Il programma lanciato da Humane Society International e dalle associazioni veterinarie in 38 paesi europei, inclusa l’Italia

Humane Society International


Beata Zawrzel/HSUS

Aggiornamento: il programma è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024.

BRUXELLES—I rifugiati ucraini fuggiti dalla guerra con i propri animali domestici potranno accedere a cure veterinarie gratuite in 38 paesi europei, grazie al programma “Vets for Ukrainian” Pets. Lanciato dall’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International (HSI) e dai suoi partner “Vets for Ukrainian Pets” rimborserà i costi delle prestazioni dei veterinari partecipanti fino a 250 euro ad animale, per cani, gatti, cavalli o altri animali da compagnia per cure essenziali e trattamenti farmacologici, per la profilassi antirabbica e altre vaccinazioni, nonché per l’applicazione del microchip e per le visite mediche necessarie per permettere un passaggio sicuro attraverso l’UE.

Il programma “Vets for Ukrainian Pets” è interamente finanziato da HSI, con il generoso supporto di Mars, Incorporated, ed è realizzato in cooperazione con la Federazione dei Veterinari d’Europa (FVE) e la Federazione delle Associazioni Veterinarie per gli Animali da Compagnia (FECAVA). I rimborsi saranno disponibili per tutti i membri FECAVA in Europa, come ad esempio nel Regno Unito, in Germania, Italia, Romania e Polonia, nonché in Ucraina.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, afferma: “In quella che è diventata la più grande crisi umanitaria dal Secondo Dopoguerra in Europa, milioni di ucraini stanno fuggendo dal proprio paese e dalla guerra. Insieme ad alcuni beni, molti hanno al seguito i propri animali da compagnia, amati membri della famiglia. Il trauma della guerra e lo stress generato dalla fuga possono rendere gli animali vulnerabili a diverse malattie. Per questo motivo il programma HSI “Vets for Ukrainian Pets” mira a offrire accesso alle cure veterinarie per gli animali domestici dei rifugiati. Fornirà una rete di sicurezza per quelle famiglie che fuggono con i loro amati animali in modo che in nessun momento siano costrette a lasciarli indietro”.

Pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione Europea ha raccomandato agli Stati membri di allentare i requisiti per l’ingresso di animali domestici dall’Ucraina. Da allora almeno 13 Stati membri dell’UE hanno temporaneamente revocato o modificato le restrizioni riguardanti l’importazione degli animali da compagnia, comprese le misure di prevenzione e contenimento della rabbia. Tuttavia, non esiste una politica standardizzata in tutta l’UE per quanto riguarda l’ingresso di animali domestici dall’Ucraina. Sebbene ad alcuni valichi di frontiera vengano forniti vaccinazioni e microchip, non tutti gli animali ricevono tali servizi e pertanto non soddisfano i requisiti nazionali per l’ingresso.

Rens van Dobbenburgh, Presidente della FVE, dichiara: “Siamo grati di poter dar vita a questo progetto insieme alla nostra affiliata FECAVA e con il prezioso supporto di Humane Society International. Questo programma rappresenta una risposta efficace per dare assistenza sanitaria gratuita agli animali domestici, garantendo a coloro che arrivano con i loro amati animali le attenzioni di cui hanno bisogno. Sia che si tratti di cure di emergenza, trattamenti a lungo termine per condizioni croniche o controlli sanitari di routine”.

Danny Holmes, Presidente della FECAVA, afferma: “Siamo lieti di collaborare con Humane Society International e la FVE per offrire supporto in tutta Europa agli animali d’affezione dei rifugiati ucraini. La realizzazione di un programma di così ampia portata, in così poco tempo, è una testimonianza della dedizione delle organizzazioni veterinarie e di quelle per il benessere degli animali”.

Il programma “Vets for Ukrainian Pets” sarà operativo fino al 30 giugno 2023 e accessibile a tutte le cliniche veterinarie private e corporate d’Europa, autorizzate a presentare domanda su apply.vetsforukraine.com/. HSI auspica un forte coinvolgimento dei veterinari ucraini e invita tutti i veterinari europei a partecipare e aiutare, fornendo sconti o servizi gratuiti laddove altri finanziamenti o contributi di beneficenza non siano sufficienti a coprire le spese veterinarie.

Informazioni aggiuntive

 TramiteVets for Ukrainian Pets” verranno coperti fino a 250 euro ad animale, con un limite di cinque animali per veterinario, per le seguenti prestazioni per animali da compagnia ed equini di rifugiati ucraini:

  • Registrazione e regolarizzazione—Eventuali spese per conformare un animale domestico ai requisiti europei nel caso in cui non siano coperte dalle autorità nazionali. Ciò può includere la vaccinazione antirabbica e la titolazione degli anticorpi per la rabbia, il trattamento antiparassitario, l’impianto o la registrazione di microchip e il rilascio della documentazione ufficiale.
  • Cure preventive standard—I costi delle vaccinazioni di base e dei trattamenti antiparassitari per garantire la salute generale dell’animale, con particolare attenzione alla prevenzione di malattie infettive.
  • Farmaci (fornitura fino a quattro mesi)—I costi di qualsiasi farmaco precedentemente prescritto da un veterinario o per il trattamento di una condizione acuta di nuova insorgenza. Ciò può riguardare animali che necessitano di trattamenti per malattie croniche, le cui famiglie non hanno con sé o hanno esaurito i farmaci.
  • Trattamento per condizioni acute—Spese per il trattamento di condizioni acute nei casi in cui si prospetta una diagnosi positiva. Si considera, ad esempio, il trattamento di ferite, infiammazioni o la somministrazione di antidolorifici.

Ogni veterinario praticante, registrato in Europa, può fare domanda d’adesione al programma e può presentare fino a cinque richieste di rimborso tramite il sito web apply.vetsforukraine.com/. In casi eccezionali, in cui fosse necessario fornire assistenza a un numero maggiore di animali, il veterinario può contattare HSI all’indirizzo VetsUkrainePets@hsi.org.

