ROMA—Un milione di firme per dire stop agli allevamenti di animali da pelliccia: è l’obiettivo della petizione globale lanciata da Humane Society International (HSI), assieme al network Fur Free Alliance, che ha raccolto circa 15mila sottoscrizioni nei primi 10 giorni. “Ci sono ragioni di ordine economico, ambientale, di salute pubblica e non da ultimo di benessere animale per chiudere gli allevamenti. Tra queste – dichiara Martina Pluda, Direttrice HSI per l’Italia – la seria possibilità che si produca una nuova variante del virus, che potrebbe compromettere l’efficacia del vaccino”.
La campagna, a cui si può aderire online dal sito, ha suscitato la mobilitazione della community che dopo aver firmato la petizione globale ha inviato oltre 3mila mail al Ministro della Salute in questi primi giorni.
A sostegno dell’appello il White Paper scientifico in materia di “Allevamento di animali da pelliccia, Covid-19 e il rischio di malattie zoonotiche”, recentemente pubblicato da HSI e contenente le evidenze scientifiche che dimostrano come il Coronavirus possa saltare avanti e indietro tra visone e uomo, producendo mutazioni che potrebbero mettere a rischio l’efficacia dei vaccini fin qui rilasciati e in fase di distribuzione.
Ad oggi, il virus è stato rilevato nel visone in quasi 400 allevamenti, di almeno 9 Stati Membri come Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Lituania, Grecia, Spagna, Francia e anche in Italia dove sono stati abbattuti 26,000 visoni. Il SARS-CoV-2 è stato rilevato anche in 16 allevamenti negli Stati Uniti e in uno in Canada.
L’allevamento di animali da pelliccia rappresenta, pertanto, un grave rischio per la salute umana. Questo è il motivo principale per cui la Danimarca, un paese che alleva 17 milioni di visoni per una popolazione che non arriva a 6 milioni di persone, ha compiuto la scelta radicale di abbattere la sua intera mandria. Per lo stesso motivo i Paesi Bassi si sono adoperati per la chiusura anticipata della loro industria, che era comunque destinata ad una progressiva dismissione entro il 2024.
Inoltre, i focolai di Covid-19 negli allevamenti di visoni hanno attirato l’attenzione pubblica sul fatto che la pelliccia viene prodotta confinando animali selvatici in maniera intensiva, in piccole gabbie metalliche addossate le une alle altre. Le specie dotate di pelliccia più comunemente allevate, ovvero i visoni e le volpi, sono predatori carnivori, fortemente attivi e curiosi, con una vita sociale complessa. A differenza della maggior parte degli altri animali considerati d’allevamento, volpi e visoni sono animali solitari, che allo stato selvatico coprono lunghe distanze. La smisurata energia di questi animali è confinata in gabbie e nidi artificiali che in genere hanno una dimensione di 90x30x45cm. Lo stress derivato dal confinamento e dalla convivenza forzata li porta spesso a combattimenti, ferimenti, casi di cannibalismo e morte. Non solo questi animali selvatici in cattività sono molto stressati e quindi immunodepressi, ma sono ammassati in prossimità delle secrezioni respiratorie e degli escrementi degli altri individui. Ciò ha permesso al SARS-CoV-2 di diffondersi praticamente senza freni.
Anche le immagini più recenti immortalate negli allevamenti di animali da pelliccia europei, che presumibilmente rispettano gli standard di benessere dell’industria della pelliccia, rivelano animali che mostrano comportamenti stereotipati, automutilazione, cannibalismo, ferite non trattate. La conclusione che si può trarre è che gli standard volontari dell’industria della pelliccia non solo sono inadeguati, ma possono anche essere considerati come ‘humane washing’.
Da sempre Humane Society International sostiene la chiusura definitiva di tutti gli allevamenti di animali da pelliccia per proteggere il benessere degli animali, l’ambiente e la salute umana, anche attraverso operazioni di lobby nei confronti di governi, brand moda e big player del retail. Ma anche sensibilizzando i cittadini ad un acquisto più consapevole: ad esempio attraverso la shopping guide pubblicata online, che permette di distinguere pelli e pellicce sintetiche da quelle vere, informando sul modo in cui vengono prodotte, normalmente attraverso procedure dolorose e crudeli nei confronti degli animali.
Nel frattempo si allunga la lista dei luxury brand che hanno aderito all’appello per una moda cruelty free, da Giorgio Armani a Gucci, da Bottega Veneta a Versace, Chanel, Miu Miu, Prada, oltre a templi dello shopping come Macy’s, Bloomingdales e Nordstrom. La fashion industry si sta muovendo in direzione animal-free, studiando pelli a base di ananas, funghi o sottoprodotti dell’industria del vino, pellicce sintetiche realizzate a partire dal mais e piumini sostenibili e biodegradabili.
Il White Paper rilasciato da HSI individua alcuni interventi fondamentali per arginare i fattori di rischio derivanti dagli allevamenti, in attesa della chiusura definitiva: divieto di riproduzione e trasporto degli animali allevati per la pelliccia dentro e fuori dai confini nazionali, screening regolari, sostegno economico agli allevatori per convertire l’attività e restrizioni preventive per scoraggiarne di nuove. “L’ordinanza emessa dal Ministro della Salute il 21 novembre 2020, per sospendere temporaneamente le attività degli allevamenti di visoni in Italia, scade il 28 febbraio: cosa è stato fatto fin qui? Per affrontare seriamente il problema è necessario che il Ministro della Salute renda tale sospensione permanente. È ora di rendersi conto che il rischio che la persistenza degli allevamenti di animali da pelliccia rappresenta per la società supera i limitati benefici economici che offre alla piccola minoranza coinvolta in questa pratica disumana”, conclude Pluda.
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