Humane Society International / Italia


Didier BAUWERAERTS/©European Union 2015 EP Paul Henri

La protezione degli animali è un tema che sta a cuore a molti cittadini dell’Unione Europea. Ciò si riflette anche nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che riconosce esplicitamente che gli animali sono esseri senzienti e che l’UE e gli Stati Membri nella definizione delle loro politiche devono tenere pienamente conto delle loro esigenze in materia di benessere.

Humane Society International/Europe invita i 720 membri del Parlamento Europeo a farsi portavoce delle istanze a favore della protezione degli animali allevati, di quelli selvatici e di quelli usati nei laboratori, per promuovere il loro benessere e migliorare la loro protezione nell’UE e oltre. Questo Manifesto delinea una serie di priorità chiave per l’imminente Decimo Mandato Parlamentare (2024-2029).

Promuovere il benessere degli animali allevati

L’attuale legislazione europea sul benessere degli animali deve essere rivista per riflettere appieno le attuali conoscenze scientifiche sul benessere degli animali e il suo ambito di applicazione deve essere ampliato per tenere in considerazione tutti gli animali allevati per scopi economici. È indispensabile che questa revisione legislativa includa l’eliminazione graduale dell’allevamento in gabbia per animali come galline ovaiole e maiali.

Eliminare le pellicce

È necessario introdurre un divieto totale di detenzione, allevamento e uccisione di animali al solo scopo di produrre pellicce. La crudele e inutile pratica di allevare animali per ottenere la loro pelliccia deve essere relegata agli annali di storia, ovunque in Europa.

Limitare le importazioni di trofei di caccia

Attualmente, gli Stati Membri dell’UE sono tenuti a rilasciare permessi di importazione solo per i trofei di caccia ottenuti dalle specie elencate nell’Allegato A e da solo dodici specie nell’Allegato B dei Regolamenti sul Commercio di Fauna Selvatica dell’UE. Finché l’importazione di trofei di caccia rimarrà legale, questo requisito sul rilascio di permessi di importazione deve essere esteso a TUTTE le specie elencate nell’Allegato B, al fine di garantire che questi trofei di caccia siano stati ottenuti in maniera legale e “sostenibile”.

Blinadre le normative UE sul commercio di fauna selvatica

Una falla nella legislazione dell’UE permette alle specie animali selvatiche protette a livello nazionale, trafficate nei flussi commerciali internazionali, di essere vendute legalmente in Europa come animali domestici esotici. L’UE deve impegnarsi ad adottare una normativa supplementare che vieti l’importazione, la riesportazione, l’acquisto e la vendita di fauna selvatica catturata illegalmente nel Paese di raccolta/origine.

Garantire una scienza senza animali

Il Regolamento europeo sulle sostanze chimiche (REACH) deve essere rivisto per chiudere le scappatoie legali che permettono di testare gli ingredienti cosmetici sugli animali. Sia il REACH che il Regolamento per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche (CLP) devono essere aggiornati per massimizzare l’adozione di metodi senza l’uso di animali per la valutazione della sicurezza. È inoltre fonda- mentale che i requisiti di sperimentazione animale non vengano ampliati o che non ne vengano introdotti di nuovi, attraverso revisioni o atti delegati. Nel settore della ricerca, dove viene utilizzato il maggior numero di animali, l’UE dovrebbe impegnarsi per un cambiamento scientifico e tecnologico verso approcci che non prevedano l’uso di animali.

Promuovere sistemi alimentari sostenibili

La politica dell’UE, compresa qualsiasi futura Legge Quadro sui sistemi alimentari sostenibili, dovrebbe prorequimuovere attivamente la transizione verso un’alimentazione maggiormente a base vegetale e la diminuzione della produzione e del consumo di prodotti di origine animale, nonché l’introduzione di misure per ridurre il numero di animali allevati e la loro densità, per mitigare l’impatto ambientale e climatico dell’allevamento intensivo.

Può trovare informazioni dettagliate sulle nostre richieste per il prossimo mandato del Parlamento Europeo nel nostro Manifesto.

È disposto a sostenere le nostre priorità chiave? Si metta in contatto con noi: info@hsi-europe.org

Il macabro business della caccia al trofeo negli scatti di Britta Jaschinski. 12 - 21 marzo 2024, Camera dei Deputati—Palazzo Valdina, Piazza in Campo Marzio 42, Roma

Humane Society International / Europa


HSI

(for English version, please scroll down)

Corpi, pelli, zampe e teste dagli sguardi oramai vacui, irrigiditi nell’immobilità della morte. Non più animali, ma oggetti, resi tali dalla canna di un fucile e immortalati dall’obiettivo della fotocamera. Sono nature morte del nostro tempo, dei secoli XIX-XXI. Questa l’essenza degli scatti di Britta Jaschinski, esposti alla mostra “Natura morta. In consegna.”,che, come lascia intendere il titolo, evocano il parallelismo tra l’uccisione e la reificazione di animali appartenenti a specie minacciate e a rischio di estinzione e l’idea classica di “natura morta”, ovvero la raffigurazione, normalmente pittorica, di oggetti inanimati, tra i quali anche bottini venatori.

“Natura morta. In consegna.” invita il pubblico a riflettere sulla complessità morale e sul simbolismo celati nei trofei di caccia: macabri souvenir che un’élite di cacciatori, solitamente occidentali, ottiene dall’uccisione di animali “ambiti”, braccati e abbattuti per divertimento in nazioni lontane, per poi importarli nelle proprie. Oggetti considerati spesso sinonimo di prestigio e status che, in realtà, rappresentano una visione antropocentrica, anacronistica e coloniale della natura.

L’obiettivo della mostra è, dunque, quello di evidenziare l’impatto della caccia al trofeo, ancora legale in molti paesi, evidenziando il disprezzo per la vita animale, in particolare quella di specie a rischio di estinzione e protette a livello internazionale, la pericolosità per gli sforzi di conservazione e per la tutela degli ecosistemi, della biodiversità e dell’ambiente, ma anche l’assenza di benefici economici per le comunità locali, a dispetto delle affermazioni buoniste dei suoi sostenitori. I cacciatori di trofei, infatti, contribuiscono solo marginalmente all’economia dei luoghi nei quali praticano il loro passatempo, a fronte di ingenti sofferenze per gli animali, danni ambientali e sociali.

La caccia al trofeo e il suo impatto
Nei dieci anni tra il 2013 e il 2022, l’Unione Europea ha importato trofei di caccia provenienti da oltre 27.000 animali appartenenti a specie protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), posizionandosi come il secondo importatore mondiale dopo gli Stati Uniti d’America. I principali paesi esportatori verso l’UE sono Namibia, Sudafrica e Canada. La zebra di montagna di Hartmann, il babbuino nero, l’orso nero americano, l’orso bruno, l’elefante africano e il leone africano sono tra le specie animali più importate in territorio europeo. In Italia, nello stesso periodo, sono stati importati 492 trofei; tra le specie più cacciate per l’ottenimento di trofei vi sono l’ippopotamo, l’elefante africano, il leone africano, il leopardo, l’orso bruno e l’orso polare.

