Il Parlamento federale belga ha approvato all'unanimità una risoluzione che chiede al governo di sospendere immediatamente l'autorizzazione di permessi di importazione di trofei di specie protette da normative commerciali internazionali

Humane Society International


Vanessa Mignon

BRUXELLES—Oggi il Parlamento belga ha compiuto un passo significativo contro l’importazione e il commercio di trofei di animali, votando all’unanimità una risoluzione che esorta il governo a sospendere immediatamente l’autorizzazione all’importazione di trofei di alcune specie minacciate e in via di estinzione. Tra queste ci sono il rinoceronte, l’elefante africano, il leone, l’orso polare e la pecora argali, che sono elencate nell’allegato A del regolamento dell’UE sul commercio di piante e animali. La delibera comprende anche alcune specie animali elencate nell’allegato B del medesimo regolamento.

Kris Verduyckt (Vooruit, socialisti fiamminghi), Melissa Depraetere (Vooruit, socialisti fiamminghi) e Mélissa Hanus (PS, socialisti francofoni), che avevano originariamente presentato una proposta legislativa per vietare l’importazione di trofei di caccia nel 2020, hanno esultato per il risultato grazie ai loro sforzi. Verduyckt ha dichiarato: “Concretamente ciò significa che, in base a questa decisione, il Ministro Zakia Khattabi [Ministro del Clima, dell’Ambiente, dello Sviluppo Sostenibile e del Green Deal del Belgio] ora può fermare il rilascio di licenze di importazione. I suoi colleghi di partito hanno già dichiarato in Commissione Energia, Clima e Ambiente che ciò accadrà presto. Spero che altri paesi ora seguano l’esempio e presto sia approvato un divieto totale a livello europeo”.

Humane Society International – Europe elogia il Parlamento federale belga per i suoi sforzi volti a proteggere la biodiversità e le specie minacciate e in via di estinzione. Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, ha dichiarato: “La caccia al trofeo non ha posto nella società moderna. Con questa decisione del Parlamento belga, compiamo un passo in avanti verso la fine di questa forma di caccia inutile e crudele di specie sull’orlo dell’estinzione, che non devono essere uccise per diventare un trofeo. Vorremmo ringraziare tutti coloro che sono stati coinvolti in questi sforzi critici, in particolare il principale sostenitore di tale iniziativa, il parlamentare Kris Verduyckt”.

La risoluzione è in linea con l’opinione pubblica in Belgio. Il paese ha alcuni dei più alti livelli di opposizione alla caccia ai trofei tra gli Stati membri dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio di Ipsos commissionato da HSI/Europe, il 91% dei belgi si oppone alla caccia ai trofei e l’88% sostiene il divieto di importare qualsiasi tipo di trofeo di caccia.

Il Belgio non è il primo paese ad agire per fermare il suo coinvolgimento in questa pratica anacronistica e crudele, che mette in pericolo la sopravvivenza di molte specie selvatiche. Alcuni paesi vicini si sono già impegnati per fermare l’importazione di trofei di caccia:

  • I Paesi Bassi hanno vietato i trofei di oltre 200 specie nel 2016.
  • La Francia ha vietato l’importazione di trofei di leoni nel 2015.
  • Nel marzo 2022, l’Associazione parlamentare spagnola per la difesa dei diritti degli animali ha ospitato un gruppo di esperti al Congresso dei Deputati, dal titolo “Vietiamo l’importazione di trofei di caccia di specie minacciate”, in cui è stata presentata una mozione per vietare l’importazione di trofei di specie protette.
  • Gli Onorevoli Vittorio Ferraresi e Francesca Flati (M5S) hanno presentato alla Camera dei Deputati italiana la prima proposta di legge per vietare l’importazione e l’esportazione di trofei di caccia di specie protette.
  • I membri del parlamento finlandese hanno presentato una mozione contenente una proposta di divieto.
  • La Svizzera e il Regno Unito si sono impegnati a fermare le importazioni di trofei di caccia di specie protette. La politica proposta nel Regno Unito, laddove approvata, risulterebbe il divieto più severo rispetto all’importazione di trofei di caccia.

Alcune di queste iniziative seguono la pubblicazione nel 2021 del rapporto di HSI/Europe, I numeri della caccia al trofeo: Il ruolo dell’Unione europea nella caccia al trofeo a livello mondial, che evidenzia il contributo dell’Unione Europea nell’ambito dell’industria della caccia al trofeo come secondo importatore mondiale di trofei dopo gli Stati Uniti. Dal 2014 al 2018, l’UE ha importato quasi 15.000 trofei di caccia – otto al giorno – di 73 specie protette a livello internazionale. In questi cinque anni, il numero di trofei importati nell’UE è aumentato del 40%.

Nel 2019 e nel 2020, nonostante l’impatto del COVID-19, i cacciatori di trofei europei sono comunque riusciti a viaggiare e importare oltre 5.700 trofei di specie elencate dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).

La caccia ai trofei, un “passatempo” coloniale che celebra l’uccisione di animali selvatici per puro vanto, è incompatibile con gli obiettivi per la tutela della biodiversità della Commissione Europea e con l’opinione pubblica dell’UE. Secondo i risultati di un sondaggio commissionato da HSI/Europe e condotto nel 2021 in cinque Stati membri dell’UE da Savanta ComRes, oltre l’80% degli intervistati si oppone alla caccia ai trofei.

