ROMA—Dalla sospensione dell’attività alla chiusura definitiva degli allevamenti di animali da pelliccia. E’ questo l’obiettivo dell’emendamento alla legge di bilancio annunciato oggi dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, nella sala stampa della Camera dei deputati, dove l’ex ministro e la direttrice per l’Italia di Humane Society International, Martina Pluda, hanno presentato lo studio “L’allevamento di visoni in Italia: Mappatura e prospettive future”, realizzato per HSI/Europe dalla società di consulenza e ricerca specializzata Studio COME S.r.l.. Il rapporto contiene un approfondimento sullo stato attuale degli allevamenti di visoni in Italia e proposte per favorire il superamento e la riconversione di questa attività, eticamente inaccettabile, incompatibile con il benessere animale, pericolosa per la salute umana, dannosa per l’ambiente e ormai di dimensione e rilevanza ridotte in Italia.
Lo studio, infatti, evidenzia che:
- Nel 2021 in Italia sono ancora attivi 10 allevamenti di visoni (per un totale di meno di 30.000 visoni), di cui 5 attualmente senza animali a causa dell’emergenza COVID-19. Una trentina di anni fa, in Italia, gli allevamenti di visoni erano 125.
- Almeno la metà degli allevamenti ancora aperti già prevede altre attività (coltivazioni di fiori, coltivazione di ortaggi, attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, produzione di energia elettrica) e quattro prevedono un’attività principale differente da quella dell’allevamento di visoni.
- Gli addetti ai 10 allevamenti, come si desume dalle visure camerali, sono in tutto 14.
- Nel settembre 2021, il prezzo medio delle pelli di visone scambiate all’asta di Copenaghen, la più importante del mondo, è risultato minore di €30/pelle, un terzo di quello pagato nel 2019, pari a €90/pelle.
- I ricavi annuali (al lordo dei costi di produzione) degli allevatori italiani di visone possono essere stimati tra 550.000 e 800.000 euro l’anno e, qualora interamente esportati, risulterebbero contribuire all’export della filiera italiana per una percentuale di circa lo 0,15%.
- L’impatto ambientale della produzione di una pelliccia di visoni risulta circa sei volte superiore rispetto alle pellicce artificiali.
L’emendamento che l’Intergruppo per i Diritti degli animali presenterà alla legge di bilancio prevederà entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, il divieto di allevamento di animali per il solo scopo di ricavarne pellicce e immediatamente il divieto di riproduzione, con indennizzi calcolati sul numero dei capi presenti, sul fatturato e sulle spese per la demolizione/riconversione. Gli allevatori potranno anche chiedere di accedere ai fondi del PNRR per l’agrivoltaico e l’agricoltura circolare.
Martina Pluda, relatrice in sede e Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Dall’aprile 2020 focolai di COVID-19 sono stati documentati in oltre 400 allevamenti di visoni in 12 paesi d’ Europa e del Nord America, due dei quali in Italia. L’unico provvedimento utile e necessario per tutelare gli animali e le persone è il definitivo divieto di allevamento di animali da pelliccia. Incoraggiamo l’Italia a seguire l’esempio di molti altri paesi europei e a mettere la salute pubblica prima dell’esigua rilevanza commerciale di questa industria. È ora di intraprendere un’azione coraggiosa e concreta per riconvertire gli ultimi allevamenti di visoni italiani verso attività in linea con le opportunità e gli obiettivi di transizione ecologica e sostenibilità ambientale.”
L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, ha dichiarato: “Dal 23 novembre 2020 l’attività degli allevamenti di visoni è stata sospesa, con ordinanze del ministero della Salute, fino a tutto il 2021 per la presenza del virus SARS-Cov2 in due allevamenti. In prossimità della scadenza, riteniamo che vi siano tutte le ragioni per rendere definitiva la chiusura”.
“Si tratta di una scelta etica, auspicabile per la salute umana, responsabile nei confronti dell’ambiente e sostanzialmente indifferente per la nostra economia, anzi, per la stessa filiera della pellicceria italiana. Solidi motivi per seguire senza indugio l’esempio dei Paesi europei che hanno già preso da tempo questa decisione o la stanno formalizzando: Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, Slovenia, Polonia e da ultimo Irlanda e Francia, dove l’orientamento assunto dalla commissione bicamerale competente è per la chiusura immediata. Da tre legislature propongo di chiudere gli allevamenti di animali da pelliccia. Non sono mai stata ascoltata, le mie proposte sono rimaste in archivio (l’ultima è l’AC 99). La pandemia e l’approvazione del PNRR hanno modificato profondamente la situazione”.
“A questo punto”—concludono la presidente di LEIDAA e la direttrice di HSI in Italia—“chi volesse opporsi alla chiusura dovrà spiegare all’opinione pubblica perché tenere aperti allevamenti condannabili dal punto di vista etico, pericolosi per la salute, dannosi per l’ambiente, già vietati da molti partner europei, il cui contributo all’economia nazionale è trascurabile e la cui riconversione è finanziabile con risorse mai così abbondanti”.
Per scaricare le foto della conferenza stampa (creare account per il download):
https://newsroom.humanesociety.org/fetcher/index.php?searchMerlin=1&searchBrightcove=1&submitted=1&mw=d&q=RomePressConference1121
FINE
Contatti:
Eva-Maria Heinen, Communications & PR Manager Itali: emheinen.hsi@gmail.com, 349.5878113
Martina Pluda, Direttrice per l‘Italia: mpluda@hsi.org, 371.4120885