Un divieto provvisorio vieta la caccia al trofeo di elefanti africani in Sudafrica

Humane Society International / Europa


Simon Eeman/Alamy Stock

CITTÀ DEL CAPO—Humane Society International ha appreso dell’uccisione di un elefante maschio, durante una tragica battuta di caccia al trofeo, tenutasi il 3 settembre 2023, in una riserva nella provincia di Limpopo, in Sudafrica. L’elefante ha sofferto terribilmente a causa degli otto colpi da arma da fuoco che lo hanno lasciato ferito e agonizzante a lungo, prima di morire.

Questo tragico episodio rappresenta una violazione dei permessi di caccia e del divieto provvisorio pronunciato dell’Alta Corte del Sudafrica, emesso dopo l’azione legale condotta con successo da Humane Society International/Africa (HSI/Africa) contro il Dipartimento delle Foreste, della Pesca e dell’Ambiente, nel 2022. L’ordine del tribunale vieta esplicitamente l’assegnazione di permessi per la caccia al trofeo di elefanti africani, leopardi e rinoceronti neri in Sudafrica.

L’elefante è stato ucciso nella Maseke Game Reserve, situata all’interno della Balule Nature Reserve, durante una battuta di caccia alla quale hanno partecipato il cliente, una guida venatoria, un rappresentante della riserva e un fuciliere di riserva. Secondo una lettera pubblicata dalla Balule Nature Reserve, il cliente ha sparato il primo colpo, ferendo l’elefante. Il rappresentante della riserva e la guida hanno sparato invano altri colpi per abbatterlo. L’elefante ferito ha cercato di fuggire nella vicina Grietjie Game Reserve, una riserva di ecoturismo, dove la caccia al trofeo è vietata. L’animale ferito è stato seguito a piedi e da un elicottero nella Maseke Game Reserve, dove è stato infine ucciso con altri colpi. Secondo quanto riferito, l’elefante è stato colpito da otto pallottole prima di morire, agonizzante per le ferite riportate.

Tony Gerrans, Direttore Esecutivo di Humane Society International/Africa, afferma: “Siamo inorriditi da questa tragedia. La Corte Suprema ha ordinato lo stop alla caccia di elefanti. La conclusione della lettera secondo cui questa battuta è avvenuta illegalmente è sbagliata. Inoltre, nessun animale dovrebbe mai provare il dolore e la sofferenza di questo elefante. La pratica della caccia al trofeo non è solo profondamente disumana, ma rappresenta anche una grave minaccia per la nostra biodiversità e danneggia la reputazione globale del Sudafrica come destinazione turistica sostenibile e responsabile. Ferire, cacciare e uccidere qualsiasi animale in questo modo è inaccettabile”.

La Balule Nature Reserve fa parte delle Riserve Naturali Private Associate (APNR), un gruppo di riserve naturali di proprietà privata confinanti con il Parco Nazionale Kruger. Gli animali possono muoversi liberamente attraverso i confini delle riserve vicine. All’interno dell’APNR ci sono alcune riserve in cui è consentita la caccia al trofeo e altre dove invece è proibita. Questo significa che gli animali protetti di una riserva, o addirittura del Parco Nazionale Kruger, potrebbero essere uccisi dai cacciatori di trofei di un’altra riserva.

Sarah Veatch, Director of Wildlife Policy di Humane Society International, dichiara: “Questo incidente desta grave preoccupazione anche al di fuori del Sudafrica: richiama l’attenzione sulla dilagante malagestione, sulla mancanza di sorveglianza e sulla natura crudele del business della caccia al trofeo a livello globale. Questo episodio ricorda la tragedia del leone Cecil in Zimbabwe, che ha sofferto per oltre dieci ore, per le ferite causategli da una freccia, prima di essere ucciso da un cacciatore di trofei. Ciò accade molto più spesso di questi due casi. Le violazioni dei permessi e i casi documentati di sofferenza, come quelli di questo elefante e di Cecil, sono manifestazioni di una cultura molto diffusa, che ignora e disprezza gli animali e le leggi del settore”.

“Questo incidente dimostra ancora una volta quanto sia disumano cacciare animali senzienti solo per vantarsi e per esporre parti del loro corpo come trofei su una parete. Troppi animali in pericolo e minacciati di estinzione continuano a soffrire e a morire all’interno delle cosiddette “riserve naturali” per questo sanguinario sport”, prosegue Tony Gerrans. “HSI/Africa ha contestato permissivismo del Governo nei confronti di questa orribile attività e chiediamo a tutti gli attori del settore di attenersi all’ordinanza dell’Alta Corte sudafricana che non permette di autorizzare la caccia di elefanti, leopardi e rinoceronti neri fino a quando non ci sarà un pronunciamento diverso”.

Foto da scaricare (creare account per il download)

Nota dell’editore: Queste foto ritraggono elefanti che si trovano in un’altra località del Sudafrica, la Makalali Game Reserve. Queste immagini non sono state scattate nella Maseke Game Reserve o nella Balule Nature Reserve e non si tratta dell’elefante a cui è stato sparato.

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org;  3338608589
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

La Senatrice Bevilacqua e HSI/Europe: Un passo fondamentale per fermare il coinvolgimento dell'Italia in questa pratica anacronistica e crudele che mette a rischio la sopravvivenza di molte specie selvatiche

Humane Society International / Europa


HSI

ROMA—Oggi la Senatrice Dolores Bevilacqua (Movimento 5 Stelle) ha ri-presentato al Senato un disegno di legge (Atto Senato n. 822) ispirato alla campagna #NotInMyWorld di Humane Society International/Europe (HSI/Europe) per porre fine al crudele commercio di trofei di caccia, che favorisce lo sfruttamento di specie come leoni, leopardi ed elefanti, spingendole verso l’estinzione. In Italia è tuttora legale importare trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette a livello internazionale perché minacciate di estinzione e uccise da nostri connazionali durante costose battute di caccia all’estero.

La proposta di legge prevede:

  • il divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione, da e per l’Italia, dei trofei di caccia di specie protette ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES);
  • una pena, in caso di violazione del divieto, che prevede l’arresto fino a tre anni e un’ammenda fino a 200.000 euro e 300.000 euro in casi di recidiva, nonché la confisca dei trofei di caccia che, sentita la Commissione CITES, saranno distrutti o utilizzati a fini didattici.

La Senatrice Dolores Bevilacqua dichiara: “Autorevoli sondaggi rilevano che la stragrande maggioranza degli italiani è contro la barbara moda dell’importazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie in via di estinzione. È il momento di tradurre questa sensibilità in una norma che faccia fare all’Italia un passo avanti nella lotta a questa dannosa e inaccettabile pratica e le permetta di restare al passo con gli sviluppi negli Stati Membri dell’UE, che stanno discutendo o hanno già introdotto una simile previsione nei vari ordinamenti nazionali. Anche il Parlamento Europeo ha chiesto di colmare le lacune delle attuali normative europee sul commercio di animali selvatici, chiedendo agli Stati membri di adottare proposte legislative che criminalizzino il commercio di trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie a rischio di estinzione. Ispirati dalla campagna #NotInMyWorld di HSI/Europe, che ha posto il problema al centro della discussione pubblica e politica, abbiamo oggi ripresentato al Senato un disegno di legge già depositato alla Camera, tanto nella scorsa quanto nella presente legislatura, perché siamo convinti che sia giunto il momento che anche l’Italia si unisca al crescente numero di paesi che adotta il divieto di importazione di trofei di caccia di animali in pericolo da paesi terzi.”

Tra il 2014 e il 2021, l’Italia ha importato legalmente ben 442 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e moltissimi altri, nonostante la caccia al trofeo di questi animali sia fortemente osteggiata dal 88% della popolazione italiana.  L’Italia è risultata uno dei due Paesi ad aver importato un trofeo di tigre, uno dei cinque Paesi ad aver importato un trofeo di rinoceronte nero, il quinto Paese importatore di trofei di elefanti africani (107 trofei) e il primo Paese importatore di trofei di ippopotamo (160 trofei). Tra le specie importate risultano anche il leone, il leopardo, il ghepardo, il giaguaro, l’orso polare e altre ancora. Un quadro dettagliato sul ruolo dell’UE e dell’Italia nell’industria della caccia ai trofei è contenuto nel rapporto di HSI/Europe “I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione europea nella caccia al trofeo a livello mondiale”.