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Contatti:

Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@his.org; 3714120885

Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com

HSI ringrazia la Croce Rossa rumena per la cooperazione senza precedenti che permetterà di aiutare persone e animali afflitti dalla guerra

Humane Society International


Dumitru Dragos/HSI

TRIESTE/BUCAREST— È stato stipulato un accordo senza precedenti tra la Croce Rossa rumena e l’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International, per portare in Ucraina alimenti per animali domestici e forniture veterinarie, per fronteggiare l’inasprimento della situazione in cui versano gli animali.

In Ucraina, centinaia di rifugi per animali, cliniche veterinarie e centri di soccorso, nonché migliaia di famiglie con animali domestici, stanno incorrendo in crescenti difficoltà per trovare cibo e per fornire assistenza veterinaria agli animali feriti o malati. Si tratta di una condizione che rischia di diventare sempre più critica con l’esaurimento delle forniture. Per far fronte a questa situazione e rispondere ai numerosi appelli da parte delle persone in Ucraina che non riescono più a prendersi cura degli animali afflitti dalla guerra, la Croce Rossa rumena trasporterà, assieme gli aiuti umanitari, anche aiuti salvavita per gli animali. È la prima volta che ciò accade. Humane Society International ha donato una prima tonnellata di cibo per animali che la Croce Rossa rumena distribuirà a chi ne ha bisogno.

Raluca Morar, Direttrice esecutiva della Croce Rossa per il distretto di Sibiu, dichiara: “In tempi come questi, noi della Croce Rossa sappiamo che la nostra risorsa più preziosa è la gentilezza e la compassione. I nostri convogli umanitari consegneranno non solo i rifornimenti alle persone in disperato bisogno, ma anche la speranza che soccorso è in arrivo. In tempi come questi, non solo le persone ma anche gli animali hanno bisogno di aiuto. Siamo felici e onorati di avere al nostro fianco Humane Society International, permettendoci di far arrivare in Ucraina con i nostri convogli anche alimenti per animali, tanto necessari al momento. La prima tonnellata di cibo secco per animali domestici ha raggiunto il nostro punto di carico a Sibiu e sarà consegnata in Ucraina nei prossimi giorni.”

Andreea Roseti, Direttrice per la Romania di Humane Society International, afferma: “Con il prosieguo di questo conflitto, le persone e gli animali in Ucraina stanno soffrendo l’uno accanto all’altro, in particolare nei rifugi e nelle dove lasciare indietro gli animali è stata una decisione straziante. Siamo grati che la Croce Rossa rumena abbia riconosciuto che la condizione degli animali in guerra è inestricabilmente legata alla condizione delle persone che vivono con loro e si preoccupano così profondamente del loro benessere. Abbiamo donato una tonnellata di forniture d’emergenza per animali domestici, la prima di molte che verranno, che la Croce Rossa distribuirà in Ucraina per scongiurare un peggioramento della situazione. C’è un gran numero di cani e gatti che vagano per le strade e che sono stati separati dalle loro famiglie; sono disorientati, traumatizzati e hanno bisogno di aiuto. La tragedia della guerra non fa differenza tra chi ha due gambe o quattro zampe. Insieme alla Croce Rossa daremo un supporto alle persone in Ucraina che chiedono disperatamente aiuto per mantenere in vita i loro amici animali.”

HSI sta rispondendo alla crisi anche in Germania, Polonia e Italia per aiutare gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali. Supportata da una generosa donazione di Mars Incorporated, HSI sta fornendo cibo e articoli per animali domestici, nonché cure veterinarie ai compagni animali degli ucraini che arrivano ai centri di accoglienza per rifugiati. Le persone assistite esprimono il loro sollievo per aver potuto salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. In Italia, HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi, nonché con la Caritas Trieste per aiutare le persone che vengono accolte con i loro animali.

Una delle persone aiutate da HSI in Italia è Iryna, fuggita da Odessa con il suo gatto Ludvig. Informati del loro arrivo dalla Caritas, HSI ha subito portato cibo e forniture per animali, tra cui un tiragraffi che Ludvig sembrava apprezzare particolarmente. Anche le famiglie di Svetlana, Tatjana, Kate, Ina, Alina, Nastia e Tatjana, assieme ai loro cani Niki e Busa e alla loro gatta Marta sono fuggiti da Kharkiv e Kiev; il loro lungo viaggio verso Trieste è durato 15 giorni. Ora sono ospitati dalla Caritas e HSI ha fornito cibo e provviste per i tre animali.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, racconta: “Fuggire per arrivare ad una meta sicura comporta spesso viaggi interminabili che causano enorme stress a persone e animali. La mancanza di riferimenti, come la propria cuccia, casa o parte del proprio nucleo familiare, può spaventare e disorientare cani e gatti ed è quindi importante che i centri di accoglienza permettano alle persone di tenere con sé i propri animali. Siamo grati alla Caritas Trieste per la sensibilità dimostrata e per tenerci sempre aggiornati sugli arrivi di animali da aiutare. Donare un tiragraffi o una copertina pulita, significa offrire un momento di sollievo a persona e animali, in un momento particolarmente difficile.”

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutte quelle vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione: Dona ora!

