sono allevati nell’UE”, hanno dichiarato le associazioni della coalizione italiana End the Cage Age.

La Coalizione Italiana End the Cage Age è formata da Animal Law Italia, Animal aid, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, LAC-Lega per l’Abolizione della Caccia, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, Amici della Terra, HSI Italia, Il Fatto Alimentare, Terra Nuova, Confconsumatori, Jane Goodall Institute Italia, Terra! Onlus, Animalisti Italiani, ENPA, LAV, Partito animalista, LEIDAA, OIPA, LUMEN.

 Note

  1. Tutti i dati, a meno che non sia indicato diversamente, sono di YouGov Plc. Il campione era di 1037 adulti. L’indagine è stata Condotta fra il 22 e il 23 settembre 2020, online. I dati sono stati pesati e sono rappresentativi di tutti gli italiani adulti (+18 anni).
  2. Chi ha risposto alle domande doveva leggere questa informazione prima di rispondere alla domanda: “Nell’Unione Europea (UE) più di 300 milioni di animali negli allevamenti (galline, maiali, conigli, oche, papere, vitelli eccetera) sono allevati in gabbia a scopo alimentare. Alcuni sostengono che il confinamento e la restrizione  dei movimenti naturali causati dalle gabbie non siano giustificabili. Altri pensano che le gabbie siano necessarie per l’economia degli allevamenti consentendo gli animali siano allevati su grande scala.
  3.  Su richiesta, sono disponibili i dati relative ai sondaggi condotti negli altri Stati membri

Per maggiori informazioni su End the Cage Age:

https://www.endthecageage.eu/
https://www.endthecageage.eu/how-close-are-we-to-a-cage-free-europe/

FINE

Contatto:  Martina Pluda: Direttrice HSI Italia – mpluda@hsi.org

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