Una proposta di legge dallo stesso tenore era già stata presentata nel 2021 da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle con il supporto di HSI/Europe. A ottobre 2022, all’inizio della nuova legislatura, l’On. Brambilla ha ripresentato tale proposta di legge, nuovamente alla Camera. Oggi, il deposito del disegno di legge da parte della Senatrice Bevilacqua, nell’altro ramo del Parlamento, testimonia la rilevanza del tema anche a livello politico. In Italia, nell’ambito della campagna #NotInMyWorld di HSI/Europe, è stata lanciata una petizione per chiedere al Governo italiano di vietare l’importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia, che ad oggi ha raccolto quasi 50.000 firme.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe, afferma: “È del tutto incomprensibile e inaccettabile che il business insostenibile e crudele della caccia al trofeo goda ancora delle possibilità di offrire battute di caccia come attività ludica e di commerciare animali selvatici minacciati come oggetti, laddove altrimenti tali attività sarebbero proibite. HSI/Europe lo denuncia da anni e recenti indagini sotto copertura lo confermano. Non possiamo permettere che questo continui; la politica deve porre fine al massacro della fauna selvatica. La caccia al trofeo è attualmente sottoposta a intenso scrutinio politico in Europa, con divieti al commercio dei trofei di caccia già approvati o al vaglio di diversi Stati Membri. È giunto anche il momento per l’Italia di agire con responsabilità per porre fine a una pratica deleteria, anacronistica ed elitaria che non ha nulla a che vedere con la conservazione delle specie e della biodiversità. Per tale motivo, ci auguriamo una rapida calendarizzazione del testo, alla Camera o al Senato, per la discussione e, confidiamo, l’approvazione”.

Cronologia dell’attività politica in Italia:

Approfondimento:

  • Il 14 luglio il Consiglio dei Ministri del Governo federale belga ha approvato una proposta legislativa per l’introduzione di un divieto di importazione di trofei di caccia ottenuti da specie animali in via di estinzione. Il progetto di legge di Zakia Khattabi, Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo sostenibile e del Green Deal, fa seguito al voto unanime del Parlamento federale del Belgio, che nel marzo 2022 ha appoggiato una risoluzione che chiedeva al Governo di porre un freno al rilascio di permessi di importazione di trofei per un’ampia lista di specie minacciate e in pericolo.
  • Il 21 giugno 2023 l’Assemblea francese ha adottato a stragrande maggioranza (113 voti a favore, un voto contrario) un emendamento che aiuterà in modo significativo le autorità doganali a limitare l’importazione in Francia di trofei di caccia di alcune specie animali in via di estinzione. Questo voto coincide con una nuova proposta legislativa di divieto presentata il 23 maggio scorso e si aggiunge alle restrizioni adottate nel 2015 all’importazione di trofei di leone.
  • Nel marzo 2023, i legislatori britannici della Camera dei Comuni hanno presentato una proposta di legge che vieterebbe l’importazione di trofei di caccia di oltre 6.000 specie regolamentate a livello internazionale, tra cui elefanti, rinoceronti e leopardi. Ildisegno di legge è attualmente all’esame della Camera dei Lord.
  • Nel 2022 la Finlandia ha vietato l’importazione di trofei di caccia di specie protette non provenienti dall’UE elencate nell’Allegato A e di 12 specie protette dell’Allegato B del Regolamento UE sul commercio della fauna selvatica.
  • Nel 2022 il Parlamento federale belga ha chiesto all’unanimità al Governo di interrompere immediatamente il rilascio di permessi di importazione di trofei di specie protette da specifiche normative commerciali internazionali.
  • Nel 2022 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all’importazione nell’UE di trofei di caccia di specie protette.
  • Nel 2016, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie.
  • L’inchiesta sotto copertura, rilasciata dalla testata italiana Kodami a giugno 2023, realizzata alla più grande fiera di caccia in Europa “Jagd&Hund” (Dortmund, Germania) da ulteriore conferma dell’ipocrisia che si cela dietro l’industria della caccia al trofeo ed evidenzia l’importanza di un divieto di importazione dei trofei di caccia.
  • Sempre più aziende del settore dei trasporti stanno implementando policy contro il trasporto di questi oggetti; qui un elenco di oltre 30 compagnie aeree, di trasporto e altre aziende del settore che lo hanno fatto.

FINE

Contatto:

Humane Society International / Europa


HSI

BRUXELLES—La Commissione Europea ha annunciato oggi un piano europeo per eliminare gradualmente i test per le sostanze effettuati sugli animali, ma non di proteggere il divieto UE sui test cosmetici sugli animali, in risposta all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “Save Cruelty Free Cosmetics – Commit to a Europe Without Animal Testing” firmata da 1,2 milioni di cittadini europei.

Mentre le associazioni accolgono con favore il piano per eliminare definitivamente i test sugli animali per i prodotti chimici e le proposte a lungo termine per ridurre ed eliminare gradualmente l’uso degli animali nella ricerca e nell’istruzione, la Commissione ha scandalosamente ignorato gli appelli dei cittadini a mantenere il divieto di test cosmetici sugli animali, attualmente in vigore e introdotto nel 2009.

Nonostante questo divieto, i test sugli animali per le sostanze chimiche manipolate da chi opera nel settore o che possono essere rilasciate nell’ambiente sono ancora richiesti dal Regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) per la registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche nell’UE. È inoltre preoccupante che gli aggiornamenti proposti al Regolamento REACH prevedano un aumento di test chimici sugli animali nei prossimi anni. Piuttosto che aspettare che i tribunali dell’UE risolvano la questione sulla base di un un caso attualmente in corso, le istanze dei cittadini devono essere immediatamente tenute in considerazione per prevenire ulteriori sofferenze degli animali.

Nel 2020, nell’UE e in Norvegia 7,9 milioni di animali hanno sofferto nei laboratori, tra cui conigli, topi, gatti e cani. Le sostanze vengono fatte ingoiare loro con la forza, vengono infettati con malattie debilitanti, subiscono danni cerebrali attraverso interventi chirurgici, sono manipolati geneticamente, esposti a dolore acuto e utilizzati in programmi di riproduzione che perpetuano questo ciclo di sofferenza. Sebbene la Commissione stia esplorando azioni per accelerare lo sviluppo e l’uso di metodi senza animali, questi non costituiscono la riforma radicale richiesta dai cittadini dell’UE tramite l’ICE.

L’ICE è stata lanciata ad agosto 2021 dalle organizzazioni per la protezione degli animali Cruelty Free Europe, Eurogroup for Animals, European Coalition to End Animal Experiments, Humane Society International/Europe e People for the Ethical Treatment of Animals, con il sostegno dei brand The Body Shop e Dove. L’ICE ha chiesto il rafforzamento e la protezione dell’attuale divieto di test cosmetici sugli animali, la trasformazione della normativa sulle sostanze chimiche per porre fine ai test sugli animali, un impegno a eliminare gradualmente tutti i test sugli animali in Europa.

Gli impegni positivi assunti dalla Commissione in risposta all’ICE includono quanto segue:

  • Sviluppare una tabella di marcia per porre fine a tutti i test sugli animali, obbligatori per prodotti chimici industriali, pesticidi, biocidi e medicinali per uso umano e veterinario;
  • Esplorare la creazione di un comitato scientifico di esperti per fornire consulenza sullo sviluppo e l’adozione di approcci senza animali;
  • Proporre un’azione da parte della European Research Area, per coordinare le politiche nazionali volte a sostituire l’uso di animali nei laboratori e accelerare lo sviluppo e l’attuazione di metodi senza animali;
  • Organizzare uno o più seminari con esperti per determinare le aree di ricerca prioritarie in futuro, al fine di accelerare la transizione verso una scienza senza animali.

I cittadini ora si aspettano che tutti i soggetti coinvolti si adoperino per garantire che le misure suggerite dalla Commissione abbiano un impatto significativo. Gli organizzatori dell’ICE continueranno a monitorare e sostenere ulteriori misure, ove necessario.

Sabrina Engel, Presidente del comitato organizzatore dell’ICE, afferma: “I cittadini europei hanno ribadito che la sperimentazione sugli animali non ha posto nella società moderna. Mentre accogliamo con favore le azioni positive per sostituire l’uso di animali nella sperimentazione e nei test chimici, condanniamo fermamente la Commissione per non aver posto fine alla sofferenza di migliaia di animali utilizzati nei test cosmetici. La Commissione deve ora proporre modifiche significative alla normativa e alle politiche esistenti per indirizzare gli Stati Membri, le autorità di regolamentazione e gli organismi di valutazione sulla strada verso l’eliminazione gradualmente tutti i modi in cui vengono impiegati gli animali nei laboratori. Pertanto, chiediamo a tutti gli attori coinvolti di perseguire gli obiettivi dell’ICE.”