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Contatti:

Il Parlamento federale belga ha approvato all'unanimità una risoluzione che chiede al governo di sospendere immediatamente l'autorizzazione di permessi di importazione di trofei di specie protette da normative commerciali internazionali

Humane Society International


Vanessa Mignon

BRUXELLES—Oggi il Parlamento belga ha compiuto un passo significativo contro l’importazione e il commercio di trofei di animali, votando all’unanimità una risoluzione che esorta il governo a sospendere immediatamente l’autorizzazione all’importazione di trofei di alcune specie minacciate e in via di estinzione. Tra queste ci sono il rinoceronte, l’elefante africano, il leone, l’orso polare e la pecora argali, che sono elencate nell’allegato A del regolamento dell’UE sul commercio di piante e animali. La delibera comprende anche alcune specie animali elencate nell’allegato B del medesimo regolamento.

Kris Verduyckt (Vooruit, socialisti fiamminghi), Melissa Depraetere (Vooruit, socialisti fiamminghi) e Mélissa Hanus (PS, socialisti francofoni), che avevano originariamente presentato una proposta legislativa per vietare l’importazione di trofei di caccia nel 2020, hanno esultato per il risultato grazie ai loro sforzi. Verduyckt ha dichiarato: “Concretamente ciò significa che, in base a questa decisione, il Ministro Zakia Khattabi [Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo Sostenibile e del Green Deal del Belgio] ora può fermare il rilascio di licenze di importazione. I suoi colleghi di partito hanno già dichiarato in Commissione Energia, Clima e Ambiente che ciò accadrà presto. Spero che altri paesi ora seguano l’esempio e presto sia approvato un divieto totale a livello europeo”.

Humane Society International – Europe elogia il Parlamento federale belga per i suoi sforzi volti a proteggere la biodiversità e le specie minacciate e in via di estinzione. Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, ha dichiarato: “La caccia al trofeo non ha posto nella società moderna. Con questa decisione del Parlamento belga, compiamo un passo in avanti verso la fine di questa forma di caccia inutile e crudele di specie sull’orlo dell’estinzione, che non devono essere uccise per diventare un trofeo. Vorremmo ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti in questi sforzi critici, in particolare il principale sostenitore di tale iniziativa, il parlamentare Kris Verduyckt”.

La risoluzione è in linea con l’opinione pubblica in Belgio. Il paese ha alcuni dei più alti livelli di opposizione alla caccia ai trofei tra gli Stati membri dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio di Ipsos commissionato da HSI/Europe, il 91% dei belgi si oppone alla caccia ai trofei e l’88% sostiene il divieto di importare qualsiasi tipo di trofeo di caccia.

Il Belgio non è il primo paese ad agire per fermare il suo coinvolgimento in questa pratica anacronistica e crudele, che mette in pericolo la sopravvivenza di molte specie selvatiche. Alcuni paesi vicini si sono già impegnati per fermare l’importazione di trofei di caccia:

  • I Paesi Bassi hanno vietato i trofei di oltre 200 specie nel 2016.
  • La Francia ha vietato l’importazione di trofei di leoni nel 2015.
  • Nel marzo 2022, l’Associazione parlamentare spagnola per la difesa dei diritti degli animali ha ospitato un gruppo di esperti al Congresso dei Deputati, dal titolo “Vietiamo l’importazione di trofei di caccia di specie minacciate”, in cui è stata presentata una mozione per vietare l’importazione di trofei di specie protette.
  • Gli Onorevoli Vittorio Ferraresi e Francesca Flati (M5S) hanno presentato alla Camera dei Deputati italiana la prima proposta di legge per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette.
  • I membri del parlamento finlandese hanno presentato una mozione contenente una proposta di divieto.
  • La Svizzera e il Regno Unito si sono impegnati a fermare le importazioni di trofei di caccia di specie protette. La politica proposta nel Regno Unito, laddove approvata, risulterebbe il divieto più severo rispetto all’importazione di trofei di caccia.

Alcune di queste iniziative seguono la pubblicazione nel 2021 del rapporto di HSI/Europe, I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione europea nella caccia al trofeo a livello mondial, che evidenzia il contributo dell’Unione Europea nell’ambito dell’industria della caccia al trofeo come secondo importatore mondiale di trofei dopo gli Stati Uniti. Dal 2014 al 2018, l’UE ha importato quasi 15.000 trofei di caccia – otto al giorno – di 73 specie protette a livello internazionale. In questi cinque anni, il numero di trofei importati nell’UE è aumentato del 40%.

Nel 2019 e nel 2020, nonostante l’impatto del COVID-19, i cacciatori di trofei europei sono comunque riusciti a viaggiare e importare oltre 5.700 trofei di specie elencate dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

La caccia ai trofei, un “passatempo” coloniale che celebra l’uccisione di animali selvatici per puro vanto, è incompatibile con gli obiettivi per la tutela della biodiversità della Commissione Europea e con l’opinione pubblica dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio commissionato da HSI/Europe e condotto nel 2021 in cinque Stati membri dell’UE da Savanta ComRes, oltre l’80% degli intervistati si oppone alla caccia ai trofei.

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Contatti:

Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 3714120885

Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com

Le 22 organizzazioni della coalizione End the Cage Age lanciano un appello per chiedere che il Governo appoggi Il divieto di allevamento in gabbia quale sarà proposto dalla Commissione UE in risposta all'Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age e promuova la transizione cage-free anche a livello nazionale

Humane Society International


Aumsama, iStock.com

ROMA—L’Italia ha un’occasione unica di ricoprire un ruolo da protagonista e cambiare il destino di oltre 300 milioni di animali in Europa (40 milioni a livello nazionale), che ogni anno vivono reclusi nelle gabbie degli allevamenti intensivi, annunciano le 22 organizzazioni della coalizione italiana End the Cage Age.

Il 30 giugno dello scorso anno, infatti, la Commissione Europea si è impegnata a eliminare gradualmente l’uso delle gabbie negli allevamenti europei tramite una normativa dedicata – un risultato straordinario dovuto alle 1,4 milioni di persone che hanno firmato l’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End the Cage Age. Una volta presentata, la proposta legislativa dovrà essere approvata anche dal Consiglio dell’Unione europea, formato dagli Stati Membri. Per questo è fondamentale che l’Italia sostenga senza riserva questa transizione.