La caccia al trofeo non contribuisce positivamente alla conservazione, anzi, minaccia la sopravvivenza di intere popolazioni animali. Per la natura competitiva di questa pratica, l’obiettivo dei cacciatori di trofei è uccidere animali che presentano determinate caratteristiche fisiche: gli elefanti dalle zanne più imponenti, i leoni dalla criniera più folta e scura, i rinoceronti dai corni più sviluppati. Si tratta, spesso, di individui adulti, in età riproduttiva ed essenziali per il benessere e la stabilità dei gruppi sociali e degli ecosistemi in cui vivono. I cacciatori, così facendo, causano una selezione innaturale che può alterare i tratti genetici delle popolazioni cacciate, con conseguenze negative sulla loro sopravvivenza e sulla diversità biologica. Carnivori e grandi erbivori svolgono ruoli cruciali negli ecosistemi e la caccia al trofeo rappresenta un’ulteriore fonte di stress insostenibile per specie animali che già vivono sotto continua e forte pressione antropica.

Questa pratica, in definitiva, simboleggia ideologie coloniali e, al contempo, perpetua discriminazioni e diseguaglianze sociali, offrendo un supporto estremamente limitato e distribuito in modo iniquo alle comunità locali, in particolare se paragonata al turismo di osservazione e fotografico della fauna selvatica, effettuato nel rispetto dell’etologia degli animali, che rappresenta un’opzione maggiormente etica, ma anche più vantaggiosa dal punto di vista economico per i paesi e le popolazioni coinvolte. Ad esempio, se è vero che un cacciatore può arrivare a pagare 40.000 dollari per sparare a un elefante maschio, lo stesso animale vivo può generare ogni anno 23.000 dollari tramite il turismo fotografico, ottenendo quindi un valore potenziale di 1,6 milioni di dollari nell’arco della sua vita, ovvero 40 volte quanto pagato dal cacciatore.

Trofei di caccia importati dall’Italia nell’ultimo decennio:

Specie

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

Totale per specie


Ippopotamo (Hippopotamus amphibius)

0

0

6

7

5

127

13

2

0

3

163


Elefante africano (Loxodonta africana)

7

5

7

17

16

20

30

5

7

15

129

Leone (Panthera leo)

0

0

12

5

4

12

17

7

0

2

59

Leopardo (Panthera pardus)

11

6

9

5

1

8

9

3

2

1

55

Orso bruno (Ursus arctos)

0

1

0

1

7

4

2

0

2

1

18

Pecora di Marco Polo (Ovis polii)

0

0

0

5

0

5

3

1

0

0

14

Orso polare (Ursus maritimus)

0

0

0

2

0

1

0

5

1

0

9

Lupo grigio (Canis lupus)

3

0

0

1

1

0

1

1

0

1

8


Gatto selvatico (Felis silvestris)

0

1

0

1

2

2

0

0

0

0

6

Orice dalle corna a sciabola

(Oryx dammah)

0

0

2

1

1

0

0

1

1

0

6

Ghepardo (Acinonyx jubatus)

0

0

0

0

0

1

0

2

0

1

4

Markhor

(Capra falconeri)

0

0

0

0

0

0

1

0

0

2

3


Rinoceronte bianco meridionale (Ceratotherium simum
simum
)

0

0

0

0

1

0

0

1

0

0

2


Zebra di montagna di Hartmann (Equus zebra
hartmannae
)

0

0

0

2

0

0

0

0

0

0

2

Lince eurasiatica (Lynx lynx)

0

0

2

0

0

0

0

0

0

0

2

Argali del Gobi (Ovis darwini)

0

0

1

1

0

0

0

0

0

0

2

Orso nero (Ursus americanus)

0

0

0

0

0

0

0

0

2

0

2

Addax

(Addax nasomaculatus)

0

0

0

0

1

0

0

0

0

0

1

Rinoceronte nero

(Diceros bicornis)

0

0

0

0

1

0

0

0

0

0

1

Giraffa

(Giraffa camelopardalis)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1

Argali

(Ovis ammon)

0

0

0

0

0

0

1

0

0

0

1

Giaguaro (Panthera onca)

0

0

0

0

0

1

0

0

0

0

1

Tigre

(Panthera tigris)

0

0

0

0

0

1

0

0

0

0

1


Babbuino giallo (Papio cynocephalus)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1


Cefalofo azzurro (Philantomba monticola)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1

Totale annuale

21

13

39

48

40

182

77

28

15

29

492

Fonte: dati estratti dal CITES Trade Database, aggiornati al primo febbraio 2024.

#NotInMyWorld
La collocazione di questa mostra non è affatto casuale. È facile riconoscere il coinvolgimento dell’Italia in questa pratica dannosa ed è pertanto necessario sottolineare la necessità di un’azione legislativa, a livello europeo e nazionale, per fermare le importazioni ed esportazioni dei trofei di caccia ottenuti da specie minacciate e a rischio di estinzione che ad oggi sono ancora legali.

Con la campagna #NotInMyWorld, Humane Society International accende un riflettore sul tema e intende responsabilizzare le politiche dei singoli Stati Membri e dell’Unione Europea, ma anche quelle aziende che, direttamente o indirettamente, agevolano o supportano la caccia al trofeo.

In pochi anni, la campagna ha già raggiunto importanti risultati: a gennaio 2024, il Parlamento belga ha definitivamente vietato l’importazione di trofei di molte specie a rischio di estinzione, così come ha fatto il Parlamento finlandese a dicembre 2022, mentre una legge simile è in discussione presso il Parlamento francese. Per quanto concerne l’Italia, proposte di legge che puntano a vietare l’importazione e l’esportazione dei trofei di caccia sono state presentate sia durante la scorsa legislatura, sia nella presente, tanto alla Camera, a prima firma dell’On. Brambilla, quanto al Senato, a prima firma della Sen.ce Bevilacqua. Infine, a dicembre 2023 la compagnia aerea di bandiera ITA Airways ha aderito alla campagna, formalizzando il divieto di trasportare trofei di caccia sia come merce cargo, sia come bagaglio al seguito del passeggero sui propri voli.

Sostieni anche tu un divieto di importazione ed esportazione dei trofei di caccia: hsi.org/bastacacciaaltrofeo

Britta Jaschinski
Nota per il suo stile fotografico unico, Britta Jaschinski è una fotogiornalista tedesca che indaga il rapporto tra l’uomo e la natura e l’impatto di tale rapporto, documentando i crimini contro la fauna selvatica e l’ambiente. Collabora con autorità, associazioni di beneficenza, musei e organizzazioni ambientali e il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi internazionali. Le sue foto sono state pubblicate su Geo, National Geographic, The Guardian, Stern, Spiegel e molte altre riviste e libri e sono state esposte in mostre in tutto il mondo. Quando non impegnata in incarichi fotografici, è relatrice presso festival fotografici europei ed eventi di conservazione che richiamano un ampio pubblico internazionale. Le sue immagini investigative e le mostre multimediali sui crimini contro la natura e la fauna selvatica sono di forte impatto, ma anche avvincenti e sempre ispiratrici.

È cofondatrice di Photographers Against Wildlife Crime™ e del The Evidence Project, iniziative che informano il pubblico e chiedono a politica e legislativo di intervenire per tutelare la fauna selvatica e ciò che resta della natura selvaggia.

Humane Society International
Humane Society International è un’organizzazione internazionale impegnata a migliorare il benessere degli animali in oltre 50 Paesi. Lavora in tutto il mondo per rafforzare il rapporto tra esseri umani e animali, salvare e proteggere cani e gatti, migliorare il benessere degli animali allevati, salvaguardare la fauna selvatica, promuovere metodologie alternative alla sperimentazione animale, intervenire in caso di disastri naturali e combattere la crudeltà nei confronti degli animali in tutte le sue forme.