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·    Croce Rossa rumena e HSI: Link

·    HSI assiste i rifugiati ucraini e i loro animali domestici: Link

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Contatti:

  • Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

È allarme sul probabile peggioramento della situazione per persone e animali

Humane Society International


Charlotte Bröcker

TRIESTE/BERLINO/BRUXELLES— L’organizzazione per la protezione degli animali Humane Society International (HSI), supportata da una generosa donazione da parte di Mars Incorporated, sta aiutando gli ucraini in fuga dal conflitto con i loro amati animali domestici, fornendo finanziamenti di emergenza ad associazioni, offrendo forniture di cibo e articoli per animali domestici, riparo e cure veterinarie. L’organizzazione riferisce del sollievo espresso dai rifugiati che sono riusciti a salvare i propri animali domestici, enorme conforto in queste circostanze estremamente stressanti, soprattutto per i bambini traumatizzati. Mentre HSI e i gruppi locali con cui collabora stanno fornendo un’ancora di salvezza agli animali scampati a situazioni drammatiche, l’organizzazione avverte che le condizioni in Ucraina peggioreranno poiché far arrivare gli aiuti a persone e animali diventerà sempre più problematico.

In Italia, HSI sta operando da Trieste, sul confine con la Slovenia, uno dei principali punti di entrata e uscita del Paese, dal quale stanno partendo molte operazioni di soccorso e dove si stima arriveranno molti rifugiati. La squadra sta raccogliendo centinaia di chili di cibo e articoli per cani e gatti che verranno portati ai confini con la Polonia e l’Ungheria per aiutare le persone e i loro animali da compagnia. HSI si sta coordinando con l’Associazione culturale Ucraina-Friuli e con un’agenzia di spedizioni doganali, specializzata nel traffico verso i mercati dell’Est, per far arrivare le forniture per animali domestici agli ucraini bisognosi

In Germania, HSI sta lavorando con il gruppo per la protezione degli animali Berliner Tiertafel. Presso una stazione di soccorso dedicata a Berlino, sta fornendo pacchetti di assistenza e cure veterinarie agli animali che arrivano con i rifugiati.

Sylvie Kremerskothen Gleason, Direttrice HSI per la Germania, che a Berlino ha distribuito forniture per animali domestici ai rifugiati, afferma: “L’invasione russa dell’Ucraina è una devastante crisi umanitaria in cui sono coinvolti anche gli amati cani, gatti e altri animali di coloro che fuggono dal paese. Lasciare i propri animali domestici a morire di fame o essere feriti durante il conflitto è per molti una decisione impensabile. I rifugiati che stiamo aiutando a Berlino ci hanno raccontato quanto la leale compagnia dei loro animali sia stata importante per loro e le loro famiglie durante il faticoso viaggio verso una meta sicura. Soprattutto per i bambini, gli animali domestici sono un’enorme fonte di conforto di fronte al trauma della guerra. Questi rifugiati sono spaventati ed esausti; essere in grado di aiutarli a prendersi cura dei loro animali significa sollevarli da una preoccupazione in un momento particolarmente difficile in cui hanno bisogno di aiuto”.

Una delle persone aiutate da HSI e Berliner Tiertafel in Germania è Marianna, 31 anni, fuggita da Kiev con i suoi due bambini di 6 e 12 anni, sua madre e i loro due cani Erik e Liza. Liza soffre di epilessia e durante la fuga ha avuto un attacco epilettico. Grazie a HSI ha ricevuto le cure veterinarie necessarie. Anche un’altra rifugiata, Karyna, si è rivolta a HSI e Berliner Tiertafel per chiedere aiuto. Il suo gatto, Bonifacio, era in affido temporaneo presso di lei da un rifugio locale a Kiev quando è iniziata la guerra e non ha voluto lasciarlo indietro. Karyna dice che ci sono ancora circa 60 altri gatti rimasti al rifugio. Bonifacio ha subito diverse lesioni, tra cui un trauma all’anca e una lesione cerebrale a causa di una caduta che ha portato all’epilessia. Dopo aver visto un veterinario, Karyna è ora sollevata dal fatto che il suo gatto abbia ricevuto le cure di cui aveva bisogno.

Anche la squadra di HSI a Berlino, come in Italia, sta raccogliendo grandi quantità di cibo e articoli per animali domestici da distribuire al confine con l’Ucraina per raggiungere chi è in difficoltà. In Ucraina, HSI sta anche collaborando l’organizzazione UAnimals, con sede a Kiev, per fornire i fondi necessari per sostenere le operazioni di soccorso, le cliniche veterinarie e gli zoo che si prendono cura di centinaia di animali.

Ruud Tombrock, Direttore esecutivo di HSI/Europe, afferma: “Siamo profondamente preoccupati per le persone e gli animali in Ucraina per i quali il rischio di essere feriti, anche mortalmente, durante gli sconti aumenta a causa della crescente difficoltà di potersi approvvigionare in sicurezza. La nostra prima spedizione di fondi d’emergenza raggiungerà molti rifugi, operazioni di soccorso e famiglie che lottano per la sopravvivenza. Ma con ogni giorno di conflitto aumentano le difficoltà. Un numero significativo di cani ora vaga per le strade e cerca riparo in edifici abbandonati o bombardati perché i rifugi sono stati danneggiati o non hanno avuto altra scelta che liberare gli animali. Ci sono anche animali negli allevamenti e negli zoo che non è possibile evacuare. Quindi, oltre alla tragedia umana provocata da questa invasione, ci troviamo di fronte alla possibilità di una vera e propria crisi per il benessere degli animali”.

È possibile fare una donazione per sostenere gli sforzi di HSI per aiutare gli animali colpiti in Ucraina e tutti quelli vittime di crisi e disastri nel mondo, così come il lavoro salvavita dell’organizzazione.