Tuttavia, non solo il Governo italiano non ha ancora preso una posizione netta contro le gabbie, ma è in procinto di fare una vera e propria operazione di “sdoganamento” della produzione intensiva (e quindi anche in gabbia) tramite la proposta di decreto interministeriale SQNBA, una certificazione sul “benessere animale” che—nel testo attuale—tradisce qualunque ispirazione di trasparenza e verità nei confronti di animali e consumatori.

La coalizione italiana a sostegno di End the Cage Age ha lanciato per questo un appello, chiedendo ai cittadini italiani di far sentire la loro voce e chiedere al Primo Ministro Mario Draghi e ai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche agricole Stefano Patuanelli di sostenere gli sforzi della Commissione europea e promuovere anche a livello nazionale una normativa che vieti la pratica abominevole di costringere esseri viventi e senzienti a vivere in condizioni di grave privazione all’interno delle gabbie.

“Il risultato dello scorso giugno, con l’annuncio della Commissione, è stata una vittoria straordinaria per i 300 milioni di animali che in Europa soffrono nelle gabbie, ma non basta. Abbiamo bisogno anche del voto favorevole del Consiglio dell’Unione europea, cosa purtroppo non scontata,” afferma la coalizione. “Sappiamo che forze in gioco più interessate al profitto che al benessere di animali e persone e del nostro futuro su questo pianeta stanno già facendo pressioni sui Governi per far cadere la proposta o rallentarne l’entrata in vigore. Per questo è necessario che i cittadini firmino il nostro appello e facciano sentire nuovamente la loro voce: il messaggio che gli italiani vogliono un’Italia e un’Europa senza gabbie deve risuonare forte e alto per farsi sentire dalla nostra politica.”

“Chiediamo che il Governo italiano prenda una posizione netta sulla questione, proponendo anche in materia attiva una normativa nazionale contro le gabbie. Abbiamo la possibilità di stare dal lato giusto della storia, non perdiamola!” concludono le associazioni.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “End the Cage Age” è stata lanciata nel 2018 per chiedere la fine dell’uso di ogni tipo di gabbia per allevare animali a scopo alimentare, sostenuta da oltre 170 associazioni in 28 paesi: la più grande coalizione europea di ONG mai riunitasi. L’Iniziativa si è conclusa come da normativa europea un anno dopo, con il risultato eccezionale di 1,4 milioni di firme certificate.

In Italia la campagna include 22 associazioni: Amici della Terra, Animal Aid, Animal Equality Italia, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, HSI Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia, LAV, Legambiente, LEIDAA, LNDC Animal Protection, LUMEN, OIPA, Partito animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus.

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Contatti: Martina Pluda, direttrice per l‘Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

HSI ringrazia la Croce Rossa rumena per la cooperazione senza precedenti che permetterà di aiutare persone e animali afflitti dalla guerra

Humane Society International


Dumitru Dragos/HSI

TRIESTE/BUCAREST— È stato stipulato un accordo senza precedenti tra la Croce Rossa rumena e l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International, per portare in Ucraina alimenti per animali domestici e forniture veterinarie, per fronteggiare l’inasprimento della situazione in cui versano gli animali.

In Ucraina, centinaia di rifugi per animali, cliniche veterinarie e centri di soccorso, nonché migliaia di famiglie con animali domestici, stanno incorrendo in crescenti difficoltà per trovare cibo e per fornire assistenza veterinaria agli animali feriti o malati. Si tratta di una condizione che rischia di diventare sempre più critica con l’esaurimento delle forniture. Per far fronte a questa situazione e rispondere ai numerosi appelli da parte delle persone in Ucraina che non riescono più a prendersi cura degli animali afflitti dalla guerra, la Croce Rossa rumena trasporterà, assieme gli aiuti umanitari, anche aiuti salvavita per gli animali. È la prima volta che ciò accade. Humane Society International ha donato una prima tonnellata di cibo per animali che la Croce Rossa rumena distribuirà a chi ne ha bisogno.

Raluca Morar, Direttrice esecutiva della Croce Rossa per il distretto di Sibiu, dichiara: “In tempi come questi, noi della Croce Rossa sappiamo che la nostra risorsa più preziosa è la gentilezza e la compassione. I nostri convogli umanitari consegneranno non solo i rifornimenti alle persone in disperato bisogno, ma anche la speranza che soccorso è in arrivo. In tempi come questi, non solo le persone ma anche gli animali hanno bisogno di aiuto. Siamo felici e onorati di avere al nostro fianco Humane Society International, permettendoci di far arrivare in Ucraina con i nostri convogli anche alimenti per animali, tanto necessari al momento. La prima tonnellata di cibo secco per animali domestici ha raggiunto il nostro punto di carico a Sibiu e sarà consegnata in Ucraina nei prossimi giorni.”

Andreea Roseti, Direttrice per la Romania di Humane Society International, afferma: “Con il prosieguo di questo conflitto, le persone e gli animali in Ucraina stanno soffrendo l’uno accanto all’altro, in particolare nei rifugi e nelle dove lasciare indietro gli animali è stata una decisione straziante. Siamo grati che la Croce Rossa rumena abbia riconosciuto che la condizione degli animali in guerra è inestricabilmente legata alla condizione delle persone che vivono con loro e si preoccupano così profondamente del loro benessere. Abbiamo donato una tonnellata di forniture d’emergenza per animali domestici, la prima di molte che verranno, che la Croce Rossa distribuirà in Ucraina per scongiurare un peggioramento della situazione. C’è un gran numero di cani e gatti che vagano per le strade e che sono stati separati dalle loro famiglie; sono disorientati, traumatizzati e hanno bisogno di aiuto. La tragedia della guerra non fa differenza tra chi ha due gambe o quattro zampe. Insieme alla Croce Rossa daremo un supporto alle persone in Ucraina che chiedono disperatamente aiuto per mantenere in vita i loro amici animali.”