Direzione artistica: Eva-Maria Heinen, Martina Pluda
Testi: Alessandro Fazzi, Eva-Maria Heinen, Britta Jaschinski, Madison Miketa, Martina Pluda, Sarah Veatch
Allestimento mostra: Mai Tai Srl
Realizzazione Grafica: Mai Tai Srl, offroad communications
Effetti sonori: Humane Society International/Europe
Video: Humane Society International, Kodami

Si ringraziano per il supporto artistico e istituzionale:
On. Michela Vittoria Brambilla
Sen. Dolores Bevilacqua
Britta Jaschinski
Diana Letizia


Natura morta. In consegna.

The macabre business of trophy hunting—photographs by Britta Jaschinski. March 12-21, 2024, Chamber of Deputies—Palazzo Valdina, Piazza in Campo Marzio 42, Rome

Bodies, skins, paws, and heads with empty stares. Stiffened in the stillness of death. No longer animals, but lifeless objects, rendered as such by the barrel of a gun and immortalized by the lens of the camera. They are the still lifes of our time, of the 19th-21st centuries. This is the essence of Britta Jaschinski’s photographs, displayed in the exhibition “Natura morta. In consegna.” which, as implied by the title, evoke the parallels between the killing and objectification of animals belonging to threatened and endangered species and the classic idea of “still life”, i.e. the pictorial representation of inanimate objects, among which also hunting spoils.

“Natura morta. In consegna.” invites the audience to reflect on the moral complexity and symbolism hidden in hunting trophies: macabre souvenirs obtained by elite hunters in distant lands, usually Westerners, from the killing of “prized” animals who are chased and hunted down for fun only to be imported into foreign lands. Objects often seen as prestigious and a status symbol but which, in reality, represent an anthropocentric, anachronistic and colonial view of nature.

The aim of the exhibition is to highlight the impact of trophy hunting, still legal in many countries, by highlighting its insensitivity towards animal life, particularly of endangered and internationally protected species, its danger to conservation efforts and the protection of ecosystems, biodiversity, and the environment, but also the absence of economic benefits for local communities, despite the “do-gooder” claims of its proponents. Trophy hunters, in fact, only marginally contribute to the economy of the places where they practice their pastime, in the face of significant animal suffering and environmental and social damage.

Trophy hunting and its impact
Between 2013 and 2022, the European Union imported hunting trophies from over 27.000 animals obtained from species protected by the Convention on International Trade in Endangered Species (CITES), positioning itself as the world’s second-largest importer after the United States. The main exporting countries to the EU are Namibia, South Africa, and Canada. Hartmann’s mountain zebra, the chacma baboon, the American black bear, the brown bear, the African elephant, and the African lion are among the most imported animal species in Europe. In Italy, during the same period, 492 trophies were imported; among the most trophy hunted species were the hippopotamus, the African elephant, the African lion, the leopard, the brown bear, and the polar bear.

Trophy hunting does not positively contribute to conservation; on the contrary, it threatens the survival of entire animal populations. Due to the competitive nature of this practice, trophy hunters aim to kill animals with certain physical characteristics: elephants with the most imposing tusks, lions with the thickest and darkest manes, rhinoceroses with the most developed horns. These are often adult individuals, in reproductive age and essential for the well-being and stability of the social groups and ecosystems in which they live. Hunters, in doing so, cause unnatural selection which can alter the genetic traits of hunted populations, with negative consequences for their survival and biological diversity. Carnivores and large herbivores play crucial roles in ecosystems, and trophy hunting represents additional unsustainable stress for animal species that already live under continuous and strong anthropogenic pressure.

Ultimately, this practice symbolizes colonial ideologies and, at the same time, perpetuates discrimination and social inequalities, offering extremely limited and inequitably distributed support to local communities, particularly when compared to wildlife observation and photographic tourism, which represents a more ethical option but also more economically advantageous for the countries and populations involved. For example, while a hunter can pay up to $40,000 to shoot a male elephant, the same live animal can generate $23,000 annually through photographic tourism, thus obtaining a potential value of $1.6 million over his lifetime, or 40 times what the hunter paid.

Hunting trophy imports to Italy between 2013 and 2022:

Species

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

Total


Hippopotamus (Hippopotamus amphibius)

0

0

6

7

5

127

13

2

0

3

163


African elephant (Loxodonta africana)

7

5

7

17

16

20

30

5

7

15

129

Lion

(Panthera leo)

 

0

0

12

5

4

12

17

7

0

2

59

Leopard (Panthera pardus)

11

6

9

5

1

8

9

3

2

1

55

Brown bear (Ursus arctos)

0

1

0

1

7

4

2

0

2

1

18

Marco Polo sheep

(Ovis polii)

 

0

0

0

5

0

5

3

1

0

0

14

Polar bear (Ursus maritimus)

0

0

0

2

0

1

0

5

1

0

9

Grey wolf

(Canis lupus)

 

3

0

0

1

1

0

1

1

0

1

8

Wildcat

(Felis silvestris)

 

0

1

0

1

2

2

0

0

0

0

6

Scimitar oryx (Oryx dammah)

0

0

2

1

1

0

0

1

1

0

6

Cheetah (Acinonyx jubatus)

0

0

0

0

0

1

0

2

0

1

4

Markhor

(Capra falconeri)

 

0

0

0

0

0

0

1

0

0

2

3


Southern white rhinoceros

(Ceratotherium simum simum)

0

0

0

0

1

0

0

1

0

0

2


Hartmann’s mountain zebra

(Equus zebra hartmannae)

0

0

0

2

0

0

0

0

0

0

2

Eurasian lynx (Lynx lynx)

0

0

2

0

0

0

0

0

0

0

2

Gobi argali

(Ovis darwini)

 

0

0

1

1

0

0

0

0

0

0

2

American black bear

(Ursus americanus)

 

0

0

0

0

0

0

0

0

2

0

2

Addax

(Addax nasomaculatus)

 

0

0

0

0

1

0

0

0

0

0

1


Black rhinoceros (Diceros bicornis)

0

0

0

0

1

0

0

0

0

0

1

Giraffe

(Giraffa camelopardalis)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1

Argali sheep (Ovis ammon)

0

0

0

0

0

0

1

0

0

0

1

Jaguar

(Panthera onca)

 

0

0

0

0

0

1

0

0

0

0

1

Tiger

(Panthera tigris)

 

0

0

0

0

0

1

0

0

0

0

1

Yellow baboon (Papio cynocephalus)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1


Blue duiker (Philantomba monticola)

0

0

0

0

0

0

0

0

0

1

1

Grand total

21

13

39

48

40

182

77

28

15

29

492

Source: data extracted from the CITES Trade Database, updated as of February 1, 2024.

#NotInMyWorld
The location for this exhibition is no coincidence. It is obvious to recognize Italy’s involvement in this harmful practice, and it is therefore necessary to emphasize the need for legislative action, both at the European and national level, to stop the import and export of hunting trophies obtained from threatened and endangered species.

With the #NotInMyWorld campaign, Humane Society International shines a spotlight on this issue and aims to hold accountable the policies of individual Member States and the European Union, as well as those companies directly or indirectly facilitating or supporting trophy hunting.

In just a few years, the campaign has already achieved significant results: in January 2024, the Belgian Parliament permanently banned the import of trophies from many endangered species into the country, as did the Finnish Parliament in December 2022. A similar law is currently under discussion in the French Parliament. Regarding Italy, legislative proposals aiming to ban the import and export of hunting trophies have been presented both during the previous legislature and the current one, both in the Chamber of Deputies, sponsored by Hon. Brambilla, and in the Senate, sponsored by Sen. Bevilacqua. Finally, in December 2023, Italy’s flag carrier ITA Airways joined the campaign, formalizing their ban on transporting hunting trophies as both cargo and passenger baggage on its flights.