FINE

Note

  • Briefing sull’ICE “Save Cruelty Free Cosmetics – Commit to a Europe without Animal Testing”.
  • Questa è la seconda ICE sul tema che ha superato il milione di firme, dopo “Stop Vivisection” nel 2015, e una di nove ICE che ha avuto successo su oltre 100 presentate.
  • Nel 2020, nell’UE e in Norvegia, sono stati utilizzati 7,9 milioni di animali per esperimenti o per la riproduzione e il mantenimento di animali geneticamente modificati. Altri 10 milioni di animali vengono tenuti in gabbia senza essere utilizzati in procedure o vengono impiegati come parte della catena di approvvigionamento dei laboratori, sia per la riproduzione sia affinché le loro parti del corpo possano essere utilizzate negli esperimenti.
  • Ai fini dell’adempimento dei requisiti REACH, si stima che 4,2 milioni di animali siano stati utilizzati o saranno presto utilizzati in analisi sistemiche di tossicità (Knight et al. 2023).

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia, mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International e Animal Friends Manado Indonesia hanno salvato 25 cani e 3 gatti in occasione dell’attesa chiusura della rete di macelli di Tomohon

Humane Society International / Europa


ATTENZIONE: Nel testo sono contenute descrizioni della macellazione degli animali che potrebbero urtare la vostra sensibilità

HSI

GIACARTA, Indonesia―Il famigerato “Tomohon Extreme Market” nella provincia di Sulawesi Settentrionale, in Indonesia, ha ufficialmente vietato il commercio di carne di cane e gatto grazie ad un accordo storico che eviterà la morte a bastonate e lanciafiamme di migliaia di animali destinati al consumo umano. Venticinque cani e tre gatti trovati vivi nei macelli che rifornivano il mercato sono stati salvati da Humane Society International (HSI), come parte dell’accordo, e sono stati portati in un rifugio vicino per ricevere immediate attenzioni veterinarie e ristabilirsi prima di trovare una casa per sempre.

Gli ultimi sei commercianti di cani e gatti hanno firmato un accordo storico per chiudere definitivamente e porre fine a tutto il commercio, la macellazione e la vendita di cani e gatti. L’accordo interromperà anche l’ampia rete di approvvigionamento di ladri e trafficanti di cani e gatti coinvolti nel trasporto a lunga distanza di questi animali che si estende per tutta l’isola di Sulawesi.

Il sindaco di Tomohon, Caroll Senduk, ha anche promulgato una legge che vieta ogni futuro commercio di carne di cane e gatto nel mercato, riconoscendo il grave rischio di trasmissione della rabbia e ponendo fine a una delle pratiche più scioccanti e brutali di questo mercato.

Il commercio di carne di cane è diffuso sull’isola di Sulawesi; diverse indagini suggeriscono che più di 130.000 cani vengano macellati nei suoi mercati ogni anno, tra cui il “Tomohon Extreme Market”, dove vengono venduti cani e gatti vivi e macellati insieme a pitoni, pipistrelli e ratti, considerato il più famigerato di tutti. È stato persino elencato su diversi siti web turistici come “meta spaventosa imperdibile”, fino a quando l’inserzione è stata rimossa a seguito delle proteste guidate dalla coalizione Dog Meat Free Indonesia. Filmati sconvolgenti, girati al mercato da HSI, nel marzo di quest’anno, mostrano cani rintanati e ansimanti nelle gabbie, poi tirati fuori per il collo per essere bastonati a morte e file di carcasse di cani e gatti bruciate con il lanciafiamme in esposizione presso i banchetti del mercato. Come membro fondatore della coalizione Dog Meat Free Indonesia, HSI ha denunciato il crudele commercio di Sulawesi Settentrionale per gli ultimi sei anni e ha rilasciato il primo reportage approfondito nel 2017, mostrando cani ancora vivi colpiti sulla testa e bruciati con il lanciafiamme.

Lola Webber, Responsabile HSI per le campagne contro il commercio di carne di cane, ha dichiarato: “La rimozione della carne di cane e gatto dal ‘Tomohon Extreme Market’ e la chiusura permanente dei macelli che uccidevano centinaia di questi animali ogni settimana, hanno un impatto di vasta portata che metterà fine agli affari di tutta la vasta rete di trafficanti, ladri di cani e macellai. Il Nord di Sulawesi è un epicentro del crudele e pericoloso commercio di carne di cane e gatto in Indonesia; la crudeltà è efferata e i rischi per la salute pubblica derivanti dalla macellazione e dal consumo di carne contaminata sono senza pari. È una grande vittoria per il benessere animale e la sicurezza pubblica. Al mercato di Tomohon, cani e gatti non saranno più bastonati e bruciati con il lanciafiamme e speriamo che altri mercati ne seguano l’esempio.”

Oltre a ridurre direttamente l’offerta di carne di cane e gatto in questa città hotspot, HSI confida che questo divieto aumenti l’attenzione del Governo indonesiano sull’enorme rischio per la salute pubblica rappresentato dal commercio di carne di cane e gatto a livello nazionale. Il traffico di cani tra provincie e verso città densamente popolate facilita la diffusione del letale virus della rabbia. Studi scientifici provano che la macellazione, la lavorazione e il consumo di cani contribuiscono alla trasmissione della rabbia ed espongono le persone al rischio di contagio. Infatti, cani positivi alla rabbia sono stati trovati in vendita nei mercati di tutto il Nord Sulawesi, compreso al “Tomohon Extreme Market”. La rabbia è diffusa in molte parti dell’Indonesia ed è endemica in ventinove provincie di trentasette, comprese tutte e sei le province di Sulawesi. Non sorprende quindi che la Provincia del Nord Sulawesi abbia alcuni dei tassi più elevati di decessi umani attribuiti alla rabbia.

Il Professor Louis Nel, Direttore Esecutivo della Global Alliance for Rabies Control, ha dichiarato: “La cattura, il trasporto e l’uccisione di cani per il consumo, minano i piani di controllo ed eradicazione della rabbia poiché aumentano significativamente il rischio di esposizione a cani infetti da parte dell’uomo. La minaccia per la salute pubblica rappresentata dalla rabbia può essere eliminata tramite programmi di vaccinazione di massa per cani, rigorosi controlli sulla loro movimentazione e la riduzione del contatto con cani infetti – tutte misure che vengono di fatto compromesse dal commercio illegale di carne di cane.”

In occasione del divieto si è tenuta una cerimonia presso il municipio della città e uno striscione è stato eretto all’ingresso del “Tomohon Extreme Market”. Il sindaco Caroll Senduk ha affermato: “Sono molto orgoglioso che il mercato di Tomohon sia il primo a introdurre un accordo rivoluzionario tra commercianti e difensori del benessere animale per l’eliminazione della carne di cane e gatto. Oltre a porre fine alle pubbliche dimostrazioni di crudeltà, questo è un passo importante per proteggere le nostre comunità dalla minaccia della rabbia e di altre malattie.”

Elvianus Pongoh, che ha commerciato e macellato cani e gatti per il mercato per oltre 25 anni, concorda sul fatto che sia giunto il momento di porre fine a questa attività. Ha detto: “Nel corso degli anni, ho probabilmente macellato migliaia di cani per il mercato di Tomohon. Cercavo di non pensarci troppo, ma ogni tanto vedevo la paura nei loro occhi o vedevo la loro coda agitarsi speranzosa mentre mi avvicinavo e mi faceva sentire male. So che questo divieto è la cosa migliore per gli animali e anche per proteggere le comunità e le nostre famiglie. Se l’Indonesia sta andando verso un divieto totale di questo commercio, allora noi a Tomohon abbiamo contribuito, in piccola parte, a scriverne la storia.”

I cani e i gatti salvati da HSI e dal proprio partner Animal Friends Manado Indonesia (AFMI) si stanno ora riprendendo presso il vicino rifugio di AFMI, l’unico per animali da compagnia che opera nella provincia. I cani e i gatti gravemente traumatizzati e disidratati hanno ricevuto cure veterinarie d’urgenza e finché non troveranno una nuova sistemazione definitiva, saranno accolti e accuditi amorevolmente assieme agli altri ospiti del santuario.

Frank Delano di AFMI ha detto: “Siamo entusiasti di dare il benvenuto a nuovi compagni nel nostro rifugio. Qui non dovranno più temere il dolore e l’abuso. Con amore e pazienza, le loro ferite fisiche e mentali guariranno dal trauma che hanno vissuto per mano dei commercianti di carne di cane. Camion con centinaia di cani e gatti terrorizzati hanno percorso la strada di fronte al nostro rifugio, in direzione del mercato di Tomohon praticamente ogni giorno. Erano scene davvero tristi da testimoniare ma ora siamo felici di non vederle mai più.”