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: 3714120885; mpluda@hsi.org

Quasi 10 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori dell'UE ogni anno; numero invariato negli ultimi dieci anni

Humane Society International


sirius_r/iStockphoto

BRUXELLES—In un incontro virtuale con i rappresentanti di gabinetto di diversi commissari europei, Humane Society International (HSI) ha consegnato 155.000 firme per chiedere un’azione, da parte dell’esecutivo dell’Unione Europea, per eliminare gradualmente l’uso degli animali nella ricerca scientifica e per la sicurezza chimica, previsto dalle normative europee. La petizione di HSI fa eco a una risoluzione del Parlamento Europeo del settembre 2021, che ha riconosciuto la mancanza di un approccio proattivo e coordinato per la sostituzione dei metodi che ricorrono all’uso di animali. La suddetta risoluzione ha chiesto alla Commissione Europea di sviluppare un ambizioso piano d’azione a livello europeo con traguardi intermedi, concreti, per monitorare i progressi. 

Durante la consegna virtuale delle firme della petizione, HSI ha portato diverse prove di come la sperimentazione animale stia tornando ad essere la norma nell’UE, piuttosto che l’ultima ratio come richiesto per legge. Ad esempio, una recente proposta della Commissione Europea per rivedere i requisiti in materia di informazione e valutazione della sicurezza chimica—con il potenziale di dare il via a nuovi e sostanziali test sugli animali per migliaia di sostanze—è stata definita in modo fuorviante come “chiarimento”. HSI ha chiesto che questa proposta venga scartata e che la Commissione Europea sospenda i nuovi test sugli animali, richiesti dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche, per ingredienti cosmetici il cui uso è storicamente e dichiaratamente sicuro, in attesa di rivedere se tali test soddisfino il requisito legale di ultima ratio.  

La Dott.ssaJoanna Swabe, Direttrice delle Relazioni Istituzionali per Humane Society International – Europe ha dichiarato: “Quasi 10 milioni di animali vengono utilizzati nei laboratori dell’UE ogni anno e questo numero è rimasto relativamente invariato negli ultimi dieci anni. Questa evidente mancanza di progresso richiede un piano d’azione generale che comprenda l’uso degli animali nella ricerca scientifica e per la sicurezza chimica. Innanzitutto, insistiamo affinché la Commissione Europea mantenga l’attuale divieto di sperimentazione animale per i cosmetici, sospendendo tutte le richieste di nuovi test sugli animali di ingredienti cosmetici esistenti, storicamente e dichiaratamente sicuri.”

Humane Society International ha anche chiesto alla Commissione Europea di garantire che le prossime modifiche alla normativa in materia di sicurezza chimica sostituiscano i test sugli animali con approcci moderni, sfruttando gli strumenti e i metodi scientifici non-animali più recenti. 

A più lungo termine, è necessario un piano d’azione per permettere all’UE di intraprendere un percorso fondato, verso l’eliminazione dell’uso di animali nella ricerca biomedica, nell’ambito della tossicologia e nell’educazione. Questo può essere raggiunto attraverso la ripartizione strategica dei finanziamenti destinati alla scienza, con investimenti negli approcci privi di animali, con quadri normativi aggiornati in tutti i settori di prodotto e tramite altre iniziative mirate che coinvolgano le parti interessate.  

Recenti sondaggi d’opinione confermano che i cittadini dell’Unione Europea sono favorevoli alla fine della sperimentazione animale; quasi ¾ concordano sul fatto che l’UE debba fissare obiettivi vincolanti e scadenze per eliminare gradualmente i test sugli animali. Anche l’iniziativa dei cittadini europei Save Cruelty Free Cosmetics – IMPEGNARSI PER UN’EUROPA SENZA SPERIMENTAZIONE ANIMALE, che dal suo lancio a settembre 2021 ha già raccolto più di 360.000 firme, dà un’indicazione chiara su quanto forte sia il sostegno pubblico per un’UE priva di esperimenti sugli animali. 

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International e Fondazione CAVE CANEM partner del progetto IO NON COMBATTO: “Fenomeno sommerso collegato a criminalità organizzata, traffico di stupefacenti e di armi” – dal 1° marzo al 5 aprile una serie di incontri online a iscrizione gratuita rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, forze dell’ordine, operatori di canili rifugio

Humane Society International


Chiara Muzzini/HSI and FCC

ROMA – Sei incontri online con alcuni tra i maggiori esperti italiani e internazionali per inquadrare il fenomeno dei combattimenti clandestini tra animali, imparare a intercettarne i segnali sul territorio, intervenire e riabilitare gli animali maltrattati sia dal punto di vista fisico che psicologico: si apre il 1° marzo un programma di formazione per la prevenzione e il contrasto dei combattimenti clandestini, promosso dalla sede italiana di Humane Society International (HSI) e Fondazione CAVE CANEM (FCC) nell’ambito del progetto IO NON COMBATTO.