HSI sta rispondendo alla crisi anche in Germania, Polonia e Italia per aiutare gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali. Supportata da una generosa donazione di Mars Incorporated, HSI sta fornendo cibo e articoli per animali domestici, nonché cure veterinarie ai compagni animali degli ucraini che arrivano ai centri di accoglienza per rifugiati. Le persone assistite esprimono il loro sollievo per aver potuto salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. In Italia, HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi, nonché con la Caritas Trieste per aiutare le persone che vengono accolte con i loro animali.

Una delle persone aiutate da HSI in Italia è Iryna, fuggita da Odessa con il suo gatto Ludvig. Informati del loro arrivo dalla Caritas, HSI ha subito portato cibo e forniture per animali, tra cui un tiragraffi che Ludvig sembrava apprezzare particolarmente. Anche le famiglie di Svetlana, Tatjana, Kate, Ina, Alina, Nastia e Tatjana, assieme ai loro cani Niki e Busa e alla loro gatta Marta sono fuggiti da Kharkiv e Kiev; il loro lungo viaggio verso Trieste è durato 15 giorni. Ora sono ospitati dalla Caritas e HSI ha fornito cibo e provviste per i tre animali.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, racconta: “Fuggire per arrivare ad una meta sicura comporta spesso viaggi interminabili che causano enorme stress a persone e animali. La mancanza di riferimenti, come la propria cuccia, casa o parte del proprio nucleo familiare, può spaventare e disorientare cani e gatti ed è quindi importante che i centri di accoglienza permettano alle persone di tenere con sé i propri animali. Siamo grati alla Caritas Trieste per la sensibilità dimostrata e per tenerci sempre aggiornati sugli arrivi di animali da aiutare. Donare un tiragraffi o una copertina pulita, significa offrire un momento di sollievo a persona e animali, in un momento particolarmente difficile.”

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutte quelle vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione: Dona ora!

Foto e video (creare account per il download):

·    Croce Rossa rumena e HSI: Link

·    HSI assiste i rifugiati ucraini e i loro animali domestici: Link

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  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

La sua elezione offre l’opportunità storica di relegare il commercio di carne di cane in Corea del Sud ai libri di storia

Humane Society International


Jean Chung for HSI

SEOUL—Le organizzazioni animaliste in Corea del Sud stanno esortando il neoeletto presidente Yoon Seok-yeol ad agire rapidamente per dare seguito al suo impegno preelettorale di porre fine all’industria della carne di cane. Tra queste, l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International/Corea, con sede a Seoul, afferma che l’elezione di Yoon deve rappresentare “un’opportunità storica affinché l’industria della carne di cane in Corea del Sud venga relegata ai libri di storia.”

Yoon Seok-yeol, del partito People Power, ha rilasciato diverse dichiarazioni confermando il suo sostegno al divieto della commercializzazione della carne di cane a condizione che vi sia consenso sociale. Un sondaggio d’opinione del 2020, commissionato da HSI/Corea e condotto da Nielsen, ha dimostrato tale consenso. Infatti, quasi l’84% dei cittadini sudcoreani intervistati hanno affermato di non mangiare o di non voler mangiare carne di cane in futuro. Inoltre, quasi il 60% degli intervistati sosterrebbe un divieto legislativo del suo commercio.

Durante la 20a campagna elettorale presidenziale, Yoon è stato criticato per un’affermazione, infondata, ma spesso ripetuta dagli esponenti del settore, secondo cui i cani allevati per la loro carne sono diversi dai cani da compagnia. Yoon ha successivamente chiarito di essere personalmente contrario al consumo di cani e ha dichiarato che avrebbe portato avanti un piano di eliminazione graduale di quest’industria, a patto che questa azione fosse sostenuta dalla società coreana, cosa che è stata confermata dai sondaggi.

Dal 2015, HSI/Corea ha salvato più di 2.500 cani da allevamenti di cani da carne in Corea del Sud e ne ha chiusi definitivamente 17, in collaborazione con allevatori desiderosi di lasciarsi alle spalle questa attività in declino. Nara Kim, responsabile della campagna per HSI/Corea, afferma: “L’elezione di Yoon Seok-yeol come nuovo Presidente della Corea del Sud offre al nostro paese un’opportunità storica per relegare il commercio di carne di cane in Corea del Sud ai libri di storia. Più di un milione di cani all’anno—dai piccoli bassotti ai grandi Tosa—soffrono negli allevamenti di cani da carne, per poi essere uccisi e finire in una pietanza. I cani vengono ormai percepiti come membri della famiglia a tutti gli effetti quindi il consenso sociale a favore di un divieto sul consumo di carne di cane è ormai fuori dubbio. HSI/Corea è pronta a lavorare con il nuovo Presidente per mettere in atto il suo impegno. I cani allevati per la loro carne devono diventare un ricordo passato il prima possibile.”

Nel dicembre dello scorso anno, il Governo sudcoreano ha istituito una task force interministeriale per prendere in considerazione un divieto sul commercio dei cani da carne, su suggerimento dell’allora Presidente, Moon Jae-in. La task force, composta da quattro ministeri, nonché da stakeholder accademici, dell’industria della carne di cane e portavoce del benessere degli animali, dovrebbe formulare nuove raccomandazioni nell’aprile di quest’anno. Inoltre, il consiglio municipale della città di Seoul è chiamato a votare  su una proposta di legge che chiederà al Sindaco di vietare il consumo di cani da carne in tutta la città.