Foto e video del salvataggio degli ultimi cani e a gatti (creare account per il download)

Foto e video del commercio di cani e gatti al “Tomohon Extreme Market”, maggio 2023 (creare account per il download):

È possibile sostenere il recupero degli animali salvati futuri interventi di HSI con una donazione al seguente link

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia:  mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International / Europa


Acceptphoto/Alamy

BRUXELLES/ROMA—Il Consiglio dei Ministri del Governo federale belga ha approvato il 14 luglio una proposta legislativa per l’introduzione di un divieto di importazione di trofei di caccia ottenuti da specie animali in via di estinzione, presentata da Zakia Khattabi, Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo sostenibile e del Green Deal.

Il progetto di legge del ministro fa seguito al voto unanime del Parlamento federale del Belgio, che nel marzo 2022 ha appoggiato una risoluzione che chiedeva al Governo di porre un freno al rilascio di permessi di importazione di trofei per un’ampia lista di specie minacciate e in pericolo. Tra queste l’ippopotamo, il rinoceronte bianco meridionale, l’elefante della savana africana, il leone, l’orso polare e la pecora argali che ancora oggi vengono uccisi per divertimento dai cacciatori di trofei. La tutela applicata dalla risoluzione si estende anche a tutte le specie elencate nell’Allegato A, insieme ad alcune specie dell’Allegato B, del Regolamento (UE) 338/97 sulla protezione delle specie di flora e fauna selvatiche.

Il deputato Kris Verduyckt (Vooruit, Socialisti fiamminghi), promotore della proposta legislativa per vietare le importazioni di trofei di caccia nel 2020 e proponente della suddetta risoluzione, ha dichiarato: “Sono contento che questo duro lavoro stia dando i suoi frutti. Il Ministro Khattabi sta traducendo la mia proposta in un disegno di legge e l’intero Consiglio dei Ministri la approva. È ora di iniziare a proteggere davvero le specie in via di estinzione. I cacciatori di trofei preferiscono uccidere gli animali più grandi e forti, la cui perdita contribuisce alla frammentazione e al declino delle popolazioni animali”.

Humane Society International/Europe (HSI/Europe), che da tempo si batte contro l’importazione di trofei di caccia ottenuti da specie in via di estinzione, ha lodato la decisione del Governo belga. Ruud Tombrock, Direttore Esecutivo di HSI/Europe, ha dichiarato: “Accogliamo con favore che la risoluzione unanime del Parlamento sia stata tradotta in azione legislativa e attendiamo di poter apprenderne nel dettaglio i contenuti una volta pubblicata. Il Belgio sta facendo da apripista ad altri Paesi europei che, forti delle richieste dei loro cittadini, si stanno attivando per consegnare l’importazione di trofei di caccia alla storia. Il prossimo passo necessario è l’introduzione di un divieto a livello europeo, che rifletta ancora una volta la volontà dei cittadini di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea”.

Negli ultimi 16 mesi HSI/Europe ha lavorato con Membri del Parlamento belga per garantire che la risoluzione unanime fosse tradotta in legge e approvata. Deputati di diversi partiti politici hanno interloquito con il Ministro dell’Ambiente Khattabi e una recente risposta a un’interrogazione parlamentare del deputato Jan Briers (CD&V, cristiano-democratici fiamminghi) ha rivelato che il Ministero ha smesso di rilasciare permessi per l’importazione di trofei animali solo da metà marzo 2023, un ritardo che ha indignato molti di loro.

L’approvazione, storica, del Governo belga alla proposta di legge che vieta le importazioni di trofei di caccia, fa eco alle opinioni fortemente condivise dalla popolazione. Un sondaggio di Ipsos del 2020, commissionato da HSI/Europe, ha dimostrato che il 91% degli intervistati si oppone alla caccia al trofeo e l’88% è favorevole al divieto di importare qualsiasi tipo di trofeo di caccia.

Questo sentimento non è limitato al Belgio, bensì condiviso in tutto il continente europeo. Un sondaggio paneuropeo del 2023, condotto da Savanta ComRes in tutti i 27 Stati Membri dell’UE per conto di HSI/Europe, ha evidenziato il rifiuto da parte del pubblico per la caccia al trofeo. L’83% degli intervistati si è opposto fermamente a questa pratica, mentre solo il 6% si è dichiarato favorevole. La stragrande maggioranza si aspetta l’adozione di misure forti contro la caccia al trofeo, con una forte percentuale (74%) che si schiera a favore di un divieto di importazione a livello nazionale e un sostegno simile per un divieto a livello europeo (73%). I risultati del sondaggio sottolineano una profonda e crescente preoccupazione dell’opinione pubblica europea, evidenziando l’urgenza e l’importanza della conservazione della fauna selvatica e della protezione delle specie minacciate.

Con l’approvazione di questa proposta legislativa, il Belgio ha fatto eco all’urgente appello dei cittadini europei, unendosi alla schiera di altri Stati Membri come i Paesi Bassi, la Francia e la Finlandia, che hanno attuato varie tipologie di divieti e restrizioni sull’importazione di trofei di caccia. La mobilitazione contro la caccia al trofeo sta accelerando in tutto il continente europeo, con nazioni come il Regno Unito, la Germania, l’Italia e la Polonia attualmente coinvolte in discussioni per introdurre divieti.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe, afferma: “È giunto il momento anche per il Governo italiano di ascoltare la voce dei cittadini e seguire l’esempio di altri Stati Membri dell’UE, come il Belgio, che hanno preso le distanze dall’uccisione, oggettificazione e importazione di animali a rischio e in via di estinzione. Una proposta di legge per vietare l’importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie protette è già stata presentata alla Camera dei Deputati, sia nella scorsa che nell’attuale legislatura. È necessario che gli iter parlamentari di discussione e approvazione vengano velocizzati in modo che l’Italia prenda al più presto le distanze da questa pratica crudele ed anacronistica, seguendo oltretutto la strada tracciata dal Parlamento Europeo che in una risoluzione adottata a maggioranza nel 2022 ha chiesto di vietare le importazioni di trofei nell’UE.  È ora per l’Italia di schierarsi dalla parte della fauna selvatica e agire con responsabilità per tutelarla!”

Approfondimento sulla caccia al trofeo:

  • Nel maggio 2016 i Paesi Bassi hanno introdotto un divieto di importazione di trofei di caccia per oltre 200 specie in base all’allegato A del Regolamento (UE) 338/97 relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio e di specie minacciate di estinzione. Il divieto di importazione si applica anche alle seguenti specie dell’Allegato B: rinoceronte bianco, ippopotamo, elefante africano, muflone (pecora selvatica del Caucaso), leone e orso polare. In totale sono 200 le specie animali interessate dal divieto.
  • Nel 2015 la Francia ha vietato l’importazione di trofei di leone. Nel 2023 è stato presentato un progetto di legge che mira a “bloccare il rilascio di permessi di importazione per i trofei di caccia di alcune specie a rischio”.
  • L’importazione di trofei di caccia in Finlandia è limitata dal giugno 2023. La nuova legge sulla conservazione della natura include una disposizione che vieta l’importazione di singoli animali o di loro parti per le specie più minacciate a livello mondiale dal commercio internazionale e provenienti da Paesi al di fuori dell’UE.
  • Nel Regno Unito, nel marzo 2023, i legislatori britannici della House of Commons hanno approvato un divieto di importazione di trofei di caccia per 6.000 specie a rischio, che lo rende uno dei più severi al mondo. Il testo è ora in discussione alla Camera dei Lord.
  • In Germania il Ministro dell’Ambiente Steffi Lemke (Verdi) ha annunciato l’intenzione di limitare l’importazione di trofei di caccia di specie animali protette. La Germania ha posto fine alla propria adesione al Consiglio internazionale per la conservazione della selvaggina e della fauna selvatica (CIC) nel 2022.
  • In Italia, nel 2022, è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge volta a vietare l’importazione, l’esportazione e la riesportazione, da e verso l’Italia, di trofei di caccia ottenuti da animali protetti dalla CITES. Dopo la caduta del Governo e le elezioni, nel 2023 la stessa proposta di legge è stata nuovamente presentata in Parlamento.
  • In Polonia, un disegno di legge promosso dal Vicepresidente del Sejm, uno dei due rami del Parlamento polacco, ha raggiunto la fase di discussione in commissione questo mese e ulteriori progressi sono previsti ad agosto 2023.
  • La caccia al trofeo di specie in pericolo rappresenta una grave minaccia per gli sforzi di conservazione e per il patrimonio naturale mondiale. I cacciatori di trofei mirano ad uccidere gli animali più grandi e forti, la cui perdita provoca il declino della popolazione. Le specie colpite, come gli elefanti africani, i leoni, i rinoceronti e i leopardi, sono già a rischio di estinzione e svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento di ecosistemi e biodiversità sani. La perdita di questi animali non solo altera i delicati equilibri ecologici, ma erode anche il significato culturale e storico. Molte specie svolgono ruoli importanti nei loro ecosistemi e la loro eliminazione può avere effetti a cascata su altri animali selvatici, sulla vegetazione e sulla salute generale dell’ecosistema.
  • L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia dopo gli Stati Uniti, come ha evidenziato un rapporto di Humane Society International/Europe del 2021. Si tratta di una media di 3.000 trofei importati nel periodo tra il 2014 e il 2018.
  • Le 10 specie più importate nell’UE come trofei sono: zebra di montagna di Hartmann (Equus zebra hartmannae) (3.119), babbuino Chacma (1.751), orso nero americano (Ursus americanus) (1.415), orso bruno (1.056), elefante africano (952), leone africano (Panthera leo) (889), leopardo africano (Panthera pardus) (839), ippopotamo (Hippopotamus amphibius) (794), caracal (Caracal caracal) (480) e lechwe rosso (Kobus leche) (415).
  •  L’UE è stata il maggior importatore di trofei di ghepardo (Acinonyx jubatus) con 297 trofei di ghepardo importati nell’UE durante il periodo in esame.
  • Il Belgio è il 13° importatore di trofei di caccia di specie protette a livello internazionale in Europa.
  • Poco prima del voto della risoluzione, l’anno scorso, Animal Rights Belgium, un’altra organizzazione che si batte contro l’importazione di trofei di caccia in Belgio, ha consegnato una petizione con 37.000 firme a sostegno del divieto al Ministro federale dell’Ambiente, Zakia Khattabi.