Gli incontri – online fino al 5 aprile, fruibili gratuitamente in streaming in italiano con traduzione simultanea per i relatori stranieri – si rivolgono a medici veterinari, operatori e volontari di canili rifugio, educatori cinofili, Forze dell’Ordine, studenti di medicina veterinaria e giurisprudenza con l’obiettivo di stroncare una pratica illegale e crudele, tutt’altro che sconfitta nel nostro Paese. Il fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, infatti, prospera nel sommerso e si collega a criminalità organizzata, traffico internazionale di stupefacenti e di armi, comprese quelle da fuoco, pedo-pornografia e scommesse illegali attorno alle quali ruotano cospicue somme di denaro. I protagonisti dello “show”, però, non vincono mai: vivono nel terrore e spesso muoiono a causa delle ferite riportate. Non va meglio ai cosiddetti “sparring partners”, animali come cani, gatti, cinghiali, uccelli domestici e cani stessi, usati per l’addestramento e l’allenamento brutale dei combattenti.

Il progetto IO NON COMBATTO, nato sul finire del 2021, si pone l’obiettivo di offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e formazione di personale specializzato. Il percorso formativo in sei incontri di due sessioni ciascuno esplora diversi aspetti del fenomeno: dall’inquadramento in ambito internazionale, a quello normativo e giuridico in ambito italiano, dai protocolli operativi da applicare in caso di sequestri giudiziari ai percorsi di recupero e inserimento in contesti familiari degli animali coinvolti, fino al collegamento con la devianza minorile e al fenomeno del link.

Tra i docenti del corso formativo: Janette Reever, Program Manager Animal Crimes and Investigations per Humane Society International, considerata una delle maggiori esperte statunitensi sui combattimenti tra cani e dei loro legami internazionali, con oltre 6.500 agenti delle Forze dell’Ordine formati alle spalle e 23 anni di esperienza sul campo e nelle aule di tribunale; Mirko Zuccari, Dog Trainer Manager della Fondazione CAVE CANEM ed educatore cinofilo specializzato in recupero sociale di cani maltrattati o psicologicamente traumatizzati, nonché consulente tecnico d’ufficio in occasione di sequestri giudiziari; Alessandro Fazzi, consulente tecnico giuridico del Senato oltre che di organizzazioni di tutela dei diritti animali tra cui HSI e FCC; Orlando Paciello, Professore di Patologia generale e anatomia patologica  dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Enrico Moriconi, medico veterinario e  Garante per i diritti degli animali della Regione Piemonte; Manuela Michelazzi, Direttore Sanitario del Parco Canile e Gattile del Comune di Milano; Giada Alessandroni avvocatessa e criminologa, socia della Società Italiana di Criminologia;  Paolo Zucca, Dirigente Veterinario e Lead Partner del Progetto Biocrime; Fiammetta Trisi, Dirigente del Centro per la Giustizia Minorile per il Lazio, l’Abruzzo e il Molise; Mike Harris, ex-agente del Federal Bureau of Investigation (FBI) che ha partecipato ad uno dei casi più importanti degli Stati Uniti che ha visto 367 cani coinvolti.

“I primi mesi del progetto hanno visto il salvataggio di sei cani coinvolti in questo criminoso circuito, confermando la necessità di fornire agli addetti ai lavori strumenti, conoscenze e competenze in materia di prevenzione dei combattimenti tra animali – affermano Martina Pluda Direttrice per l’Italia di HSI e Federica Faiella Vicepresidente FCC. “Siamo molto soddisfatte del piano formativo che andremo a proporre non solo per lo spessore dei docenti coinvolti ma anche per il taglio con risvolto più che operativo che verrà dato alle lezioni”.

La formazione è gratuita, le iscrizioni ai singoli incontri o al programma completo, riservate alle categorie professionali deputate alla repressione dal fenomeno dei combattimenti clandestini tra cani, sono attive online alla pagina: https://www.iononcombatto.it/  

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Contatti: 

Ufficio Stampa Chiarello Puliti & Partners 

Sara Chiarello, Francesca Puliti: 392 9475467; press@chiarellopulitipartners.com 

Operazione condotta dalle autorità con il supporto di Humane Society International e della Fondazione CAVE CANEM, nell’ambito del nuovo progetto IO NON COMBATTO

Humane Society International


Chiara Muzzini/Fondazione Cave Canem

ROMA– Sei cani, legati quasi certamente al fenomeno criminoso dei combattimenti tra cani, sono stati salvati grazie a Humane Society International (HSI) e alla Fondazione CAVE CANEM. L’operazione di sequestro dei cani è stata condotta in provincia di Salerno dalla Procura della Repubblica di Lagonegro, dal Nucleo Operativo dei Carabinieri di Sala Consilina con l’ausilio dei Carabinieri Forestali di Padula, dove, nell’ambito di un intervento più ampio, è stato scoperto uno spazio allestito come palestra per l’addestramento e predisposto per la riproduzione degli animali. Un inizio in medias res per il nuovo progetto IO NON COMBATTO, nato dalla volontà di prevenire e reprimere i combattimenti clandestini tra cani, grazie alla collaborazione di partner come i Carabinieri Forestali e l’Università di Napoli Federico II.

I cani, quattro femmine e due maschi di razza pitbull, sono stati trasferiti in un rifugio di Roma a seguito della richiesta da parte della Procura di Lagonegro e della ASL di Salerno. La custodia giudiziaria è stata assegnata alla Fondazione CAVE CANEM, partner di Humane Society International (HSI) nel progetto IO NON COMBATTO, per garantire agli animali un riparo accogliente, le attenzioni e il supporto necessari a garantire il loro recupero psicofisico. I sei cani, infatti, mostrano tutti i segni dei maltrattamenti subiti: cicatrici, ferite aperte, magrezza, fobia e difficoltà a interagire o relazionarsi con i loro simili. Al rifugio, i cani sono stati immediatamente sottoposti a tutti gli accertamenti veterinari utili a ottenere un quadro completo sul loro stato di salute e coinvolti nelle valutazioni comportamentali per stabilire il miglior percorso di riabilitazione per ognuno di loro.

