Un momento storico nella lotta alla crudele industria delle pellicce dice Humane Society International

Humane Society International


Nathan Hobbs/iStock.com 

ROMA/MONTREAL—Canada Goose ha annunciato che porrà fine all’uso di tutte le pellicce nei suoi prodotti. Il marchio fermerà l’acquisto di pellicce entro la fine del 2021 e terminerà la produzione di capi con pelliccia entro la fine del 2022.

Rebecca Aldworth, direttrice esecutiva di Humane Society International/Canada, dichiara: “Applaudiamo Canada Goose per aver deciso di porre fine all’uso delle pellicce, una decisione compassionevole e al passo con i tempi. Questo è un momento storico nella lotta alla crudele industria delle pellicce. I parka con finiture in pelliccia di coyote, marchio di fabbrica Canada Goose, possono ora essere sostituiti da capi senza pelliccia che simboleggiano una moda sostenibile e cruelty-free, adatta al consumatore del ventunesimo secolo. Questo è un passo avanti importante per la protezione degli animali e testimonia il cambiamento delle abitudini dei consumatori. Non c’è dubbio, il futuro della moda è senza pelliccia”.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Un commissario europeo per il benessere animale

Humane Society International


Aumsama, iStock.com

ROMA—Per tutelare gli animali, il loro benessere, i loro elementari diritti è necessario che questi temi abbiano maggior rilievo in Europa, nelle istituzioni comunitarie che sulla materia prendono le decisioni più importanti. Lo scopo della campagna #EUforAnimals, cui aderiscono oltre trenta associazioni europee – tra cui le italiane Animal Equality Italia, Animal law, Enpa, Humane Society International/Europe – Italia, Lav, Leidaa, Oipa,  la Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente – e oltre un centinaio di parlamentari europei di tutti i gruppi, è quello di inserire esplicitamente il “benessere degli animali” tra le mansioni del commissario competente, che è e deve essere il commissario alla Salute (non il titolare dell’Agricoltura). In questo modo non solo la tutela degli animali sarà rafforzata, ma il responsabile politico sarà sollecitato ad assumere un atteggiamento più propositivo e progressivo, con un chiaro mandato e risorse adeguate.

A tale scopo – spiegano le associazioni promotrici – invitiamo tutti i nostri sostenitori e simpatizzanti, e chiunque voglia che gli animali siano rispettati e tutelati, a sottoscrivere sulla pagina https://www.euforanimals.eu/it la petizione “Chiediamo un commissario europeo per il benessere animale”. Basta compilare i pochi campi obbligatori, eventualmente indicando l’organizzazione tramite la quale si aderisce alla campagna, per far sentire più chiara e più forte, nel prossimo futuro, la voce degli animali nell’Unione europea. Gli europarlamentari italiani sono invitati a comunicare il loro sostegno a una delle organizzazioni promotrici. 

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia; mpluda@hsi.org; 3714120885

Con il solstizio d'estate inizia il consumo di carne di cane a Yulin

Humane Society International


Vshine 68 dogs saved from Yulin arrive at HSI partner shelter in northeast China

ROMA/PECHINO—Alla vigilia del solstizio d’estate, periodo in cui inizia il consumo di cane di carne, alcuni attivisti cinesi della regione del Guangxi hanno intercettato, appena fuori dalla città di Yulin, un camion pieno di cani. Il veicolo trasportava 68 animali terrorizzati ed esausti, diretti ai macelli di Yulin, dopo aver già sopportato un lungo viaggio in autostrada senza cibo né acqua. Gli attivisti avevano esortato le autorità di Yulin a istituire più posti di blocco per fermare i camion in arrivo e confiscare i cani, ma in assenza di un’azione ufficiale hanno preso in mano la situazione e hanno fermato l’autocarro da soli.

I 68 cani sono stati stipati ed ammassati in gabbie di metallo arrugginito nel caldo soffocante. Ansimanti e traumatizzati, riuscivano a malapena a muoversi. Molti di loro erano in cattive condizioni di salute fisica, con infezioni agli occhi. Molti altri hanno invece mostrato dei comportamenti tipici degli animali domestici, rivelandone la loro provenienza quali pet rubati alle loro case e famiglie.

Foto da Yulin, giugno 2021 (creare account per il download)

Liang Jia, un attivista del Guangxi, ha dichiarato: “È stato frustrante vedere i camion pieni di cani arrivare a Yulin quando le autorità avrebbero dovuto fermarli e confiscare i cani. Così abbiamo deciso di salvarli da soli, aspettato e intervenendo sull’autostrada. Quando è arrivato un camion, gli abbiamo intimato di fermarsi e abbiamo convinto l’autista del camion a consegnare i cani perchè erano chiaramente animali domestici rubati, per i quali non aveva i documenti richiesti per legge. I cani ci hanno dato la zampa, proprio come farebbe un cane di casa, e avevano denti sani, il che significa che qualcuno si prendeva cura di loro prima di essere stati prelevati illegalmente. Le autorità di Yulin hanno la responsabilità di proteggere la salute pubblica, anche se non si preoccupano degli animali come facciamo noi. Questi poveri cani sembrano provati e per fortuna ora riceveranno cure veterinarie, ma chissà quali malattie avrebbero potuto portare al mercato.”

I cani sono stati trasferiti in una struttura temporanea per riposare, recuperare le forze e ricevere le cure veterinarie necessarie, prima di intraprendere il viaggio verso un rifugio supportato da Humane Society International (HSI).