Alcuni dati:

  • HSI/Corea aiuta gli allevatori a passare a mezzi di sussistenza alternativi, rispettosi degli animali e maggiormente redditizi, come la coltivazione di piante di peperoncino o la distribuzione di cisterne di acqua. La maggior parte degli allevatori con cui HSI/Corea ha lavorato, ha sperimentato una crescente pressione sociale, familiare e finanziaria volta alla cessazione delle attività di allevamento dei cani. Con una maggiore attenzione al benessere degli animali e oltre sei milioni di cani da compagnia che ora vivono nelle case coreane, la domanda di carne di cane è diminuita.
  • Sebbene la maggior parte delle persone in Corea del Sud non mangi carne di cane, la convinzione che la zuppa di carne di cane dia sollievo durante la calura estiva e aumenti le forze è ancora valida per alcuni, in particolare per le generazioni più anziane.
  • In Corea del Sud vengono allevati fino a 1,5 milioni di cani all’anno in migliaia di allevamenti in tutto il paese. Molti di loro vengono venduti ai macellai per la stagione del Bok Nal tra luglio e agosto, per essere poi uccisi per elettrocuzione e venduti come ingrediente per le zuppe.
  • La carne di cane è vietata a Hong Kong, Singapore, in Taiwan, Thailandia, nelle Filippine, nonché nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in cinque città e reggenze in Indonesia. Si stima che in altre parti dell’Asia vengano ancora uccisi circa 30 milioni di cani all’anno per la loro carne.

Foto del programma di HSI/Corea per la chiusura degli allevamenti di cani da carne (creare account per il download.)

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Contatti: Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

È allarme sul probabile peggioramento della situazione per persone e animali

Humane Society International


Charlotte Bröcker

TRIESTE/BERLINO/BRUXELLES— L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International (HSI), supportata da una generosa donazione da parte di Mars Incorporated, sta aiutando gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali domestici, fornendo finanziamenti di emergenza ad associazioni, offrendo forniture di cibo e articoli per animali domestici, riparo e cure veterinarie. L’organizzazione riferisce del sollievo espresso dai rifugiati che sono riusciti a salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. Mentre HSI e i gruppi locali con cui collabora stanno fornendo un’ancora di salvezza agli animali scampati a situazioni drammatiche, l’organizzazione avverte che le condizioni in Ucraina peggioreranno poiché far arrivare gli aiuti a persone e animali diventerà sempre più problematico.

In Italia, HSI sta operando da Trieste, sul confine con la Slovenia, uno dei principali punti di entrata e uscita del Paese, dal quale stanno partendo molte operazioni di soccorso e dove si stima arriveranno molti rifugiati. La squadra sta raccogliendo centinaia di chili di cibo e articoli per cani e gatti che verranno portati ai confini con la Polonia e l’Ungheria per aiutare le persone e i loro animali da compagnia. HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi

In Germania, HSI sta lavorando con il gruppo per la protezione degli animali Berliner Tiertafel. Presso una stazione di soccorso dedicata a Berlino, sta fornendo pacchetti di assistenza e cure veterinarie agli animali che arrivano con i rifugiati.

Sylvie Kremerskothen Gleason, Direttrice HSI per la Germania, che a Berlino ha distribuito forniture per animali domestici ai rifugiati, afferma: “L’invasione russa dell’Ucraina è una devastante crisi umanitaria in cui sono coinvolti anche gli amati cani, gatti e altri animali di coloro che fuggono dal paese. Lasciare i propri animali domestici a morire di fame o essere feriti durante il conflitto è per molti una decisione impensabile. I rifugiati che stiamo aiutando a Berlino ci hanno raccontato quanto la leale compagnia dei loro animali sia stata importante per loro e le loro famiglie durante il faticoso viaggio verso una meta sicura. Soprattutto per i bambini, gli animali domestici sono un’enorme fonte di conforto di fronte al trauma della guerra. Questi rifugiati sono spaventati ed esausti; essere in grado di aiutarli a prendersi cura dei loro animali significa sollevarli da una preoccupazione in un momento particolarmente difficile in cui hanno bisogno di aiuto”.

Una delle persone aiutate da HSI e Berliner Tiertafel in Germania è Marianna, 31 anni, fuggita da Kiev con i suoi due bambini di 6 e 12 anni, sua madre e i loro due cani Erik e Liza. Liza soffre di epilessia e durante la fuga ha avuto un attacco epilettico. Grazie a HSI ha ricevuto le cure veterinarie necessarie. Anche un’altra rifugiata, Karyna, si è rivolta a HSI e Berliner Tiertafel per chiedere aiuto. Il suo gatto, Bonifacio, era in affido temporaneo presso di lei da un rifugio locale a Kiev quando è iniziata la guerra e non ha voluto lasciarlo indietro. Karyna dice che ci sono ancora circa 60 altri gatti rimasti al rifugio. Bonifacio ha subito diverse lesioni, tra cui un trauma all’anca e una lesione cerebrale a causa di una caduta che ha portato all’epilessia. Dopo aver visto un veterinario, Karyna è ora sollevata dal fatto che il suo gatto abbia ricevuto le cure di cui aveva bisogno.

Anche la squadra di HSI a Berlino, come in Italia, sta raccogliendo grandi quantità di cibo e articoli per animali domestici da distribuire al confine con l’Ucraina per raggiungere chi è in difficoltà. In Ucraina, HSI sta anche collaborando l’organizzazione UAnimals, con sede a Kiev, per fornire i fondi necessari per sostenere le operazioni di soccorso, le cliniche veterinarie e gli zoo che si prendono cura di centinaia di animali.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, afferma: “Siamo profondamente preoccupati per le persone e gli animali in Ucraina per i quali il rischio di essere feriti, anche mortalmente, durante gli sconti aumenta a causa della crescente difficoltà di potersi approvvigionare in sicurezza. La nostra prima spedizione di fondi d’emergenza raggiungerà molti rifugi, operazioni di soccorso e famiglie che lottano per la sopravvivenza. Ma con ogni giorno di conflitto aumentano le difficoltà. Un numero significativo di cani ora vaga per le strade e cerca riparo in edifici abbandonati o bombardati perché i rifugi sono stati danneggiati o non hanno avuto altra scelta che liberare gli animali. Ci sono anche animali negli allevamenti e negli zoo che non è possibile evacuare. Quindi, oltre alla tragedia umana provocata da questa invasione, ci troviamo di fronte alla possibilità di una vera e propria crisi per il benessere degli animali”.