Il fenomeno dei combattimenti clandestini fra cani è tutt’altro che sconfitto: una pratica illegale e crudele, che prospera nel sommerso sia a livello nazionale che internazionale. I cani vengono addestrati per diventare delle vere e proprie armi e sono costretti a sfidarsi fino alla morte. Attorno a questi ring girano scommesse e grandi somme di denaro. I protagonisti dello show, però, non vincono mai, anzi: spesso vengono uccisi dopo la sconfitta o muoiono a causa delle ferite riportate. A subire immense crudeltà sono anche i cosiddetti “sparring partners”, ovvero animali come cani, gatti, cinghiali e uccelli domestici, usati per l’addestramento brutale dei combattenti.

Il progetto IO NON COMBATTO si pone l’obbiettivo di offrire strumenti concreti contro questo fenomeno, attraverso attività di ricerca e divulgazione scientifica, operazioni sul campo e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Ma non solo: i professionisti coinvolti intervengono in situazioni concrete, per la riabilitazione comportamentale di cani traumatizzati e per la formazione di personale specializzato. Gli incontri formativi previsti per il 2022, saranno rivolti a medici veterinari, educatori cinofili, operatori di canili, magistrati e Forze dell’Ordine, in modo che possano riconoscere i segnali della presenza di combattimenti clandestini sul territorio ed agire prontamente.

Federica Faiella, Cofondatrice e Vicepresidente della Fondazione CAVE CANEM spiega: “Questa operazione è la prima di innumerevoli azioni integrate contemplate dal progetto IO NON COMBATTO e pensate per riportare l’attenzione su un fenomeno criminale di violenza inaudita quale è il combattimento tra animali: informazione, formazione, sensibilizzazione delle nuove generazioni. I sei cani tratti in salvo presentano segni di maltrattamento evidenti e disagi comportamentali di rilievo. Al loro fianco ci sarà d’ora in poi un team di medici veterinari e educatori cinofili che li accompagneranno in un percorso di recupero restituendo l’equilibrio perso e donando loro la speranza di una famiglia”.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, dichiara: “Le cicatrici sui corpi di questi cani e la tristezza nei loro occhi dimostrano che questa pratica illegale è ancora presente e sottolineano la necessità di dare vita a un progetto come IO NON COMBATTO con l’obiettivo di agire con forza per reprimerla e aiutare gli animali coinvolti. Solo con un’azione congiunta e unita e con il supporto, le competenze e la sensibilità di magistrati, Forze dell’Ordine, veterinari, educatori cinofili, volontari e cittadini possiamo fermare queste attività criminose a danno degli animali”.

Per contribuire al contrasto dei combattimenti illegali tra cani è possibile donare online al link [hsi-europe.org/bastacombattimenti]hsi-europe.org/bastacombattimenti, donando al tempo stesso un’altra chance a cani che hanno fin qui conosciuto solo il dolore e la crudeltà e a tanti altri animali nel mondo che hanno bisogno di aiuto.

Foto e video del salvataggio (per il download è necessario creare un account): https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=DogFightingItaly1221

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

Annunciato in collaborazione con Humane Society of the United States, Humane Society International e Creatives for Change

Humane Society International


Kristo Muurimaa/Oikeutta Elaimille

PARIGI – La rivista ELLE è orgogliosa di annunciare che si è impegnata a porre fine alla promozione delle pellicce animali sulle sue pagine e online. L’impegno è il frutto del dialogo intercorso tra il proprietario del marchio ELLE, il Lagardère Group, Humane Society of the United States (HSUS), Humane Society International (HSI) e Creatives4Change. L’annuncio è stato fatto oggi all’evento VOICES, organizzato da Business of Fashion, a Londra.

ELLE ha creato una policy che non permette la creazione di contenuti editoriali per la promozione della pelliccia animale nelle proprie riviste, sui propri siti web e profili social. Questo significa che non verranno mostrate pellicce negli editoriali, nelle immagini per la stampa, in quelle delle sfilate e di street style. La policy, che è in linea con la definizione di pelliccia della Fur Free Alliance, non permette più la rappresentazione di pellicce animali in qualsiasi pubblicità, sia sullo stampato, sia online. Sebbene alcuni accordi non permettono a ELLE di implementare sin da ora questa policy in alcune delle regioni in cui opera, 39 edizioni di ELLE in tutto il mondo l’hanno già sottoscritta: Arabia (edizione in inglese e francese), Argentina, Australia, Belgio (edizione fiamminga e francese), Brasile, Bulgaria, Canada (edizione inglese e francese), Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Hong Kong, Ungheria, India, Indonesia, Italia, Costa d’Avorio, Giappone, Kazakistan, Messico, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Singapore, Slovenia, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Thailandia, Turchia, Regno Unito, USA e Vietnam. Per 13 di queste pubblicazioni la policy è già in vigore, per 20 lo sarà dal 1° gennaio 2022, e per 6 dal 1° gennaio 2023. L’azienda ha adottato misure per garantire che l’intera rete ELLE diventi fur-free il più rapidamente possibile.