Join us, support a ban on the import and export of hunting trophies: hsi.org/bastacacciaaltrofeo

Britta Jaschinski
Renowned for her unique style in photography, Britta Jaschinski is a London-based, German photojournalist who investigates the connection between humans and nature and the impact of this relationship, documenting crimes against wildlife and the environment. She collaborates with authorities, charities, museums, and environmental organizations, and her work has received numerous international awards. Her photos have been featured in publications such as Geo, National Geographic, The Guardian, Stern, Spiegel, and many others, and exhibited worldwide. When not on assignment, she is a speaker at European photo festivals and conservation events with large international audiences. Her investigative images and multimedia exhibitions on crimes against nature and wildlife can be hard-hitting yet compelling and always inspiring.

She is the co-founder of Photographers Against Wildlife Crime™ and The Evidence Project, initiatives that inform the public and call on policymakers and legislators to intervene to protect wildlife and what remains of the wilderness.

Humane Society International
Humane Society International is an international organization committed to animal welfare in over 50 countries across the globe. It works worldwide to strengthen the human-animal bond, rescue and protect dogs and cats, improve the welfare of farmed animals, safeguard wildlife, promote alternative methods to animal testing, intervene in natural disasters, and fight cruelty towards animals in all its forms.

Artistic direction: Eva-Maria Heinen, Martina Pluda
Texts: Alessandro Fazzi, Eva-Maria Heinen, Britta Jaschinski, Madison Miketa, Martina Pluda, Sarah Veatch
Exhibition setup: Mai Tai Srl
Graphic design: Mai Tai Srl, offroad communications
Sound effects: Humane Society International/Europe
Video: Humane Society International, Kodami

Special thanks for the artistic and institutional support:
Hon. Michela Vittoria Brambilla
Sen. Dolores Bevilacqua
Britta Jaschinski
Diana Letizia

Humane Society International / Italia


ATTENZIONE: Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da persone residenti in Italia le cui carte Postepay sono state addebitate indebitamente da terze parti che si presentano con nomi come Humane Society Intl WE WASHIN, HUMANE SOCIETY INTL WE o similari. Gli autori degli addebiti stanno agendo sotto mentite spoglie e non sono in alcun modo collegati a Humane Society International. Humane Society International non ha eseguito queste transazioni, né ha ricevuto i fondi.

Humane Society International, come ogni ente benefico, non può e non intende operare transazioni per raccogliere fondi senza esplicito mandato da parte del donatore.

Abbiamo e stiamo prendendo i provvedimenti necessari per risolvere la questione, per quanto di nostra competenza.

Se anche lei è vittima di un addebito illecito ci contatti al numero 800-142-495 oppure scriva un messaggio a supporter-italia@hsi-europe.org per ricevere i nostri suggerimenti in merito a come procedere.

Humane Society International


“Vets for Ukrainian Pets” coprirà il costo delle cure veterinarie per gli animali domestici dei rifugiati. Charlotte Brocker per HSI

Aggiornamento: il programma è stato prorogato fino al 31 dicembre 2024.

I rifugiati ucraini che sono fuggiti dalla guerra con i loro animali domestici possono accedere a cure veterinarie gratuite nei paesi europei grazie a “Vets for Ukrainian Pets”. Scarica il volantino.

“Vets for Ukrainian Pets” coprirà il costo delle cure veterinarie di cani, gatti, cavalli o altri animali domestici, laddove le cure siano considerate necessarie da un veterinario professionista.

 

Che tipo di cure veterinarie sono coperte da “Vets for Ukrainian Pets”?

  • Registrazione e regolarizzazione—Eventuali spese per conformare un animale domestico ai requisiti europei nel caso in cui non siano coperte dalle autorità nazionali. Ciò può includere la vaccinazione antirabbica e la titolazione degli anticorpi per la rabbia, il trattamento antiparassitario, l’impianto o la registrazione di microchip e il rilascio della documentazione ufficiale.
  • Cure preventive standard—I costi delle vaccinazioni di base e dei trattamenti antiparassitari per garantire la salute generale dell’animale, con particolare attenzione alla prevenzione di malattie infettive.
  • Farmaci(fornitura fino a quattro mesi)—I costi di qualsiasi farmaco precedentemente prescritto da un veterinario o per il trattamento di una condizione acuta di nuova insorgenza. Ciò può riguardare animali che necessitano di trattamenti per malattie croniche, le cui famiglie non hanno con sé o hanno esaurito i farmaci.
  • Trattamento per condizioni acute—Spese per il trattamento di condizioni acute nei casi in cui si prospetta una diagnosi positiva. Si considera, ad esempio, il trattamento di ferite, infiammazioni o la somministrazione di antidolorifici.

Quali cliniche veterinarie partecipano a questa iniziativa?

Possono partecipare tutte le cliniche e i veterinari praticanti autorizzati in tutta Europa. Si prega di informarsi presso la clinica veterinaria più vicina.

Cosa succede se ho più di un animale che necessita di cure?

Il piano copre le spese veterinarie per un massimo di cinque animali domestici o cavalli. Qualora avessi più di cinque animali domestici bisognosi di cure veterinarie, ti preghiamo di discuterne con la clinica o con il veterinario curante.

Devo pagare alla clinica e poi chiedere il rimborso?

No, le cure veterinarie sono gratuite. Rimborseremo la clinica fino a 250 euro per ogni animale.

Cosa succede se l’iniziativa non riesce a coprire le cure di cui il mio animale domestico ha bisogno?

Quando altri finanziamenti o contributi a titolo di beneficenza non sono sufficienti a coprire l’intero costo, incoraggiamo i veterinari a fornire prestazioni scontate o a titolo gratuito.

Per quanto tempo sarà disponibile l’iniziativa “Vets for Ukrainian Pets”?

L’iniziativa sarà attiva fino al 31 dicembre 2022. Nel caso in cui le cure veterinarie dovessero protrarsi oltre tale data, si prega di contattare Humane Society International all’indirizzo VetsUkrainePets@hsi.org.

Dove posso trovare maggiori informazioni su “Vets for Ukrainian Pets”?

Visita il nostro sito web: apply.vetsforukraine.com/how-it-works/.

“Vets for Ukrainian Pets” è interamente finanziato da Humane Society International, con il generoso sostegno di Mars, Incorporated, e realizzato in collaborazione con la Federation of Veterinarians of Europe (FVE) e la Federation of European Companion Animal Veterinary Associations (FECAVA).



Dai 125 allevamenti del 1990 ai 10 ancora aperti nel 2021, 5 senza animali a causa del COVID-19

Humane Society International


Kristo Murrimaa/Oikeutta Elaimille

ROMA—Dalla sospensione dell’attività alla chiusura definitiva degli allevamenti di animali da pelliccia. E’ questo l’obiettivo dell’emendamento alla legge di bilancio annunciato oggi dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, nella sala stampa della Camera dei deputati, dove l’ex ministro e la direttrice per l’Italia di Humane Society International, Martina Pluda, hanno presentato lo studio “L’allevamento di visoni in Italia: Mappatura e prospettive future”, realizzato per HSI/Europe dalla società di consulenza e ricerca specializzata Studio COME S.r.l.. Il rapporto contiene un approfondimento sullo stato attuale degli allevamenti di visoni in Italia e proposte per favorire il superamento e la riconversione di questa attività, eticamente inaccettabile, incompatibile con il benessere animale, pericolosa per la salute umana, dannosa per l’ambiente e ormai di dimensione e rilevanza ridotte in Italia.