FINE

Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International risponde all'inchiesta e sottolinea il greenwashing operato dall’industria della caccia al trofeo, evidenziando anche l’opposizione di molti cacciatori a questa pratica crudele

Humane Society International / Europa


Polar bear cub trophy
HSI

ROME—Ieri, la testata giornalistica italiana Kodami, ha rilasciato un’indagine indipendente, svolta sotto copertura, presso la “Jagd & Hund,la più grande fiera della caccia d’Europa tenutasi a Dortmund, in Germania, dal 24 al 29 gennaio 2023. Le immagini raccolte offrono un altro scioccante sguardo dietro le quinte di un’industria attualmente sottoposta a intenso scrutinio politico in Europa, con divieti al commercio dei trofei di caccia al vaglio di diversi Stati Membri.

Humane Society International è in prima linea nella lotta globale per vietare il commercio di trofei di caccia di specie minacciate. Per anni, Humane Society of the United States (HSUS) ha svelato ciò che accade alla più grande fiera annuale di caccia ospitata dal Safari Club International negli Stati Uniti, smascherando l’ipocrisia della lobby della caccia al trofeo e i suoi tentativi di presentare come ecologica questa pratica e di esercitare pressione politica per allentare lo status di protezione di specie minacciate di estinzione.

L’investigazione di Kodami è un’ulteriore prova del fatto che la conservazione della fauna selvatica non è interesse dei cacciatori di trofei, al contrario di quanto essi dichiarino. Anche tra i cacciatori ci sono coloro che condannano la caccia al trofeo come inaccettabile nella società moderna. Numerose indagini condotte da HSI e HSUS hanno rivelato che:

  • L’immagine della caccia al trofeo come industria ben gestita e incentrata sulla conservazione è una farsa. Durante le fiere e le convention gli organizzatori e i cacciatori di trofei hanno sminuito o addirittura ignorato qualsiasi tipo di considerazione etica legata alla tutela e al benessere degli animali. Alla fiera di caccia della contea di Staffordshire nel 2022, nel Regno Unito, un investigatore di HSI ha chiesto se potesse bere alcolici durante una battuta di caccia in Africa. La risposta dell’organizzatore è stata: “Sì, non gliene frega un c***o di niente laggiù. Mi dica se vuole andare in giro con una birra e un sigaro e far esplodere le cose. Sono piuttosto rilassati”. Questo atteggiamento irresponsabile non è limitato a un caso isolato, bensì è stato riscontrato da diverse indagini. I cacciatori di trofei che partecipano alle fiere utilizzano strategie di vendita accattivanti come, per esempio, sconti elevati sul costo dell’animale per attrarre clienti. Molti offrono cacce in scatola (in cui l’animale viene allevato in cattività e abbattuto all’interno di un’area recintata, senza via di fuga) o cacce “facili” in cui garantiscono al cliente l’uccisione dell’animale.
  • Gli outfitter (operatori specializzati in viaggi di caccia) propongono offerte volte a massimizzare le vendite dei loro pacchetti, promettendo un’esperienza unica ed esaltante indipendentemente dalle capacità dei cacciatori e preparando i clienti inesperti in un solo giorno. Inoltre, affermano di poter “aggirare le regole” per offrire escamotage come sparare comodamente dal veicolo o in aree recintate. I bambini sono spesso presenti e raffigurati nel materiale promozionale per incoraggiare il coinvolgimento delle famiglie. Gli investigatori della HSUS hanno potuto constatare che la partecipazione di minori a queste convention, contribuisce a normalizzare l’uccisione di animali per piacere e la conservazione delle loro parti del corpo. Un visitatore ha raccontato agli investigatori che lui e i suoi figli hanno partecipato a una caccia in scatola, uccidendo il “loro” leone in 90 minuti.
  • Gli investigatori hanno scoperto che la comunità dei cacciatori non è unita nel sostenere la caccia al trofeo. Molti cacciatori ritengono che la caccia in scatola, l’uso di esche e la caccia da un veicolo violino l’etica della caccia leale. Altri invece non sono favorevoli alla caccia di animali considerati iconici, minacciati di estinzione o quando il consumo della loro carne non è l’obiettivo primario.

Il video investigativo di Kodami dimostra ulteriormente ciò che Humane Society International sottolinea da anni: l’industria della caccia al trofeo incentiva lo sfruttamento di specie già minacciate come leoni, leopardi ed elefanti, spingendole verso l’estinzione. Viene dimostrato, inoltre, che, nelle vendite delle battute di caccia, il valore della fauna selvatica è determinato dalla domanda dei consumatori, non dal suo valore intrinseco, dallo stato di conservazione o dal valore per le comunità locali. Le tariffe per i trofei possono raggiungere i $ 65.000 per i leoni selvatici e i $35.000 per i leopardi, mentre per gli elefanti si aggirano in genere intorno ai $ 40.000, a seconda delle dimensioni delle zanne. L’asta record per la caccia di un rinoceronte nero, uno dei mammiferi più a rischio del pianeta, è stata battuta alla convention del Safari Club International del 2014 per $ 400.000. Tuttavia, l’industria sceglie anche quali animali svalutare, fissando tariffe basse per i trofei – come per le anatre, le colombe e le faraone che “valgono” solo $ 5 -, offrendo forti sconti per i pacchetti di caccia (una caccia alla giraffa è stata offerta a $ 1.200 come “omaggio”) oppure offrendo gratuitamente le uccisioni di animali esca, come gli ippopotami (il cui numero è in calo), per attirare i veri target come leoni e leopardi.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di Humane Society International/Europe, dopo aver visionato il filmato diffuso ieri da Kodami, ha commentato: “I cacciatori di trofei non riescono a nascondere a lungo la loro passione per la carneficina o la totale mancanza di rispetto per gli animali quando si riuniscono tutti insieme in convegni e fiere come ‘Jagd & Hund’ in Germania, ‘Cinegética’ in Spagna e la convention del Safari Club International negli Stati Uniti. Indagini sotto copertura come quella di Kodami sono di vitale importanza per sfatare i falsi miti del loro impegno per la conservazione e per lo sviluppo delle comunità locali con i quali da anni la lobby della caccia si giustifica di fronte alla politica e alla società. Queste false rappresentazioni dell’industria hanno finora garantito a outifitters e cacciatori esenzioni per la caccia e per il commercio di animali selvatici minacciati a cui hanno sparato per divertimento, laddove altrimenti sarebbe stato proibito. Non possiamo permettere che questo continui. La politica deve porre fine al massacro della fauna selvatica”.