La rete ELLE per la quale questo annuncio avrà un impatto, comprende:

  • 21 milioni di lettori mensili;
  • 6,6 milioni di copie vendute ogni mese;
  • un reach da 175 milioni di contatti;
  • 46 siti web in tutto il mondo, 100 milioni di visitatori unici, 400 milioni di visualizzazioni delle pagine e molteplici app per cellulari/tablet;
  • un sito web dedicato al network internazionale: www.elleinternational.com.

Constance Benqué, CEO di Lagardère News e CEO di ELLE International ha dichiarato: “L’impegno sociale è sempre stato uno dei pilastri fondamentali del marchio ELLE. Il mondo è cambiato e la fine dell’uso della pelliccia è in linea con il corso della storia. Speriamo che, con questo impegno, ELLE apra la strada ad altri media in tutto il mondo per promuovere un futuro senza pelliccia.”

Secondo Valéria Bessolo LLopiz, SVP e direttrice internazionale di ELLE: “Da molti anni ELLE è impegnata per l’ambiente, la sostenibilità e l’ecologia, con la pubblicazione regolare di articoli o edizioni speciali. La presenza di pellicce animali nelle nostre pagine e sui nostri canali digitali non è più in linea con i nostri valori, né con quelli dei nostri lettori. È ora che ELLE si schieri su questo argomento con una dichiarazione che rifletta la nostra attenzione alla protezione dell’ambiente e degli animali, rifiutando la crudeltà. È anche un’opportunità per ELLE di aumentare la consapevolezza del proprio pubblico in merito al benessere degli animali, sostenere la domanda di alternative sostenibili e innovative e promuovere un’industria della moda più compassionevole.”

Alexi Lubomirski, fotografo di moda e fondatore di Creatives for Change, dice: “Fin dalla sua nascita, la rivista ELLE è sempre stata un faro all’interno del mondo della moda, sinonimo di freschezza e svincolata dal peso della tradizione e della formalità. Per via di questa forza, si è detto che ELLE “non riflette tanto la moda quanto la detta”. È questo potere di ispirare, che permette a ELLE di fare passi importanti per plasmare i cuori e le menti dei suoi lettori, verso un futuro più evoluto e consapevole per tutti.”

PJ Smith, Director of fashion policy per HSUS e HSI, aggiunge: “Plaudiamo ELLE per aver preso posizione contro il crudele commercio di pellicce e non vediamo l’ora che altre riviste di moda seguano il loro esempio. Questo annuncio darà il via a un cambiamento positivo per tutta l’industria della moda e potrà potenzialmente risparmiare una vita di sofferenze e una morte crudele a innumerevoli animali. La leadership di ELLE guiderà anche l’innovazione per alternative più sostenibili e cruelty-free.”

FINE

Contatto: Martina Pluda, Direttrice per l’Italia: mpluda@hsi.org; 3714120885

Gli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia, assieme a Humane Society International, applaudono le autorità che hanno dato un giro di vite ai trafficanti di migliaia di cani da carne

Humane Society International


Yoma Times Suryadi/AP Images for HSI

JAVA, IndonesiaHa avuto luogo il primo raid su larga scala della polizia indonesiana in un macello illegale di cani da carne: un uomo sospettato di essere un commerciante di carne di cane sull’isola di Java è stato arrestato e il carico del suo camion con 53 cani intercettato. La polizia di Sukoharjo si è infiltrata in un’operazione di traffico di cani a Java per arrivare al commerciante e macellaio, presumibilmente al centro di queste attività per più di 20 anni. Si sospetta che abbia coordinato le spedizioni verso il macello di centinaia di cani ogni mese, e ucciso in media 30 cani al giorno. Gli attivisti della coalizione Dog Meat Free Indonesia (DMFI), che si batte per un divieto nazionale sul commercio di carne di cane e di gatto, erano sulla scena per aiutare a salvare i cani trovati vivi. Tra di loro gli operatori di Humane Society International. L’operazione ha avuto luogo nelle prime ore del mattino del 24 novembre, quando il camion carico di 53 cani terrorizzati è arrivato al macello. Gli attivisti della DMFI hanno trovato i cani legati in sacchi di iuta, le loro bocche strette con spago, filo di ferro e fascette. La maggior parte dei cani erano emaciati e avevano meno di un anno di età, uno di loro era morto durante l’estenuante viaggio.

Lola Webber di Humane Society International, è stata una delle prime ad arrivare sulla scena. “Il mio cuore – racconta – batteva forte mentre ci avvicinavamo al camion, perché potevo sentire i lamenti dei cani e poi li ho visti tutti legati nei sacchi, i loro morbidi musi chiusi a forza. Erano traumatizzati e spaventati. Molti di loro portavano ancora il collare a testimonianza del fatto che sono stati portati via dalle loro famiglie, probabilmente rubati o presi dalla strada. Hanno sopportato il viaggio più orribile e terrificante, gettati nel retro di un camion per essere portati in questo mattatoio dove sarebbero stati colpiti alla testa prima che venisse tagliata loro la gola. Pensare alla paura che devono aver sopportato è semplicemente devastante. Siamo arrivati sul posto appena in tempo perché l’uccisione avviene di solito nelle prime ore del mattino. Siamo immensamente grati alle autorità per aver agito.  Per quelli di noi che si sono battuti a lungo per porre fine a questo commercio crudele, è stato un enorme privilegio poter salvare questi animali”.