Il dottor Peter Li, specialista in politica cinese di Humane Society International, sostenitore dei salvataggi di cani dal commercio di carne in Cina, ha dichiarato: “Questi attivisti sono il simbolo di una nuova generazione in Cina, che si oppone fermamente al commercio di cani e gatti per la loro carne e sono pronti ad agire per fermarlo in posti come Yulin. La verità è che la maggior parte dei cinesi, compresi i residenti di Yulin, non mangia carne di cane. La sofferenza di questi animali a Yulin è ovviamente una tragedia, ma dobbiamo dire basta a questo brutale commercio sempre e in tutta la Cina, non solo per pochi giorni a giugno ed in un’unica città. HSI agisce durante tutto l’anno ed in tutto il paese per mettere fine al commercio di cani e gatti. Dopo un calvario terrificante, questi 68 cani sono fortunatamente al sicuro, ma per altre migliaia di cani a Yulin e per milioni di animali in tutto il paese, la crudeltà continua. Attraverso il furto di cani, il trasporto illegale tra province e la macellazione crudele, il commercio non solo sottopone gli animali a sofferenze indicibili, ma espone la salute pubblica al rischio di diffusione della rabbia e altre malattie zoonotiche. Queste dovrebbero essere ragioni sufficienti affinché le autorità cinesi pongano fine a questo commercio una volta per tutte”.

Dati sul commercio della carne di cane in Cina:

  1. La maggior parte delle persone in Cina non mangia abitualmente i cani. Infatti, la carne di cane viene consumata solo raramente dal 20% dei cinesi. Un sondaggio del 2017 (condotto da enti no-profit cinesi registrati e personale di ricerca del governo municipale di Yulin) ha rivelato inoltre, che anche a Yulin il 72% degli abitanti non mangia regolarmente carne di cane, nonostante gli sforzi dei commercianti di carne di cane per promuoverla. A livello nazionale, un sondaggio del 2016 condotto dalla società di sondaggi cinese Horizon e commissionato dalla China Animal Welfare Association in collaborazione con Humane Society International e Avaaz, ha rivelato che la maggior parte dei cittadini cinesi (il 64%) vuole che il festival di Yulin venga fermato. Inoltre, più della metà (il 51,7%) ritiene che il commercio di carne di cane dovrebbe essere completamente vietato e la maggioranza (il 69,5%) non ha mai consumato carne di cane.
  2. Nel 2020 il Ministero per l’agricoltura e gli affari rurali cinese ha dichiarato ufficialmente che i cani sono da considerarsi animali da compagnia e non “bestiame” destinato al consumo. L’annuncio è arrivato con la pubblicazione da parte del ministero dell’“Elenco delle Risorse Genetiche di Bestiame e Pollame” (Directory of Genetic Resources of Livestock and Poultry). Nello stesso anno, due grandi città della Cina – Shenzhen e Zhuhai – hanno vietato il consumo di carne di cane e gatto, una decisione sostenuta secondo i sondaggi da quasi il 75% dei cittadini cinesi (sondaggio condotto nell’aprile 2020 sul portale online ifeng.com che ha intervistato 378 milioni di cinesi).
  3. Quando nel 2010 il festival a Yulin si è tenuto per la prima volta, 15.000 cani sono stati uccisi durante i giorni principali dell’evento. Le pressioni cinesi e internazionali hanno portato questa cifra a ridursi fino a circa 3.000 cani. Tuttavia, molte centinaia di animali vengono ancora uccisi ogni giorno nelle settimane che precedono il festival.
  4. Si stima che ogni anno circa 30 milioni di cani vengano uccisi in tutta l’Asia per la loro carne, circa 10-20 milioni solo in Cina.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

“Utilizzare la pelle e la pelliccia di animali selvatici per l'industria della moda è immorale"

Humane Society International


RT-Images/iStock.com 

ROMA–Israele è diventato il primo paese al mondo a vietare la vendita di pellicce per l’industria della moda. Il divieto entrerà in vigore tra sei mesi. Humane Society International, che si batte a livello globale per porre fine alla crudeltà causata dalla produzione di pellicce, spera che il divieto di Israele ispiri altri paesi a fare lo stesso, come ad esempio il Regno Unito che sta attualmente considerando un simile divieto.

Il divieto di Israele prevede alcune eccezioni: si può fare uso di pellicce “per la ricerca scientifica, l’educazione o l’istruzione, e per motivi religiosi o per tradizione”. Questo permetterebbe, ad esempio, la vendita di shtreimel, i cappelli di pelliccia tradizionalmente indossati dagli uomini ortodossi durante lo Shabbat e le feste. Un’esenzione simile esiste nello stato americano della California, dove la vendita di pellicce è stata vietata nel 2019.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International (HSI), ha detto: “La decisione presa da Israele, primo paese al mondo a vietare la vendita di pellicce, segna un momento storico per la protezione degli animali. Anche con l’esenzione per gli abiti tradizionali, senza la quale questo divieto difficilmente sarebbe passato, Israele invia un chiaro messaggio che le pellicce sono immorali, inutili e anacronistiche. Attendo con ansia il giorno in cui anche l’Italia si metterà al passo coi tempi e vieterà non solo il crudele allevamento di animali da pelliccia ma anche la vendita di pellicce, risparmiando la vita a milioni di animali che soffrono in modo indicibile.”

P.J Smith, Head of Fashion policy della Humane Society of the United States (HSUS), ha aggiunto: “Vietando la vendita di pellicce, Israele sta mettendo in chiaro che la crudeltà sugli animali non ha posto nella società di oggi. West Hollywood lo ha fatto nel 2011, aprendo la strada alla California nel 2019 e ora interi paesi stanno approvando leggi simili. Questo è un grande giorno per gli animali.”