Lo studio, infatti, evidenzia che:

  • Nel 2021 in Italia sono ancora attivi 10 allevamenti di visoni (per un totale di meno di 30.000 visoni), di cui 5 attualmente senza animali a causa dell’emergenza COVID-19. Una trentina di anni fa, in Italia, gli allevamenti di visoni erano 125.
  • Almeno la metà degli allevamenti ancora aperti già prevede altre attività (coltivazioni di fiori, coltivazione di ortaggi, attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, produzione di energia elettrica) e quattro prevedono un’attività principale differente da quella dell’allevamento di visoni.
  • Gli addetti ai 10 allevamenti, come si desume dalle visure camerali, sono in tutto 14.
  • Nel settembre 2021, il prezzo medio delle pelli di visone scambiate all’asta di Copenaghen, la più importante del mondo, è risultato minore di €30/pelle, un terzo di quello pagato nel 2019, pari a €90/pelle.
  • I ricavi annuali (al lordo dei costi di produzione) degli allevatori italiani di visone possono essere stimati tra 550.000 e 800.000 euro l’anno e, qualora interamente esportati, risulterebbero contribuire all’export della filiera italiana per una percentuale di circa lo 0,15%.
  • L’impatto ambientale della produzione di una pelliccia di visoni risulta circa sei volte superiore rispetto alle pellicce artificiali.

L’emendamento che l’Intergruppo per i Diritti degli animali presenterà alla legge di bilancio prevederà entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, il divieto di allevamento di animali per il solo scopo di ricavarne pellicce e immediatamente il divieto di riproduzione, con indennizzi calcolati sul numero dei capi presenti, sul fatturato e sulle spese per la demolizione/riconversione. Gli allevatori potranno anche chiedere di accedere ai fondi del PNRR per l’agrivoltaico e l’agricoltura circolare.

Martina Pluda, relatrice in sede e Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Dall’aprile 2020 focolai di COVID-19 sono stati documentati in oltre 400 allevamenti di visoni in 12 paesi d’ Europa e del Nord America, due dei quali in Italia. L’unico provvedimento utile e necessario per tutelare gli animali e le persone è il definitivo divieto di allevamento di animali da pelliccia. Incoraggiamo l’Italia a seguire l’esempio di molti altri paesi europei e a mettere la salute pubblica prima dell’esigua rilevanza commerciale di questa industria. È ora di intraprendere un’azione coraggiosa e concreta per riconvertire gli ultimi allevamenti di visoni italiani verso attività in linea con le opportunità e gli obiettivi di transizione ecologica e sostenibilità ambientale.”

L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ha dichiarato: “Dal 23 novembre 2020 l’attività degli allevamenti di visoni è stata sospesa, con ordinanze del ministero della Salute, fino a tutto il 2021 per la presenza del virus SARS-Cov2 in due allevamenti. In prossimità della scadenza, riteniamo che vi siano tutte le ragioni per rendere definitiva la chiusura”.

Si tratta di una scelta etica, auspicabile per la salute umana, responsabile nei confronti dell’ambiente e sostanzialmente indifferente per la nostra economia, anzi, per la stessa filiera della pellicceria italiana. Solidi motivi per seguire senza indugio l’esempio dei Paesi europei che hanno già preso da tempo questa decisione o la stanno formalizzando: Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, Slovenia, Polonia e da ultimo Irlanda e Francia, dove l’orientamento assunto dalla commissione bicamerale competente è per la chiusura immediata. Da tre legislature propongo di chiudere gli allevamenti di animali da pelliccia. Non sono mai stata ascoltata, le mie proposte sono rimaste in archivio (l’ultima è l’AC 99). La pandemia e l’approvazione del PNRR hanno modificato profondamente la situazione”.

A questo punto”—concludono la presidente di LEIDAA e la direttrice di HSI in Italia—“chi volesse opporsi alla chiusura dovrà spiegare all’opinione pubblica perché tenere aperti allevamenti condannabili dal punto di vista etico, pericolosi per la salute, dannosi per l’ambiente, già vietati da molti partner europei, il cui contributo all’economia nazionale è trascurabile e la cui riconversione è finanziabile con risorse mai così abbondanti”.

Per scaricare le foto della conferenza stampa (creare account per il download):
https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=RomePressConference1121

FINE

Contatti:
Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Itali: emheinen.hsi@gmail.com, 349.5878113

Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org, 371.4120885

Teschi, zampe, orecchie, artigli, ossa, pelli e corpi interi di animali imbalsamati, compresi quelli di specie minacciate e in via di estinzione—questi i risultati della brutale caccia al trofeo.

Humane Society International


The HSUS

ROMA—Una recente e scioccante indagine sotto copertura, condotta nello stato americano dell’Iowa, da Humane Society of the United States (HSUS) e Humane Society International (HSI) ha svelato un triste risvolto dell’industria della caccia al trofeo. Il video documenta un macabro evento, della durata di quattro giorni, in cui migliaia di animali imbalsamati (tra cui almeno 557 trofei di mammiferi messi in vendita dai loro uccisori o proprietari, non più interessati ad averli) sono stati venduti al miglior offerente. Uno scenario orribile di casse e scaffali pieni di trofei, alcuni ottenuti da animali appartenenti a specie a rischio e in via di estinzione come elefanti, orsi polari, giraffe e ippopotami. C’erano inoltre innumerevoli trofei di animali appartenenti alla fauna selvatica americana come orsi grizzly, orsi neri e leoni di montagna.

Tra i grotteschi oggetti c’erano decorazioni per la casa come tavoli e lampade realizzati con zampe e zoccoli di giraffa e di elefanti africani, nonché circa 50 tappeti ricavati dalle pelli di orsi neri, orsi grizzly, zebre, lupi e leoni di montagna. L’investigatore ha riportato inoltre di aver visto mucchi di denti di ippopotamo, di ossa e zampe di giraffa e una scatola polverosa etichettata “orecchie e pelle di elefante”.

Kitty Block, CEO di HSUS e di HSI afferma: “Il fatto stesso che specie di animali selvatici minacciate e in via di estinzione vengano uccise per divertimento è una realtà raccapricciante. È inconcepibile che vegano poi ridotti a macabri e ormai indesiderati souvenir che finiscono accantonati e spolverati solamente per essere venduti ad una fiera come questa.”

L’investigatore sotto copertura ha inoltre scoperto la provenienza della maggior parte dei trofei: da cacciatori intenzionati a dismettere una parte o la totalità delle proprie collezioni, o da famiglie che hanno ricevuto questi orrendi oggetti in eredità. Uno degli addetti dell’asta ci ha confidato: “Gli agenti immobiliari consigliano ai proprietari di case di buttare via quelle creature morte”, per non svalutare le case in vendita.