Questo è solo il secondo grande arresto da parte della polizia in Indonesia e gli attivisti della DMFI sperano che possa segnare un punto di svolta nella campagna per un divieto sul commercio di carne di cane a livello nazionale. Nonostante l’impegno preso del governo nazionale, ad oggi solo l’azione dei governi regionali ha portato ad iniziative concrete contro questa pratica. Regioni e città come Karanganyar, Salatiga e Sukoharjo hanno approvato divieti espliciti nelle loro giurisdizioni, e DMFI spera che un altro arresto e un eventuale processo mandino un forte segnale agli altri commercianti di cani sul fatto che le loro attività sono illegali e saranno punite. Il mese scorso un commerciante di cani catturato dalla polizia del distretto di Kulon Progo è stato condannato a 10 mesi di prigione e a una multa di 10.000 dollari (150 milioni di IDR) dopo che le autorità lo hanno intercettato mentre trasportava illegalmente 78 cani per la macellazione e il consumo umano.

Tarjono Sapto Nugroho, capo dell’investigazione criminale della polizia di Sukoharjo dichiara: “Riceviamo molte denunce sulle operazioni illegali dei commercianti di carne di cane. La gente non vuole ospitare questo commercio o la macellazione nelle proprie comunità. I cani sono amici, non cibo, il commercio è già illegale ed è strettamente proibito dalla legge islamica. Il consumo di carne di cane è considerato cultura da alcuni, ma le culture si evolvono e anche noi dobbiamo farlo. Così abbiamo iniziato questa intercettazione e confisca per proteggere le nostre comunità e per sostenere gli sforzi del governo dello Javan centrale per sradicare la cultura e il commercio del consumo di carne di cane”.

La coalizione Dog Meat Free Indonesia ha condotto numerose indagini dal 2016, esponendo la brutale realtà del commercio di cani destinati al consumo umano. Ogni mese, decine di migliaia di questi cani vengono trasportati attraverso l’Indonesia, spesso attraversando i confini provinciali, mettendo a rischio le misure antirabbiche. Molti cani muoiono durante questo viaggio per colpi di calore, disidratazione o ferite inflitte durante la cattura e il trasporto.  I 53 cani salvati dal macello hanno immediatamente ricevuto attenzioni veterinarie dal team della DMFI e sono stati trasferiti in un rifugio temporaneo, dove riceveranno cure amorevoli per riportarli in salute. Le possibilità di poterli riunire con le loro famiglie sono probabilmente scarse, ma DMFI farà appelli locali. Il piano è che alcuni dei cani vengano adottati localmente tra l’appassionata comunità cinofila dell’Indonesia, altri saranno trasportati in aereo al rifugio temporaneo di Humane Society International in Canada, da dove l’organizzazione spera di trovare loro nuove famiglie adottive. Per sostenere il lavoro di HSI nei confronti di questi cani e di tutti gli animali in difficoltà è possibile donare su [hsi-europe.org/emergenzaindonesia]hsi-europe.org/emergenzaindonesia.

sondaggi mostrano costantemente che la stragrande maggioranza degli indonesiani non mangia i cani. Infatti, solo il 4,5% della popolazione lo fa e il 93% degli indonesiani a favore di un divieto a livello nazionale. Sul posto, la polizia ha confermato che il commerciante intercettato sarà perseguito per aver violato l’articolo 89 della Legge 41/2014 della Repubblica di Indonesia sulla zootecnia e la salute degli animali, che prevede pene tra i due e i cinque anni di reclusione, e/o una multa di almeno 150.000.000 Rupiah ($USD 10.500). La polizia si è anche impegnata ad ampliare le indagini su altre persone coinvolte in operazioni illegali che coinvolgono il commercio e la macellazione di cani.

Fatti relativi al commercio di carne di cane:

  • Ci sono sufficienti evidenze scientifiche che collegano in maniera diretta il commercio di carne di cane alla trasmissione della rabbia in molte parti dell’Asia dove opera il commercio di carne di cane, compresa l’Indonesia.
  • Il furto di cani per il commercio della carne è un problema serio in Indonesia. Dog Meat Free Indonesia ha intervistato molti residenti che hanno descritto le terribili esperienze vissute come furti a mano armata dei loro animali domestici durante la notte. Nonostante l’evidente violazione della legge, i furti sono raramente presi sul serio dalle forze dell’ordine, così i ladri rimangono spesso impuniti.
  • In tutta l’Asia, l’opposizione al commercio di carne di cane e di gatto sta aumentando, con un numero sempre crescente di paesi e territori (Taiwan, Hong Kong, Filippine, Thailandia e due grandi città della Cina continentale) che ne vietano il commercio e la macellazione, la vendita e il consumo. A settembre, il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in ha suggerito che potrebbe essere il momento di considerare un divieto sulla carne di cane, e a novembre è stato annunciato che il suo gabinetto si riunirà per discuterne ulteriormente.
  • La coalizione Dog Meat Free Indonesia comprende Humane Society International, Animals Asia, FOUR PAWS, Animal Friends Jogja e Jakarta Animal Aid Network. La sue campagna ha ricevuto il sostegno di superstar globali e indonesiane, tra cui una lettera al presidente Joko Widodo nel 2018 che chiede un’azione per porre fine ai commerci di carne di cane e gatto del paese firmata da Simon Cowell, Sophia Latjuba, Yeslin Wang, Nadia Mulya, Lawrence Enzela, Cameron Diaz, Chelsea Islan, Ellen DeGeneres e Pierce Brosnan.

Foto e video (creare account per il download):

https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=IndonesiaDogMeat1121 

FINE

Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

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