La Ministra per l’ambiente Gila Gamliel, che ha introdotto il divieto, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’industria della pelliccia causa la morte di centinaia di milioni di animali in tutto il mondo e infligge crudeltà e sofferenze indescrivibili. Usare la pelle e la pelliccia degli animali selvatici per l’industria della moda è immorale e certamente innecessario. I cappotti di pelliccia animale non possono coprire la brutalità dell’industria che li produce. La firma di questi regolamenti renderà il mercato della moda israeliano più rispettoso dell’ambiente e molto più gentile verso gli animali.”

Jane Halevy, fondatrice dell’International Anti-Fur Coalition (IAFC) e promotrice di questo divieto per oltre un decennio, ha detto: “La IAFC ha promosso una proposta di legge per vietare la vendita di pellicce in Israele dal 2009. Applaudiamo il governo israeliano per aver finalmente fatto questo passo storico verso l’esclusione delle pellicce dal mondo della moda. Tutti gli animali soffrono orribilmente per mano di questa industria crudele e anacronistica. Niente è più forte di un’idea il cui tempo è ormai giunto. Uccidere gli animali per la produzione di pellicce dovrebbe diventare illegale ovunque, è ora che i governi di tutto il mondo vietino la vendita di pellicce”.

L’allevamento di animali da pelliccia è stato proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Paesi Bassi, Norvegia, Lussemburgo, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito. Più recentemente il parlamento estone ha votato a favore di un divieto sull’allevamento di animali da pelliccia e l’Ungheria ha vietato l’allevamento di visoni e volpi, mentre in Francia si sta discutendo un divieto di allevare visoni e l’Iralnda si è impegnata a presentare una legislazione in merito entro quest’anno.

L’opinione pubblica in merito all’uso della pelliccia è cambiata rapidamente negli ultimi anni e sempre più stilisti, tra cui Gucci, Prada, Chanel, Burberry, Versace e Armani, hanno adottato politiche aziendali fur-free.

Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, dopo divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood. Nel 2020, i legislatori delle Hawaii e del Rhode Island hanno introdotto proposte di divieto alla vendita di pellicce, così come altre città del Minnesota e del Massachusetts.

Foto e video dell’ultima investigazione di HSI in Finlandia (2019):

https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=FinlandFurFarm1019

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Giornata storica per la lotta per un'Europa senza gabbie, ora la Commissione Europea deve agire

Humane Society International


HSI

ROMA—La fine dell’era delle gabbie nell’Unione Europea da ieri è più vicina. Il Parlamento Europeo ha infatti esortato la Commissione Europea a vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti entro il 2027, approvando una risoluzione sull’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age” con una maggioranza schiacciante: 558 membri del Parlamento Europeo (MEP) a favore, 37 contro e 85 astensioni. La risoluzione esorta la Commissione a rivedere l’obsoleta direttiva europea sugli animali d’allevamento per eliminare gradualmente i crudeli sistemi di allevamento in gabbia. Questo eviterà che più di 300 milioni di animali – come galline, maiali e conigli – siano ancora tenuti in gabbie anguste ogni anno.

La risoluzione approvata ieri sottolinea anche che tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE – compresi quelli importati – devono essere conformi ai futuri standard senza gabbie. Inoltre, la risoluzione ha rimarcato la necessità di fornire adeguati incentivi e programmi finanziari per sostenere gli allevatori nella transizione verso sistemi senza gabbie.

Le 21 associazioni italiane (Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe – Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, LUMEN APS) che hanno sostenuto l’iniziativa dei cittadini europei hanno dichiarato: “I cittadini dell’UE stanno aspettando da anni di vedere un divieto delle gabbie. Pertanto, siamo lieti che il Parlamento Europeo abbia preso una posizione ferma contro le gabbie e abbia ascoltato gli 1,4 milioni di cittadini europei che hanno sostenuto “End the Cage Age”. Ora la palla è nel campo della Commissione. Ci aspettiamo di vedere il passaggio dalle parole all’azione, con un calendario ambizioso che ponga fine all’uso di questi strumenti di tortura obsoleti, le gabbie”.

Il Parlamento Europeo ha anche chiesto alla Commissione di “presentare proposte per vietare l’alimentazione forzata crudele e inutile di anatre e oche per la produzione di foie gras”. I deputati hanno spinto la Commissione ad accelerare la revisione della legislazione UE sul benessere degli animali, chiedendo che sia completata entro il 2022 invece del 2023, come attualmente previsto. Questo può garantire che il divieto delle gabbie negli allevamenti animali sarà introdotto entro il mandato dell’attuale Commissione, che lascerà l’incarico nel 2024.

L’eurodeputata Eleonora Evi, co-presidente del gruppo di lavoro del Parlamento Europeo sull’allevamento senza gabbie, ha dichiarato ieri: “Oggi è una giornata storica per la lotta per un’Europa senza gabbie. Adottando, con un’ampia maggioranza una risoluzione che chiede l’eliminazione graduale dell’uso delle gabbie negli allevamenti animali dell’UE, il Parlamento Europeo ha portato l’UE un passo più vicino a porre finalmente fine alla crudele pratica dell’allevamento in gabbia, che ogni anno condanna oltre 300 milioni di animali a vivere in gabbia. Con questa risoluzione inviamo un messaggio inequivocabile alla Commissione europea, che ora deve presentare una proposta legislativa per porre fine all’era delle gabbie e permettere una transizione verso metodi di allevamento più umani, sostenibili e sani in tutta l’UE”.

Il Commissario per la salute, Stella Kyriakides, ha partecipato al dibattito sulla risoluzione e ha espresso il suo sostegno all’ICE “End the Cage Age”. Ha commentato che l’impegno della Commissione per migliorare il benessere degli animali “rimane un imperativo morale, sanitario ed economico”. 

La Commissione ha in programma di annunciare la sua risposta all’ICE “End the Cage Age” il 30 giugno di quest’anno, che dovrebbe risultare in una proposta di nuova legislazione. La proposta avrebbe bisogno dell’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE.