I trofei battuti a quest’asta includono:

  • Quattro piedi di elefante africano trasformati in tavoli con piani in pelle di elefante. Secondo l’IUCN, l’elefante della savana africana è in pericolo e l’elefante africano della foresta è in pericolo critico.
  • Due zampe di elefante cave che gli organizzatori dell’asta hanno suggerito poter essere usate come “un bel bidone della spazzatura”.
  • Un orso polare (classificato come “vulnerabile” dall’IUCN) con una foca dagli anelli sono stati venduti per $26.000, il prezzo più alto battuto durante l’asta.
  • Quattro zampe di giraffa trasformate in un set con tavolino da caffè e lampada da terra.
  • Uno scatolone di cartone etichettato “orecchie e pelle di elefante”.
  • Due teschi e tre corpi interi di giraffa (classificata come “vulnerabile” dall’IUCN), tra i quali un cucciolo pubblicizzato come “della dimensione perfetta per qualsiasi stanza della casa”, venduti per $ 6.200.
  • Ossa di giraffa proposte come “ottime per l’artigianato”.
  • Due serie di denti, un teschio e due teste imbalsamate di ippopotamo (classificato “vulnerabile” IUCN) .
  • Puledri di zebra imbalsamati, sei pelli e tappeti di zebra di cui uno di puledro e diverse teste per “esposizione da tavolo”.
  • Sei scimmie, tra cui un cercopiteco impagliato con in mano una bottiglia di birra.
  • Due babbuini neonati e un adulto.
  • 49 orsi di cui cinque cuccioli e una coppia madre-cucciolo.
  • 18 tappeti realizzati con le pelli di orsi grizzly o orsi neri.
  • Artigli d’orso promossi come “ottimi per la realizzazione di gioielli o l’artigianato”.
  • Sette linci, di cui due fatte a tappeto.
  • Quattro lupi, inclusi due fatti a tappeto.
  • Otto leoni di montagna, inclusi due fatti a tappeto.

Anche l’Europa e l’Italia fanno parte di questo macabro commercio. Secondo un nuovo rapporto di HSI/Europe, l’UE è il secondo importatore di trofei di caccia al mondo, dopo gli Stati Uniti, con quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale, importati tra il 2014 e il 2018. In particolare, l’Italia è il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145) e il quarto più grande importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica. Inoltre, il nostro paese ha svolto un ruolo significativo a livello UE nel commercio di trofei di elefanti africani, essendo il quinto importatore UE di questa specie.

Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe dichiara: “La depravazione che sta alla base della caccia ai trofei è evidente ed è ancora più triste vedere come vengono mercificati questi poveri animali morti, una volta splendide creature. La terribile verità è che anche in Italia circolano trofei di caccia di specie minacciate e in via di estinzione a causa della mancanza di un divieto di importazione, esportazione e riesportazione di questi trofei che permetterebbe al nostro Paese di dare un contributo significativo per fermare questo spargimento di sangue. Con una petizione (hsi.org/bastacacciaaltrofeo) esortiamo l’Italia ad agire a protezione di tutte le specie che vengono cacciate per divertimento e trasportate da e verso il nostro Paese per essere trasformate in macabri oggetti.”

FINE

Contatti:
Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Italia: emheinen.hsi@gmail.com, 349.5878113
Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org, 371.4120885

Giornata storica frutto del lavoro di 170 ONG di tutta Europa di cui 21 italiane

Humane Society International


HSI

ROMA/BRUXELLESOggi, in una giornata storica per la protezione degli animali, la Commissione UE si è impegnata a eliminare gradualmente le gabbie negli allevamenti di animali in tutta l’UE entro il 2027. 

La Commissione prevede di vietare le gabbie per galline, scrofe, vitelli, conigli, anatre, oche e altri animali – oltre 300 milioni ogni anno in UE – con un’eliminazione graduale ma totale entro il 2027. La Commissaria europea per la salute Stella Kyriakides e la Vicepresidente della Commissione Věra Jourová lo hanno annunciato durante una conferenza stampa sulla risposta della Commissione all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) “End the Cage Age”. L’ICE, che è la prima iniziativa di successo per gli animali d’allevamento, è stata firmata da ben 1,4 milioni di cittadini europei. 

La Commissione ha annunciato che intende “presentare una proposta legislativa entro la fine del 2023 per eliminare gradualmente e vietare definitivamente l’uso delle gabbie per tutte le specie e categorie di animali menzionate nell’iniziativa”. Affronterà anche la questione dei prodotti importati da paesi extra UE, impegnandosi a studiare “l’introduzione di regole o standard per i prodotti importati che siano equivalenti a quelli dell’UE”. Entro la fine del prossimo anno, la Commissione valuterà i dettagli della proposta legislativa che sarà presentata nel 2023 e che avrà bisogno dell’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE.

Le associazioni italiane che hanno promosso l’Iniziativa – Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe – Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, Lumen- hanno dichiarato: Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato! Oggi la Commissione europea ha preso una decisione storica per migliorare le condizioni degli animali negli allevamenti europei. I cittadini hanno chiesto un cambiamento e la Commissione ha recepito il messaggio forte e chiaro, prendendo un impegno inequivocabile e visionario per eliminare gradualmente le gabbie.”

“Questo rappresenta il cambiamento più grande nel sistema di sfruttamento degli animali per numero di animali coinvolti. L’annuncio di oggi rappresenta uno storico passo verso l’abolizione delle gabbie per 300 milioni di animali e pone un’importante pietra per il superamento dello sfruttamento degli animali a scopo alimentare. Resteremo concentrati sulle istituzioni europee fino a quando non realizzeranno questo progetto e saremo vigili per impedire che altri interessi ne moderino l’ambizione.”

“L’allevamento intensivo è la più grande crudeltà nei confronti di miliardi di animali – esseri senzienti – confinati in questi luoghi in tutto il mondo. Porre fine all’uso delle gabbie è un passo importante verso la fine dell’allevamento intensivo”.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) End the Cage Age è stata lanciata l’11 settembre 2018 e si è chiusa esattamente un anno dopo, avendo ottenuto oltre 1,6 milioni di firme. Dopo il periodo di convalida delle firme, l’ICE ha superato facilmente la soglia richiesta di 1 milione di firme, con un totale di 1.397.113 firme validate in tutta Europa. Ha anche superato la soglia minima di firme in 18 stati membri dell’UE, sui sette richiesti. Questo rende l’ICE End the Cage Age:

  • la sesta ICE ad avere successo tra le 75 iniziative registrate negli ultimi dieci anni,
  • la terza con il più alto numero di firme,
  • la prima ICE di successo sul benessere degli animali d’allevamento.

Questa giornata storica è il frutto del lavoro di una coalizione di 170 ONG di tutta Europa di cui 21 italiane.

Note per i redattori:

1.               Per maggiori informazioni su End the Cage Age ECI, visitare:

https://www.endthecageage.eu/

2.               Per la comunicazione completa della Commissione Europea su End the Cage Age, visitare:

https://europa.eu/citizens-initiative/media/1085_en

FINE

Contatto:

 Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

Rodrigo Santoro, Pom Klementieff, Maggie Q e altre celebrità supportano la campagna di Humane Society International

Humane Society International


HSI Ralph

ROMA—Registi di Hollywood e star del cinema hanno unito le forze con Humane Society International (HSI) per produrre il toccante cortometraggio animato in stop-motion “Save Ralph”, con l’obbiettivo di fermare i test cosmetici sugli animali a livello globale. Anche se vietata in 40 paesi, questa pratica è ancora perfettamente legale nella maggior parte del mondo, e sta persino tornando in auge in Europa, sottoponendo migliaia di animali a sofferenze e morte inutili.

