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ROMA—È stata pubblicata oggi, sulla rivista Sicurezza e Giustizia, la prima parte di un’analisi sui combattimenti tra cani realizzata da Carolina Salomoni e Angela Maria Panzini, beneficiarie di una borsa di studio e ricerca nell’ambito del progetto IO NON COMBATTO, promosso da Humane Society International/Europe e Fondazione Cave Canem ETS con l’obiettivo di contrastare tali attività criminali. Il lavoro ha visto il coordinamento di Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe; Alessandro Fazzi, Consulente Rapporti Istituzionali di HSI in Italia e Federica Faiella, Presidente della Fondazione Cave Canem.
La rivista, che includerà la seconda parte dell’analisi nel prossimo numero, è guidata dal fondatore e direttore responsabile Ing. Giovanni Nazzaro e si rivolge, in particolare, a istituzioni, questure, procure della Repubblica e Forze di polizia. La sua pubblicazione avviene sotto la direzione editoriale di Michele Lippiello, Colonnello dell’Arma dei carabinieri, ufficiale superiore addetto al Ministero dell’Istruzione e del Merito e al Ministero dell’Università e della Ricerca, già redattore capo della “Rassegna dell’Arma dei carabinieri”.
La dissertazione, dal titolo “Il profilo psicologico-comportamentale del dogfighter, dalla prospettiva giuridica agli aspetti criminologici del combattimento tra cani: un’analisi critica del fenomeno”, esamina brevemente le origini e la distribuzione della pratica a livello nazionale e internazionale, per poi approfondirne l’inquadramento giuridico e gli aspetti psicologici e criminologici.
La borsa di studio e ricerca, riservata a studenti e studentesse regolarmente iscritti o iscritte a un corso di laurea magistrale o a un master di specializzazione in Giurisprudenza, Criminologia, Scienze forensi o altri ambiti rilevanti presso qualunque università italiana, è l’espressione concreta di uno degli obiettivi del progetto IO NON COMBATTO, che punta a prevenire e contrastare i combattimenti tra cani tramite attività di ricerca e divulgazione di conoscenze scientifiche e accademiche, operazioni sul campo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e formazione di personale specializzato.
“In qualità di direttore editoriale della rivista, ho voluto dare la giusta visibilità a una tematica spesso sottovalutata non solo da un punto di vista di tutela e rispetto per tutti gli animali, ma anche da quello più meramente socio-criminale; un aspetto, quest’ultimo, di particolare rilevanza in un’ottica di migliore comprensione della natura del fenomeno e quindi di prevenzione”, spiega il Col. Lippiello. “Le zoomafie, oggi, sono purtroppo una realtà diffusa su tutto il territorio italiano, motivo per cui l’attività di contrasto da parte delle Forze di polizia non può che diventare sempre più accurata e mirata grazie a una conoscenza approfondita del profilo psicologico-comportamentale della persona responsabile dei maltrattamenti. Non da ultimo, l’analisi proposta in questo articolo restituisce pienamente il concetto di trasversalità delle tematiche approfondite e, partendo da dati obiettivi, offre anche ampio spazio al confronto tra esperti, quale valido strumento per intervenire non solo in termini punitivi, ma anche rieducativi”.
L’articolo si apre con una panoramica storica, che traccia l’evoluzione della pratica del combattimento tra cani fin dalle antiche civiltà, come quelle degli Etruschi e dei Romani, sino ai giorni nostri. Evidenzia, successivamente, il ruolo della criminalità organizzata nel perpetuare questa usanza, ancora considerata come una forma di “intrattenimento” e una fonte di guadagno economico.
“In questa prima parte del lavoro si è voluto porre l’attenzione, da un lato, sull’inquadramento storico del fenomeno, con l’obiettivo di dare al lettore una maggiore consapevolezza di quanto la pratica dei combattimenti tra animali sia stata e sia tuttora diffusa nello spazio e nel tempo; dall’altro, sono stati approfonditi gli aspetti giuridici internazionali, in un’ottica di più ampio respiro, e nazionali, con una particolare attenzione al perseguimento e alle sanzioni penali in Italia quali strumenti di tutela”, dichiarano le autrici Carolina Salomoni e Angela Maria Panzini. “Le attività illegali legate allo sfruttamento di animali sono una realtà estremamente attuale, i cui effetti da un punto di vista di sicurezza e benessere psico-fisico interessano tutta la società, umana e non, indipendentemente dal coinvolgimento diretto del singolo. Infatti, l’analisi degli aspetti criminologici legati al maltrattamento degli animali ha evidenziato l’importanza di individuare il profilo psicologico di chi compie azioni violente di questo tipo, per comprendere meglio il pericolo che possono rappresentare a livello sociale e, di concerto, intervenire in termini di prevenzione, contrasto e organizzazione di attività rieducative. Di queste ultime si parlerà nella seconda pubblicazione”.
HSI/Europe e Fondazione Cave Canem ribadiscono come il combattimento tra cani sia un’attività violenta e illegale, spesso associata al gioco d’azzardo, che mette gli animali l’uno contro l’altro all’interno di ring improvvisati, talvolta sotto l’effetto di sostanze dopanti. Coinvolge principalmente cani di razza American Pit Bull Terrier, danneggiandoli gravemente a livello psico-fisico. Il codice penale non punisce solo chi promuove, organizza o dirige i combattimenti, ma anche chi alleva o addestra gli animali e chi scommette sui risultati.
HSI/Europe e Fondazione Cave Canem organizzano regolarmente dei corsi di formazione per operatori della polizia dei giochi e delle scommesse, l’ultimo dei quali si è svolto l’11 ottobre 2024 a Roma, con l’obiettivo di favorire il riconoscimento dei segnali che indicano la possibile commissione di tale reato e di promuovere la diffusione di strumenti giuridici a tutela dei cani sequestrati, come il deposito cauzionale.
“Il combattimento tra cani rappresenta una delle forme più brutali di maltrattamento animale, strettamente legata a circuiti di illegalità organizzata e a pratiche criminali diffuse anche sul territorio italiano. Questo lavoro, realizzato grazie alla borsa di studio del progetto IO NON COMBATTO, segna un passo cruciale verso la comprensione profonda di un fenomeno complesso, affinché si possano rafforzare gli strumenti di contrasto e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’urgenza di porvi fine”, concludono Alessandro Fazzi, Consulente Rapporti Istituzionali di HSI in Italia, e Federica Faiella, Presidente della Fondazione Cave Canem, co-autori dell’articolo. “La collaborazione tra HSI/Europe e Fondazione Cave Canem mira a generare un impatto concreto, partendo dall’analisi e dalla ricerca, come dimostra la prima parte del lavoro pubblicato da Sicurezza e Giustizia, ma anche attraverso azioni volte alla sensibilizzazione dei cittadini, al recupero degli animali coinvolti e alla formazione degli operatori di polizia deputati al contrasto di tale odioso crimine. L’articolo che oggi viene pubblicato rappresenta una tappa fondamentale del nostro impegno per prevenire e contrastare il combattimento tra cani”.
FINE
Contatti stampa:
- Elisabetta Scuri, HSI/Europe: +39 3445283910; escuri@hsi.org
- Avv. Federica Faiella, Presidente della Fondazione Cave Canem ETS: +39 3454160438; 0670450553; info@fondazionecavecanem.org