Note per i redattori

  1. La prima bozza della risoluzione è stata adottata il 21 maggio 2021 dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo, con 39 voti a favore e 4 contrari. Nella sessione plenaria di ieri a Strasburgo sono stati adottati due emendamenti aggiuntivi, tra cui la richiesta di vietare l’alimentazione forzata.
  2. Per maggiori informazioni sull’iniziativa dei cittadini europei “End the Cage Age”, visitare:

https://www.endthecageage.eu/

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia:  mpluda@hsi.org; 3714120885

“Non si può mettere in pericolo la nostra capacità di controllare e porre fine a questa, o a future pandemie da coronavirus”, dicono gli esperti

Humane Society International


Mink on a fur farm
Jo-Anne McArthur

ROMA—In vista della riunione del G7 che si terrà questo mese, ai governi di tutto il mondo è stato chiesto di agire per concordare una fine permanente, a livello globale, dell’allevamento di animali da pelliccia per prevenire future epidemie, come quella da SARS-CoV-2. In Italia, l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International si è rivolta al Primo ministro Mario Draghi, inoltrandogli anche una lettera firmata da 67 virologi, veterinari ed esperti di malattie infettive e salute animale e un rapporto dal titolo “L’allevamento di animali da pelliccia, il COVID-19 e i rischi di malattie zoonotiche”, con la richiesta di proteggere la salute pubblica, sostenendo un divieto globale di queste attività. HSI in Australia, Canada, Germania, India, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti hanno anche rivolto questo appello ai loro rispettivi governi, a seguito di più di 400 focolai di SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni in Olanda, Danimarca, Polonia, Lituania, Grecia, Spagna, Svezia, Francia, Italia, Lettonia, Stati Uniti e Canada.

Mentre alcuni governi, come quello dei Paesi Bassi e dell’Ungheria, hanno intrapreso azioni decisive per fermare l’allevamento di visoni nelle loro giurisdizioni, e 14 paesi a livello globale hanno vietato completamente l’allevamento di animali da pelliccia, decine di milioni di visoni, volpi e cani procioni – tutte specie suscettibili al Covid-19 – continuano ad essere allevati intensivamente negli allevamenti in Europa, Cina, Russia e Nord America. In Italia, l’allevamento di visoni è stato sospeso fino al 31 dicembre 2021 a causa dei focolai di virus riscontrati. Nel paese ci sono sei allevamenti con circa 60.000 visoni, 26.000 dei quali sono stati abbattuti lo scorso anno.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Il governo italiano ha fatto bene a sospendere l’allevamento di visoni all’inizio di quest’anno, ma per affrontare seriamente il rischio Covid rappresentato dall’allevamento di animali da pelliccia, l’Italia e il resto del mondo devono chiudere definitivamente questa industria crudele e pericolosa. Confinare e ammassare migliaia di animali, in piccole gabbie metalliche, in condizioni di scarso benessere, per la produzione di pellicce non solo causa terribili sofferenze, ma favorisce inoltre lo sviluppo di serbatoi di patogeni zoonotici. Se i leader del G7 non affronteranno questa questione, metteranno gli interessi commerciali dell’industria della moda e della pellicceria davanti alla salute pubblica. Ci appelliamo a loro affinché facciano la cosa giusta per i cittadini e per gli animali”.

Una ricerca condotta nei Paesi Bassi utilizzando il sequenziamento dell’intero genoma ha rivelato che almeno 66 persone che lavoravano negli allevamenti di visoni sono state infettate dal virus SARS-CoV-2 in rari, ma preoccupanti, casi di trasmissione della malattia da animale a uomo. Una ricerca danese ha inoltre dimostrato che l’infezione nei visoni può portare a mutazioni delle proteine spike che, se trasmesse alle popolazioni umane, potrebbero potenzialmente minare l’efficacia dei vaccini. Nel gennaio 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno pubblicato una valutazione del rischio in cui si afferma che in Europa il rischio di spillover del virus SARS-CoV-2, dagli allevamenti di animali da pelliccia agli esseri umani, è “alto”.

Secondo la lettera degli esperti: “È chiaro che gli allevamenti di animali da pelliccia hanno il potenziale di agire come serbatoi di SARS-CoV-2 … le condizioni di allevamento intensivo tipiche degli allevamenti di animali da pelliccia – animali ammassati insieme in modo innaturale, in condizioni di scarsa igiene, stress, soggetti a lesioni e bassa diversità genetica – sono ideali per la creazione e la diffusione di nuovi agenti patogeni. Gravi carenze nel benessere degli animali sono inerenti all’allevamento intensivo di animali da pelliccia, e il commercio crea il potenziale per milioni di animali di agire da ospiti immediati, intermedi o amplificatori di patogeni virali. Rischiare di mettere in pericolo la nostra capacità di controllare e porre fine a questa, o a future pandemie da coronavirus, per salvaguardare la produzione di pellicce, risulta imprudente. Sosteniamo quindi l’appello di Humane Society International per una fine globale permanente della riproduzione, dell’allevamento e dell’uccisione di animali per la produzione e la vendita di pellicce”.

La lettera completa può essere letta qui.

I filmati girati negli allevamenti di tutto il mondo, rivelano ripetutamente condizioni di scarso benessere. Gli schemi di certificazione adoperati dall’industria della pellicceria non migliorano significativamente il benessere degli animali e non riducono in modo soddisfacente il potenziale rischio di malattie.