APPROFONDIMENTO:

  • L’UE è il secondo più grande importatore di trofei di caccia, con 14.912 trofei di caccia di 73 diverse specie di mammiferi elencate dalla CITES importati tra il 2014 e il 2018, come leopardi, ippopotami, elefanti, leoni e persino specie come il rinoceronte nero, gravemente minacciato. L’Italia ha importato tra il 2014 e il 2020 legalmente ben 437 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti, elefanti, leoni, leopardi, orsi polari e moltissimi altri.
  • Le fiere di caccia svolgono un ruolo significativo nella promozione e nella vendita delle cacce rappresentate.
  • Gli Stati Uniti sono il primo importatore al mondo di trofei di caccia.
  • Sempre più aziende del settore dei trasporti stanno implementando policy contro il trasporto di trofei di caccia; qui un elenco di oltre 30 compagnie aeree, di trasporto e altre aziende del settore che lo hanno fatto.
  • HSI/Europe si batte per un divieto di importazione di trofei di caccia, attraverso la campagna #NotInMyWorld rivolta all’Unione Europea e agli Stati membri. La nostra petizione al Parlamento Europeo chiede un’azione urgente per garantire che i requisiti esistenti dei Regolamenti sul commercio della fauna selvatica e della Direttiva Habitat dell’UE in materia di trofei di caccia siano attuati correttamente, come indicato negli impegni della Strategia dell’UE per la Biodiversità.
  • In Italia è stata lanciata una petizione specifica per chiedere al Governo italiano di vietare l’importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia.
  • Ad oggi abbiamo compiuto progressi significativi:
  • Il 21 giugno 2023 l’Assemblea francese ha adottato a stragrande maggioranza (113 voti a favore, un voto contrario) un emendamento che aiuterà in modo significativo le autorità doganali a limitare l’importazione in Francia di trofei di caccia di alcune specie animali in via di estinzione. Questo voto coincide con una nuova proposta legislativa di divieto presentata il 23 maggio scorso.
  • Nel marzo 2023, i legislatori britannici della Camera dei Comuni hanno presentato una legge che vieterebbe l’importazione di trofei di caccia di oltre 6.000 specie regolamentate a livello internazionale, tra cui elefanti, rinoceronti e leopardi. Il disegno di legge è attualmente all’esame della Camera dei Lord.
  • L’anno scorso, in Italia, IEG Italian Exhibition Group SpA ha annunciato che non ospiterà più l’HIT Show (la più grande fiera venatoria italiana con 40.000 visitatori e centinaia di espositori internazionali ogni anno) citando esplicitamente ‘’incompatibilità dell’evento con i valori ambientali e la missione aziendale.
  • Nel 2022 la Finlandia ha vietato l’importazione di trofei di caccia di specie protette non provenienti dall’UE elencate nell’Allegato A e di dodici specie protette dell’Allegato B del Regolamento UE sul commercio della fauna selvatica.
  • Nel 2022 il Parlamento federale belga ha chiesto all’unanimità al governo di interrompere immediatamente il rilascio di permessi di importazione di trofei di specie protette da specifiche normative commerciali internazionali.
  • Nel 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all’importazione nell’UE di trofei di caccia di specie protette.
  • Nel 2016, i Paesi Bassi hanno vietato l’importazione di trofei di oltre 200 specie e nel 2015 la Francia ha vietato l’importazione di trofei di leone.

FINE

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  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia/Germania: emheinen@hsi.org
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Cani traumatizzati, in piedi nel sangue dei loro simili attendevano il loro terribile destino, altri, già senza vita, giacevano sul pavimento

Humane Society International / Europa


Vshine

PECHINO—Un gruppo di attivisti cinesi ha salvato 19 cani da un macello illegale alla periferia di Yulin, a una settimana dall’inizio del famigerato “festival” annuale della carne di cane della città, durante il quale migliaia di cani e gatti saranno uccisi e mangiati.

Le immagini scioccanti raccolte durante l’intervento mostrano le scene cruente viste dagli attivisti: cani traumatizzati, in piedi nel sangue dei loro simili attendevano il loro terribile destino, altri, già senza vita, giacevano sul pavimento; tutto attorno mucchi di pellicce di cani scuoiati e carcasse bruciate con la fiamma ossidrica, pronte per essere consegnate ai mercati di Yulin.

I cani erano gravemente disidratati e malnutriti, con il pelo sudicio e uno di loro ha anche perso un occhio. Si tratta di cani di piccola taglia, delle tipiche razze considerate da compagnia in Cina, e un golden retriever. Tutti hanno dimostrato un disperato bisogno di affetto ai soccorritori, indicando che si possa potenzialmente trattare di animali d’affezione rubati. La maggior parte dei cani e dei gatti che cadono vittime del commercio della loro carne in Cina sono infatti animali domestici e randagi presi dai giardini e dalle strade, spesso mediante l’uso di veleno e trappole a cappio. Vengono stipati in gabbie metalliche e trasportati per ore, o addirittura giorni, attraverso il Paese, prima di raggiungere il macello dove li aspetterà la morte, solitamente per mezzo di bastonate.

Gli attivisti cinesi dell’organizzazione VShine sono partner ufficiali di Humane Society International che lavora in tutta l’Asia per porre fine al commercio di carne di cane e gatto.

Teng, uno degli attivisti cinesi, ha raccontato a HSI: “Questo è stato uno dei macelli per cani più sporchi e insanguinati che abbiamo mai visto. I cani erano appena arrivati con un camion quella mattina. Ci ha devastato non essere arrivati in tempo per salvare cinque cani che erano già stati uccisi. I cani ancora vivi sembravano traumatizzati dal massacro a cui avevano appena assistito e l’odore di sangue e carne era insopportabile. La maggior parte dei cani ci ha accolti con eccitazione, battendo con le zampe le sbarre delle gabbie per attirare l’attenzione, mentre altri erano davvero traumatizzati e rassegnati. Ora sono tutti al sicuro e stanno ricevendo cure veterinarie, cibo, acqua e l’amore di cui hanno disperatamente bisogno per riprendersi da questa spaventosa esperienza. Erano a un passo dall’essere uccisi per i mercati di Yulin”.

Il Dott. Peter Li, specialista di politica cinese di Humane Society International, ha dichiarato: “Il brutale massacro di cani e gatti per il commercio di Yulin è moralmente indifendibile e le immagini strazianti di questo salvataggio dimostrano perché. Questi poveri animali hanno dovuto sopportare la cattura, il trasporto estenuante e la brutale uccisione di altri cani. Siamo molto grati agli attivisti cinesi per aver preso posizione contro questo commercio incredibilmente crudele. La maggior parte della popolazione cinese non appoggia questa crudeltà e i sondaggi mostrano che anche a Yulin la maggior parte delle persone non si oppone a un divieto. È ora di porre fine a questa miseria”.

Tre dei cani sono stati affidati a un gruppo locale del Guangxi, mentre gli altri 16 sono stati trasferiti, con il supporto di HSI, al rifugio veterinario di VShine nel nord della Cina.

Un nuovo sondaggio (Suzhou Zhongyan Science and Technology Inc.), pubblicato all’inizio di giugno 2023, rivela che solo una piccola parte dei residenti di Yulin (il 19,3%) si oppone a un divieto sul commercio di carne di cane, mentre il 70% afferma che un divieto non avrebbe alcun impatto o non avrebbe un impatto significativo sulla propria vita. Un numero significativamente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto che porterebbe Yulin sulle orme di città come Shenzhen che ha vietato la carne di cane e gatto nel 2020. Nonostante la reputazione di Yulin quale hotspot della carne di cane e gatto, i risultati del sondaggio rivelano che la maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) mangia carne di cane o gatto solo molto occasionalmente e il 18% dei residenti non la consuma affatto.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che il commercio di cani diffonde malattie letali come la rabbia e il colera. Yulin è da tempo una delle città cinesi con i tassi più alti di casi di rabbia negli esseri umani e il commercio locale mina l’obiettivo del governo cinese di debellare la rabbia entro il 2025. La vendita e la manipolazione di carne di cani malati e morenti a Yulin e altrove è anche una grave violazione della legge cinese sulla sicurezza alimentare. Ciononostante il commercio è consentito con relativamente poche sanzioni legali.

Dati sul commercio di carne di cane a Yulin e in Cina:

  • Il “Festival del litchi e della carne di cane di Yulin” non è un evento tradizionale. È stato lanciato nel 2010 dai commercianti di carne di cane, per promuoverne il consumo e la vendita. Prima del 2010, a Yulin, non esistevano vendite commerciali di carne di cane o gatto.
  • Alla sua prima edizione nel 2010, si stima siano stati 15.000 i cani uccisi, una cifra che si è ridotta a 3.000 per la pressione contraria esercitata a livello nazionale e internazionale. Tuttavia, nelle settimane che precedono il festival, centinaia di animali vengono uccisi ogni giorno.
  • Un sondaggio del 2016 ha dimostrato che il 69,5% delle persone in Cina non ha mai mangiato carne di cane.
  • Si stima che in Asia vengano uccisi 30 milioni di cani all’anno, di cui circa 10-20 milioni solo in Cina.
  • La carne di cane è vietata a Hong Kong, Singapore, Taiwan, in Thailandia, nelle Filippine, nonché nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia. I sondaggi d’opinione in Corea del Sud rivelano che la maggioranza dei cittadini (l’87,5%) non consuma carne di cane o non intende farlo in futuro. Sia il presidente Yoon Suk-yeol che la first lady Kim Keon-hee si sono espressi a favore della fine di questa pratica.

