Humane Society International


ROMA/WASHINGTON (20 maggio 2020)—Wuhan, la città che ha registrato i primi contagi di COVID-19, ha appena vietato il consumo di tutta la fauna selvatica. Questa misura segue quelle già prese dalle città di Pechino, Shenzhen e Zhuhai e un divieto a livello nazionale, ancora temporaneo, al consumo di animali selvatici. A differenza dei divieti permanenti delle città menzionate, il divieto di Wuhan sarà in vigore per cinque anni.

Il Dott. Peter Li, specialista in politica cinese della Humane Society International, ha dichiarato: “Il divieto di Wuhan rappresenta un chiaro riconoscimento di quanto sia serio il rischio per la salute pubblica, collegato alla diffusione di malattie zoonotiche attraverso il commercio di specie selvatiche. Un rischio che deve essere preso sul serio se vogliamo evitare future pandemie e che non sarà certo minore tra cinque anni. La pericolosità di un divieto temporaneo è infatti ancora troppa. Wuhan diventa la quarta città della Cina continentale a prendere l’iniziativa, ma ora serve una volontà su scala globale per fermare il pericoloso traffico di fauna selvatica.”

Il divieto di Wuhan segue altre notizie positive. Ad inizio settimana, infatti, agli allevatori di animali selvatici in diverse province della Cina continentale sono stati offerti compensi in denaro per aiutarli nella transizione verso mezzi di sussistenza alternativi come la coltivazione di frutta, verdura, piante da tè o erbe per la medicina tradizionale cinese. Tali incentivi fanno parte di un pacchetto di misure messe in atto dalla Cina per fronteggiare il traffico di specie selvatiche. Le province di Hunan e Jiangxi sono tra quelle che forniscono tali compensi. La provincia di Hunan offrirà, ad esempio, una somma di ¥120 per ogni chilogrammo di cobra o serpente a sonagli; ¥75 per ogni chilogrammo di ratto dei bambù; ¥630 ad istrice; ¥600 a zibetto; ¥378 per un’oca selvatica e ¥2,457 per un cervo cinese.

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Contatto:  Martina Pluda: Direttrice HSI Italia – mpluda@hsi.org

Humane Society International e i suoi partner costituiscono una delle più grandi organizzazioni al mondo per la protezione degli animali. Da più di 25 anni, HSI lavora per la protezione di tutti gli animali attraverso la realizzazione di studi scientifici, campagne di sensibilizzazione, programmi di educazione, e progetti sul campo. Valorizziamo gli animali e combattiamo la crudeltà su di essi in tutto il mondo – www.hsi.org.

Lettera alla Rai delle associazioni animaliste e ambientaliste

Humane Society International


Animal Equality Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, Greenpeace Italia, Humane Society International Italia, LAV, Legambiente esprimono massima solidarietà a Sabrina Giannini, conduttrice di Indovina chi viene a cena, Mario Tozzi, conduttore di Sapiens, Luca Chianca e Sigfrido Ranucci di Report, duramente attaccati nei giorni scorsi dagli industriali della carne e della zootecnia.

Con una lettera aperta rivolta al Presidente e al Consiglio d’Amministrazione della Rai, le sopracitate associazioni manifestano il loro appoggio a tutti i giornalisti che, con le loro inchieste, si occupano e si occuperanno di portare alla luce scomode verità, come l’impatto ambientale e il problema sanitario legato agli attuali consumi di carne e al metodo di allevamento intensivo.

Alla Rai, servizio pubblico pagato da tutti i cittadini, le associazioni rivolgono un ringraziamento per aver dato spazio a simili programmi di approfondimento e l’invito a non far influenzare palinsesto e contenuti da simili levate di scudi da parte di aziende e associazioni di categoria che proteggono gli interessi dei produttori di carne.

Lettera aperta delle associazioni animaliste e ambientaliste

Alla cortese attenzione di Marcello Foa, Presidente del Consiglio d’Amministrazione della Rai – Radiotelevisione Italiana

Alla cortese attenzione del Consiglio d’Amministrazione della Rai – Radiotelevisione Italiana

Sostegno ai giornalisti Rai sotto attacco per le loro inchieste

Lettera a firma delle Associazioni:

Animal Equality Italia, CIWF Italia, ENPA, Essere Animali, Greenpeace Italia, Humane Society International Italia, LAV, Legambiente

Con questa lettera le associazioni firmatarie vogliono esprimere piena solidarietà e appoggio ai giornalisti Rai che, a causa delle loro inchieste, si sono trovati sotto attacco da parte degli industriali della carne e della zootecnia.

In particolare, ci riferiamo a Sabrina Giannini, conduttrice di Indovina chi viene a cena, e Mario Tozzi, conduttore di Sapiens, nominati nella lettera diffusa la scorsa settimana da Assalzoo, Assocarni, Una Italia, Unica, Carni Sostenibili, Assolatte. Ma anche a Luca Chianca e Sigfrido Ranucci di Report, contro i quali si sono scagliati in questi giorni Coldiretti e Cia – Agricoltori Italiani.

Allo stesso tempo il nostro è un forte appoggio a tutti i giornalisti d’inchiesta che si impegnano ad approfondire, analizzare dati ufficiali, documentare in prima persona, per parlare di scomode verità legate all’impatto ambientale e al problema sanitario collegato agli attuali livelli di produzione e consumo di carne e al metodo di allevamento intensivo.

Chiedere di far tacere dei giornalisti, o di impedire che trattino specifici argomenti, è inoltre contrario al concetto di libertà d’informazione, su cui è basata ogni vera democrazia.