ALCUNI DATI:  

  • Dall’aprile 2020, focolai di Covid-19 sono stati documentati in 427 allevamenti di visoni in 12 diversi paesi d’Europa e del Nord America, tra cui Canada (3 allevamenti), Danimarca (290 allevamenti), Francia (1 allevamento), Grecia (23 allevamenti), Italia (2 allevamenti), Lettonia (1 allevamento), Lituania (4 allevamenti), Olanda (69 allevamenti), Polonia (1 allevamento), Spagna (4 allevamenti), Svezia (13 allevamenti) e Stati Uniti (16 allevamenti).
  • Ogni anno, più di 100 milioni di animali, tra cui visoni, volpi, cani procioni, cincillà e conigli, vengono uccisi per la loro pelliccia in tutto il mondo. Questo equivale a tre animali uccisi al secondo per la loro pelliccia.
  • L’allevamento di animali da pelliccia è stato proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Ceca, Croazia, Macedonia, Paesi Bassi, Norvegia, Lussemburgo, Serbia, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito. Più recentemente il parlamento estone ha votato a favore di un divieto sull’allevamento di animali da pelliccia e l’Ungheria ha vietato l’allevamento di visoni e volpi, mentre in Francia si sta discutendo un divieto di allevare visoni e l’Iralnda si è impegnata a presentare una legislazione in merito entro quest’anno.
  • Anche la Bulgaria, la Lituania, il Montenegro e l’Ucraina stanno attualmente considerando di vietare l’allevamento di animali da pelliccia. In Finlandia il partito di maggioranza della coalizione di governo ha recentemente annunciato il suo sostegno a un divieto degli allevamenti di pellicce.
  • Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, dopo divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood. Nel 2020, i legislatori delle Hawaii e del Rhode Island hanno introdotto proposte di divieto alla vendita di pellicce, così come altre città del Minnesota e del Massachusetts.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia; mpluda@hsi.org; 3714120885

Per Humane Society International, Essere Animali e Compassion in World Farming “è la decisione giusta verso una transizione alimentare in linea con gli obbiettivi di sostenibilità dell’UE”

Humane Society International


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ROMA–Il Parlamento Europeo ha fatto dietrofront sul suo tentativo di implementare restrizioni ingiustificate e sproporzionate sull’etichettatura, il packaging e le modalità di marketing dei prodotti lattiero-caseari a base vegetale. In vista dei negoziati finali sulla riforma della politica agricola comune (PAC), tenutisi la scorse settimana, funzionari del Consiglio dell’UE e del Parlamento Europeo hanno confermato che gli eurodeputati hanno accettato di eliminare il controverso emendamento 171, attraverso il quale era stata avviata una manovra di censura delle alternative vegetali a latte, yogurt e formaggi. Si dicono soddisfatte Humane Society International/Europe, Essere Animali e Compassion in World Farming Italia Onlus che, insieme alla European Alliance for Plant-based Foods (EAPF), si erano rivolte in una lettera alla Commissione Europea e agli Stati Membri nel Consiglio dell’UE per fermare la proposta.

“È la decisione giusta verso una transizione alimentare in linea con gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo e della Strategia Farm to Fork. In quest’ultima, infatti, la Commissione Europea riconosce la necessità di passare a una dieta maggiormente a base vegetale ed esprime il suo desiderio di responsabilizzare i consumatori e rendere più facile scegliere diete sane e sostenibili. Incoraggiare una più ampia diffusione della dieta a base vegetale è un mezzo chiave per ridurre le emissioni di gas serra, l’uso di terreni e risorse idriche, oltre che per prevenire il declino della biodiversità globale e le molte pratiche d’allevamento in contrasto con il benessere animale. Siamo soddisfatti che, nonostante le forti pressioni dell’industria, il Parlamento Europeo abbia deciso di ritirare l’emendamento 171”, affermano i firmatari Martina Pluda (HSI/Europe – Italia), Claudio Pomo (Essere Animali) e Annamaria Pisapia (CIWF Italia Onlus).

L’emendamento 171 prevedeva una drastica estensione delle restrizioni già esistenti sulle denominazioni di latticini, introducendo nuovi divieti contro qualsiasi “uso diretto o indiretto” o “evocazione” di questi termini. Nella pratica, questo avrebbe potuto impedire l’utilizzo di, descrizioni sulla consistenza e il sapore del prodotto, immagini esemplificative, forme e colori di imballaggi che vengono adoperati anche dall’industria lattiero-casearia, informazioni essenziali sulla salute e sugli allergeni e confronti sull’impatto climatico degli alimenti a base vegetale e dei latticini convenzionali. Con l’eliminazione dell’emendamento 171, rimangono tuttavia in vigore le attuali protezioni per i termini lattiero-caseari che già in precedenza non premettevano l’uso di parole come “latte”, “yogurt” o “formaggio” per indicare le alternative vegetali.

“Questa censura avrebbe messo a rischio la capacità dei produttori di informare correttamente i consumatori sulla natura dei loro prodotti, impattando particolarmente quelli che non consumano prodotti lattiero-caseari per ragioni mediche, ambientali, religiose o etiche. Accogliamo con favore la decisone degli eurodeputati di tutti gli schieramenti di tenere conto della volontà di un crescente segmento di consumatori che predilige cibi a base vegetale e del loro diritto ad essere correttamente e adeguatamente informati”, concludono Martina Pluda (HSI/Europe – Italia), Claudio Pomo (Essere Animali) e Annamaria Pisapia (CIWF Italia Onlus).

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International plaude la decisione della maison italiana che si unisce ad un numero crescente di marchi fur-free

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ROMA—L’iconica maison italiana Valentino è la più recente tra le grandi case di moda ad eliminare le pellicce dalle proprie collezioni. Inoltre, a fine 2021 chiuderà Valentino Polar, la propria sussidiaria di pellicce. L’azienda ha dichiarato che la sua nuova politica fur-free è parte degli sforzi per ridefinire e rinvigorire il marchio, che eliminerà gradualmente le pellicce entro la fine dell’anno.