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutti quelli vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

Onorevoli Ferraresi e Flati e Humane Society International: “Un passo cruciale per fermare il coinvolgimento dell’Italia in questa pratica anacronistica e crudele che mette a rischio la sopravvivenza di molte specie selvatiche”

Humane Society International


HSI

ROMA—L’inserimento di un divieto formale e un adeguamento sanzionatorio della Legge nr. 150/1992 che regola il commercio di animali appartenenti a specie minacciate di estinzione per porre fine all’importazione, esportazione e riesportazione di trofei di caccia verso e dall’Italia, al fine di tutelare la loro conservazione, la biodiversità e il benessere degli individui appartenenti a dette specie, favorendo una riduzione del numero di tali animali che vengono cacciati. Sono questi i punti principali della proposta di legge (Atto Camera n. 3430), presentata in occasione del World Wildlife Day, alla Camera dei Deputati, dai suoi primi firmatari, gli Onorevoli Vittorio Ferraresi e Francesca Flati (M5S), insieme alla Direttrice per l’Italia di Humane Society International (HSI) Martina Pluda. Si tratta della prima iniziativa legislativa sull’argomento, con il potenziale di posizionare l’Italia come leader per la protezione della biodiversità e la conservazione sostenibile della fauna selvatica. La proposta è stata elaborata per rispondere alle criticità legate al coinvolgimento dell’Italia nella caccia al trofeo, sollevate del rapporto pubblicato nel 2021 da HSI/Europe “I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione europea nella caccia al trofeo a livello mondiale” che evidenzia altresì il ruolo devastante dell’Unione Europea come secondo importatore mondiale, dopo gli Stati Uniti, di trofei di caccia, compresi quelli di specie minacciate e in via di estinzione.

La proposta di legge prevede:

  • il divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione da e per l’Italia dei trofei di caccia di specie protette ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES);
  • una pena, in caso di violazione del divieto, con l’arresto fino a tre anni e un’ammenda fino a 200.000 euro e 300.000 euro in casi di recidiva, nonché la confisca dei trofei di caccia che, sentita la Commissione CITES, saranno distrutti o utilizzati a fini didattici.

Nel quinquennio dal 2014 al 2018 l’UE ha importato quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale, di cui 322 in Italia. Numeri simili sono stati confermati anche nel biennio 2019-2020, nonostante l’emergenza COVID: durante tale periodo, l’Italia ha importato 105 trofei di caccia di 13 differenti specie di mammiferi protette dalla CITES, tra le quali leoni minacciati, elefanti africani in pericolo e rinoceronti neri in pericolo critico di estinzione. In particolare, dal 2014-2018 l’Italia è risultata il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145), il quarto di trofei di leone africano di origine selvatica e il quinto di elefante africano. Rispetto ai trofei di leone, l’80% dei leoni risultano allevati in cattività, ovvero derivanti dalla pratica del cosiddetto “canned hunting”, o “caccia in scatola”, che prevede l’allevamento di tali animali e la loro uccisione in spazi recintati, così da facilitare il compito del cacciatore.

L’importazione dei trofei di caccia in Italia è tuttora legale e questa proposta di legge volta a fermarla incontra il favore della popolazione italiana. Infatti, secondo i risultati di un recente sondaggio, commissionato da HSI/Europe a Savanta ComRes, l’86% degli italiani intervistati si oppone alla caccia al trofeo di tutti gli animali selvatici e il 74% è a favore di un divieto di importazione di trofei di caccia nel nostro Paese. Inoltre, la petizione #NotInMyWorld lanciata da HSI in Italia ha già raccolto più di 40.000 firme.

L’Onorevole Vittorio Ferraresi, primo firmatario della proposta di legge, ha dichiarato: “Con questa proposta di legge a mia prima firma si intende contrastare l’uccisione di specie protette, a rischio di estinzione che potremmo non vedere mai più, e le violenze che vengono perpetrate contro di esse. La tutela della biodiversità è un importante fattore anche per la sopravvivenza dell’essere umano e quando intaccata mette a rischio il futuro e la qualità di vita delle prossime generazioni.”

L’Onorevole Francesca Flati ha detto: “Gli animali non sono trofei da esibire, ma esseri viventi e senzienti. Con questa proposta di legge vogliamo dire basta alla caccia senza regole. Blocchiamo subito l’importazione e l’esportazione dei trofei di caccia! Come Movimento 5 Stelle siamo in prima linea e al lavoro per fermare questa ignobile pratica.”

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha affermato: “Con questa proposta di legge diamo all’Italia la possibilità di schierarsi dalla parte della fauna selvatica e della sua reale tutela, azzerando il numero di animali protetti cacciati per divertimento, mercificati e importati quali macabri trofei in Italia, per poter essere appesi sopra un caminetto, come motivo di vanto. Si tratta di un passo che incontra il favore degli italiani, contrari a questa pratica elitaria e fuori dal tempo che non ha nulla a che vedere con la conservazione delle specie e della biodiversità.”

Il Senatore Gianluca Perilli (M5S), che nel dicembre del 2021 ha promosso, assieme ad altri senatori e senatrici, un emendamento alla Legge di Bilancio sul tema, ha espresso il suo supporto con la seguente dichiarazione: “Il nostro impegno per la tutela degli animali e per la salvaguardia della biodiversità va oltre i nostri confini nazionali. Con l’approvazione della riforma costituzionale, che introduce la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali in Costituzione abbiamo fatto un passo importantissimo per la nostra società ma siamo consapevoli che dovranno seguire anche altri interventi normativi. Vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia a livello internazionale significa salvaguardare quelle specie selvatiche minacciate d’estinzione e tutelare la biodiversità.”

In un video messaggio da Cape Town, la Dott.ssa Audrey Delsink, Wildlife Director per HSI/Africa, ha sottolineato: “Studi dimostrano come la caccia al trofeo mette a rischio la conservazione delle specie selvatiche impattando negativamente sulla dinamica della popolazione, diminuendo i tassi di concepimento, riducendo la sopravvivenza dei cuccioli e degli adulti e aumentando la mortalità in specie come leoni, leopardi e puma, solo per citarne alcuni. Oltre a questo rischio, la caccia al trofeo non sostiene le comunità locali, che continuano a vivere in condizioni di estrema povertà. Infatti, uno studio su 8 paesi africani dimostra che mentre il turismo, nel suo complesso, contribuisce al PIL per il 2,8%-5,1%, il contributo massimo attribuibile ai cacciatori di trofei non supera lo 0,03% del PIL.”