E proprio in un momento difficile come quello che stiamo vivendo è necessario andare ad analizzare le problematiche che possono favorire l’insorgere di zoonosi o che ne rendono più rapida la diffusione. Così come lo è sicuramente porsi domande su quanto sia stato l’impatto umano sulla natura a creare le condizioni più utili per il passaggio di specie, da animali a esseri umani, di numerosi virus.
Inchieste come quelle citate sono un prezioso faro che aiuta a fare luce sul ruolo giocato in tutto questo anche dall’allevamento intensivo. Non si tratta di attacchi di natura personale o senza basi scientifiche, così come le associazioni di categoria hanno avuto il coraggio di definirli, ma al contrario di inchieste basate strettamente su dati ufficiali e interviste a esperti e professionisti.

A mettere in guardia su quanto deforestazione e allevamento intensivo abbiano reso negli anni più facile il passaggio di specie delle malattie, creando molte pericolose epidemie, non sono né attivisti né giornalisti, ma Fao, Oms e ricercatori dei principali istituti scientifici di tutto il mondo. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature stima infatti che il 75% delle malattie infettive che hanno colpito noi umani negli ultimi decenni derivino dagli animali. Sars, ebola, influenza suina, influenza aviaria, morbo di Creutzfeldt-Jakob (noto come “mucca pazza”), sono solo alcuni esempi che hanno preceduto questo Coronavirus. E molti altri seguiranno se non corriamo ai ripari e impariamo qualcosa da questa lezione, modificando l’impatto delle nostre attività sul pianeta e il nostro rapporto con gli animali.

Ringraziamo la Rai e i suoi giornalisti anche per aver dato più volte spazio alle inchieste delle organizzazioni non profit, con immagini che mostrano un altro lato degli allevamenti intensivi. Questo sistema produttivo, spinto dall’eccessivo consumo di carne, è mirato alla crescita veloce, all’ottimizzazione di spazi e costi e all’abbassamento dei prezzi, e non tiene conto delle esigenze degli animali, provocando loro inevitabili sofferenze e del relativo impatto ambientale. Un sistema intensivo, in cui decine di migliaia di individui di una specie vivono ammassati in capannoni, è inoltre luogo ottimale per pericolosi focolai di malattie e spinge a un utilizzo sconsiderato di antibiotici sugli animali, che sta contribuendo a un’altra serissima crisi sanitaria, l’antibiotico-resistenza.

Voler tenere nascoste tutte queste informazioni al pubblico è gravissimo: significa disinteressarsi della salute pubblica e di un problema globale che tutto il mondo sta vivendo con drammaticità e con un impatto sociale ed economico devastante, e che, se non risolto alla radice in tutte le problematiche correlate, si riproporrà di nuovo in futuro. Attaccare giornalisti che affrontano scomode verità, che non possiamo più permetterci di omettere dalla discussione, è solo un modo per difendere i propri interessi, a scapito di quelli della collettività e dell’umanità intera.

E se il nostro plauso va ai giornalisti prima citati, un ringraziamento va anche alla Rai, servizio pubblico pagato da tutti i cittadini che diventa tale proprio nel momento in cui dà spazio a simili programmi di approfondimento, utili per il bene collettivo. Alla dirigenza Rai, e ai direttori di tutte le testate giornalistiche, va anche l’invito a non far influenzare palinsesto e contenuti da simili levate di scudi da parte di aziende e associazioni di categoria, perché mai come adesso una vera e sana informazione è stata cruciale.

Matteo Cupi, Direttore Esecutivo Animal Equality Italia

Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia

Carla Rocchi, Presidente ENPA

Simone Montuschi, Presidente Essere Animali

Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne Greenpeace Italia

Martina Pluda, Direttrice Humane Society International Italia

Gianluca Felicetti, Presidente LAV

Antonino Morabito, Responsabile Nazionale Cites, Fauna e Benessere Animale, Direzione Nazionale LEGAMBIENTE Onlus

Humane Society International


ROMA (9 aprile 2020)—Qui di seguito il commento di Humane Society International in merito alla white list del Ministero Cinese dell’Agricoltura e degli Affari Rurali, non contenete cani e gatti nell’elenco ufficiale degli animali commestibili:

“Questa proposta, al momento in fase di consultazione aperta, se approvata, rappresenterà un enorme passo in avanti per la protezione degli animali in Cina e un cambio culturale davvero importante. Darà un nuovo status a cani e gatti come animali da compagnia, invece di essere considerati carne per il consumo umano, cosa che sta diventando sempre di più l’opinione della popolazione cinese. Infatti, la carne di cane viene consumata solo raramente dal 20% dei cinesi. Un sondaggio del 2017 ha rivelato inoltre, che anche a Yulin, sede del noto festival della carne canina, il 72% degli abitanti non mangia regolarmente carne di cane. Tuttavia, gli animali coinvolti e brutalmente uccisi sono ancora moltissimi. Humane Society International stima che ogni anno in Cina, vengono macellati tra i 10 e 20 milioni di cani per la loro carne. Vedere azzerati questi numeri, è un grande successo. Spero che questa proposta possa incoraggiare altre città a seguire l’esempio di Shenzhen e vietare definitivamente il consumo di cani e gatti.” – Martina Pluda, Direttrice di Humane Society International Italia.

Foto e video del mercato della carne di cane cinese (creare account per il download).

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Contatto: Martina Pluda, Direttrice HSI Italia – mpluda@hsi.org

Humane Society International e i suoi partner costituiscono una delle più grandi organizzazioni al mondo per la protezione degli animali. Da più di 25 anni, HSI lavora per la protezione di tutti gli animali attraverso la realizzazione di studi scientifici, campagne di sensibilizzazione, programmi di educazione, e progetti sul campo. Valorizziamo gli animali e combattiamo la crudeltà su di essi in tutto il mondo – www.hsi.org.

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