Jacopo Venturini, CEO di Valentino ha dichiarato: “Il concetto fur-free è perfettamente allineato ai valori della nostra azienda. Stiamo avanzando velocemente nella ricerca di materiali differenti e in ottica di una maggiore attenzione all’ambiente per le collezioni dei prossimi anni.

Questo annuncio arriva in un momento storico particolare, che vede le attività degli allevamenti di visoni italiani sospese a causa dei rischi per la salute pubblica e solo due mesi dopo l’annuncio delle politiche fur-free di Alexander McQueen e Balenciaga. Valentino si unisce a un gruppo crescente di grandi designer che abbandonano l’uso delle pellicce, tra i quali Prada, Gucci, Armani, Versace, Michael Kors, Jimmy Choo, DKNY, Burberry e Chanel.

Humane Society International, che insieme alla Humane Society of the United States ha incontrato Valentino nel 2019 per confrontarsi sul tema e discutere della politica fur-free della maison, accoglie con favore l’annuncio:

Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane Society International ha detto: “La decisione di Valentino di abbandonare le pellicce costituisce un duro colpo per il crudele commercio di pellicce. Come molti altri stilisti, Valentino ha riconosciuto che l’uso delle pellicce dà un’immagine anacronistica della moda e che gli schemi di certificazione proposti dell’industria della pellicceria sono solo un’operazione di facciata per coprire la realtà di un business che uccide cento milioni di animali all’anno. Compassione e sostenibilità sono il nuovo lusso in un mondo in cui indossare la pelliccia di volpi allevate in gabbia o di visoni uccisi in camere a gas è di cattivo gusto e crudele. Mentre rinnoviamo al governo italiano il nostro appello affinché vieti permanentemente l’allevamento di animali da pelliccia nel nostro paese, applaudiamo i grandi stilisti che stanno guidando la carica verso una moda senza pellicce”.

ALCUNI DATI:

  • L’allevamento di animali da pelliccia è vietato nel Regno Unito dal 2003, ed è proibito e/o è in fase di dismissione in numerose nazioni europee come l’Austria, il Belgio, la Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Macedonia, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Lussemburgo, la Serbia, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria. Più recentemente il governo irlandese si è impegnato a porre fine all’allevamento di animali da pelliccia e la Francia farà lo stesso entro il 2025.
  • Anche la Bulgaria, l’Estonia, la Lituania, il Montenegro, la Polonia e l’Ucraina stanno attualmente considerando di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia e in Finlandia il partito di maggioranza ha recentemente annunciato il suo sostegno ad un divieto.
  • Negli Stati Uniti, la California è diventata il primo stato americano a vietare la vendita di pellicce nel 2019, in seguito a divieti simili in città come Los Angeles, San Francisco, Berkeley e West Hollywood.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International accoglie con favore le raccomandazioni del Ministero sudafricano per l’ambiente per porre fine all’allevamento di leoni in cattività

Humane Society International


MaggyMeyer/ iStock 

CITTÀ DEL CAPO/ROMA—Il Ministero sudafricano per l’ambiente ha rilasciato ieri le raccomandazioni del comitato consultivo ministeriale (Ministerial High Level Advisory Panel) nominato nel novembre 2019 per rivedere le politiche, la legislazione e le pratiche relative alla gestione, all’allevamento, alla caccia e al commercio di elefanti, leoni, leopardi e rinoceronti.

Le raccomandazioni del comitato includono una serie di impegni positivi, tra cui la fine dell’allevamento di leoni in cattività e il commercio dei derivati di questo felino, nonchè il riconoscimento del benessere animale come pilastro centrale nella gestione della fauna selvatica. Queste proposte chiave sono state avanzate da Humane Society International/Africa al gruppo di esperti, in numerose presentazioni scritte e orali e durante i processi di partecipazione pubblica allo sviluppo di norme e standard specifici per ogni specie.

“Esultiamo per i leoni sudafricani grazie all’adozione da parte del Governo delle raccomandazioni per porre fine all’abominevole industria che li vede allevati e sfruttati in cattività. I leoni non dovranno più soffrire in condizioni orribili per i selfie dei turisti, per la caccia ai trofei o per essere trasformati in vini e polveri derivanti dal commercio delle loro ossa”, ha detto la Dott.ssa Audrey Delsink responsabile fauna selvatica di Humane Society International/Africa.

Secondo Humane Society International/Africa, che nel 2020 ha commissionato un sondaggio d’opinione nazionale e indipendente sulla caccia ai trofei, l’allevamento di leoni in cattività e le industrie associate, questa nuova misura è accolta calorosamente e sarà sostenuta dalla maggior parte dei sudafricani. Infatti, la maggioranza dei sudafricani intervistati si oppone all’allevamento di cuccioli di leone per due attività turistiche malviste, ovvero l’accarezzamento (“cub petting”) e le passeggiate con i leoni (“lion-walking”), legate al cosiddetto “canned hunting”, cioè la caccia in aree confinate dove gli animali non hanno possibilità di fuga, e al commercio di ossa di leone.

Secondo l’organizzazione, il Sudafrica è il primo esportatore di trofei di leone al mondo e la maggior parte di questi animali provengono da allevamenti commerciali presenti nel paese. Un’analisi di Humane Society International dei dati sul commercio delle specie di mammiferi elencate nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), ha rilevato che, tra il 2014 e il 2018, sono stati esportati dal Sudafrica 4.176 trofei di leone (così come 25 trofei di tigre in cattività).