Foto e video del salvataggio (creare account per il download)

È possibile sostenere il recupero dei 19 cani salvati a Yulin e futuri interventi di HSI con una donazione al seguente link:

FINE

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Le associazioni rappresentanti della coalizione italiana End the Cage Age hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute, On. Gemmato, e il Consigliere del Ministro all’Agricoltura, On. Rossi, per la consegna della petizione contro l’uso delle gabbie negli allevamenti

Humane Society International / Europa


Essere Animali

ROMA—“Abbiamo portato all’attenzione del Governo la voce di 110.233 cittadine e cittadini italiani. Ci aspettiamo che l’Italia faccia la sua parte per la transizione ad un’Europa senza gabbie.” Questo il commento delle associazioni italiane per la tutela degli animali e dell’ambiente che lunedì 12 giugno hanno incontrato il Sottosegretario alla Salute On.le Marcello Gemmato e l’On.le Angelo Rossi, Consigliere del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Lollobrigida, per consegnare le firme raccolte per la petizione #ItaliaControLeGabbie, lanciata a marzo dello scorso anno.

L’incontro è stato l’occasione per avviare un confronto sulla principale richiesta della petizione, ovvero quella di sostenere, in tutte le sedi europee, le istanze dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age – che la Commissione europea ha accolto – inserendole all’interno della proposta di revisione della normativa europea sul benessere animale che verrà presentata entro la fine dell’anno.

Il Sottosegretario Gemmato ha dichiarato alle associazioni che “di fronte alla richiesta di 110.000 cittadini il Governo deve rispondere” ed entrambi i rappresentanti del Governo, riconoscendo la crescente importanza del benessere animale per i cittadini e per le produzioni del Made in Italy, hanno sottolineato l’importanza di un tavolo di confronto sul tema che coinvolga tutte le parti interessate. Entrambi i rappresentanti del Governo si sono poi impegnati a incontrare nuovamente le associazioni per continuare il confronto.

“L’incontro di lunedì è stato il primo passo per portare la questione dell’eliminazione delle gabbie negli allevamenti all’attenzione del Governo italiano – hanno commentato le associazioni dopo l’incontro – ci auguriamo che questo sia un segnale di apertura del dialogo su questo tema cruciale, sentito da tanti cittadini. Abbiamo espresso al Sottosegretario Gemmato e all’On. Rossi la piena disponibilità e opportunità di fare parte del tavolo di confronto con le parti, che possa seguire le diverse fasi della proposta di legislazione europea per l’eliminazione progressiva delle gabbie, che hanno entrambi menzionato.”

“È fondamentale che il Governo italiano prenda posizione contro le gabbie, per ridurre la sofferenza di milioni di animali ma anche per iniziare a traghettare la zootecnia italiana verso un futuro più etico e più sostenibile. Un Made in Italy che sia considerato ‘eccellenza’ non può che partire dall’abolizione delle gabbie. La nostra battaglia contro l’utilizzo delle gabbie negli allevamenti, per ridurre la sofferenza di milioni di animali, si accompagna anche all’esigenza concreta delle aziende italiane di avanzare sul tema del benessere animale. È quindi strategico che il Governo supporti la zootecnia italiana a compiere la transizione cage-free, appoggiando la fine dell’era delle gabbie e mettendo sin da subito in campo politiche economiche mirate e significative,” concludono le associazioni.

NOTE

  • La Coalizione italiana End the Cage Age è formata da 22 associazioni (Amici della Terra, Animal Aid, Animal Equality Italia, ALI – Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, HSI/Europe, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia, LAV, Legambiente, LEIDAA, LNDC Animal Protection, LUMEN, OIPA, Partito animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus) la coalizione trae il proprio nome dall’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End The Cage Age, che ha raccolto oltre 1 milione e 400 mila firme certificate in tutta Europa, ed è stata la prima ICE su un tema legato agli animali allevati a scopo alimentare ad avere successo, nonché la terza in assoluto per numero di firme nella storia dell’UE. Un risultato straordinario, che mostra in modo inequivocabile la sempre maggiore sensibilità dei cittadini verso le condizioni di vita degli animali allevati. Ed è proprio riconoscendo la voce forte e chiara dei cittadini che la Commissione Europea lo scorso 30 giugno ha dichiarato di accogliere le istanze dell’ICE End the Cage Age, impegnandosi pubblicamente a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente le gabbie.
  • La delegazione della Coalizione italiana End the Cage Age che ha incontrato i rappresentanti del Governo era formata (in ordine alfabetico) da: Animal Equality Italia, Animal Law Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, LNDC Animal Protection, HSI/Europe e LAV.
  • La petizione firmata da 110.233 persone nell’ultimo anno non è l’unico segno della posizione dei cittadini e cittadine italiani contro le gabbie. In un recente sondaggio condotto da YouGov per l’associazione Essere Animali, una netta maggioranza (quasi il 65%) considera inaccettabile l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, in tutti i prodotti o come minimo nei prodotti DOP.
  • Tra i sondaggi in cui la maggioranza delle persone ha risposto affermando di considerare il metodo allevamento importante al momento dell’acquisto, ve ne è uno recente condotto dal settore zootecnico stesso     .
  • In Europa, ogni anno, oltre 300 milioni di animali vengono ancora allevati in gabbia per tutta o parte della loro vita, oltre 40 milioni nella sola Italia. Sono galline, conigli, scrofe, quaglie, vitelli, anatre e oche. Nelle gabbie non c’è benessere animale, la vita degli animali coinvolti è fatta solo da privazioni e sofferenza. Le problematiche dell’allevamento in gabbia sono riconosciute anche dalla comunità scientifica, come confermano i recenti pareri dell’EFSA, che raccomandano di allevare gli animali in sistemi alternativi alle gabbie.

Foto e video (creare account per il download)

FINE

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David Paul Morris HSUS

PARIGI—L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha incluso, per la prima volta, il benessere degli animali nelle sue Linee guida per le imprese multinazionali sulla condotta aziendale responsabile, esortando le aziende a sostenere il benessere degli animali nelle loro politiche e pratiche. Queste linee guida, considerate un punto di riferimento globale per le pratiche commerciali etiche, potrebbero avere implicazioni positive di vasta portata per gli animali nei 38 Paesi membri dell’OCSE, che collettivamente rappresentano circa tre quarti del commercio globale.

Questa iniziativa mira ad accelerare l’adozione di pratiche commerciali rispettose del benessere degli animali da parte delle multinazionali – indipendentemente dalle dimensioni, dalla proprietà o dal settore – che operano o fanno affari con i Paesi membri dell’OCSE. Nell’ambito dell’attenzione che l’OCSE dedica da tempo al benessere degli animali nelle sue Linee guida per i test sulle sostanze chimiche, questo può avere un impatto su miliardi di animali negli allevamenti, nei laboratori, nelle aziende collegate agli animali da compagnia e in natura.

Le rinnovate linee guida dell’OCSE abbracciano la definizione di benessere animale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, riconoscendo di fatto la senzienza degli animali. Sebbene tali linee guida non siano legalmente vincolanti per l’industria, i 38 governi firmatari dell’OCSE sono obbligati a istituire un meccanismo di reclamo. La possibilità di cambiamenti concreti è rafforzata dal fatto che il testo include disposizioni che consentono alla società civile di esprimere le proprie preoccupazioni attraverso tale meccanismo di reclamo e di coinvolgere direttamente le aziende, riconoscendo la loro responsabilità rispetto alla loro negligenza nei confronti del benessere degli animali lungo tutta la catena del valore.

Jeffrey Flocken, presidente di Humane Society International, afferma: “Se confrontiamo le innovative linee guida dell’OCSE con la triste realtà che miliardi di animali subiscono per il profitto delle aziende, la necessità di un’azione immediata diventa fin troppo evidente. Milioni di animali nei laboratori sono costretti a inalare dosi massicce di sostanze chimiche senza alcun sollievo dal dolore, le scrofe  negli allevamenti intensivi sono confinate in strette gabbie metalliche che le privano dei movimenti di base e milioni di animali negli allevamenti di animali da pelliccia sopportano un’esistenza monotona in minuscole gabbie prive di qualsiasi stimolo. Affinché gli standard globali dell’OCSE abbiano un impatto reale su questi animali, devono servire come un grido d’allarme per le aziende e i governi affinché agiscano per sradicare queste pratiche disumane”.