Taika Waititi, Ricky Gervais, Zac Efron, Olivia Munn, Pom Klementieff, Tricia Helfer e altri si sono uniti per aiutare HSI a cambiare questa situazione, prestando le loro voci per il corto “Save Ralph”, che mira a far luce sulla sofferenza inflitta agli animali e a coinvolgere il pubblico e i decisori politici nella missione di HSI per porvi fine. Lo scrittore e regista Spencer Susser (“Hesher”, “The Greatest Showman”), il produttore Jeff Vespa (“Voices of Parkland”) e la società di produzione AllDayEveryDay hanno collaborato con lo studio Arch Model, del modellista Andy Gent, alla produzione per dare vita a Ralph. Il film è stato lanciato anche in portoghese, spagnolo, francese e vietnamita, con la partecipazione di Rodrigo Santoro, Denis Villeneuve, Rosario Dawson, H’Hen Nie e Diem My 9x che danno voce ai personaggi nelle rispettive lingue, e con il messaggio di sostegno di Maggie Q.

Per vedere il cortometraggio sottotitolato: www.youtube.com/watch?v=NkRrJxKXavQ
Per accedere ad altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

Troy Seidle, Vicepresidente di Humane Society International per la ricerca senza animali, ha dichiarato: “Save Ralph è un campanello d’allarme per i cittadini e i legislatori europei che credono che i test cosmetici sugli animali appartengano al passato dell’Unione Europea. Non è così. Gli è semplicemente stato dato un nuovo nome: ‘valutazione delle sostanze chimiche’, ma per gli animali è la stessa sofferenza. Le decisioni di eseguire nuovi test sugli animali non vengono dalle aziende, infatti alcune delle principali marche di cosmetici e ingredienti sono furiose e contrarie a questi test. La richiesta proviene dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche che sta usando la legge europea sulle sostanze chimiche per aggirare lo storico divieto dell’UE sui test cosmetici sugli animali. I regolatori richiedono nuovi test di avvelenamento chimico, che distruggono la vita di migliaia di animali, per ingredienti cosmetici che sono stati usati in modo sicuro per anni. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi approcci affidabili e senza animali per garantire la sicurezza dei prodotti, perciò non ci sono scuse per far soffrire animali come Ralph, in qualsiasi tipo di test cosmetico.”

Nel film, il coniglio portavoce della campagna HSI, Ralph, doppiato da Taika Waititi, viene intervistato e seguito nella sua routine quotidiana come “cavia” in un laboratorio di tossicologia. La campagna #SaveRalph di HSI affronta l’inquietante questione della sperimentazione animale in un modo originale e inaspettato, presentando la storia di un coniglio, per far luce sulla situazione di innumerevoli conigli e altri animali che in questo momento soffrono nei laboratori, in Europa e nel mondo. Coinvolge gli spettatori per aiutare a vietare definitivamente i test cosmetici sugli animali.

Il direttore di “Save Ralph”, Spencer Susser ha detto: “Gli animali nei laboratori, sottoposti ai test cosmetici, non hanno scelta ed è nostra responsabilità fare qualcosa al riguardo. Quando si è presentata l’opportunità di creare una nuova campagna per Humane Society International, ho sentito che lo stop-motion era il modo perfetto per trasmettere il messaggio. Quando vedi l’orribile realtà del modo in cui vengono trattati gli animali, non puoi fare a meno di guardare altrove. Quello che speravo di fare con questo film era creare qualcosa che trasmettesse un messaggio senza essere troppo pesante. Spero che il pubblico si innamori di Ralph e voglia lottare per lui e per gli altri animali come lui, in modo da poter bandire i test sugli animali una volta per tutte.”

Secondo il modellista e scenografo Andy Gent: “La bellezza dell’animazione è che si può dare vita a storie molto complesse, in modo positivo ed educativo. Con il nostro mondo in miniatura, fatto di modelli e pupazzi, e usando il cinema in stop-motion speriamo di portare l’attenzione sulla necessità di fermare i test cosmetici sugli animali. Siamo tutti molto appassionati a quello che facciamo e mi piacerebbe pensare che il progetto per salvare Ralph avrà un grande impatto.”

Taika Waititi, su Twitter prima del lancio: “C’è una cosa fantastica in arrivo. Se non lo guardi e lo ami allora odi gli animali e non possiamo più essere amici. #SaveRalph.”

Ricky Gervais ha commentato: “I test sugli animali mi fanno arrabbiare. Non c’è nessuna giustificazione per spruzzare sostanze chimiche negli occhi dei conigli o alimentare a forza i topi solo per fare rossetti e shampoo. La scienza si è evoluta nell’offrire soluzioni senza animali per porre fine a questa terribile crudeltà. È ora che l’umanità si metta al passo con i tempi.”

Tricia Helfer ha detto: “Sono un’amante degli animali da molti anni, quindi sono onorata di prestare la mia voce all’importante e commovente campagna di HSI per porre fine alla crudeltà dei test cosmetici sugli animali. Anche se abbiamo fatto progressi in alcuni paesi, a livello globale ci sono ancora migliaia di animali innocenti come Ralph che vengono fatti soffrire ogni giorno. Ora è il momento di cambiare le cose.”

A livello globale, la campagna è focalizzata su sedici paesi considerati prioritari, tra cui Brasile, Canada, Cile, Messico, Sudafrica e dieci nazioni del sud-est asiatico, mentre le organizzazioni partner di HSI, Humane Society of the United States e Humane Society Legislative Fund, si concentrano sulla legislazione negli Stati Uniti. “Save Ralph” accenderà i riflettori su tutti questi paesi, spingendoli verso il futuro senza crudeltà che il pubblico e i consumatori si aspettano.

Alcuni dati:

  • L’Unione europea ha vietato tutti i test cosmetici sugli animali nel 2013, ma oggi questo celebre precedente è minato dell’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche che chiede alle aziende di eseguire nuovi test sugli animali per le sostanze chimiche utilizzate esclusivamente nei cosmetici. Fare clic qui per saperne di più.
  • In alcune parti del mondo, i conigli come Ralph vengono immobilizzati per poter testare cosmetici e vari ingredienti sui loro occhi e sulla loro schiena rasata. Ai porcellini d’India e ai topi questo viene fatto sulla pelle nuda o sulle orecchie. A nessuno di questi animali viene dato dell’antidolorifico ed al termine tutti vengono uccisi.
  • I test cosmetici sugli animali sono già vietati in quaranta paesi. HSI e i suoi partner sono stati determinanti nell’assicurare i divieti in India, Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Guatemala, Australia e dieci stati in Brasile. Tali test sono vietati anche in Turchia, Israele, Norvegia, Islanda, Svizzera e negli stati americani di California, Illinois, Nevada e Virginia. Cinque altri stati americani – New Jersey, Maryland, Rhode Island, Hawaii e New York – stanno attualmente considerando proposte di legge per porre fine ai test cosmetici sugli animali e una legge federale chiamata Humane Cosmetics Act dovrebbe essere reintrodotta al Congresso quest’anno.
  • Più di 2.000 marchi di bellezza “cruelty-free” sono disponibili in tutto il mondo, tra cui Lush, Garnier, Dove, Herbal Essences e H&M. Queste aziende producono prodotti usando ingredienti storicamente sicuri e strumenti moderni e senza animali per valutarne la sicurezza. Non esiste ancora una guida globale ma HSI riconosce come risorse utili LeapingBunny.org, BeautyWithoutBunnies, Logical Harmony, ChooseCrueltyFree e Te Protejo.
  • HSI avverte che anche i cosmetici cruelty-free sono in pericolo se la legislazione sulla sicurezza chimica continua a richiedere nuovi test sugli animali per gli ingredienti chimici usati esclusivamente nei cosmetici. Per questo motivo la campagna #SaveRalph ha come priorità l’ottenimento e la difesa di divieti.
  • Oltre a perseguire misure legislative, HSI e i suoi partner stanno collaborando per sviluppare un programma di formazione sulla valutazione della sicurezza che non prevede l’uso di animali, per sostenere le aziende più piccole e le autorità governative nella transizione ai metodi all’avanguardia disponibili e migliori nel garantire la sicurezza umana rispetto ai test sugli animali.