“Questa proposta di legge rappresenta un’azione politica concreta per fermare il vergognoso coinvolgimento del nostro Paese in una pratica anacronistica e crudele che contribuisce a mettere a rischio la sopravvivenza globale di molte specie selvatiche” hanno concluso Ferraresi, Flati e Pluda.

Foto della presentazione della proposta di legge durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati (creare account per il download)

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Contatti:

  • Eva-Maria Heinen: emheinen.hsi@gmail.com
  • Martina Pluda: mpluda@hsi.org; 371.4120885

Anche gli animali sono coinvolti nei conflitti: possono subire ferite, perdere la vita o essere abbandonati durante le evacuazioni

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BRUXELLES—L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International/Europe, applaude la Commissione Europea per aver consigliato a tutti gli Stati Membri dell’UE di allentare i requisiti in merito alla documentazione veterinari di cani, gatti e altri animali da compagnia che viaggiano con i rifugiati, in cerca di un passaggio sicuro verso i paesi dell’UE.

In una comunicazione inviata a Humane Society International e ad altri membri della Piattaforma Europea per il Benessere Animale (EU Animal Welfare Platform), Bernard Van Goethem, Director of Crisis Preparedness in food, animals and plants presso la DG SANTE, ha scritto ai capi dei servizi veterinari e alle rappresentanze permanenti di tutti gli Stati Membri, dicendo [traduzione non ufficiale]:

“In considerazione dei preoccupanti sviluppi della situazione in Ucraina e per evitare possibili difficoltà con i rifugiati provenienti dall’Ucraina accompagnati dai loro cani, gatti o altri animali da compagnia…per facilitare il processo e affrontare in modo appropriato questa situazione di emergenza, la Commissione suggerisce agli Stati Membri di adottare misure d’autorizzazione applicabili agli animali da compagnia che viaggiano con i rifugiati e autorizzare il loro ingresso senza previa richiesta individuale di permesso. Questo approccio permetterebbe di informare il personale alle frontiere per garantirne la consapevolezza e quindi evitare eventuali problemi”.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di Humane Society International/Europe, dice: “Siamo profondamente preoccupati per le persone e gli animali colpiti dall’azione militare russa in Ucraina e quindi accogliamo con favore il riconoscimento da parte della Commissione Europea che le persone in fuga dal conflitto tengono profondamente ai loro animali da compagnia come membri amati della loro famiglia da tenere al sicuro. Coloro che cercano rifugio saranno molto sollevati nel sapere che possono fare piani di evacuazione nei paesi dell’UE con i loro animali domestici senza inutili ritardi. Speriamo che questa presa di posizione—e di compassione—dell’UE possa creare un precedente e che venga replicata in tutto il mondo, durante situazioni di conflitto simili. Le persone non dovrebbero mettere a repentaglio la propria sicurezza nel tentativo di evitare che i loro animali vengano abbandonati.”

Durante qualsiasi situazione di conflitto, l’attenzione immediata è comprensibilmente rivolta alle vittime umane ma non dobbiamo dimenticare che anche gli animali sono coinvolti: possono subire ferite, perdere la vita o essere abbandonati durante le evacuazioni. Sebbene Humane Society International non operi in Ucraina, stiamo monitorando da vicino la situazione e siamo in contatto con gruppi locali per valutare se e come possiamo sostenere al meglio chi ne ha bisogno. Aggiorneremo i nostri sostenitori su qualsiasi sviluppo.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

Quasi 10 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori dell'UE ogni anno; numero invariato negli ultimi dieci anni

Humane Society International


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BRUXELLES—In un incontro virtuale con i rappresentanti di gabinetto di diversi commissari europei, Humane Society International (HSI) ha consegnato 155.000 firme per chiedere un’azione, da parte dell’esecutivo dell’Unione Europea, per eliminare gradualmente l’uso degli animali nella ricerca scientifica e per la sicurezza chimica, previsto dalle normative europee. La petizione di HSI fa eco a una risoluzione del Parlamento Europeo del settembre 2021, che ha riconosciuto la mancanza di un approccio proattivo e coordinato per la sostituzione dei metodi che ricorrono all’uso di animali. La suddetta risoluzione ha chiesto alla Commissione Europea di sviluppare un ambizioso piano d’azione a livello europeo con traguardi intermedi, concreti, per monitorare i progressi. 

Durante la consegna virtuale delle firme della petizione, HSI ha portato diverse prove di come la sperimentazione animale stia tornando ad essere la norma nell’UE, piuttosto che l’ultima ratio come richiesto per legge. Ad esempio, una recente proposta della Commissione Europea per rivedere i requisiti in materia di informazione e valutazione della sicurezza chimica—con il potenziale di dare il via a nuovi e sostanziali test sugli animali per migliaia di sostanze—è stata definita in modo fuorviante come “chiarimento”. HSI ha chiesto che questa proposta venga scartata e che la Commissione Europea sospenda i nuovi test sugli animali, richiesti dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche, per ingredienti cosmetici il cui uso è storicamente e dichiaratamente sicuro, in attesa di rivedere se tali test soddisfino il requisito legale di ultima ratio.  

La Dott.ssaJoanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali per Humane Society International – Europe ha dichiarato: “Quasi 10 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori dell’UE ogni anno e questo numero è rimasto relativamente invariato negli ultimi dieci anni. Questa evidente mancanza di progresso richiede un piano d’azione generale che comprenda l’uso degli animali nella ricerca scientifica e per la sicurezza chimica. Innanzitutto, insistiamo affinché la Commissione Europea mantenga l’attuale divieto di sperimentazione animale per i cosmetici, sospendendo tutte le richieste di nuovi test sugli animali di ingredienti cosmetici esistenti, storicamente e dichiaratamente sicuri.”

Humane Society International ha anche chiesto alla Commissione Europea di garantire che le prossime modifiche alla normativa in materia di sicurezza chimica sostituiscano i test sugli animali con approcci moderni, sfruttando gli strumenti e i metodi scientifici non-animali più recenti. 