Marian Ingrams, direttore di OECD Watch, una rete globale di organizzazioni non governative che ha guidato l’advocacy della società civile per l’aggiornamento delle Linee guida dell’OCSE, afferma: “La significativa inclusione del benessere degli animali rappresenta uno dei miglioramenti più positivi e significativi, insieme all’inclusione di un linguaggio forte sul cambiamento climatico, che siamo stati in grado di ottenere nelle Linee guida aggiornate dell’OCSE, e che era atteso da tempo. Siamo entusiasti di aver collaborato con Humane Society International e altri alleati per ottenere questo importante successo per gli animali, le persone e il pianeta”.

Le ultime linee guida dell’OCSE riflettono una tendenza più ampia, che vede un numero maggiore di investitori, aziende e istituzioni dare attivamente priorità al benessere degli animali. Negli ultimi anni, molte istituzioni finanziarie hanno adeguato le proprie politiche ambientali, sociali e di governance e le procedure interne per includere il benessere degli animali. L’elenco comprende grandi istituzioni come l’International Finance Corporation (IFC), Rabobank e Standard Chartered. Nel 2011, circa 50 aziende si sono impegnate a porre fine all’acquisto e alla produzione di uova da galline in gabbia. Oggi, oltre 2.000 aziende in tutto il mondo hanno aderito a questo impegno. L’inclusione del benessere degli animali da parte dell’OCSE è uno dei tanti segnali che indicano l’importanza del benessere degli animali nei principi di base per una buona condotta aziendale.

Foto (creare account per il download) degli animali colpiti inclusi dalle nuove linee guida e utilizzati per l’alimentazione, l’intrattenimento, le pellicce, le sperimentazioni e il commercio legale di animali da compagnia.

FINE

Contatto:

L’appello di Humane Society International: Il massacro di cani e gatti a Yulin deve finire

Humane Society International / Europa


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—Con l’avvicinarsi del solstizio d’estate, il 21 giugno, quando nella città di Yulin, nel sud della Cina, inizia la macellazione di migliaia di cani e gatti destinati al consumo umano, un nuovo sondaggio mostra che solo una minoranza  dei residenti di Yulin (il 19,3%) si oppone a un divieto di questo brutale commercio, mentre il 70% afferma che un divieto non avrebbe alcun impatto significativo sulla propria vita. Un numero considerevolmente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto quando è stato chiesto loro se Yulin dovesse seguire le orme di città della Cina continentale come Shenzhen, che ha implementato un divieto sulla carne di cane e gatto nel 2020.

Il sondaggio, condotto dalla società di sondaggi cinese Suzhou Zhongyan Science and Technology Inc, è stato commissionato da Vshine, il partner cinese di Humane Society International (HSI) che si batte a livello globale per porre fine al commercio di carne di cane in Asia. HSI e Vshine sperano che i risultati del sondaggio dimostrino al governo di Yulin che c’è un ampio sostegno per l’adozione di misure esecutive volte a eliminare il commercio di carne di cane e di gatto, un business che seppur marginale viene mantenuto in vita da una piccola ma vocale minoranza di commercianti.

Nonostante la reputazione di Yulin quale hotspot per la carne di cane e di gatto, i risultati del sondaggio rivelano che la maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) consuma carne di cane o di gatto solo molto occasionalmente e il 18% dei residenti non la consuma affatto.

Riassunto dei risultati del sondaggio:

  • La maggior parte dei residenti di Yulin (il 73%) consuma carne di cane o di gatto solo occasionalmente (una o più volte all’anno). Sono relativamente pochi (il 24%) quelli che la mangiano regolarmente (almeno una volta alla settimana o al mese).
  • Il 18% degli abitanti di Yulin non mangia né carne di cane né di gatto.
  • Un numero significativamente maggiore di intervistati (l’81%) non ha espresso obiezioni a un divieto di commercio di carne di cane e gatto a Yulin (il 16,3% è d’accordo con un divieto, il 22,3% non è contrario a un divieto, il 42,1% non ha un’opinione su un divieto), rispetto a coloro che si oppongono a un divieto (il 19,3%).
  • Solo il 19,3% dei residenti di Yulin non è d’accordo con il divieto di vendita di carne di cane e gatto.
  • Il 70,3% dei residenti afferma che un divieto sul commercio di carne di cane e gatto a Yulin, non avrebbe alcun impatto (il 17,3%) o un impatto significativo (il 53%) sulla vita loro o delle loro famiglie.
  • Solo il 21,3% afferma che il divieto avrebbe un impatto negativo.
  • Il 67% di coloro che mangiano carne di cane la consuma in ristoranti o luoghi diversi dalla propria casa, a conferma del fatto che la carne di cane non è un alimento domestico.

Peter Li, specialista di politica cinese della Humane Society International, ha dichiarato: “Il brutale massacro di cani e gatti a Yulin è eticamente indifendibile ed è fonte di notevole discordia a livello nazionale. I risultati del sondaggio dimostrano che la maggior parte degli abitanti di Yulin non si oppone a un’azione governativa per eliminare il commercio di carne di cane e di gatto o ritiene che tale azione non avrebbe un impatto significativo sulla loro vita. Ci auguriamo che le autorità di Yulin si sentano incoraggiate da questo sondaggio a utilizzare le leggi esistenti per reprimere il festival della carne di cane di Yulin, in linea con le azioni di città come Shenzhen e Zhuhai, che hanno vietato il commercio di carne di cane e gatto, e in conformità con la politica nazionale che non riconosce cani e gatti come animali destinati al consumo umano. Per troppo tempo, Yulin è stata tenuta in ostaggio da una piccola, ma vocale minoranza di commercianti di carne di cane e di gatto che chiaramente non rappresentano la maggioranza dei residenti di Yulin. Gli hotspot per il consumo di cani e gatti nel sud della Cina non solo causano sofferenze a decine di milioni di cani e gatti, ma mettono anche a rischio gli sforzi di controllo antirabbico della Cina, consentendo il trasporto non tracciato di numeri elevati di cani e gatti attraverso il Paese. È ora di porre fine a questa miseria”.

Migliaia di cani e gatti vengono brutalmente macellati per il consumo umano a Yulin, in occasione del solstizio d’estate, ma questo evento è rappresentativo solamente di una frazione del commercio che avviene tutto l’anno in Cina. La maggior parte di questi animali sono animali rubati e randagi presi per strada. Nel corso degli anni, le autorità di Yulin hanno tentato diversi interventi di repressione del commercio, tra cui blocchi stradali per fermare i camion che entravano in città carichi di cani e gatti vivi. Nel 2020 le città di Shenzhen e Zhuhai hanno attuato divieti sul consumo di carne di cane e gatto e il Ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali cinese ha rilasciato una dichiarazione ufficiale secondo cui i cani sono animali da compagnia e non “bestiame” destinato al consumo umano. Nonostante questi progressi, le autorità di Yulin non hanno attuato misure efficaci per vietare il commercio, anche se l’approvvigionamento di cani e gatti si basa principalmente su attività criminali.

Alcuni dati:

  • Il cosiddetto Festival del litchi e della carne di cane di Yulin non è un evento tradizionale. È stato lanciato nel 2010 dai commercianti nel tentativo di incoraggiare il consumo di carne di cane e aumentarne le vendite. Prima del 2010, a Yulin non veniva venduta carne di cane o di gatto.
  • Un sondaggio del 2016 ha rilevato che il 69,5% delle persone in Cina non ha mai mangiato carne di cane.
  • Il periodo estivo vede un aumento del consumo di carne di cane anche in Corea del Sud, dove la zuppa di carne di cane o “bosintang” viene spesso consumata dai cittadini più anziani per sconfiggere il caldo. I sondaggi mostrano che la maggioranza dei sudcoreani (l’87,5%) non consuma carne di cane o non intende farlo in futuro. Sia il presidente Yoon Suk-yeol che la first lady Kim Keon-hee si sono espressi a favore di porre fine a questa pratica.
  • La carne di cane è vietata a Hong Kong, a Taiwan, in Thailandia, a Singapore e nelle Filippine, oltre che nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia. Si stima che circa 30 milioni di cani all’anno vengano ancora uccisi per la loro carne in tutta l’Asia.

Foto e video di Yulin (creare account per il download)

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Contatto:

  • Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen@hsi.org
  • Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

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