“Siamo soddisfatti della decisione di porre fine all’allevamento di leoni in cattività e analizzeremo in modo approfondito le altre raccomandazioni per considerarne tutti gli aspetti nel dettaglio. Siamo anche contenti che il benessere degli animali sia ora espressamente riconosciuto come pilastro centrale della gestione della fauna selvatica. È fondamentale tenere in considerazione che gli animali sono esseri senzienti, il cui benessere va rispettato, quando vengono prese delle decisioni politiche sulla fauna selvatica. Questo è stato uno degli elementi principali della presentazione fatta da Humane Society International/Africa al comitato consultivo ministeriale e dell’input che abbiamo fornito nel processo di definizione delle norme e degli standard per le diverse specie”, ha aggiunto Delsink.

Humane Society International rimane comunque preoccupata per l’impatto dell’industria della caccia ai trofei sulla fauna selvatica del Sudafrica e per la centralità delle entrate generate attraverso la caccia alle specie simbolo del paese.

“Siamo consapevoli della necessità di ridurre la povertà attraverso lo sviluppo economico nel settore della biodiversità. Tuttavia, nonostante le molte prove scientifiche presentate al comitato da Humane Society International/Africa e da altre organizzazioni riguardo al danno arrecato dalle attività di tipo consumistico alle specie minacciate d’estinzione, siamo preoccupati che le raccomandazioni del comitato in questo ambito prevedano un’espansione della caccia ai trofei. Il nostro sondaggio nazionale indipendente ha rivelato che il 64% dei sudafricani condivide questa preoccupazione e si oppone alla caccia ai trofei, indipendentemente da razza, sesso, età e reddito”, ha detto Delsink.

L’analisi dei dati CITES ha dimostrato che, tra il 2014 e il 2018, il Sudafrica ha esportato 574 trofei di leopardo africano. Il 98% di questi animali è stato cacciato in natura, mentre il 2% è stato allevato in cattività. Inoltre, sono stati esportati anche 1.337 trofei di elefante africano e 21 trofei di rinoceronte nero.

“Nonostante le preoccupazioni legate alla caccia ai trofei, la giornata di ieri ha segnato un passo importante per trasformare la gestione della fauna selvatica in Sudafrica e riformulare le norme che la disciplinano. Accogliamo con favore le raccomandazioni del ministero e l’impegno espresso a favore di un dialogo trasparente e che coinvolga tutte le parti interessate. Humane Society International/Africa porterà avanti il proprio impegno e darà il suo contributo”, ha concluso Delsink.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Rodrigo Santoro, Pom Klementieff, Maggie Q e altre celebrità supportano la campagna di Humane Society International

Humane Society International


HSI Ralph

ROMA—Registi di Hollywood e star del cinema hanno unito le forze con Humane Society International (HSI) per produrre il toccante cortometraggio animato in stop-motion “Save Ralph”, con l’obbiettivo di fermare i test cosmetici sugli animali a livello globale. Anche se vietata in 40 paesi, questa pratica è ancora perfettamente legale nella maggior parte del mondo, e sta persino tornando in auge in Europa, sottoponendo migliaia di animali a sofferenze e morte inutili.

Taika Waititi, Ricky Gervais, Zac Efron, Olivia Munn, Pom Klementieff, Tricia Helfer e altri si sono uniti per aiutare HSI a cambiare questa situazione, prestando le loro voci per il corto “Save Ralph”, che mira a far luce sulla sofferenza inflitta agli animali e a coinvolgere il pubblico e i decisori politici nella missione di HSI per porvi fine. Lo scrittore e regista Spencer Susser (“Hesher”, “The Greatest Showman”), il produttore Jeff Vespa (“Voices of Parkland”) e la società di produzione AllDayEveryDay hanno collaborato con lo studio Arch Model, del modellista Andy Gent, alla produzione per dare vita a Ralph. Il film è stato lanciato anche in portoghese, spagnolo, francese e vietnamita, con la partecipazione di Rodrigo Santoro, Denis Villeneuve, Rosario Dawson, H’Hen Nie e Diem My 9x che danno voce ai personaggi nelle rispettive lingue, e con il messaggio di sostegno di Maggie Q.

Per vedere il cortometraggio sottotitolato: www.youtube.com/watch?v=NkRrJxKXavQ
Per accedere ad altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

Troy Seidle, Vicepresidente di Humane Society International per la ricerca senza animali, ha dichiarato: “Save Ralph è un campanello d’allarme per i cittadini e i legislatori europei che credono che i test cosmetici sugli animali appartengano al passato dell’Unione Europea. Non è così. Gli è semplicemente stato dato un nuovo nome: ‘valutazione delle sostanze chimiche’, ma per gli animali è la stessa sofferenza. Le decisioni di eseguire nuovi test sugli animali non vengono dalle aziende, infatti alcune delle principali marche di cosmetici e ingredienti sono furiose e contrarie a questi test. La richiesta proviene dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche che sta usando la legge europea sulle sostanze chimiche per aggirare lo storico divieto dell’UE sui test cosmetici sugli animali. I regolatori richiedono nuovi test di avvelenamento chimico, che distruggono la vita di migliaia di animali, per ingredienti cosmetici che sono stati usati in modo sicuro per anni. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi approcci affidabili e senza animali per garantire la sicurezza dei prodotti, perciò non ci sono scuse per far soffrire animali come Ralph, in qualsiasi tipo di test cosmetico.”

Nel film, il coniglio portavoce della campagna HSI, Ralph, doppiato da Taika Waititi, viene intervistato e seguito nella sua routine quotidiana come “cavia” in un laboratorio di tossicologia. La campagna #SaveRalph di HSI affronta l’inquietante questione della sperimentazione animale in un modo originale e inaspettato, presentando la storia di un coniglio, per far luce sulla situazione di innumerevoli conigli e altri animali che in questo momento soffrono nei laboratori, in Europa e nel mondo. Coinvolge gli spettatori per aiutare a vietare definitivamente i test cosmetici sugli animali.