Immagini di “Save Ralph” (creare un account per il download).

Cortometraggio sottotitolato in italiano su YouTube.

Altri materiali ed informazioni sul tema: hsi.org/ralph

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Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia—mpluda@hsi.org; 3714120885

Scampati alla macellazione e all’eutanasia, hanno ora la possibilità di vivere

Humane Society International


Dog on a dog meat farm
Jean Chung

SEOUL—Diversi gruppi di attivisti coreani per la protezione degli animali hanno unito le forze per salvare 50 cani dall’eutanasia, dopo che l’allevamento nella città di Yongin dal quale provenivano era stato chiuso dalle autorità. I cani trovati dai soccorritori erano rinchiusi in gabbie metalliche prive di acqua e cibo adeguato, abbandonati dai quattro allevatori che hanno lasciato la proprietà. Ciò è avvenuto a seguito di un ordine di demolizione da parte dei funzionari locali poiché l’allevamento operava in violazione della legge nazionale sulla protezione degli animali. Humane Society International/Corea, LIFE, KoreanK9Rescue e Yongin Animal Care Association sono intervenuti e hanno lavorato insieme alle autorità locali per salvare i cani e demolire le strutture.

Oltre alle misere condizioni di vita in gabbia, alcuni dei cani erano tenuti accanto alla zona adibita alla macellazione e perciò visibilmente traumatizzati. Tutti i cani – Jindo e mastini, razze spesso promosse come “da carne” dall’industria – e Tiny Tim, il piccolo terrier da compagnia di uno degli allevatori, stanno ora ricevendo tutte le cure veterinarie e le vaccinazioni necessarie per essere trasportati nei rifugi temporanei di Humane Society International negli Stati Uniti e in Canada e successivamente essere dati in adozione.

Nara Kim, campaigner di HSI/Corea, ha dichiarato: “Questi cani avevano bisogno del nostro aiuto perché sarebbero stati soppressi dalle autorità, prive di un piano di salvataggio. Sapevamo di dover agire in fretta ed è stato meraviglioso che HSI, LIFE, KK9K e YACA abbiano lavorato in squadra per liberare i cani. Questi sforzi dimostrano quanto sia forte il desiderio di porre fine all’industria della carne di cane in Corea del Sud. I cani erano in uno stato pietoso, magri e spaventati, tenuti in condizioni terribili. È stato scioccante vedere anche l’area di macellazione, le attrezzature per l’elettrocuzione e i coltelli abbandonati. Sono inorridita al pensiero di quanti cani abbiano perso la vita lì. Fermare l’industria della carne di cane significa porre fine a questa sofferenza.”

Molti dei cani soffrivano di malnutrizione e dolorose malattie della pelle e avevano le zampe infiammate a causa della mancanza di lettiera nelle gabbie. Altri presentavano dolorose ferite non curate alla testa e alle orecchie. Diversi animali, invece, sono stati trovati tremanti sul fondo delle gabbie, estremamente spaventati dalle persone.

In-Seob Sim, presidente di LIFE, ha detto: “Sono passati 30 anni da quando la legge sulla protezione degli animali è entrata in vigore in Corea ma ancora tanti animali non sono protetti adeguatamente. I funzionari del governo dovrebbero attuare delle politiche per vietare la macellazione dei cani a fini alimentari. Dovremmo risparmiare questa miseria alle future generazioni di cani.”

Secondo Hyun Yu Kim, fondatore di KoreanK9Rescue: “È importante che a tutti questi cani venga data la possibilità di una nuova vita. Là fuori ci sono però ancora moltissimi cani allevati per la loro carne che stanno soffrendo. Chiediamo un’azione urgente da parte del governo per introdurre leggi che vietino il commercio di carne di cane e proteggano cani come questi.”

Miyeon Ki, della Yongin Animal Care Association, ha dichiarato: “È stata una missione incredibile. Questi 50 cani sono sfuggiti prima alla brutale macellazione per la loro carne, poi alla morte per eutanasia e ora hanno trovato una possibilità di vivere. Penso che lo sforzo per salvare delle vite in situazioni difficili si concretizzi solo grazie alla speranza delle persone coinvolte.”

Yang-Jin Cho, della Divisione per la Protezione degli Animali, della città di Yongin ha commentato: “I funzionari della città si sentivano davvero male per questi cani e speravano che si potesse concretizzare l’opportunità di dare loro la via d’uscita migliore. Quindi siamo davvero felici che queste associazioni siano state in grado di aiutare e dare ai cani un futuro”.

Ad oggi Humane Society International ha chiuso 17 allevamenti di carne di cane nel paese. Inoltre, l’organizzazione sta portando avanti una campagna legislativa per vietare il commercio di carne di cane in Corea del Sud. Un recente sondaggio commissionato da HSI/Corea e condotto da Nielsen* ha evidenziato un crescente sostegno per un divieto: quasi il 60% si è dimostrato a favore, mentre l’84% dei sudcoreani ha dichiarato di non mangiare carne di cane.

Alcuni dati:

  • Si stima che fino a due milioni di cani vengono allevati ogni anno in Corea del Sud.
  • La maggior parte dei sudcoreani non consuma carne di cane e una porzione sempre maggiore della popolazione i cani sono considerati animali da compagnia.
  • La carne di cane è più popolare durante i Bok Nal, i “giorni del cane” a luglio e agosto, perché ritenuta curativa durante i mesi estivi caldi e umidi.
  • Le recenti azioni delle autorità per frenare l’industria della carne di cane includono la chiusura, nel novembre 2018, del macello di cani Taepyeong (il più grande del paese) da parte del Consiglio Comunale di Seongnam, seguita nel luglio 2019 dalla chiusura del mercato di Gupo a Busan. A ottobre 2019 il sindaco di Seoul ha dichiarato la città “libera dalla macellazione dei cani”.
  • Le operazioni per la chiusura di questo allevamento sono state condotte nel rispetto delle norme di sicurezza legate al Covid-19. La squadra di HSI è stata in quarantena per 14 giorni, in un hotel autorizzato. Dopo la chiusura di un allevamento, l’organizzazione effettua un test veterinario per escludere la presenza del virus H3N2 (influenza canina) e somministrare i vaccini contro la rabbia, il DHPP, il coronavirus canino, il cimurro e il parvovirus. I cani vengono poi messi in quarantena per almeno 30 giorni prima di ricevere l’idoneità per il trasporto all’estero.

Foto e video del salvataggio (creare un account per il download).

Petizione italiana per fermare il commercio di carne di cane in Asia.

*Sondaggio online condotto nel periodo tra agosto e settembre 2020. Totale del campione: 1.000 persone in sei principali città della Corea del Sud (Busan, Daegu, Incheon, Gwangju, Daejeon, Ulsan) ponderate e rappresentative degli adulti sudcoreani di età superiore ai 18 anni.

FINE

Contatto: Martina Pluda: Direttrice per l’Italia – mpluda@hsi.org; 3714120885

Humane Society International


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