A più lungo termine, è necessario un piano d’azione per permettere all’UE di intraprendere un percorso fondato, verso l’eliminazione dell’uso di animali nella ricerca biomedica, nell’ambito della tossicologia e nell’educazione. Questo può essere raggiunto attraverso la ripartizione strategica dei finanziamenti destinati alla scienza, con investimenti negli approcci privi di animali, con quadri normativi aggiornati in tutti i settori di prodotto e tramite altre iniziative mirate che coinvolgano le parti interessate.  

Recenti sondaggi d’opinione confermano che i cittadini dell’Unione Europea sono favorevoli alla fine della sperimentazione animale; quasi ¾ concordano sul fatto che l’UE debba fissare obiettivi vincolanti e scadenze per eliminare gradualmente i test sugli animali. Anche l’iniziativa dei cittadini europei Save Cruelty Free Cosmetics – IMPEGNARSI PER UN’EUROPA SENZA SPERIMENTAZIONE ANIMALE, che dal suo lancio a settembre 2021 ha già raccolto più di 360.000 firme, dà un’indicazione chiara su quanto forte sia il sostegno pubblico per un’UE priva di esperimenti sugli animali. 

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International e Fondazione CAVE CANEM partner del progetto IO NON COMBATTO: “Fenomeno sommerso collegato a criminalità organizzata, traffico di stupefacenti e di armi” – dal 1° marzo al 5 aprile una serie di incontri online a iscrizione gratuita rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, forze dell’ordine, operatori di canili rifugio

Humane Society International


Chiara Muzzini/HSI and FCC

ROMA – Sei incontri online con alcuni tra i maggiori esperti italiani e internazionali per inquadrare il fenomeno dei combattimenti clandestini tra animali, imparare a intercettarne i segnali sul territorio, intervenire e riabilitare gli animali maltrattati sia dal punto di vista fisico che psicologico: si apre il 1° marzo un programma di formazione per la prevenzione e il contrasto dei combattimenti clandestini, promosso dalla sede italiana di Humane Society International (HSI) e Fondazione CAVE CANEM (FCC) nell’ambito del progetto IO NON COMBATTO.

Gli incontri – online fino al 5 aprile, fruibili gratuitamente in streaming in italiano con traduzione simultanea per i relatori stranieri – si rivolgono a medici veterinari, operatori e volontari di canili rifugio, educatori cinofili, Forze dell’Ordine, studenti di medicina veterinaria e giurisprudenza con l’obiettivo di stroncare una pratica illegale e crudele, tutt’altro che sconfitta nel nostro Paese. Il fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, infatti, prospera nel sommerso e si collega a criminalità organizzata, traffico internazionale di stupefacenti e di armi, comprese quelle da fuoco, pedo-pornografia e scommesse illegali attorno alle quali ruotano cospicue somme di denaro. I protagonisti dello “show”, però, non vincono mai: vivono nel terrore e spesso muoiono a causa delle ferite riportate. Non va meglio ai cosiddetti “sparring partners”, animali come cani, gatti, cinghiali, uccelli domestici e cani stessi, usati per l’addestramento e l’allenamento brutale dei combattenti.

Il progetto IO NON COMBATTO, nato sul finire del 2021, si pone l’obiettivo di offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e formazione di personale specializzato. Il percorso formativo in sei incontri di due sessioni ciascuno esplora diversi aspetti del fenomeno: dall’inquadramento in ambito internazionale, a quello normativo e giuridico in ambito italiano, dai protocolli operativi da applicare in caso di sequestri giudiziari ai percorsi di recupero e inserimento in contesti familiari degli animali coinvolti, fino al collegamento con la devianza minorile e al fenomeno del link.

Tra i docenti del corso formativo: Janette Reever, Program Manager Animal Crimes and Investigations per Humane Society International, considerata una delle maggiori esperte statunitensi sui combattimenti tra cani e dei loro legami internazionali, con oltre 6.500 agenti delle Forze dell’Ordine formati alle spalle e 23 anni di esperienza sul campo e nelle aule di tribunale; Mirko Zuccari, Dog Trainer Manager della Fondazione CAVE CANEM ed educatore cinofilo specializzato in recupero sociale di cani maltrattati o psicologicamente traumatizzati, nonché consulente tecnico d’ufficio in occasione di sequestri giudiziari; Alessandro Fazzi, consulente tecnico giuridico del Senato oltre che di organizzazioni di tutela dei diritti animali tra cui HSI e FCC; Orlando Paciello, Professore di Patologia generale e anatomia patologica  dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Enrico Moriconi, medico veterinario e  Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte; Manuela Michelazzi, Direttore Sanitario del Parco Canile e Gattile del Comune di Milano; Giada Alessandroni avvocatessa e criminologa, socia della Società Italiana di Criminologia;  Paolo Zucca, Dirigente Veterinario e Lead Partner del Progetto Biocrime; Fiammetta Trisi, Dirigente del Centro per la Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise; Mike Harris, ex-agente del Federal Bureau of Investigation (FBI) che ha partecipato ad uno dei casi più importanti degli Stati Uniti che ha visto 367 cani coinvolti.

“I primi mesi del progetto hanno visto il salvataggio di sei cani coinvolti in questo criminoso circuito, confermando la necessità di fornire agli addetti ai lavori strumenti, conoscenze e competenze in materia di prevenzione dei combattimenti tra animali – affermano Martina Pluda Direttrice per l’Italia di HSI e Federica Faiella Vicepresidente FCC. “Siamo molto soddisfatte del piano formativo che andremo a proporre non solo per lo spessore dei docenti coinvolti ma anche per il taglio con risvolto più che operativo che verrà dato alle lezioni”.

La formazione è gratuita, le iscrizioni ai singoli incontri o al programma completo, riservate alle categorie professionali deputate alla repressione dal fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, sono attive online alla pagina: https://www.iononcombatto.it/  

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Contatti: 

Ufficio Stampa Chiarello Puliti & Partners 

Sara Chiarello, Francesca Puliti: 392 9475467; press@chiarellopulitipartners.com 

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