Il direttore di “Save Ralph”, Spencer Susser ha detto: “Gli animali nei laboratori, sottoposti ai test cosmetici, non hanno scelta ed è nostra responsabilità fare qualcosa al riguardo. Quando si è presentata l’opportunità di creare una nuova campagna per Humane Society International, ho sentito che lo stop-motion era il modo perfetto per trasmettere il messaggio. Quando vedi l’orribile realtà del modo in cui vengono trattati gli animali, non puoi fare a meno di guardare altrove. Quello che speravo di fare con questo film era creare qualcosa che trasmettesse un messaggio senza essere troppo pesante. Spero che il pubblico si innamori di Ralph e voglia lottare per lui e per gli altri animali come lui, in modo da poter bandire i test sugli animali una volta per tutte.”

Secondo il modellista e scenografo Andy Gent: “La bellezza dell’animazione è che si può dare vita a storie molto complesse, in modo positivo ed educativo. Con il nostro mondo in miniatura, fatto di modelli e pupazzi, e usando il cinema in stop-motion speriamo di portare l’attenzione sulla necessità di fermare i test cosmetici sugli animali. Siamo tutti molto appassionati a quello che facciamo e mi piacerebbe pensare che il progetto per salvare Ralph avrà un grande impatto.”

Taika Waititi, su Twitter prima del lancio: “C’è una cosa fantastica in arrivo. Se non lo guardi e lo ami allora odi gli animali e non possiamo più essere amici. #SaveRalph.”

Ricky Gervais ha commentato: “I test sugli animali mi fanno arrabbiare. Non c’è nessuna giustificazione per spruzzare sostanze chimiche negli occhi dei conigli o alimentare a forza i topi solo per fare rossetti e shampoo. La scienza si è evoluta nell’offrire soluzioni senza animali per porre fine a questa terribile crudeltà. È ora che l’umanità si metta al passo con i tempi.”

Tricia Helfer ha detto: “Sono un’amante degli animali da molti anni, quindi sono onorata di prestare la mia voce all’importante e commovente campagna di HSI per porre fine alla crudeltà dei test cosmetici sugli animali. Anche se abbiamo fatto progressi in alcuni paesi, a livello globale ci sono ancora migliaia di animali innocenti come Ralph che vengono fatti soffrire ogni giorno. Ora è il momento di cambiare le cose.”

A livello globale, la campagna è focalizzata su sedici paesi considerati prioritari, tra cui Brasile, Canada, Cile, Messico, Sudafrica e dieci nazioni del sud-est asiatico, mentre le organizzazioni partner di HSI, Humane Society of the United States e Humane Society Legislative Fund, si concentrano sulla legislazione negli Stati Uniti. “Save Ralph” accenderà i riflettori su tutti questi paesi, spingendoli verso il futuro senza crudeltà che il pubblico e i consumatori si aspettano.

Alcuni dati:

  • L’Unione europea ha vietato tutti i test cosmetici sugli animali nel 2013, ma oggi questo celebre precedente è minato dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che chiede alle aziende di eseguire nuovi test sugli animali per le sostanze chimiche utilizzate esclusivamente nei cosmetici. Fare clic qui per saperne di più.
  • In alcune parti del mondo, i conigli come Ralph vengono immobilizzati per poter testare cosmetici e vari ingredienti sui loro occhi e sulla loro schiena rasata. Ai porcellini d’India e ai topi questo viene fatto sulla pelle nuda o sulle orecchie. A nessuno di questi animali viene dato dell’antidolorifico ed al termine tutti vengono uccisi.
  • I test cosmetici sugli animali sono già vietati in quaranta paesi. HSI e i suoi partner sono stati determinanti nell’assicurare i divieti in India, Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Guatemala, Australia e dieci stati in Brasile. Tali test sono vietati anche in Turchia, Israele, Norvegia, Islanda, Svizzera e negli stati americani di California, Illinois, Nevada e Virginia. Cinque altri stati americani – New Jersey, Maryland, Rhode Island, Hawaii e New York – stanno attualmente considerando proposte di legge per porre fine ai test cosmetici sugli animali e una legge federale chiamata Humane Cosmetics Act dovrebbe essere reintrodotta al Congresso quest’anno.
  • Più di 2.000 marchi di bellezza “cruelty-free” sono disponibili in tutto il mondo, tra cui Lush, Garnier, Dove, Herbal Essences e H&M. Queste aziende producono prodotti usando ingredienti storicamente sicuri e strumenti moderni e senza animali per valutarne la sicurezza. Non esiste ancora una guida globale ma HSI riconosce come risorse utili LeapingBunny.org, BeautyWithoutBunnies, Logical Harmony, ChooseCrueltyFree e Te Protejo.
  • HSI avverte che anche i cosmetici cruelty-free sono in pericolo se la legislazione sulla sicurezza chimica continua a richiedere nuovi test sugli animali per gli ingredienti chimici usati esclusivamente nei cosmetici. Per questo motivo la campagna #SaveRalph ha come priorità l’ottenimento e la difesa di divieti.
  • Oltre a perseguire misure legislative, HSI e i suoi partner stanno collaborando per sviluppare un programma di formazione sulla valutazione della sicurezza che non prevede l’uso di animali, per sostenere le aziende più piccole e le autorità governative nella transizione ai metodi all’avanguardia disponibili e migliori nel garantire la sicurezza umana rispetto ai test sugli animali.

Immagini di “Save Ralph” (creare un account per il download).

Cortometraggio sottotitolato in italiano su YouTube.

Altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia—mpluda@hsi.org; 3714120885

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