ROMA—Il tema della caccia al trofeo è tornato sull’agenda politica italiana con la nuova presentazione, da parte dell’On. Michela Vittoria Brambilla (Gruppo Misto), della proposta di legge volta a introdurre un divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione, da e per l’Italia, dei trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette, ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). Una proposta di legge dallo stesso tenore era già stata presentata nel 2021 da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle con il supporto di Humane Society International/Europe che sta attualmente portando avanti una campagna a livello europeo sul tema. L’iniziativa dell’On. Brambilla, la prima a raccogliere il testimone in questa lotta, ha rimesso all’ordine del giorno, già nei primissimi giorni di questa nuova legislatura, un tema spesso ignorato dalla politica. Quest’iniziativa segue i segnali postivi che arrivano da Bruxelles, dove, recentemente, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede di vietare in tutta l’UE l’importazione di trofei di caccia di specie protette dalla CITES.
L’On. Brambilla, che è stata Presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali durante la XVIII legislatura ed è tuttora Presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (LEIDAA), ha presentato la proposta di legge durante la prima seduta parlamentare, il 13 ottobre 2022. Il testo proposto prevede la pena, in caso di violazione del divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie CITES, dell’arresto fino a tre anni e dell’ammenda fino a €200.000 e €300.000 in casi di recidiva, nonché della confisca dei trofei di caccia che, sentita la Commissione CITES, saranno distrutti o utilizzati a fini didattici.
Secondi i dati CITES, nel quinquennio dal 2014 al 2020, l’Unione europea, secondo importatore mondiale di trofei di caccia dopo gli Stati Uniti, ha importato più di 20.000 trofei di caccia di animali appartenenti a 79 specie protette a livello internazionale, di cui 427 in Italia, inclusi ippopotami, elefanti, leoni, leopardi orsi polari e persino un rinoceronte nero (in pericolo critico di estinzione).
L’On. Michela Vittoria Brambilla, presidente di LEIDAA ha dichiarato: “Dal 14 al 25 novembre, a Panama, 184 Paesi membri della CITES esamineranno 52 proposte per aumentare o diminuire le misure di protezione di 600 specie di animali e piante selvatiche. È essenziale che l’Italia faccia la sua parte, in questa sede. Ma il nostro Paese può fare da sé molte cose per elevare il livello di protezione delle specie minacciate, ad esempio vietare l’importazione, l’esportazione e la ri-esportazione di trofei di caccia da animali come tigri, rinoceronti, ippopotami, pratica invisa all’opinione pubblica italiana e non così marginale come si potrebbe credere a prima vista, non solo per i numeri che sono significativi in un contesto di quasi-estinzione delle popolazioni animali più a rischio, ma per la natura stessa della caccia al trofeo, che sacrifica un patrimonio inestimabile al divertimento e all’esibizionismo dei cacciatori. Perciò mi auguro di raccogliere ampio consenso in Parlamento con la proposta di legge che ho depositato in questo inizio di legislatura e che porterò avanti con la massima convinzione”.
In Italia, l’importazione dei trofei di caccia di animali appartenenti a specie protette perché minacciate di estinzione è tuttora legale, e questa proposta di legge volta a fermarla incontra il pieno favore della popolazione italiana. Infatti, recenti sondaggi dimostrano che l’86% degli italiani intervistati si oppone alla caccia al trofeo di tutti gli animali selvatici e il 74% è a favore di un divieto di importazione di trofei di caccia nel nostro Paese. Inoltre, la petizione #NotInMyWorld lanciata da HSI/Europe in Italia ha già raccolto più di 42.000 firme ed è dello scorso settembre la notizia che HIT Show, la più grande fiera venatoria italiana che ospitava anche operatori specializzati in caccia al trofeo, sia stata dismessa dal gruppo fieristico vicentino che la organizzava, per incompatibilità con la propria mission e con i valori ambientali.
Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe, ha dichiarato: “È del tutto incomprensibile e irresponsabile che il nostro Paese non abbia ancora preso le distanze da questa pratica coloniale, crudele e deleteria per il futuro di moltissime specie. Per la natura competitiva che caratterizza la caccia al trofeo, gli animali presi di mira sono quelli che presentano le caratteristiche fisiche tipiche – criniera folta, zanne lunghe, corna sviluppate – di individui adulti, in piena età riproduttiva e che spesso ricoprono le funzioni di guida e protezione, quindi particolarmente importanti per la sopravvivenza e l’integrità genetica di quella specie. Un divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione dei trofei di caccia di specie protette in più Stati Membri dell’UE aiuterebbe efficacemente a fermare l’uccisione di questi animali. È giunto il momento per il Governo italiano di agire con responsabilità, come stanno già facendo altri paesi europei e come ha chiesto il Parlamento Europeo. Ringraziamo l’Onorevole Brambilla per il suo impegno politico verso questa causa.”
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